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Cap. 8
Sistema di vita di Alfonso, ed esemplarità ricercata
ne' suoi familiari.
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Memore Alfonso di
quello, che l'Apostolo incarica a Timoteo, cioè, che chi è Vescovo esiger deve
da ognuno lodevole testimonianza di sua condotta; e che chiunque, come scrisse
a Tito, ancorché inimico, scorno si faccia di dirne male, non è che riformò
Egli se medesimo: come portavasi vivendo tra di noi, non altrimenti visse nello
stato di Vescovo. Sistemò, subito giunto in S. Agata, la sua giornaliera
condotta; e quale fu nel primo arrivo, tale continuolla per anni tredici, cioè
fino al suo ritorno in Congregazione.
La mattina, subito
alzato, flaggellavasi con lunga disciplina. Radunata la famiglia, eccetto il
Vicario, che lasciavalo in libertà, unito con quella, attendeva per mezz'ora
alla meditazione delle cose eterne. Quest'atto era impreteribile. "La
meditazione soleva dire, è all'anima, come lo spirito al corpo; e che non è
uomo, ma bruto, chi di mattina non presta subito a Dio i suoi dovuti omaggi, e
non concerta - 31 -
con Dio i
suoi proprj interessi.
Sodisfatte le ore
canoniche, e premesso alla santa Messa un più prossimo apparecchio, celebrava;
e ginocchioni assisteva all'altra del Segretario, che immediatamente si diceva;
ma mancando questi, faceva salire altro Sacerdote dalla Cattedrale.
Mancò questa Messa una
mattina, non ricordandomi che abbaglio vi fu. Monsignore affliggendosi, disse,
ma tutto acceso in volto al segretario: D. Felice, il maggior disgusto, che
potete darmi si è, quando dopo la Messa mia, non mi fate sentire un'altra
Messa.
Sodisfatti i suoi
doveri con Dio, dava udienza a tutti, e specialmente sbrigava i varj corrieri
pervenuti dalla Diocesi. Non aveva Egli portiera, nè anticamera per chiunque.
Ordinato aveva, ed incaricato ai suoi, che subito qualunque persona introdotta
si fosse, ancorché miserabile. Tra il povero, ed il ricco non eravi eccezione
con Alfonso: anzi fu osservato, che quanto erano più dozzinali, e meschini,
tanto maggiormente ascoltavali con amore, e con piena sodisfazione.
Per li Parochi, e loro
Sostituti, e per li Confessori, e Vicarj foranei non eravi bisogno si
prevenisse; ma in qualunque tempo, voleva che con tutta confidenza entrassero:
Questi, diceva Monsignore, sono li miei privilegiati, e patir non devono veruna
soggezione.
Non essendoci persona
da sbrigarsi, terminata la Messa, impiegavasi subito o nel comporre, o nel
dettare. Quest'applicazione non fu mai d'impedimento in sodisfare i Diocesani.
trattandosi di udienza, così attesta con tutti il Primicerio Carfora, vi era
ordine, che subito introdotta si fosse qualunque persona, ancorché miserabile.
Richiesto da qualsiasi
mendico, sospendeva nell'istante la penna, e sentivalo. Sodisfatto, ripigliava
di nuovo l'occupazione. Bisogna dire, che nel tavolino restringevasi tutta la
sua stanza. Ivi inchiodavasi levato da letto; ivi orava, avendo sopra di
quello, coll'imagine del Crocefisso, una tavola della Madonna del buon
Consiglio; ivi sbrigava gli affari, e dava udienza ad ognuno. Avendo fatto
capire, che non godeva complimenti e visite inutili, ognuno non vi si portava
che per cose interessanti.
Se sodisfatto, non
licenziavasi taluno, egli con un Orsù non
perdiamo tempo, sbrigavasene, o dir soleva: Raccomandatemi a Gesù Cristo, ed a Maria santissima. Ritrovandosi con
persone, che non conveniva licenziarle, in faccia se li vedeva il patimento,
che nell'interno soffriva. Penava, non perché sospendeva la penna, ma per non
barattar il tempo in discorsi inutili.
Non così trattava
Alfonso, ove conveniva sentir persona, che interessava la gloria di Dio, o il
bene del prossimo. Con queste non solo non tediavasi, che anzi sollecito
vedevasi di sentirle a sodisfazione. Essendo stato da esso un sacerdote
forestiere, e non convenendo licenziarlo, essendoseli detto che eravi un
Parroco, che voleva parlargli, entri,
entri, tutto allegro disse Monsignore. Uscito il Sacerdote, - 32 -
ed entrando il parroco, oh questi, disse, ho a caro sentire, non quei che vengono a dirmi cose, che non mi
premono. Altra volta essendoseli detto esservi un Arciprete, che dir li
voleva una parola, rispose Alfonso, sospendendo la penna, non una, ma mille.
