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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • LIBRO II
    • Cap. 59 Sollecitudine di Alfonso per l'osservanza delle Regole: sua fortezza coi discoli; e sua condotta in discacciarli di Congregazione.
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Cap. 59

Sollecitudine di Alfonso per l'osservanza delle Regole: sua fortezza coi discoli; e sua condotta in discacciarli di Congregazione.

 


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Se la Vigna si stima rovinata, dissipandosi la siepe: così Alfonso stimava perduta la Congregazione, mancandoci la Regolare Osservanza; e se fa senso al Vignajolo ogni picciolo vado, così faceva senso ad Alfonso qualunque mancanza, benchè picciola. Era suo sentimento, che piuttosto avrebbe voluto dismessa la Congregazione, ancorchè stabilita con tanti stenti, che veder mancata nelle Case l'osservanza, ed il buon'ordine.

Richiesto ne' primi tempi per nuove Fondazioni, costantemente le rifiutò, non per altro, che per non aver Soggetti sufficienti a poter sostenere la disciplina: "Che vogliamo fare de' Conventini, soleva dire a chi per questo l'importunava, ove non ci è famiglia, non vi può esser osservanza; ed a me preme, che in Congregazione si moltiplichi lo spirito, e non le Case. "Ne s'indusse ad accettare qualunque nuova fondazione, non avendo soggetti bastanti, che col loro numero sostener potessero una perfetta osservanza.

 

Tre punti sopratutto egli aveva a cuore veder in vigore nelle case, e tra soggetti, cioè, orazione, vita comune, e carità scambievole. Curioso è quello accadde nella casa di Nocera.

Avendo osservato, che taluni la mattina dispensavasi dal intervenire in Coro all'orazione comune, o perchè la notte poco avevano dormito, o per altro pretesto, egli, stimandolo rincrescimento, e non preciso bisogno, ordinò all'infermiere, che lor portato avesse, terminata l'orazione, una ciotola di ; e replicarcela ogn'ora, con ìmporgli non levarsi di letto, se non venuto il medico: vale a dire, che dovean restar digiuni. L'invenzione ebbe l'effetto desiderato. Tutti i mali si viddero svaniti, e pieno il Coro la mattina prima del tempo.

"Padri, e fratelli miei, disse, il Sabbato


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susseguente facendo alla comunità la solita esortazione, vi dico, che la vita nostra deve essere una continua orazione; ognuno di noi deve avere gran desiderio di farsi grande nell'orazione; ed in vece di lasciarla, trattar dee ognuno rubbare qualche poco di tempo, per fare orazione. Così hanno fatto i santi, e così faceva il nostro fratello defonto": intendeva il fratello Blasucci.

 

Parlando un giorno della necessità del silenzio, ed interiore raccoglimento "questo, disse, è la regola delle regole: se puntualmente l'osservaremo, ci faremo santi, e presto. Ma il male si è, che questa regola sembra esser stata esiliata dalla nostra Congregazione. Vedo che quasi tutti escono dalle stanze senza necessità; e che tanti parlano senza ritegno, anche ne' luoghi proibiti, come ne' corridori, nella cucina, e nel refettorio.

Diceva Tommaso de Kempis, che nel silenzio si avanza l'anima e profitta; nel silenzio capisce i sensi più oscuri delle scritture; e nel silenzio si compunge, e piange i suoi mancamenti. Padri, e fratelli miei, non ci lamentiamo, se ci vediamo imperfetti, aridi, e dissipati. Chiudiamo la bocca cogli uomini, e parliamo con Dio. Così Iddio muterà condotta con noi, e faremo prefitto nelle santità. Ove non v'è raccoglimento interiore, soleva anche dire, non v'è spirito di orazione. Questi tali, se vengono al Coro, vengono al martirio, ogni momento sembra loro un secolo. Distratti vengono, e dissipati se ne ritornano. Vivono una vita infelice, non gustano Dio, e sono privi del Mondo.

 

Avendo dato, come dissi, un'ora di ricreazione la mattina dopo pranzo, ed un'ora la sera dopo cena, voleva che si sollevasse il corpo, e non si dissipasse lo spirito. "Ci deve esser differenza, egli dicea, tra un sollievo religioso, ed un sollievo secolaresco. "E vero, nol niego, che dobbiamo pigliarci un poco di ricreazione; ma è vero ancora, che nelle medesime ricreazioni dobbiamo cercare solo Dio, e solo ricrearci, perchè Dio lo vuole".

