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Cap. 33
Altre Missioni fatte da Alfonso: Monsig. Basti
l'invita nella diocesi di Melfi: morte in Nocera del P. Sportelli; e passaggio
di Alfonso in altri luoghi.
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Rassettate le cose
nell'interno della Congregazione, riprese Alfonso nell'Autunno il corso delle
sue Missioni. Fu in Sieti di Gifoni, ed in S. Cipriano; Predicò la Penitenza
anche in Vignale, e nel Casale di S. Manco, e di là si portò nella Terra di
Vulturara in Diocesi di Montemarano.
Aperto il Giubileo nel
1750 Monsig. de Novellis volle goderlo colla Missione nella Città di Sarno.
Vi fu Alfonso con altri
quattordeci de' suoi. Essendo comparso con un centone di pezze per mantello, e
sottana, questa fu in Sarno la maggior predica, e la più compuntiva, che vi
fece. Ognuno sapendolo nato Cavaliere, arrossivasi vedendolo - 220 -
in abito peggio che
mendico.
Un altra predica vi fu
non meno edificante. Aveva egli una barbaccia, che da se il giorno innanzi
sbaffata si aveva con una forbice al solito, vedendosi ineguale, faceva un bel
composto col mantello, e colla sottana. Monsignore volendo far pruova del suo
spirito, quasi scherzando gli disse: A
buon conto Padre D. Alfonso, vi manca un pezzotto per farvi la barba? fatevela,
che soddisfo io per voi. Così dicendo, fe segno al Mastro di Casa per il
Barbiere. Non replica Alfonso; e venuto il Barbiere si presenta con
indifferenza, e fecesi radere a piacere. Erano diciotto anni per lo meno, che
il rasoio non aveva avuto parte nel suo volto. Questa pronta ubbidienza edificò
estremamente non che Monsig: Vescovo, ma tutta Sarno, e se avevasi idea della
virtù di Alfonso, si concepì di vantaggio.
Benedisse Iddio colla
pienezza delle sue grazie questa Missione. Troppo patente n'era il bisogno; ma
non vi è persona, che anche di presente non predichi con istupore il gran bene,
che si vide operato.
Tanti e tanti Secolari,
e tra questi molti Gentiluomini, invecchiati nel peccato, entrati in se stessi,
tolsero lo scandalo, e si diedero a Dio. Non poche cattive donne, che
tracollavano la gioventù, detestando il mestiere infame, si diedero alla
penitenza.
Quantità di uomini facinorosi si videro rimessi, e posti in buon stato; nè fu
poco il traffico di pugnali, pistole, e bajonette, che si fece da' Missionarj.
Invecchiate inimicizie, che promettevano casi funesti, si videro riconciliate.
Molte giovanette, ch'erano sul punto di sposarsi, invogliate da Alfonso per la
verginal castità, non curando li sponsali, si consecrarono a Gesù Cristo.
Questa virtù era come la gioia più cara nel cuore di Alfonso, ed egli
incastravala ancora nel cuore di ognuno.
Anche il Clero ne
profittò estremamente con consolazione di Monsig. Vescovo. Tanti e tanti da inutili
ch'erano, addivennero zelanti operai. La vita di Alfonso era di censura a
tutti. Tra gli altri, i Sacerdoti D. Stefano Liguori, e D. Cristino Carbone,
tocchi dalla Grazia, abbandonarono Casa e parenti, e seguitando Alfonso, si
ritirarono a convivere nella nostra Congregazione.
Estirpati gli abusi, si
vide piantata la pietà cristiana. Sin da quel tempo si vuole che prese piede in
Sarno la frequenza de' Sacramenti. Ogni ceto se ne vide invogliato; ed ogni
sera non mancava un immenso popolo alla Visita di Gesù Sacramentato, e di Maria
Santissima. Mi si accerta, ed è cosa che fa stupore, che per anni dieci, e
forse più non si videro frequentate le bettole.
Sbrigato Alfonso dalla
Città, attaccò di per se, e per mezzo de' suoi anche la Diocesi. Consolati, e
soddisfatti restarono Poggiomarino, Striano, Pescopìo, San Valentino, e San
Marzano. In tutt'i luoghi trionfò la grazia, depresso si vide il peccato, e
rifiorire la pietà Cristiana. - 221 -
Insistito da Monsig. Volpe Vescovo di Nocera, predicò la penitenza in S.
Maria Maggiore; e con non minor profitto in Sant'Egidio, e Corbara.
Ancorchè i luoghi della
Puglia, del Contado di Molise, Capitanata, e parte della Basilicata, venissero
coltivati da que' nostri, che dimoravano in Iliceto, e Caposele,
Monsig: Basti Vescovo di Melfi avendo per Alfonso una special venerazione,
nell'Aprile del 1750 volle la consolazione di averlo di persona in quella
Cattedrale. Lo compiacque Alfonso. Il gran bene, che si operò in Melfi fu
troppo patente. Oltre i tanti Gentiluomini, che dalla vita lubrica, si
convertirono ad una vita santa, ed altri che si videro in miglior sistema, ve
ne fu uno delle principali Famiglie, che con edificazione di tutti, lasciando
casa e parenti, vestì l'abito di Fratello serviente nella nostra Congregazione.
Sommo fu il bene, che
anche si fece nel Clero. Vaglia per tutti la conversione di un Canonico, che fu
la consolazione di tutta Melfi. Era questi versatissimo nella Canonica, e
Legale, e tirato aveva a se tutta la clientela di quel vicinato. L'idolo suo
era il buon tempo, e qualunque conversazione, e non aveva di Ecclesiastico, che
il solo nome, mancandogli anche l'abito, che tutto spirava vanità, e
leggerezza. Compunto nelle Prediche di Alfonso, mutò sistema. Abbandonò
specialmente l'Avvocazia, e solo riserbossi le Vedove, ed i pupilli. Sollecito
si sposò con una vita povera, e mortificata; ed investito dello Spirito di Dio,
si diede a guadagnar Anime a Cristo; e fu in seguito anche Parroco di quella
Cattedrale.
Nell'atto, che stava in
Melfi, ebbe notizia Alfonso del passaggio al Cielo, come speriamo, del P. D.
Cesare Sportelli, suo primo Compagno nell'Istituto.
Questo fu un taglio
amaro per Alfonso, sebbene sin da due anni prima si ci era apparecchiato,
vedendolo sorpreso da un tocco apopletico. Godette bensì delle circostanze, che
precedettero un tale passaggio. Profetizzato si aveva sin da mesi addietro lo
Sportelli il giorno, ed anche l'ora della sua morte. Come avevasela predetta,
cioè in tempo, che i Fratelli della nostra Segreta stavano in Chiesa i loro
divoti Esercizj, così accadde.
Partendo Alfonso da
Ciorani Per questa Missione, disse ancora ad uno de' nostri Padri, che doveva
seco unirsi: Baciate per me la mano al P.
Rettore Maggiore, e ditegli, che in Melfi, quando avrà la notizia della mia
Morte, che facci raccomandare a Gesù Cristo l'Anima mia. Così fu. Morì lo
Sportelli con fama di gran Santità, e videsi glorificato da Dio con molti
prodigi, come tutto giorno accade, invocato da' suoi divoti. Il suo Corpo si
conserva incorrotto, e diede sangue avanti i Giudici Ecclesiastici, anche mesi
sei dopo la sua morte.
Non avendo tempo
Alfonso di girare tutta la Diocesi di Melfi, - 222 -
preferì la terra di Rioneri ad ogni altro luogo,
perchè più bisognosa. E' questa una Popolazione nuova tra la Terra di Barile, e
quella di Atella, ma benchè nuova, è numerosa di dieci, in dodicimila Anime. Vi
concorre ognuno, perchè esente da' pesi; ed è composta per così dire, da tante
diverse Nazioni.
Quì Alfonso ebbe molto
che fare. I diversi geni, i naturali non conformi, le gare di preferenza, e di
acquisto, ed altro, che vi era, non faceva esente il Popolo da gravi disordini.
Vi regnava la frode, i contratti erano tutti inviluppati; risse, e rancori non
ci mancavano. Alfonso pose la pace nelle Famiglie: estirpò i tanti abusi: fece
conoscere ad ognuno i doveri di Cristiano verso Dio, e di Vassallo al proprio
Principe. Vi piantò nella Terra una soda divozione. Stabilì in comune in Chiesa
la meditazione delle Massime Eterne ogni mattina, e la Visita ogni sera a Gesù
Sacramentato, ed a Maria Santissima. Fondò, e ristabilì delle Congregazioni; ed
invogliò tutti alla frequenza de' Sacramenti, con far vedere ad ognuno quanto
bene si ricava dalla Comunione frequente.
Perchè la Terra è
situata in varj siti distanti tra di loro, e non potevasi da tutti comodamente
convenire nella Parrocchiale, pregò Monsignor Basti, a voler situare per comodo
del Popolo, come si fece, il Divin Sacramento in due altre Chiese, e fece
vedere la necessità, che vi era dello stabilimento di altre due Parrocchie.
Anche questo sarebbesi eseguito, come si eseguì dal suo Successore Monsig. de
Vicariis, se quel zelante Vescovo, non fosse stato prevenuto dalla morte. Fu
così preso per Alfonso, e per la sua Congregazione il Popolo di Rionero, che
anche fece capo dal Sovrano, per veder stabilita una nostra Casa in quella
Terra.
Soddisfatto Rionero,
volle Monsig. Vescovo che anche portato si fosse colla Santa Missione nella
Terra di Ripacandida. Ci fu Alfonso anche per visitare, e partecipare dello
Spirito di quelle Religiose Teresiane, che con tanta edificazione, e stretta
osservanza vivono in quel nuovo Monistero.
Avendoci dato gli Santi
Esercizj, non so, se profittò più egli conferendo colle Monache, che profittato
avessero le Religiose ascoltando le sue prediche. Moderò bensì le austerità
corporali volontarie, che con detrimento del corpo, erano in eccesso, volle
altra discretezza, specialmente nel vitto; ed impose qualche altro respiro per
sollievo del corpo, e dello spirito. Ammirando la santità del luogo, non mi avrei creduto, disse, trovare un garofalo, come questo, sopra
una Rupe.
Per mezzo de' suoi, non
mancò soccorrere anche la picciola Terra detta Ginestra: Popolazione nella medesima
Diocesi, formata tempo fa dagli Albanesi, ma destituta di aiuti spirituali.
Passò di là a visitare la nostra Casa in Caposele, e
di nuovo fece ritorno in quella de' Ciorani.
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