Tutti, come ho detto,
avevano libero l'ingresso, eccetto le donne. Esser voleva prevenuto per queste,
e non sentivale per lo più, che fuori di stanza, e sempre con persona a vista.
Una Gentildonna, ma invecchiata, volendo parlargli da solo a solo, non importa, le disse Monsignore, che vi sia presente questo fratello (era
il fratello Francesc'Antonio) questo è
secreto, non dubitare. In S. Agata fu veduto dar udienza ad una vecchia
decrepita nel salone dell'Episcopio, sedendo Monsignore nell'estremità di un
lungo scanno, quasi colle spalle voltate, e quella nell'altra. Questa scena, mi
disse l'Arcidiacono de Rubertis, fu materia da ridere a chiunque.
Trattar dovendo, per
correggere, con varie male donne, volle sempre taluno de' suoi per testimonio,
e se quello era per partire, Alfonso imponevale che non si allontanasse.
Calando in Chiesa, avvolgevasi il fazzoletto alla mano destra, portando la sinistra
nell'apertura della tonaca, e presentandosi qualche donna per baciarli la mano,
baciate la veste, soleva dire, e tanto basta.
Non eravi funzione di
Chiesa, che attrassato avesse; ma tra tutte i Pontificali per Alfonso erano i
soli privilegiati. Anche agonizzando, incomodato che fosse, non mancava di
tenerli. Avendosi un giorno applicato la pastiglia di calce alle cosce, pregato
a volersene dispensare, non vi s'indusse; ed era tale il patimento, che vedeasi
tremare sul trono. altre volte vi calò, ancorché alterato dalla febbre. Tutte
erano sue le funzioni della Settimana Maggiore. Solo nel Sabato Santo, non
essendo in forza di regersi per lungo tempo in piedi, faceva premettere tutte
le funzioni da un Canonico, ed Egli solennezava la sola Messa.
La mensa, come altrove
dirò, parca per se era e stentata, ma competente per li familiari, cioè colla
minestra ed allesso un altro piatto, formaggio, e frutta. Non mancavaci, per
rifocillamento dello spirito, la lettura de' libri santi, e per lo più la vita
di S. Carlo, che a vicenda facevasi dagli stessi commensali. Un'ora e quarto
non passava tra tavola, e ricreazione. Giunto alle frutta, parlava col Vicario
di affari della Diocesi, o di cose divote. Essendoci taluno diocesano,
specialmente se qualche poveretto, o corriere, anche dopo tavola facevalo
entrare, e sbrigavalo. Il pazientare de' poveri era somma pena per Alfonso.
Voleva in ogni tempo un
poco di riposo dopo tavola, così per rassettare il cibo, che per dare alla
testa un qualche ristoro. Un ora in tempo d'inverno stabilito aveva per i
familiari, ed un'ora e mezza - 33 -
in tempo di està. Egli però contestavasi di un terzo, o al più di mezz'ora.
Licenziata la famiglia, applicavasi al tavolino; e prima di mettersi a letto
recitar soleva i cinque salmi del nome di Maria: divozione, che portò da casa
sua, ritirandosi tra noi.
Era così impegnato in
guadagnar del tempo, che tante volte ritrovavasi studiando, ove si era
lasciato. Levato di letto, faceva uso del café; ma non sò, se per ristoro, o
per mortificazione. Tante volte il Fratello Francescantonio, e non era di raro,
somministravali il cafè, e partiva; ed egli, tirato da qualche riflesso, non
sel prendeva che raffreddato.
Gran conto faceva della
vita de' Santi. L'esempio di questi, diceva, fortifica l'umanità, e ci sprona a far del
bene. Siccome da Congregato, così da Vescovo non lasciava impiegarsi per
mezz'ora in questa lettura. Godeva rileggere le vite de' Vescovi santi, che
maggiormente eransi segnalati nello zelo, e nel disprezzo di se medesimi; e tra
gli altri quelle del Venerabile Bartolomeo de' Martiri, di S. Francesco di
Sales, e del suo zio Monsignor Cavaliere Vescovo di Troja.
Così faceva in seguito
un'altra mezz'ora di meditazione. Indi recitava Vespro, e Compieta. Il più
della giornata o impiegavalo in ascoltare, e sodisfare ognuno, o nel comporre,
e corregger le sue stampe. Di sera non usciva; ma tutto era applicazione per
esso senza un sollievo di respiro.
