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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • Libro 4
    • Cap. 6 Ultima Enciclica di Alfonso per lo buon ordine nelle Missioni, e per l'esatta osservanza nelle Case.
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Cap. 6

Ultima Enciclica di Alfonso per lo buon ordine nelle Missioni, e per l'esatta osservanza nelle Case.

 


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Nel Novembre dell'anno susseguente, che giunse in Nocera, sollecito Alfonso, che detrimento non patisse, e nel suo pristino fervore si mantenesse la grande Opera delle Missioni, girar fece per le Case questa sua Enciclica. Contiene in ristretto questa lettera tutto ciò, che in Missione può nuocere o giovare. Anche in questa età, così mal ridotto, e soffocato tra un mare di travagli, altro non aveva presente, che Iddio, ed Anime; e dir si deve, che il solo zelo di veder Dio glorificato, e le Anime in salvo era per Mons. Liguori unico cibo, e ristoro.

"Padri, e Fratelli miei in Gesù - Cristo, così egli a tutti i Congregati, Voi vedete il gran travaglio, in cui siamo. Contraddetti ci vediamo da nemici così potenti, che se Iddio non ci protegge, la Congregazione è distrutta. Tutto è sforzo dell'Inferno, che vuol vedere annientata questa grand'opera delle Missioni, che, troppo gli fa guerra; ma tutto l'Inferno non ci potrà nuocere, se noi saremo fedeli a Gesù Cristo. Questo è quello, che vi prego. Essendo prossima l'uscita in Missione, stimo prevenirvi con questi miei ricordi, così per vostro bene, che per vantaggio delle Anime. Se noi custodiamo l'Opera, l'Opera custodirà noi.

"Il Superiore delle Missioni si destini dal Rettore della Casa, quando egli non ci andasse, e vi destini chiunque, senza badarsi ad anzianità di precedenza. Sia il primo, chi è Superiore, nell'osservanza della Regola. Non iscelga per se impieghi di maggior comparsa, ma quegli esercizj, che più gli convengono. La mattina sia il primo ad alzarsi; e, fatta l'orazione, sia attento a sollecitare i Padri, per potersi uniti portar in Chiesa, e con i soggetti usi tutta la carità, e cordialità.

"In ogni Missione si faccia sempre il Capitolo delle colpe. Punisca, chi è Superiore, i difetti notabili, anche con far ritirare in Casa qualche Soggetto manchevole. Soprattutto si punischino i difetti di ubbidienza, e se ne dia relazione a me, o al P. Vicario. Questi tali Soggetti non ajutano, ma guastano le Missioni.

"In tempo delle Missioni, novene, ed altri esercizj non si faccino visite a donne, anche sotto qualunque pretesto di gloria di Dio, eccetto la Padrona del luogo, che potrà visitarsi dal Superiore accompagnato con altro Padre.

"I nostri Confessori non si trattengano a parlare colle donne fuori del Confessionario, se non fosse qualche breve dimanda. Tanto meno parlare con queste da solo a solo, ritirati in casa. Portando l'urgenza


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di doversi trattare con taluna, non si faccia, che in Chiesa, ma con tutta decenza, e decoro del soggetto. "Trattandosi comporre qualche lite, non si prenda a difendere alcuna delle parti, ma si dimostrino semplici mediatori. Essendovi ragione evidente per una parte, è di bene esporla, e farsi conoscere la verità.

"Così in Missione, che in Casa ognuno si astenga assistere a testamenti, o in trattati di matrimonj, se non fosse per togliere qualche scandalo, o altre occasione di peccato.

"Essendovi in Chiesa folla di gente, si procuri far confessare prima gli uomini, e poi le donne; e ciò specialmente nelle Domeniche, e nelle feste di doppio precetto.

"Voglio, che nelle Missioni non si ricevano, sotto qualunque pretesto, regali di telerie, così regali di dolci, ancorché non se ne faccia uso nel tempo della Missione.

"Si osservino le antiche costumanze circa la qualità de' cibi. Proibisco riceversi regali di uccelli, polli, pesce di prezzo, e simili; così ogni lavoro di pasta, ancorché premurati da persone di suggezione. Si fa più profitto coll'esempio, e coll'esatta osservanza di siffatte cose, che colla medesima predicazione. Parimenti non si ricevano le spese dalle Università; né pranzi da' Parrochi, né da qualunque Personaggio Ecclesiastico, o Secolare. Solo al Vescovo, se per una sola volta invitasse a pranzo, si ubbidisca.

"A tavola non si facciano servire persone del paese; molto meno intervenirci, se non fosse qualche speciale benefattore, o persona di alto riguardo; ed allora si legga a tavola, ancorché fosse comunione generale.

"Si astenga ognuno ricercare a tavola cosa particolare. Questo sarebbe un grande scandalo; ma spetta al Superiore aver riguardo a' bisogni di ognuno.

"Nel predicare, o istruire, si parli sempre con rispetto di tutti, specialmente degli Ecclesiastici, e Gentiluomini. Semprecché un Prete cerca confessarsi, si lasci tutto, e si soddisfi.

