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CAPITOLO 2
Educazione, e primi preludi in santità
di Alfonso.
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Non fu ad altri
affidata l'educazione di Alfonso, come per lo più si pratica da' nobili, ma fu
questa tutta cura, anzi di ragion privata, della propria Madre. Essa D. Anna,
che ben sapeva i suoi doveri, se ne prese sollecita tutto il pensiere; ne
permise, che altri ingerito si fosse in ammaestrare ne' doveri Cristiani, così
questo Figlio, che ogni altro frutto prodotto dalle proprie viscere.
Sò per attestato
dell'altro Fratello D. Gaetano, che ogni mattina la santa donna era sollecita
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benedire i suoi
figli, e far da questi prestare a Dio i dovuti ossequi; che ogni sera, avendoli
radunati intorno a se, li ammaestrava ne' rudimenti Cristiani; recitava con
essi il Santo Rosario, e sodisfaceva ad altre preci in onore di altri santi;
ch'era attenta a non farli conversare con altri uguali; ed affinché la grazia
prevenuta avesse la malizia, ed i figliuoli di per tempo avvezzati si fossero
ad odiare il peccato, ogni otto giorni portavali con se a confessare nella
Chiesa de' PP. Girolimini dal P. D. Tommaso Pagano suo Confessore, e loro
parente. Io che conosco, ed ho trattato con questa gran donna, mi figuro in
essa la saggia Regina Bianca: siccome quella istruiva, e voleva tutto di Dio il
suo Luigi, così questa ammaestrava e voleva tutto santo il suo Alfonso.
Soprattutto vedevasi impegnata D. Anna ad istillare nell'anima de' figli
un'amor tenero verso Gesù Cristo, ed una filiale confidenza verso Maria
Santissima.
Ma se fu sollecita D.
Anna nell'educare santamente il suo Alfonso, non men sollecita fu la
Provvidenza nel ricolmarlo de' suoi doni. Sortì Alfonso un cuore tutto disposto
a qualunque impressione della Grazia. La divozione, e l'inclinazione per la
pietà era in esso tutta connaturale. Si può dire che la virtù prevenne l'età,
tanto di buon'ora fece comparire e maturità, e divozione. Anche in quell'età si
vedea Alfonso alieno da quei passatempi, che sono proprj de' figliuoli; ma
vedevasi tutto dedito, e lo facea con particolar compiacenza, in formare
altarini, e celebrar giolivo feste e festicciuole di varj santi.
Avanzato in età, e
gustato avendo nelle pratiche di pietà il dolce delle divine comunicazioni,
spesso spesso vedevasi da solo a solo presentarsi il nobile Giovinetto innanzi
a Dio, e trattenersi diffondendosi in ferventi preghiere. Così Alfonso
incominciò a partecipare innanzi tempo di quelle grazie, che sono proprie di
quelle Anime già preordinate ad una santità grande, e singolare.
Aveano in quel tempo i
Padri Girolimini in Napoli una fervente Congregazione tutta addetta allo
spirituale profitto de' Giovanetti Cavalieri. Sommo era il vantaggio, che se ne
ritraeva, e da i Nobili si faceva a gara in farla frequentare dai loro
figliuoli. Non furono lenti D. Giuseppe, e D.
Anna in volerci arrollato anch'essi il loro Alfonso. Era allora il figliuolo in
età di circa anni nove; ma faceva stupore a quei Padri la di cui esemplarità, e
somma divozione. Benché figliuolo si vedeva di per tempo ogni Domenica mattina
alla sua Congregazione. Vedevasi docile, e tutto sommesso a qualunque cenno di
cui vi prevedeva: attento e divoto agli esercizi, che si praticavano; e
vedevasi famelico, anziché anzioso in sentire le comuni Istruzioni.
Non mancava confessarsi
dal suo Padre D. Tommaso Pagano; ed in seguela di tempo ricevette ancora la S.
Comunione. Dava tenerezza vedere un figliuolo di quell'età assistere
ginocchioni e con una particolar divozione alla S. Messa, e parteciparne con
fervore di spirito il divin - 6 -
Sacramento. Si apparecchiava con divoti libriccini, che aveva alla mano, e
ginocchioni trattenevasi ancora in fare i dovuti ringraziamenti.
Come Alfonso si
avanzava negli anni, così crescevano le sollecitudini della Madre. Non contenta
di quello apprendeva sotto la guida di quei ottimi Sacerdoti, e specialmente
del P. D. Tommaso Pagano, che ne ascoltava le confessioni, essa medesima
istruivalo praticamente nella maniera di saper orare, e ne' doveri, che sono
proprj di un Cavalier Cristiano. Mettevagli in orrore il gran male, che in se é
il peccato, l'Inferno che si merita, e di quale disgusto sia al cuore di Gesù
Cristo, qualunque colpa ancorché leggiera. Tutto faceva impressione in Alfonso.