La sera specialmente doveva passarsi tutta in discorsi di cose sante. Così di fatti pratticavasi in tutte le case, introducendosi ognuno con quello, che letto aveva il giorno delle virtù di qualche santo. Invigilava su di questo, e spesso, spesso ammoniva, e teneva ricordati i Rettori, se sentivali trascurati.

 

Sollecitava e soggetti, e Rettori, che ogni mese attrassato non si fosse il giorno di ritiramento; e nel principio di Ottobre avvertiva, che ognuno avesse fatto i soliti giorni dieci di esercizj. Informavasi similmente, ed inculcava a tutti il conto di coscienza. Aveva questo, come dissi, per un gran mezzo, per vedervi armonia trai soggetti, ed i Rettori. Informavasi ancora, se i fratelli servienti erano accoditi nello spirito, e dal Prefetto: "raccomando,


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così in in una sua Circolare, fuggirsi le parzialità difettose".

Era per esso una trafittura al cuore, se sentiva taluno lagnarsi del mangiare: "Dio sa, ei scrive nella medesima Circolare, che si fa per vivere, e per avere un tozzo di pane. Non siamo in Congregazione per mangiare; e quello che ci da la regola, ci basta, e sopravanza. Aveva a gran delitto ne' Rettori qualunque particolarità nelle biancherie, ed essendo infermi, se, senza dipendere dall'infermiere, ordinato avessero per se cibi, o medicine. "L'esistenza della vita comune, ei diceva, dipende dalla Carità de' Superiori; ma va in ruina, se questi col loro esempio non la garantiscono in se medesimi.

 

Non solo erangli a cuore i nostri, ma anche gli esteri. Voleva zelo per l'opera degli Esercizj, e non interesse per lo mezzo. Avendo inteso qualche lagnanza nel vitto, scrisse subito a tutte le case: "Sommamente raccomando trattar bene nel vitto gli Eserciziandi. Sento, che da certo tempo in quà vi è qualche lamento. Non voglio, che per un poco di risparmio, si metta a rischio questo gran bene degli Esercizj.

 

Aveva a scandalo qualunque complimento, che si ricevasse dai nostri in casa d'altri come dolci, o altro comestibile, ed inculcava ai Rettori, che non si dassero simili licenze: maggiormente non era ciò permesso ai Padri Ministri. "Non diano questi a mangiare a soggetti, così in un altra sua particolare, niuna cosa di casa, se non fosse qualche frutto, e si ritrovassero ne' poderi della Congregazione.

 

Attento era che a soggetti non mancassero le necessarie biancherie. Ordinò, che a tutte le camicie si mettesse il segno della casa, acciocchè in missione, essendoci soggetti di altre case, non si confondessero, e voleva, che con carità non si negasse l'uso agli altri, a quali facesse bisogno. Non voleva cosa di superfluo nelle stanze. Stabilì, che ogni mese i Rettori, ed appreso l'aveva dalla sua Avvocata S. Teresa, visitato avessero le stanze de' soggetti; ed essendoci cosa non propria, o non necessaria all'attuale bisogno, che riportata si fosse al proprio luogo.

 

Singolarmente eragli a cuore tra tutti la carità cristiana. "Ognuno, così si spiegò in altr'occasione, sopporti con carità il compagno. Tutti abbiamo i proprj difetti: chi oggi supporterà taluno, dimani sarà supportato anche egli. Niuno si faccia mastro, e corregga altri, iutendo di quei, che vogliono ostentare superiorità, e disprezzo. La correzione è atto di carità; ma se non si con carità, nuoce, e non giova. Così niuno s'intrometta nell'officio dell'altro; similmente che non si prendano a giuoco i difetti naturali, e molto meno con parole pungenti, ed offensive. "Abbominava i susurroni, e non avevali nelle case che come tanti demonj visibili. Corretti questi, e non emendati, se non oggi, dimani vedevansi fuori di Congregazione.


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Così si disbrigava di certi umori fastidiosi, che non potendo vedere se stessi, insopportabili rendevansi anch'agli altri.

