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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • LIBRO I
    • CAPITOLO I Nobiltà de' Signori Liguori: piissimi parenti di Alfonso, e suo nascimento.
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LIBRO I

CAPITOLO I

Nobiltà de' Signori Liguori: piissimi parenti di Alfonso, e suo nascimento.

(Avvenimenti dalla Nascita fino alla Fondazione della Congregazione)


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Napoli Madre feconda di Eroi fu la patria di  Alfonso Liguori. Quest'Uomo immortale, che fa la gloria del nostro Secolo, fu gran Letterato, e grand'Operario Evangelico; fu Fondatore de' Preti Missionarj, detti del Redentore, e Vescovo in S. Agata, ch'è nomata de' Goti. Tessendo la Storia di sua Vita, è mio intento seguir Alfonso in ognuno di questi Stati; come si rendè caro a Dio, e ne zelò l'onore; e quanto fu impegnato in salvar le anime, e distruggere il peccato.

 

Nobili, e troppo antichi sono gli antenati di Alfonso. Discendono i Liguori dagli antichi Liguori, che collo splendor de' natali, e colle gesta assai gloriose, famosi si resero nommeno in Napoli, che nelle Provincie di questo Regno. Non abbiamo epoca determinata del quando questa Famiglia addivenne celebre fra di noi. Vi è chi crede, non senza fondamento, che fossero tali i Liguori anche prima, che Napoli assoggettata si vedesse allo Scettro Reale. Checche sia di ciò, sappiamo di certo, ch'è antica al pari delle più cospicue, e d'essersi imparentati i Liguori colle case più distinte, che in Napoli son vivute in ogni tempo. Abbiamo Marco Liguori nel 1190. Governatore di Napoli


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una con Giovanni Pignatelli, ed altri Cavalieri di quell'età, come rilevasi dai vetusti registri della Città, e da un Diploma, che da questi, in quell'anno, venne spedito in favore degli Amalfitani. Io tralascio i gradi di onore, gl'impieghi decorosi, i fatti sorprendenti nelle armi, e negli affari politici, i titoli Feudali, che in ogni tempo hanno goduto, e godono, e le tante gloriose imprese de' Sig. Liguori, come cose note nella storia, e che non han che fare colle gesta di Alfonso, che umili sono, e dimesse.

 

Padre di Alfonso fu D. Giuseppe Liguori, ottimo soldato, e Capitano delle Galere di Napoli, felicitando questo Regno l'Augusto Carlo VI.. Unì D. Giuseppe alla nobiltà de' natali un viver esemplare, e tutto Cristiano; frequentava le Chiese, e i Sacramenti; e fu esente da quei trasporti militari, che talvolta mettono in dimenticanza l'onore di Dio, e la propria Anima. Andando in corso colle Galere, il suo stanzino sembrava una cella di Camaldolo. Oltre l'esser piena d'immagini sante, portava con se quattro statuette, di circa palmi due, di Gesù appassionato, che poi donò, ed ora si venerano nella nostra Casa di Ciorani; cioè Cristo all'Orto, alla Colonna, mostrato al Popolo, e colla Croce sulle spalle; e diceva, che da questa sua divozione a Gesù addolorato ricevuto avea delle molte grazie, e singolari. Era poi D. Giuseppe nemico di conversazioni per se pericolose, e non ometteva quelle divozioni che sono proprie, e che fanno la caratteristica di un Cavalier Cristiano.

 

Madre di Alfonso fu D. Anna Cavaliere, Dama anch'essa troppo cara a Dio, e di un merito assai singolare. Fu figlia questa gran Donna di un Padre, e di una Madre amendue Santi.

Padre di D. Anna fu D. Federico Cavaliere, originario Patrizio della Città di Brindisi, Capo un tempo de' Popoli Salentini; e sua Madre fu D. Elena di Avernia, nobile anch'essa, di origine spagnuola. In tale stima fu D. Federico presso li nostri Sovrani, che oltre varj importantissimi impieghi, che li vennero addossati, morì in tempo dell'Augusto Re Carlo suo Consigliere nella Real Camera di S. Chiara. Era tale l'idea, che si aveva della virtù di D. Federico, che il padre Niccolò di Ruggieri Pio Operaio, da cui dipendeva nello spirito, vedendolo nella Chiesa di S. Giorgio Maggiore, additandolo a suoi Congregati, soleva dire: Ecco l'uomo, a cui sta bene l'elogio di Giobbe, cioè semplicegiusto, e timorato di Dio.

Non è qui luogo di descrivere le doti impareggiabili di D. Elena sua Moglie, e di quale virtù furono i loro figli, potendosi rilevar tutto dalla Vita del gran servo di Dio Monsignor Giacomo Cavaliere, Vescovo di Troja, scritta da D. Gio: Rossi suo Arcidiacono. Questo figlio Primogenito, essendosi consecrato a Dio tra i PP. Pii Operari, rinunciò da prima il Vescovado di Fondi, offertogli da Innocenzo XII.; e fu poi


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precettato ad accettare quello di Troja  in Puglia, ove morì carico di meriti e di virtù; e glorificato da Dio con legni e prodigi.

