Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

IntraText CT - Lettura del testo

  • Libro 3
    • Cap. 3 Ristabilito Alfonso, parte per Napoli.
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 12 -


Cap. 3

Ristabilito Alfonso, parte per Napoli.

 


- 12 -


Se Alfonso evitò la morte, accettando il Vescovado, ascriver si deve a puro miracolo. Siccome lo spirito mettevasi in pace, e rimettevasi al volere del Papa, così anch'egli prendeva vigore, e rimettevasi in salute. Venendo in contrasto l'umiltà sua con la volontà del Papa, reprimendo se stesso, sentivasi ripetere: Iddio mi vuol Vescovo, ed io voglio esser Vescovo. La mattina di Pasqua, 11 di Aprile, vedendosi ristabilito in qualche maniera, senza perdita di tempo, facendo uso di un misero calesso, che dicesi mantice in Napoli, partì in unione del P. Villani, per indi portarsi in Roma. Lusingavasi però, che nel vedersi dal Papa così meschino e malconcio, da se avrebbelo esentato da un tale incarico.

 

Non mancò al solito nel Sabbato Santo predicare nella nostra Chiesa in onore di Maria Santissima; e fecelo con veemenza di spirito così particolare, che commosse a dismisura tutto l'uditorio.

Quello però, che più intenerì ognuno, fu il licenziarsi da suoi cari Nocerini, e quel figurarsi ognuno, che più non si sarebbe per sentire la sua voce nella nostra Chiesa. Raccomandò a tutti il perseverare nel santo timor di Dio, e nella divozione a Maria Santissima. Pregò istantemente ognuno averlo presente nelle loro orazioni, affinchè Gesù Cristo, e Maria Santissima assistito l'avessero nel grave incarico, che se gli addossava.

Disse, che anch'esso non sarebbesi dimenticato di loro nelle sue orazioni, e soggiunse: Non vi rammaricate, dilettissimi miei, che io parto: vi parola, e di fatti l'attese, che anche qui verrò a morire.

La mozione fu grande, e comune il pianto; rincrescendo a tutti la perdita di un uomo così interessato per Dio, e per la salvezza comune.

 

Passando per la Torre, detta dell'Annunciata, si fermò per poco in casa de' Signori di Gargano. Si volle da questi per loro consolazione, e li compiacque. Erano i Gargani divotissimi di Alfonso; e credevano più non poter godere de' suoi ammaestramenti, come per l'innanzi, in


- 13 -


occasione di Missione, o di Novena. restarono afflitti bensì, vedendolo in angustia, per l'incarico del Vescovado. Vado a Roma, disse Alfonso, ma sono sicuro, che quelle rinuncie, che da lontano non hanno profittato, efficaci si renderanno da vicino. Egli medesimo il S. Padre, vedendomi un sacco di ossa, insufficiente a tutto, da se mi rimanderà a morire tra i miei Fratelli.

 

Giunto in Napoli, di nuovo il cuore di Alfonso fu in afflizione. Vedendosi obbligato a salire le scale di tanti Ministri, e Togati, ed accerchiato anche in casa da tanti, che erano a complimentarlo, non facevalo, che a punta di spirito. Raccomandatemi, e fatemi raccomandare più specialmente a Gesù Cristo, scrisse in data de' quattordeci al P. Mazzini. Se non vado in pazzia ora, non ci vado più/ Povero me! Ho lasciato il Mondo da giovane, ed ora vecchio ho da ricominciare a trattare col Mondo.

Sommo fu l'onore con cui fu ricevuto da Monsignor Nunzio, dal Cappellano Maggiore, e dall'Eminentissimo Sersale. Special venerazione anche dimostrarono per esso i Reggenti dell'Infante D Ferdinando, compromettendosi tutti di loro protezione; così i quattro Secretarj di Stato, e specialmente i Marchesi Tanucci, e De Marco.

 

Gli Amici, che ben sapevano, quanto alieno ei fosse da una tal dignità, non furono a congratularsi, ma a condolersi di sua elezione. Riuscivano queste visite, come quelle degli amici con Giobbe, compassionandolo più col silenzio, che colla voce.
Anni addietro, avendo inteso Alfonso, stando in Napoli, che il P. D. Gennaro Fatigati suo amico era stato eletto Vescovo di Cassano, ben di notte una mattina portossi a ritrovarlo, ed incontrandolo fuori della porteria; P. D. Gennaro, li disse, ma fattosi di fuoco, non accettare il Vescovado, che sei certo dannato: volendo dire, che lasciando la sua nascente Congregazione, non poteva farlo senza detrimento della gloria di Dio.