Consolavasi D. Anna,
perchè trovava nel cuore del figlio una docilità così grande, e quella
rettitudine di mente, che rendevano efficaci le proprie istruzioni. Quello
però, che più si ammirava da tutti era
di lui costanza negli esercizj divoti. Giunta l'ora di quella particolar
divozione, che soddisfar doveva colla Madre, fu presentata da se né trascurava
verun altro esercizio, che esso medesimo prefisso si aveva.
Era Alfonso di circa
anni dodeci, ed uopo é dire, che in questa età la sua orazione non era
ordinaria, ma sublime. Abbiamo un fatto troppo sorprendente, ed oltre tanti
altri, vi fu il testimonio il Cavaliere
D. Antonio Villani, cognato di D. Pietro Sersale, fratello del Cardinale di
questo nome. Questo fatto è di per se solamente sufficiente a fare una
competente idea della santità di Alfonso nella sua puerizia, e come e quanto
Iddio se gli communicava colle sue grazie. Aveano in costume i PP. Girolimini
portare a diporto fuori Napoli il dopo Vespero della Domenica in qualche villa
i Figliuoli della Congregazione.
Una volta tra l'altre
furono nella villa del Principe della Riccia sopra Capo di Monte, che dicesi
Miradois. Come vi giunsero si posero i Giovanetti a divertirsi col giuoco degli aranci. Invitato
Alfonso, si schermì con dire, che non sapeva di giuoco; ma tanto fu pregato, ed
importunato da compagni, che, sebbene con rincrescimento, anche si pose a
giuocare. La buona sorte lo favorì in modo, che vinse filfilo da trenta
partite. Generò questa vincita dell'invidia ne' compagni; anzi uno d'età più
avanzata, e fu quello che più animato l'avea a giuocare, montando in bestia, voi, disse, eravate quello che non sapevate giuocare? in così dire proferì
scioccamente nel fuoco dello sdegno una parolaccia impura. Arrossì in sentirla Alfonso, e
postosi in contegno, come, disse
rivolto a' compagni, per pochi quattrini
si ha da offendere Dio: Questi sono i vostri denari, e così dicendo butta a
terra i tornesetti già vinti, e con isdegno innocente volgendo le spalle ai
compagni, tutto fuoco si diparte da quelli, e s'inoltra nel Giardino.
Vi è cosa dippiù.
Fattosi tardi, e volendo i Giovanetti far ritorno a casa, non si vedeva
Alfonso. Si chiama, e non risponde; ed avanzandosi - 7 -
l'ora girano tutti per ritrovarlo, spiando ogni viale.
Ma, con istupore di ognuno, ritrovasi Alfonso ginocchioni, orando avanti
un'Immagine di Maria SS., che avendola con se, fissata l'aveva in faccia ad un
cespuglio di lauro, o di bosso, ma assorto in Dio, è talmente alienato da
sensi, che non si scosse, se non dopo qualche tempo, ancor che romoreggiassero
i compagni. Come ho detto, fu presente a questo fatto D. Antonio Villani
Cavaliere di somma integrità. Questi, perchè amicissimo de' nostri, frequentava
la nostra Casa di Ciorani. Discorrendosi un giorno delle virtuose azioni di
Alfonso, Voi, che ne sapete, disse
quasi lacrimando, questo è stato Santo
sin da figliuolo, ed in così dire, raccontò ai nostri, come testimonio di
veduta, quanto si è detto.
Ancorchè vecchio, si conosceva così tenuto Alfonso
alla Madre, per la somma cura che il fanciullo avevane avuta, che ne
magnificava le obligazioni, e tra i benefici ricevuti da Dio, riconosceva per
uno de' maggiori, l'aver avuto una Madre santa.
Soleva dire: Quanto di bene riconosco in
me nella mia fanciullezza, e se non ho fatto del male, di tutto son tenuto alla
sollecitudine di mia Madre. Diceva dippiù, che suo Padre per lo più andando
in corso colle Galee, non poteva attendere come voleva, all'educazione de'
figli, e che tutto il pensiere avevasi dalla propria Madre.
Disse ancora un giorno: Se in morte di
mio Padre ho ricusato di portarmi in Napoli, facendo a Dio un sacrificio di
quel debito, che per natura era tenuto, nella morte di mia Madre, se sono in
tempo opportuno, non avrò cuore di non essere a consolarla.
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