 

Anna, che come dissi, fu Madre di Alfonso, era l'ultima tra le figlie di D. Federico. Sono troppo note in Napoli le rare qualità di questa Dama. Era donna di orazione, amante de' poveri, e nemica di se medesima. Affligevasi di continuo con frequenti digiuni, con cilizj, e flaggellazioni, e con altri mezzi di eroica penitenza. Non fu mai a teatri, fu amante di conversazioni; ma attendeva in casa a Dio, ed a se stessa. Soprattutto vedevasi sollecita per la cura de' figli, e nel soddisfare i doveri di sposa. Tali furono in santità segnalati gli antenati di Alfonso. Quest'Uomo, che esser doveva uno de' maggiori luminari nella Chiesa di Gesù Cristo, di necessità esser doveva animato, diciam così, da una santità trasfusa, e quasi ereditata da' suoi Maggiori.

 

Quest'unione in matrimonio di D. Giuseppe Liguori con D. Anna Cavaliere fu da Dio benedetta in maniera particolare. Sette furono i figli, che nacquero da essi, cioé quattro maschi, e tre femmine; e tutti sette furono idea della virtù, e del vivere Cristiano. D. Benedetto, che fu Monaco Cassinese, fu Maestro de' Novizi ancorchè giovanetto, e morì nel Monistero di S. Severino in Napoli, martire della Penitenza, e dell'annegazione di se medesimo. D. Gaetano, che fu Prete, menò in casa una vita quasi eremitica; di continuo era dedito agli esercizi di pietà, nemico del mondo, e di qualunque divertimento. D. Ercole finalmente, che fu il quarto tra maschi, benchè costretto ad aprir la Casa, non per questo degenerò dalla bontà de' fratelli; ma visse santamente nello stato coniugale, esente in tutto da qualunque macchia, che offender potesse il decoro di Cavaliere, e quello di Cristiano.

Le femmine anch'esse ebbero il medesimo istinto per la pietà, ed il medesimo abborrimento al secolo, ch'ebbero i fratelli. D. Maria Aloisia, e D. Marianna si consegrarono a Dio nel Monistero di S. Girolimo in Napoli; e D. Teresina, che fu sposata con D. Domenico del Balso Duca di Presenzano, emulando la virtù della Madre, visse anch'essa santamente nell'adempimento de' proprj doveri. Tra tutti li figli Iddio prescelse e volle suo, come primizia a se dovuta, Alfonso, perchè primo frutto di un sì santo matrimonio.

 

Sortì i suoi Natali Alfonso Liguori in un Casino della propria Casa in Marianella, uno de' Casali di Napoli, correndo l'anno di nostra salute 1696; e propriamente ad ore tredici nel ventisettesimo di Settembre, giorno, com'è noto, dedicato ai gloriosi Martiri i Santi Cosma, e Damiano. Reggeva la Chiesa di Napoli l'Eminentiss. Cantelmi: sedeva sul Vaticano Innocenzo XII.; e felicitava l'Impero, e questo Regno Leopoldo Augusto primo di questo nome tra Romani Imperatori. Trasportato in Napoli, rinacque alla grazia Alfonso nella Parrocchia di


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S. Maria delle Vergini a 29 del medesimo mese, in giorno di Sabbato, sotto agli auspici dell'Arcangelo S. Michele.

Nel battesimo venne denominato Alfonso, Maria, Antonio, Giovanni, Francesco, Cosmo, Damiano, Michelangelo, Gasparo. Si volle onorata in esso da D. Giuseppe, e da D. Anna la memoria de' loro antenati; e maggiormente quella di quei gloriosi Santi, ne' fasti de' quali il Bambino era nato al Mondo, e rinato alla grazia. Con modo speciale però venne posto Alfonso, nato che fu, sotto la protezione di Maria Santissima, che, come a suo figlio, in ogni bisogno gli avesse fatto d'Avvocata e Madre, e perciò gli fu dato il nome di Alfonso Maria. Tale fu il nascimento di Alfonso Liguori; ma se la nascita de' Giusti porta seco, al dir di S. Ambrogio, il giubilo e la consolazione, grande fu l'allegrezza con cui fu ricevuto da D. Giuseppe, e da D. Anna questo primo frutto del loro matrimonio. Perchè timorati di Dio, accolto venne il Bambino coi segni della più tenera gratitudine verso Dio, che donato ce l'aveva, ed a Dio con modo particolare lo vollero consecrato.

 

Maggiormente poi crebbe in tutti la consolazione, venendo preconizzata la santità del bambino da quell'uomo tutto di Dio, o per dir meglio, da quel prodigio di santità il Ven. P. Francesco di Gironimo Gesuita. Questi, con occhio profetico previde, quanto caro Alfonso esser doveva a Dio; e quanto bene era per apportare alla S. Chiesa di Gesù Cristo. Vi è tradizione costante così tra parenti, che tra gli esteri, ch'essendosi portato il Ven. Padre, per non so che, in casa di D. Giuseppe; ed avendo benedetto, e preso tra le braccia il nato bambino, disse a D. Anna: Questo figliuolo viverà vecchio vecchio, morirà prima degli anni novanta: sarà Vescovo, e farà gran cose per Gesù Cristo.

Questo vaticinio in bocca di un uomo in santità così segnalato, non pose in dubbio la predizione; e fin d'allora Alfonso venne da tutti considerato come un pegno del Cielo, non ad altro destinato, che al bene delle Anime, ed alla Gloria di Gesù Cristo.




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