In questa occasione, visitandolo il Fatigati, non s'incontrarono che muti tutti e due, e cogli occhi pieni di lagrime. Vedevasi in faccia ad Alfonso la gran pena, che in cuor suo soffriva, e nel Fatigati la compassione, che anch'esso ne provava.

 

Non sentivala così Ercole Liguori di lui Fratello, che anzi non finiva consolarsene. Ristuccato Alfonso del di lui compiacimento, Voi, li disse un giorno, ma mezzo risentito, non siete per dar consolazione a carne battezzata. Voi non sapete che cosa sia Vescovado, e cosa vuol dire dar conto a Dio delle Anime degli altri.

 

Tra queste sue afflizioni, non mancò, rubbando il tempo, consolare le sue figlie, che anziose in varj Monasterj lo bramavano.

Tutte, sentendolo così angustiato nello spirito, ed esser stato in Nocera in pericolo di lasciarvi la vita, non avevano mancato far ricorso a Dio, per


- 14 -


ottenersi pace, e salute. A tutte impose che vie più incalzassero le preghiere, affinché Iddio disponesse di lui ciò, che fosse di sua maggior gloria. Ora mi spetta d'Illustrissimo, perché son Vescovo, disse lepidamente a Suor Maria Graziano; ma che! quando il Papa mi vedrà così storpio, e scontrafatto: via di qua, mi dirà da se, non fa per te il Vescovado: così mi vedrò licenziato, e svergognato. Pregate assai, soggiunse, che tutto può fare Iddio.

Visitando suor Maria Maddalena Desio sua penitente, ma favorita da Dio, e confinata in letto nel Conservatorio della Maddalena, quando sarò a Roma, le disse, ai piedi del Papa, farò vedere a Sua Santità, che uomo io sia, e se sono capace del Vescovado, e di esser Vescovo.

 

Anche in Napoli fu di nuovo complimentato dai Signori Santagatesi. Subito che si seppe il di lui arrivo, quantità di Gentiluomini secolari, ed Ecclesiastici furono a ritrovarlo. L'umiltà di Alfonso li confuse, anzi sorpresi si viddero dalla sua umanità, e somma piacevolezza. Non avendo ravvisato in esso né sostenutezza, aria d'imperio, ma un uomo tutto cuore per essi, ed alieno da ogni fasto, candido e senza fiele. Ritornati in S. Agata, altro non fecero, che decantarlo per santo. Tale lo spacciarono in tutta la Diocesi; ed Alfonso non ancora conosciuto, per santo veniva da tutti acclamato, e desiderato.

 

Le ispese, che, Alfonso fece in Napoli per equipaggiarsi, eccessive furono, ed esorbitanti. L'anello prelatizio non costò, che pochi carlini, non guernito, che di misero vetro. False furono ancora le pietre della crocetta. Portandocela l'orefice D. Domenico Porpora, egli in vederla, Oh che Croce pesante, li disse, mi avete portata! Come è pesante, rispose ammirandosi il Porpora; ed Alfonso calando, e ricalando la testa, e dando un sospiro; si, è pesante, li disse, e più che pesa non può pesare.

 

Prima di partire da Nocera avanzato aveva lettera all'Eminentissimo Spinelli, informandolo del precetto ricevuto dal Papa, e pregandolo, se cooperar potevasi, per esser disobbligato.
Ricevette in Napoli, in data de' sedici, la risposta. "In Cisterna, ove mi ritrovo facendo la S. Visita, così il Cardinale, ho ricevuto la gentilissima di V. S. Illustrissima, scrittami da Nocera in data de 10; ed ho l'onore di dirle, che quanto godo della sua ricuperata salute, altrettanto mi ritrovo inabilitato a poter fare in suo favore alcuna rappresentanza alla Santità di Nostro Signore: sì perché io non sarò in Roma prima di Giugno; come ancora, perché sarebbe questa una parte odiosa, che a me non conviene in verun modo di fare".
Affliggevasi l'Eminentissimo Principe, come che causa delle di lui angustie; ma non era nello stato a poterlo sollevare.




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL