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Cap.39
Il Re progetta ad Alfonso la riforma di un Ordine
antico; suo disimpegno col Re: Missioni fatte in varj siti reali; e nuova Casa
stabilita nello Stato di Benevento.
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Godeva sempre più il Re
Carlo dello zelo di Alfonso, e del gran bene che operava tutto giorno a
beneficio del Regno, e della Chiesa. Questi
sono, disse un giorno al Marchese Brancone, i veri Missionarj, che non curano se stessi, e non vanno appresso né a
roba, né a denari. Spesso spesso voleva esserne informato: e non finiva
compiacersi, sentendo i progressi delle nostre Missioni. Volendo far giustizia
al di lui merito, entrò nella più ardita risoluzione di eriggere la
Congregazione in grado di Religione, e così perpetuare ne' suoi stati l'Opera
delle Missioni.
Era in tal tempo in
qualche dicadimento in questo regno un Ordine rispettabile, ma molto antico.
Avendo di mira un'anima santa lo zelo di Alfonso, ne progettò la riforma alla
Maestà della Regina Amalia. Rappresentando questa al Re Carlo suo Marito, non
mancò il pio Monarca abbracciarne il progetto con somma sua sodisfazione, e
fare impegno suo particolare, quanto dalla Regina veniva rappresentato. Avendo
comunicato tutti e due questa loro risoluzione al Marchese Brancone, vollero
che in loro Nome progettato l'avessero ad Alfonso.
L'idea del Re, e della
Regina, era questa: Che Alfonso, ed i suoi Compagni, senza lasciare la propria
Regola, vestissero l'abito, ed assumessero il nome del consaputo ordine, e nel
di più, che si mantenessero le Missioni, e si operasse in ogni altra cosa,
secondo i suoi dettami.
In mezzo sembrava facile, e niente scabroso; cioè che i vecchi si sarebbero
ristretti in tanti Conventi, senza disturbo della riforma; e che aperti i
Noviziati in luoghi distinti, educata si fosse da Alfonso la novella gioventù
nello spirito, e nelle lettere del proprio Ministero; finalmente si
comprometteva il Re ottener tutto dal Papa; e che assodata l'opera,
maggiormente si sarebbe propagata sotto la Reale protezione.
Restò confuso Alfonso,
per tanta degnazione del Principe. Volle il Re non però, che ritenuto avesse
sotto profondo secreto, quanto in proprio nome se li comunicava.
Non dipendendo l'affare
da se solo, chiede Alfonso al Marchese, per poter dare al Re accertata
risposta, di potersi spiegare co' compagni più anziani. Troppo vantaggioso era
il progetto; e si ammirò da ognuno la pietà somma degli Agusti Regnanti; ma
riflettendosi a quanto ci poteva essere di scabroso, si rilevò, - 249 -
che qualunque fosse la protezione
del Re in loro favore, non ci poteva esser riforma senza contraddizione: che
così era sortito a tanti Santi Riformatori, che tali opere avevano intraprese;
che altri non vennero a capo, benchè protetti dai Sovrani, e da i Papi; e che
in mezzo ai disturbi, essendo pochi i soggetti, che si avevano, l'opera delle
Missioni, anzicchè propagarsi, si sarebbe dismessa.
Oltre di ciò rifletteva
Alfonso, che la Religione stimar dovevasi quasi eterna, e che la vita de'
Sovrani era come ogni altra in mano a Dio, e che mancando questa, e sussistendo
la Religione, un giorno i Soggetti non si sarebbero ritrovati nè Missionarj, nè
semplici Religiosi. Aggiunse di più che tra i suoi, non tutti avrebbero
cambiato la sottana pretile, colla tonica Religiosa, e che molti con
isfiancamento dell'opera, sarebbero stati di ritorno in propria casa.
Questi, ed altri
motivi, essendosi stimati troppo ragionevoli, così dal Re, che dalla Regina,
fecero sì, che si dassero indietro, nè più si parlò di questo affare.
Nel mese di Luglio
invitato in Saragnano per la Novena del Carmine dal Medico D. Francesco Mari,
ancorchè defatigato per il corso fatto dell'antecedenti Missioni, e per altre
disimpegnate in Napoli, in sentir Novena di Maria Santissima, non fu lento a
portarvisi.
Oltre il gran bene, che
operò in quella Terra, ci fu cosa che fe a tutti conoscere quanto il
Missionario fosse caro a Maria Santissima. Una mattina di Giovedì pervennero,
passato mezzo giorno, all'ora della tavola il Padre Fiocchi con altri dieci
compagni, e poco dopo altri due Padri da Ciorani.
Sorpreso il Mari per
l'inaspettato arrivo, non avendo potuto aver carne anche ne' Casali vicini,
pregò Alfonso di voler permettere i polli: nò
nò, disse Alfonso con un sorriso, non
vi sgomentate: portate a tavola quello che ci è, che Iddio provvederà.
