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LIBRO I
CAPITOLO I
Nobiltà de' Signori Liguori: piissimi
parenti di Alfonso, e suo nascimento.
(Avvenimenti dalla
Nascita fino alla Fondazione della Congregazione)
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Napoli Madre feconda di
Eroi fu la patria di Alfonso Liguori.
Quest'Uomo immortale, che fa la gloria del nostro Secolo, fu gran Letterato, e
grand'Operario Evangelico; fu Fondatore de' Preti Missionarj, detti del
Redentore, e Vescovo in S. Agata, ch'è nomata de' Goti. Tessendo la Storia di
sua Vita, è mio intento seguir Alfonso in ognuno di questi Stati; come si rendè
caro a Dio, e ne zelò l'onore; e quanto fu impegnato in salvar le anime, e
distruggere il peccato.
Nobili, e troppo
antichi sono gli antenati di Alfonso. Discendono i Liguori dagli antichi
Liguori, che collo splendor de' natali, e colle gesta assai gloriose, famosi si
resero nommeno in Napoli, che nelle Provincie di questo Regno. Non abbiamo
epoca determinata del quando questa Famiglia addivenne celebre fra di noi. Vi è
chi crede, non senza fondamento, che fossero tali i Liguori anche prima, che
Napoli assoggettata si vedesse allo Scettro Reale. Checche sia di ciò, sappiamo
di certo, ch'è antica al pari delle più cospicue, e d'essersi imparentati i
Liguori colle case più distinte, che in Napoli son vivute in ogni tempo.
Abbiamo Marco Liguori nel 1190. Governatore di Napoli - 2 -
una con Giovanni Pignatelli, ed altri Cavalieri di
quell'età, come rilevasi dai vetusti registri della Città, e da un Diploma, che
da questi, in quell'anno, venne spedito in favore degli Amalfitani. Io
tralascio i gradi di onore, gl'impieghi decorosi, i fatti sorprendenti nelle
armi, e negli affari politici, i titoli Feudali, che in ogni tempo hanno
goduto, e godono, e le tante gloriose imprese de' Sig. Liguori, come cose note
nella storia, e che non han che fare colle gesta di Alfonso, che umili sono, e
dimesse.
Padre di Alfonso fu D. Giuseppe Liguori, ottimo soldato, e Capitano delle Galere di
Napoli, felicitando questo Regno l'Augusto Carlo VI.. Unì D. Giuseppe alla nobiltà de' natali un viver esemplare, e tutto
Cristiano; frequentava le Chiese, e i Sacramenti; e fu esente da quei trasporti
militari, che talvolta mettono in dimenticanza l'onore di Dio, e la propria
Anima. Andando in corso colle Galere, il suo stanzino sembrava una cella di
Camaldolo. Oltre l'esser piena d'immagini sante, portava con se quattro
statuette, di circa palmi due, di Gesù appassionato, che poi donò, ed ora si
venerano nella nostra Casa di Ciorani; cioè Cristo all'Orto, alla Colonna,
mostrato al Popolo, e colla Croce sulle spalle; e diceva, che da questa sua
divozione a Gesù addolorato ricevuto avea delle molte grazie, e singolari. Era
poi D. Giuseppe nemico di conversazioni per se pericolose, e non
ometteva quelle divozioni che sono proprie, e che fanno la caratteristica di un
Cavalier Cristiano.
Madre di Alfonso fu D.
Anna Cavaliere, Dama anch'essa troppo cara a Dio, e di un merito assai
singolare. Fu figlia questa gran Donna di un Padre, e di una Madre amendue
Santi.
Padre di D. Anna fu D. Federico
Cavaliere, originario Patrizio della Città di Brindisi, Capo un tempo de'
Popoli Salentini; e sua Madre fu D. Elena di Avernia, nobile anch'essa, di
origine spagnuola. In tale stima fu D. Federico presso li nostri Sovrani, che
oltre varj importantissimi impieghi, che li vennero addossati, morì in tempo
dell'Augusto Re Carlo suo Consigliere nella Real Camera di S. Chiara. Era tale
l'idea, che si aveva della virtù di D. Federico, che il padre Niccolò di
Ruggieri Pio Operaio, da cui dipendeva nello spirito, vedendolo nella Chiesa di
S. Giorgio Maggiore, additandolo a suoi Congregati, soleva dire: Ecco l'uomo, a cui sta bene l'elogio di
Giobbe, cioè semplice, giusto, e
timorato di Dio.
Non è qui luogo di
descrivere le doti impareggiabili di D. Elena sua Moglie, e di quale virtù
furono i loro figli, potendosi rilevar tutto dalla Vita del gran servo di Dio
Monsignor Giacomo Cavaliere, Vescovo di Troja, scritta da D. Gio: Rossi suo
Arcidiacono. Questo figlio Primogenito, essendosi consecrato a Dio tra i PP.
Pii Operari, rinunciò da prima il Vescovado di Fondi, offertogli da Innocenzo
XII.; e fu poi - 3 -
precettato
ad accettare quello di Troja in Puglia,
ove morì carico di meriti e di virtù; e glorificato da Dio con legni e prodigi.
Anna, che come dissi,
fu Madre di Alfonso, era l'ultima tra le figlie di D. Federico. Sono troppo
note in Napoli le rare qualità di questa Dama. Era donna di orazione, amante
de' poveri, e nemica di se medesima. Affligevasi di continuo con frequenti
digiuni, con cilizj, e flaggellazioni, e con altri mezzi di eroica penitenza.