Ne' giorni festivi, e
specialmente in tempo di Quaresima, fece sua ispezione istruire il dopo Vespero
i fanciulli in Chiesa, ed insegnar loro i rudimenti cristiani. Vi concorrevano
non solo i figliuoli allettati dalle figurine, e rosarj, ma vedevasi in folla
la gente adulta per apprendere dal proprio Pastore quel che far si doveva per
vivere cristianamente.
Tra le opere di pietà,
che prefisse si aveva, oggetto del suo amore furono gl'infermi, ma specialmente
o poveri, e derelitti, o illaqueati di coscienza. Circa le 23 se ve n'erano di
questi, portavasi a visitarli. Sopratutto non ometteva un tal'atto, se vi erano
Ecclesiastici a letto.
Mezz'ora prima delle
ventiquattro, avendo fatto precedere in Chiesa il segno della Visita del
Venerabile, calava, e per mezz'ora dava al suo popolo i motivi di fede, e di
carità verso Gesù Sacramentato. troppo patente era il frutto che ricavavasi; e
troppo appassionato vedevasi Monsignore per questo angusto mistero.
Ritornato da Roma,
prima che fosse andato in Diocesi, scrisse da Napoli all'Arcidiacono Rainone,
che nella Cattedrale introdotta si fosse la Visita al Sacramento; ma dal
secondo giorno che giunse in S. Agata, non lasciò mai di calarvi di persona.
Essendosi fatto trovare
apparecchiato la prima sera del Sacrestano ginocchiatojo con cossino, non ci vogliono queste cerimonie, li
disse.
Inginocchiossi a terra
nel corno dell'Altare, e così pratticò ogni sera.
Volendo bandire dalla
bocca, e dal cuore delle donne le canzoni laide, e profane, industriavasi
imboccarle delle pie e divote, dandoci il tuono, e - 34 -
ripetendo le strofe unitamente con esse. Avendolo
avvertito il Medico Cervo, che troppo si sfiatava, bisogna far così, rispose, per
allettare il Popolo, e far che detesti quelle, che non convengono.
Ritirato in Casa, e sbrigato
ognuno, specialmente i poveretti che concorrevano per limosina, recitava
Matutino con le Laudi, ed unito col Fratello Laico occupavasi per altra
mezz'ora nella santa meditazione. In tempo d'inverno differiva la cena, ed
applicavasi fino alle tre, e quattro; ma ne' tempi estivi convocata la
famiglia, non escluso il Vicario, recitavasi da tutti ginocchioni il Santissimo
Rosario con le Litanie di Maria Santissima. Concorrendo qualche Novena di Gesù
Cristo, o della Vergine, o de' santi suoi Avvocati, vi erano ancora altre
preci. Facevasi di più in comune l'esame di coscienza, e recitavansi gli atti
cristiani.
Per il Rosario, e per
il dì più della sera non eravi eccezione di persona. Chiunque forestiere
ritrovavasi in casa, ancorchè Prelato, intervenir vi doveva; e tante volte
confusi colla famiglia si videro ginocchioni insieme con Alfonso, Monsignor
Borgia, Monsignor Pallante, Monsignor Pignatelli Arcivescovo di Bari, ed altri.
Ritrovandosi in casa Monsignor Mazza Vescovo di Castellammare, e non essendoci
intervenuto, chiamato, dovette assisterci anch'esso. Così se ci erano Principi,
e Signori, che spesso non mancavano.
Non poteva soffrire se
taluno vedevasi svogliato. Essendo convenuti, stando egli in Arienzo, gli
Esaminatori per il concorso di una Parochia, e non essendo partiti, perchè
l'esame non terminò che alle quattro,
anch'essi dovettero intervenirvi. Monsignore, dalla maniera come ne stavano,
osservandoli annoiati, fattosi di fuoco.
Io son vecchio più di voi, lor disse,
e sto ginocchioni, e le Signorie loro ancorchè più giovani, vedo, che non si
fidano: segno è che non siete avvezzi.
Terminata la cena, e
trattenutosi qualche poco di tempo col Vicario, e co' familiari, anche in cose
che interessavano la Diocesi, colla conversazione licenziava ancora il Fratello
Francesc'Antonio. Subito ripigliava di nuovo la sua applicazione, o mentale, o
letteraria.
Non ci pativa lo
stomaco, perché troppo carico non era; e ristoravasi in modo, che anche dopo
cena poteva orare, e studiare. Tante volte in tempo di està, così pressato da
qualche disimpegno di stampa, tirava al tavolino in faccia a mezza notte.