 

Generalmente invigilava Alfonso sopra tutta la Regola. "La Regola, perchè si chiama regola, ripeteva spesso ai suoi, si chiama regola perchè regolar dee le nostre azioni. Ogni azione che si discosta dalla regola, ancorchè buona, esser dee per necessità sconcia, e non a proposito. Padri miei, noi l'abbiamo volontariamente professata, e promesso a Dio volerla osservare, non è una specie di spergiuro ogni volontaria mancanza? Se noi custodiamo la regola, la regola custodisce anche noi. Quest'è quell'antemurale, che guarda l'anima nostra, e ci rende sicuri dalle insidie del demonio. Il demonio, per ottenere il più contro la santa legge di Gesù Cristo, prima ci tenta a non far conto della regola. Tanti non sarebbero fuori di Congregazione, e forse non sarebbero carichi di peccati, se trascurati non fossero stati in osservare la regola.

 

Qualunque novità li dava nell'occhio. Avendo ordinato che i berrettini di giorno fossero rotondi, e taluni avendoli introdotti acuminati, subito che se n'avvide, ne proibì l'uso, e corresse il fratello sartore, che avevali fatti. Essendoli riferito, che senza precisa necessità, eransi i nostri servito del calesso in una Missione, corresse con calore il Superiore, che tolerato l'aveva. Introdotto avevano alcuni giovanetti nella Casa de' Ciorani delle fascette di ottone nell'estremità del Crocefisso, che in Missione portasi al peto. Nell'istante che se n'avvide, non mancò riprenderli, come di cosa, che indicava vanità. Volle che subito strappate si fossero, e proibì in seguito qualunque ornamento.

 

Stabilì per eccitare i soggetti all'osservanza della regola, ed alla pratica delle virtù, che ogni Sabbato si facesse dal Rettore, o da altri un sermone familiare sull'esattezza della Regola, e sulla virtù prescritta in quel mese, sminuzzandosi la pratica; e che terminata l'esortazione, ognuno dar si dovesse in colpa delle proprie mancanze.

 

Similmente stabilì, che in ogni Casa zelasse da per tutto un Padre, specialmente in tempo degli atti comuni, l'adempimento de' comuni doveri; e che terminata la mensa il Lunedì mattina, stando tutti in piedi in mezzo al refettorio, rilevate si fossero dal medesimo le rispettive mancanze, ed ognuno venendo avvisato era nell'obligo ginocchiarsi, e ricevere con umiltà dal Rettore la dovuta correzione. "Nessuno si scusi, così in altra circolare, quando è corretto, ed avvisato dal zelatore; e chi si scusa, che lasci le frutta per una volta, o di mattina, o di sera.

 

Incombensava ancora per le Case, non contento di questo, altri de' più ferventi, che secretamente ogni mese avvisar lo dovevano di qualunque inconveniente. Egli stimava tanti traditori della Congregazione, tutti coloro, che avvisando il Superiore, potevano evitare qualche sconcerto;


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e nol facevano. "Non è carità, diceva Alfonso, ma iniquità. "Corretto a tempo, e non sposandosi il soggetto con qualche passione, volentieri si può emendare: non corretto, ci fa l'abito, ed è rovinato". Volle ancora, affinchè non si concetturasse chi de' Padri lo riscontrava, che tutti ogni mese dovessero scrivergli, ancorchè non fosse la lettera che carta bianca. Così destinava li zelatori secreti anche in Missione.

 

Capitando dalle Case qualunque soggetto, anche un qualche laico, sospendeva Alfonso ogni applicazione, ed informavasi, se in Casa vi era disordine, o . Sopratutto se vi era armonia tra soggetti, e soggetti, e tra soggetti, ed il Rettore: così se il Rettore commetteva o nel vitto, o nel vestito parzialità con se medesimo; e se precedeva a tutti, specialmente nell'orazione della mattina.

 

Non volendo esentati i medesimi Rettori Locali da chi loro invigilasse sulla propria condotta, volle, che vi fosse in ogni Casa un soggetto col grado di Ammonitore, che per officio invigilar dovesse su li di lui portamenti; cioè se zelasse in ognuno l'osservanza, e se fosse il primo a praticarla coll'esempio. Essendo manchevole, voleva, che con fortezza si ammonisse, e si facesse carico della propria obligazione; ma essendoci cosa di momento, e non approfittandosi il Rettore, fosse in obligo l'Ammonitore darne parte al Superiore Maggiore.

Tal' era la sollecitudine di Alfonso; e con questa non eravi mancanza, che non riparasse, o che impunita restasse.




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