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Cap. 52
Si prosiegue lo stesso soggetto.
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Avendo a cuore Alfonso l'evelles et plantes da Dio intimato al
Profeta Geremia, non solo sbarbicar cercava i vizj, ma innestarvi ancora, e
piantarvi le virtù cristiane; nè lasciava mezzo per venir a capo di quanto
desiderava.
Trovando un Clero
numeroso, o che unir potevasi da circonvicini villaggi, stabilir soleva, ed era
suo principale intento, una Congregazione, in cui si discettassero ogn'otto
giorni, i casi morali più difficili, così per render maggiormente illuminati i
già Confessori, come per invogliarne nel Ministero e renderne istruiti i
novelli Sacerdoti. Intrecciava ancora degli esercizj predicabili; e nel tempo
istesso varie pratiche di pietà per comune profitto.
Queste adunanze da per tutto riuscivan fruttuosissime; e siccome erano di bene
per le Anime, e per vantaggio spirituale de' medesimi Sacerdoti, così erano
ancora di non poca consolazione ai respettivi Vescovi.
Premevagli, dopo il
Clero, l'esemplarità ne' Galantuomini. Stabilir soleva anche per questi una
particolar Congregazione, o infervoravala, se vi era. "Questi sono, diceva
Alfonso, quelle lucerne ardenti in un luogo caliginoso, qual'è il Popolo. Non
vi è bilancia, anche - 314 -
soleva
dire, che possa contrapesare il gran bene, che col suo esempio può dare un
Galantuomo moriggerato, e l' gran male, che può fare uno di questi, essendo
scostumato".
Prescriveva il viver
lontani da passatempi illeciti; visitare giornalmente Gesù Sacramentato, e la
divozione a Maria Santissima, colla recita del S. Rosario. Affidavane la cura a
qualche zelante Sacerdote, che ogni Domenica ricever doveva le confessioni, ed
istruirli; ed ogni mese esser si doveva una general comunione. Non voleva per
queste Congregazioni nè forma di abito, nè interesse per lo mezzo.
Ne' villaggi,
concorrendovi altri Casali, e maggiormente ne' luoghi popolati, stabilir soleva
una particolar Congregazione di bracciali, ed artieri, anche non di abito, ma
di semplice adunanza, e senza contribuzione di danaro. Se non si toglieva di
mezzo l'interesse, in senso suo, non ci poteva essere nè Dio, nè pace.
Queste Congregazioni tra tutte riuscivano sommamente fruttuose. Vedevansi i cento
di questa devota gente, ed i cento cinquanta esser a tutti di edificazione.
L'adunanza veniva affidata a qualche ottimo Sacerdote; ed i fratelli, oltre
altri doveri, erano in obbligo fuggire i
giuochi, e le taverne; la Domenica mattina doveva ognuno confessarsi, e
comunicarsi, e di sera intervenir tutti al catechismo, e ad altri esercizj di
pietà. Così ogni mese eravi per tutti la Comunione generale col fervorino.
Erangli sommamente a
cuore queste pie adunanze ne respettivi paesi, e non lasciava mezzo per vederle
stabilite, e poste in gran fervore. I
moderni Novatori sò, che mormorano, diceva Alfonso, contro queste fruttuose adunanze, che noi chiamiamo Congregazioni; ma
confessar dovrebbero, con loro dispetto, esser santo e profittevole tutto ciò
che in questi si pratica.
Ebbe anche in mira una
santa educazione per le zitelle. Per queste eriggeva in ogni luogo anche una
particolar Congregazione, concorrendovi ne' villaggi quelle de' vicini Casali,
e non affidavala, che a qualche vecchio sperimentato ecclesiastico. Istruir si
dovevano ogn'otto giorni sopra le virtù Cristiane, mettendosi loro in veduta
specialmente i pregi della castità, e frequentar dovevano ogni otto giorni i
santi Sacramenti. Quest'era una grand'opera. Vi erano zitelle, che anche si comunicavano
le due, o tre volte in ogni settimana; e tante di queste si consacravano a Gesù
Cristo, senza voler sapere nulla di marito.
Stabiliva in Chiesa
ogni mattina la meditazione in comune de' novissimi, maggiormente sulla
Passione di Gesù Cristo; ed un Sacerdote in atto, che celebravasi la santa
Messa, legger dovea al Popolo un punto di queste meditazioni. Insinuava, non
potendosi andare in Chiesa, farla in casa. Con questo mezzo si vedevano in ogni
luogo anime elevate a somma perfezione.