Tre rotola di carne eransi comprate per la famiglia, e non erano meno di
deciotto, e con i dodici ospiti sopraggiunti erano trentadue con Alfonso, ed il
Padre Gallo che l'assisteva. Trinciandosi in cucina si vide a vista d'occhio
aumentarsi l'apparecchio, e tale che sopravanzò a i Padri, e più sovrabbondante
fu il di più per la famiglia. Attestò il Mari, che per lo meno il settuplo si
vide moltiplicato. In casa ci fu un misto di pianto, e di allegrezza: ed
Alfonso vedendo trasecolato il Medico, D.
Francesco, li disse, nelle nostre
angustie ricorriamo a Dio, e non diffidiamo di sua provvidenza.
Non minori furono le
fatiche nell'Autunno, e Inverno susseguente. Anche il Re volle esser a parte
delle fatiche de' nostri Missionarj. Persuaso del gran profitto, che ritraevasi
colle Missioni, coadiuvava anche egli i Popoli a poterne profittare.
I Naturali di Resina desideravano, ma non avevano ottenuto da Alfonso la nostra
Missione, perchè in vicinanza di Napoli, ed a portata di tanti Operari. Essendo
ricorsi al Re, accordò con piacere la Missione, e considerando la povertà di
Alfonso, - 250 -
volle, con
suo dispaccio, che fatta si fosse a propria spesa.
Altri siti Reali, anche
chiesero, ed ottennero lo stesso: così in seguito volle ancora i nostri Padri
nella sua Real Caccia di Persano; ma sempre con suo interesse, e con tutta
soddisfazione del suo Real cuore. Anche il Marchese Brancone persuaso del gran
bene, che colle Missioni operava, spesso spesso soccorrevalo con abbondanti
limosine, ed animavalo ad operare; e tanti Vescovi zelanti considerando la
povertà della Congregazione anche coadjuvavano Alfonso, volendo le Missioni a
loro interesse. Erano tali però le richieste per ogni dove, che differivansi ad
altro anno, non potendosi tutti soddisfare.
Godeva Alfonso per
questi tanti progressi delle Missioni in tutte le Case, sotto la protezione del
Principe, e godeva il religiosissimo Re Carlo, venendo ragguagliato del tanto
bene, che dai nostri si operava nelle Provincie.
Grande era il profitto
colle Missioni, e maggiore era quello, che coi santi Esercizj si operava nelle
Case.
Fatto noto nelle
Provincie il Dispaccio del 1752; e la stima, che il Re faceva di Alfonso, e
dell'Opera, e 'l tenue sostentamento, che erasi fissato a' Missionarj, non ci
era Diocesi, per così dire, che non volesse a suo bene una Casa de' nostri;
anzi facevasi a gara dalle Popolazioni, per chi goder doveva sì grande
beneficio.
Non sì tosto si era colla Missione in qualche Città, o Terra, che subito vedevansi
in moto i diversi ceti, per vedere come unirsi qualche rendita, a tenor del
Real Dispacio, e stabilirvi tra di loro i nuovi Missionarj.
Continue erano le
suppliche al Real Trono. Quest'istesso consolava il Re Carlo, vedendo un'Opera
da esso protetta, così applaudita generalmente da' Popoli, e da' Vescovi. Non
faceva premura Alfonso, non avendo tanti soggetti a poter stabilire in altre
Case l'osservanza domestica; nè così volentieri condiscendeva il Re, avendo in
contrario la Città, ed il Ministero, non così portati per altre Case Religiose.
Tanti proponevano la
soppressione di qualche Conventino: il Re non sarebbe stato alieno; ma Alfonso
fu sempre in contrario, non volendo esser di amarezza a tanti rispettivi, ma
rispettabili Regolari.
Troppo sensibile fu per
Alfonso in quest'anno la morte del P. Cafora sortita in Caposele ai tredici del
mese di Agosto.
Amavalo Alfonso e
stimavalo estremamente, come esemplare di eroica santità. Uomo inimico di se
stesso, non davasene una per vinta. Indefesso nell'operare, spronava col suo
esempio anche gli altri a sacrificarli per Iddio, e per le Anime. L'orazione, e
la mortificazione in esso non si viddero mai discompagnate. Bastava guardarlo
per raccogliersi e compungersi. Tutto per edificazione nel Cafora. Alfonso
avevalo come un sostegno, de più principali della Congregazione; non si
appartava da suoi consigli, e come dissi, specialmente regolavasi con esso
nelle cose di sua coscienza.
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Che non fece per ottenerli da Dio
prolungata la vita: orazioni, e preghiere intimò per tutte le case, e fuori di
queste incompensollo ancora a varj Monisteri di sacre Vergini. Sortita la
morte, adorando egli i divini giudizi, espresse i sentimenti del proprio cuore
in quella sua, ma celebre canzone fu la volontà di Dio, ed in seguito anche
diede fuori un compendio della di lui Vita.
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