Non fu mai a teatri, nè fu amante di conversazioni; ma attendeva in casa a Dio,
ed a se stessa. Soprattutto vedevasi sollecita per la cura de' figli, e nel
soddisfare i doveri di sposa. Tali furono in santità segnalati gli antenati di
Alfonso. Quest'Uomo, che esser doveva uno de' maggiori luminari nella Chiesa di
Gesù Cristo, di necessità esser doveva animato, diciam così, da una santità
trasfusa, e quasi ereditata da' suoi Maggiori.
Quest'unione in matrimonio
di D. Giuseppe Liguori con D. Anna Cavaliere fu da Dio benedetta in
maniera particolare. Sette furono i figli, che nacquero da essi, cioé quattro
maschi, e tre femmine; e tutti sette furono idea della virtù, e del vivere
Cristiano. D. Benedetto, che fu Monaco Cassinese, fu Maestro de' Novizi
ancorchè giovanetto, e morì nel Monistero di S. Severino in Napoli, martire
della Penitenza, e dell'annegazione di se medesimo. D. Gaetano, che fu Prete,
menò in casa una vita quasi eremitica; di continuo era dedito agli esercizi di
pietà, nemico del mondo, e di qualunque divertimento. D. Ercole finalmente, che
fu il quarto tra maschi, benchè costretto ad aprir la Casa, non per questo
degenerò dalla bontà de' fratelli; ma visse santamente nello stato coniugale,
esente in tutto da qualunque macchia, che offender potesse il decoro di
Cavaliere, e quello di Cristiano.
Le femmine anch'esse
ebbero il medesimo istinto per la pietà, ed il medesimo abborrimento al secolo,
ch'ebbero i fratelli. D. Maria Aloisia, e D. Marianna si consegrarono a Dio nel
Monistero di S. Girolimo in Napoli; e D. Teresina, che fu sposata con D.
Domenico del Balso Duca di Presenzano, emulando la virtù della Madre, visse
anch'essa santamente nell'adempimento de' proprj doveri. Tra tutti li figli
Iddio prescelse e volle suo, come primizia a se dovuta, Alfonso, perchè primo
frutto di un sì santo matrimonio.
Sortì i suoi Natali
Alfonso Liguori in un Casino della propria Casa in Marianella, uno de' Casali
di Napoli, correndo l'anno di nostra salute 1696; e propriamente ad ore tredici
nel ventisettesimo di Settembre, giorno, com'è noto, dedicato ai gloriosi
Martiri i Santi Cosma, e Damiano. Reggeva la Chiesa di Napoli l'Eminentiss.
Cantelmi: sedeva sul Vaticano Innocenzo XII.; e felicitava l'Impero, e questo
Regno Leopoldo Augusto primo di questo nome tra Romani Imperatori. Trasportato
in Napoli, rinacque alla grazia Alfonso nella Parrocchia di - 4 -
S. Maria delle Vergini a 29 del medesimo mese, in
giorno di Sabbato, sotto agli auspici dell'Arcangelo S. Michele.
Nel battesimo venne
denominato Alfonso, Maria, Antonio, Giovanni, Francesco, Cosmo, Damiano,
Michelangelo, Gasparo. Si volle onorata in esso da D. Giuseppe, e da D. Anna la memoria de' loro antenati; e
maggiormente quella di quei gloriosi Santi, ne' fasti de' quali il Bambino era
nato al Mondo, e rinato alla grazia. Con modo speciale però venne posto
Alfonso, nato che fu, sotto la protezione di Maria Santissima, che, come a suo
figlio, in ogni bisogno gli avesse fatto d'Avvocata e Madre, e perciò gli fu
dato il nome di Alfonso Maria. Tale fu il nascimento di Alfonso Liguori; ma se
la nascita de' Giusti porta seco, al dir di S. Ambrogio, il giubilo e la
consolazione, grande fu l'allegrezza con cui fu ricevuto da D. Giuseppe, e da D. Anna questo primo frutto del loro
matrimonio. Perchè timorati di Dio, accolto venne il Bambino coi segni della
più tenera gratitudine verso Dio, che donato ce l'aveva, ed a Dio con modo
particolare lo vollero consecrato.
Maggiormente poi crebbe
in tutti la consolazione, venendo preconizzata la santità del bambino da
quell'uomo tutto di Dio, o per dir meglio, da quel prodigio di santità il Ven.
P. Francesco di Gironimo Gesuita. Questi, con occhio profetico previde, quanto
caro Alfonso esser doveva a Dio; e quanto bene era per apportare alla S. Chiesa
di Gesù Cristo. Vi è tradizione costante così tra parenti, che tra gli esteri,
ch'essendosi portato il Ven. Padre, per non so che, in casa di D. Giuseppe; ed avendo benedetto, e preso tra le braccia il nato
bambino, disse a D. Anna: Questo
figliuolo viverà vecchio vecchio, nè morirà prima degli anni novanta: sarà
Vescovo, e farà gran cose per Gesù Cristo.
Questo vaticinio in bocca di un uomo in santità così
segnalato, non pose in dubbio la predizione; e fin d'allora Alfonso venne da
tutti considerato come un pegno del Cielo, non ad altro destinato, che al bene
delle Anime, ed alla Gloria di Gesù Cristo.
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