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Voleva ogni sera,
l'inculcava ai Parrochi, e raccomandavalo ai Vescovi, che verso le ore
ventiquattro fatta si fosse in Chiesa in comune la visita a Gesù Sacramentato,
ed a Maria Santissima. Se Gesù Cristo, è il
fonte di tutte le grazie, Maria Santissima n'è il canale.
E' sentimento comune,
ch'egli solo Alfonso abbia stabilito, e promosso in questo Regno un tale
ossequio verso Gesù Sacramentato, e Maria Santissima. Di presente si può dire,
che quasi non v'è fedele, che manchi ad un sì divoto esercizio; nè v'è Chiesa,
ove non vedesi di sera praticato un culto così sacrosanto.
Ogni giovedì la sera voleva ancora, che, sonata, un'ora di notte, si
sciogliessero festeggiando le campane di tutte le Chiese, e che ognuno
cacciandosi de' lumi alle finestre della propria casa, rammemorasse il gran
dono, che Gesù Cristo in questo giorno ci fece del divin Sacramento, e che
ginocchione recitar dovesse in onor suo cinque
Pater, Ave, e Gloria avanti alla finestra, colla faccia rivolta ove
conservavasi il Santissimo Sacramento.
In ogni paese, affinchè
il Popolo avesse tenuto presente la Morte, e Passione del Salvatore, erigger
soleva, nell'ultimo giorno della vita divota, il Calvario, in poca distanza dall'abitato,
consistente in cinque gran Croci. Questa funzione riusciva troppo tenera.
Usciva di Chiesa Alfonso e Compagni, ognuno con pesante Croce sulle spalle; e
piantandosi ogni Croce, eravi un divoto sentimento intorno al proprio Mistero.
Non era quello un atto apparente per Alfonso. Avendo di mira Gesù al Calvario,
caricavasi della Croce la più gravosa. Nella Terra di Caposele fu veduto così
oppresso dal peso della Croce, che impiagato se li vide l'omero sinistro, e
scorticato.
Tra tutti i mezzi, che
Alfonso avea a cuore, affinchè le Anime mantenute si fossero in grazia, il
mezzo de' mezzi era, che si capisse il gran bene, che produr suole la frequenza
de' Sacramenti, e che ognuno se n'invogliasse. Confessione e Comunione sono, ei diceva, e ripetevalo sempre, la
sorgente di tutt'i beni; questi abbattono le passioni, e ci fortificano contro
le tentazioni: senza di questi si cade, e si va in precipizio.
Inculcava perciò che in
ogni otto giorni ricevuti si fossero questi due Sacramenti, con ispiegare la
disposizione con cui dovean riceverli; ma alle anime divote, ed esenti da'
volontari peccati veniali, voleva la comunione due, o tre volte la settimana.
Per la frequenza de'
Sacramenti è molto tenuto specialmente questo Regno, allo zelo di Alfonso
Liguori, che per ogni dove la promosse e già radicata si vede con comune
consolazione.
In ogni Missione soleva
egli fare una particolar predica sulla necessità della Preghiera, e quanto
questa sia efficace, per ottener da Dio le grazie necessarie. Questa predica
eragli molto a cuore, e voleva, che dai nostri tralasciata non si fosse.
Gesù Cristo, diceva, ha riposto - 316 -
la nostra
salute nella Preghiera: se non si prega, le grazie non si ottengono; e se il
Popolo non comprende cosa sia questo gran mezzo, non sarà mai per
invogliarsene, e ricorrere con fiducia ai piedi di Gesù Cristo. Si diffonderà
in orazioni vocali, o mal capite, se in latino, o strapazzatamente
affardellate, ancorchè italiane.
Oltre della predica a
parte fu questo particolare, anche in fine d'ogni predica incaricava, e
trattenevasi imboccando al popolo il come ricorrere a Dio nelle angustie, e
tentazioni.
Altre pratiche di pietà
suggeriva ancora al Popolo per passare la giornata cristianamente, e per
ascoltare con frutto la S. Messa. Pregate,
diceva, e pregate assai: se
pregarete, otterrete; nè vi mancherà cosa per potervi salvare.
Tra' i Missionarj del
regno non eravi in uso la predica del Patrocinio di Maria Santissima. Tutto era
terrore, e spavento. Alfonso l' introdusse, ed essendosi sperimentata di molto
profitto, di presente adottata si vede da tutti i Missionarj.