Troppo cara li costò
una volta questa sua applicazione. Vi fu tempo che non cenava, ma bevevasi
prima di mettersi a letto, un bicchier d'acqua. Rincrescendo al servidore
Alessio la veglia, e volendolo spaventare, ancorché passata fosse la mezza
notte, richiesto dell'acqua, ce la diede. Non credeva Monsignore esser l'ora
così tarda. sentendo dopo avanzata la mezza notte, stupido restò, e fatto di
gelo. Chiama, unisce varj orologi, e non trovandovi varietà, per più - 35 -
giorni non finiva di
affliggersi col servidore, per la Messa perduta.
Tale fu l'applicazione
giornale di Monsignor Liguori. Il P. D. Fabbio Buonopane, che spesso era da
lui, attestommi che ore sedici costantemente impiegava nelle cose spirituali,
nelle applicazioni letterarie, e nel disbrigo degli affari della Diocesi.
Ristretta fu la
Famiglia. Oltre del Vicario, del Fratello Francesc'Antonio, un Sacerdote aveva,
che faceva da Segretario, da maestro di casa, e da Cappellano, un servidore, un
cocchiere, che anche, faceva da mozzo di stalla, ed il cuoco. In arrivare, così
consigliato da Monsignor Borgia, e dai nostri, si aveva posto due servidori.
Giunto il Vicario, ed avendoci portato il proprio, volle Monsignore che
licenziato l'avesse, dicendoli che ceduto l'avrebbe uno de' suoi. Ma a capo di
cinque giorni essendosi sbrigato di uno di questi, tutto il servizio per se, e
per il Vicario non si ridusse, che ad un servidore, ed un cuoco.
Oculato, e troppo
attento fu Alfonso sopra questa sua così picciola Famiglia. Che se in senso
dell'Apostolo non è atto a regger la sua Chiesa, chi poco cura i suoi
familiari, Alfonso subito che pose piede in Diocesi punto non trascurò questa
sua obbligazione.
Nella confusione in cui
trovavasi, partendo per Roma, si avvalse di quella servitù, che dal Fratello D:
Ercole li fu data. Non avendola sperimentata onesta, come erane stato
accertato, se ne sbrigò subito arrivato in Napoli.
Domenico Antonio ne l'ho mandato, ed il cocchiere
anche se ne va, perché non fanno per me, scrisse al P. Villani. Avendo saputo, che rubato aveva il cuoco non so
che ad un servidore, licenziandolo ne sostituì un altro.
Ogni mattina voleva,
che la servitù bassa assistito avesse alla Messa sua, o del Vicario; e per lo
meno, che ogni quindici giorni frequentati avessero i Santissimi Sacramenti; ma
nelle feste principali specialmente di Gesù Cristo, e di Maria Santissima
comunicar dovevansi alla sua Messa.
Non permetteva
qualunque gioco, e molto meno quello delle carte, che interessar li potesse.
era delitto accostarsi a qualche bettola, o farsi vedere in qualche cellajo, o
taverna. In una parola voleva, e stava attento, che nelle persone di suo
servizio cosa non ci fosse di qualunque taccia. Attesta il Paroco D. Pasquale
Bartolino, che leggevasi in fronte di tutti quei della sua Corte la modestia,
la moderazione, ed il disinteresse.
Gelosissimo vedevasi
sopratutto per l'onestà. Qualunque difetto, per quello che poteva, scusavalo, e
compativa; ma odorando mancanza di purità, senza perdita di tempo, licenziava
chiunque.
In seguito avendo
odorato nel cuoco dell'aderenza con una donnaccia, non solo fu licenziato, ma
volle che sloggiasse, e mutasse cielo. Non essendo partito, e frequentando
quella casa, vedendolo restìo, né incombenzò per arrestralo la squadra di
campagna. Non fu fedele il Caporale, con carlini quindeci che si prese, lo fe
metter in fuga. Godo, disse Monsignore, che si è tolto lo scandalo, e che in
parte abbia soddisfatto in contante il proprio delitto.
Un altro anche fu
licenziato, avendosi fatto lecito una notte uscir di casa. A tal effetto non
ammetteva servidore, che non fosse ammogliato, e che in S. Agata non avesse la
sua donna. Non aveva cosa in contrario per Alessio Pollio suo servidore, ma
perché giovinetto, non restò sodisfatto Alfonso, se nol vide ammogliato.
Non altrimenti Monsignor Liguori sistemò costantemente
se stesso, e regolò la propria famiglia, vivendo nel Vescovado di S. Agata.
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