I Novatori, diceva
Alfonso, spacciano come' ingiuriosa a Dio
la divozione verso Maria Santissima, negandole la possanza, ed impugnandone
l'intercessione; ma spetta a noi far vedere per profitto de' Popoli, quanto
ella può presso Dio, e quanto sia grato a Dio vederla onorata. Esaltavane
il potere, e ne magnificava l'intercessione; e coll'autorità de' Padri
comprovava esser impossibile, che un vero divoto della Vergine possa dannarsi,
sì perchè ottiene le grazie necessarie per salvarsi, sì perchè non si può esser
vero divoto di Maria Santissima, senza essere ossequioso verso Dio.
Predicando voleva
sempre di fianco alla Cattedra la statua di Maria Addolorata; ed in fine d'ogni
predica non mancava far ricorrere il popolo al di lui patrocinio, per ottener
da Gesù Cristo il perdono de proprj peccati. Encomiava così altamente i pregi,
e la potenza di Maria Santissima, che anche ogni disperato concepiva speranza
di sua salute. Si è conosciuta così profittevole questa predica del patrocinio,
che tanti non convertiti nelle prediche di spavento, si veggono compunti in
questa di Maria Santissima.
Aveva in uso negli
esercizj così a' Preti, che a' secolari, e molto più alle Monache di fare una
particolar predica dell'amore di Gesù Cristo verso l'uomo, e dell'ingratitudine
dell'uomo verso un Dio fatt'uomo per esso. In bocca di Alfonso questa predica
promoveva in tutti fiumi di lagrime, e dir soleva, che chi non si commuove in vista dell'amore di Gesù Cristo, o è pazzo,
o ha perduta la fede.
Come cosa principale
aveva sopratutto di mira tra' Cittadini la pace, e l'unione de' cuori. Stimava
perduta la Missione, ove rimanevano partiti e dissensioni.
Peccati, e partiti, soleva dire, sono una medesima cosa. Mezzo non lasciava,
per rimetter la concordia tra tutti, e tra le particolari famiglie,
maggiormente se vi era sangue per lo mezzo: - 317 -
nè trovava riposo, se riconciliati non vedevali, e
stretti insieme colla Carità Cristiana.
A tal' oggetto
destinava due Padri, che da pacieri avessero avuto di mira questa grand'opera.
Il giorno della
benedizione era giorno di somma allegrezza per tutti. Riserbava quest'atto in
giorno festivo, affinchè tutto il Popolo vi fosse intervenuto.
La mattina con modo particolare assister si doveva dai Padri a ricever le
confesisoni di quegli uomini, e donne ritirate da fuori, che forse non ancora
eransi riconciliati. Vestivasi di gala una Statua di Maria Santissima,
togliendosi di fianco alla Cattedra quella de' dolori.
Esposto il Venerabile,
portavasi processionalmente dal Clero, e dalle Confraternite, ed usciti fuori
la porta della Chiesa, davasi la triplice benedizione al paese, ed alle
campagne. Riposto il Venerabile, e recitati i soliti Pater ed Ave, per lucrarsi le indulgenze, egli salito sulla
Cattedra dava li mezzi per mantenersi ognuno in grazia di Gesù-Cristo, coi
ricordi particolari ad ogni ceto di persone.
Dandosi la benedizione, tutte le campane delle Chiese festeggiavano, e
facevansi eco l'un l'altra.
Se diradicare cercava
il male, e piantarvi il bene, in seguito innaffiar procurava i semi buttati in
tempo della Missione, e renderli vie più vigorosi. Il Rinnovamento di Spirito,
così detto, ed è cosa da esso introdotta, fù l'unico mezzo, che egli adoperò
per ottenerne il premeditato intento.
Consisteva questo in
ritornare, a capo, di pochi mesi dopo la Missione, nel medesimo paese, ma per
pochi giorni, e con minor numero di soggetti. Avvalendosi della parabola de
talenti, soleva far vedere, quanto Iddio è rigido esattore con chi non traffica
le sue grazie: i castighi temporali, ed eterni per chi non persevera nel bene,
l'impossibilità di nuova luce, con chi l'ha ricevuta, e non ci ha corrisposto;
e le grazie temporali, ed eterne riservate ai perseveranti, e fedeli.
Con questo infervorava
i buoni ad odiar il peccato, rialzava qualche anima ricaduta, e raccoglieva
alle volte qualche spica, che in tempo della messe, o era immatura, o scappata
si vide a' metitori Evangelici. Sperimentò così proficuo questo
rinnovellamento, che lo volle per regola ai suoi Congregati.
Tale fu il sistema, che si tenne da
Alfonso nelle sue Missioni.
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