"Stieno attenti i Superiori in far predicare alla semplice, senza tuono, senza frasche, e senza parole sonanti. Correggano, e puniscano quei, che in ciò mancano. Non essendovi emenda, anche si tolgano dalla predica nel mezzo della Missione. La semplicità è quella, che finora ha fatto riuscire le nostre Missioni. Chi pretendesse, e si mettesse avanti per qualche esercizio, se gli neghi, e si abbia a scandalo. Chi pretende, non farà mai frutto, perché Dio non concorre colla superbia. In Missione non si ha da uscire per predicare, e per comparire, ma solo per ubbidire a' Superiori, e per salvare Anime a Gesù - Cristo.

 "Ogni mese in Missione ognuno faccia un giorno, o due di ritiramento, come per lo passato si è praticato".

Avendo a cuore il decoro, e la proprietà delle Missioni, "Non conviene,


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egli dice, che tutti i Sacerdoti delle Case escano in Missione, ma bisogna scegliere i soggetti. Si legga in ciò il regolamento da me fatto su questo particolare.

"Finalmente, per quanto posso, raccomando quest'Opera delle Missioni a chiunque sarà per presiedere. Si stia attento da tutti a quanto ho detto, e si osservi ogn'altra antica costumanza. Se quest'Opera si fa con difetto, meglio è lasciarsi le Missioni, che farle con detrimento del proprio spirito, e con poca edificazione degli altri.

Avendo rilevato Alfonso ciò, che vuole evitato, ed osservato in Missione, passa su la condotta da tenersi in Casa, "Ricordo a tutti, egli prosiegue, specialmente a' Rettori, osservarsi appuntino, quanto dalla Maestà del Re Cattolico nel 1752. fu prescritto con suo Real Dispaccio. Si persuada ognuno, che, chi resiste a' comandi del Principe, si oppone alla volontà del medesimo Iddio.

"Incarico la coscienza de' Rettori per l'esatto adempimento da ciascun soggetto de' giorni dieci di Esercizj ogni anno a tenore della Regola; e farsi prima di uscirsi in Missione. Non si permetta farli smezzati, se non per causa evidentemente necessaria, ma la regola li vuole continuati. Se non si acquista spirito per se, non si può comunicare ad altri. Così il giorno di Ritiro ogni mese standosi in casa. Taluni dicono, che patiscono d'ipocontria. I stati passano, trattandosi con Dio. Anche raccomando il Ritiro a' Fratelli. Questi ne hanno maggior bisogno, perché distratti tra le facende domestiche.

"In Casa che non manchi il zelatore secondo l'antica costumanza, e sia un soggetto avanzato di età, e prudente; ed ogni Lunedì si facciano le colpe. Se in questo si manca, mi si avvisi dall'Ammonitore.

Entrando a rilevare quello, che offender può la Povertà, e Vita comune, "Proibisco, egli dice, il potersi conservare dai Soggetti presso di loro, come cose proprie, biancherie, tabacco, dolci,o altra cosa sotto qualunque pretesto. Io ne ho giuramento di non permetterlo, come sapete. Sicchè tuttociò, che diretto viene a' soggetti, tutto si consegni al Rettore, o a' Superiori delle Missioni; ed ogni Rettore si faccia carico del giuramento, che da esso si è preso, entrando nell'officio. Questo Giuramento mantiene la Povertà, e conserva la Vita comune.

"I Rettori stiano attenti a non tener troppo impiegati i soggetti con tante Novene, Tridui, e simili. Lo star molto fuori di casa, porta dissipamento di spirito, e detrimento nella sanità.

"Mandandosi i soggetti fuori di Casa avvertino i Rettori a provvederli di tutto ciò, che loro è necessario, ed incarichino a' Soggetti, che, essendo fuori, non si procurino cose nuove, e tanto meno se di costo. Così voglio, che si assegnino i luoghi, ove hanno da fermarsi la mattina, e specialmente di sera, acciocché i soggetti non vadano girando, e pernottando a proprio genio.


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 "Ogni mese si esigga senza meno il conto di coscienza. In ciò sieno attenti i Rettori, perché questa osservanza poco si osserva. Voglio, che in questo gli Ammonitori ci badino,  non praticandosi, che lo scrivano a me.

"I Superiori delle Case, ove vi sono Chierici, non distraggano questi dallo studio, con mandarli fuori per qualche esercizio predicabile. Dovendo pigliar la confessione qualche Sacerdote novello, non si abiliti, né si presenti al Vescovo, senza darmene parte. Prima voglio esaminarlo io, o farlo per mezzo di altri; e trovandosi abile, permetterò, che si esponga al Vescovo Diocesano.

Restringe ai Rettori la facoltà circa la Confessione delle donne, e molto più delle Monache. "Non si facciano prima delli 30. anni, ei dice, confessar donne a chi non tiene questo permesso, e ciò vale anche per le Missioni. Così proibisco mandarsi i Soggetti a confessar Monache di Monasteri, senza mia espressa licenza. Sieno in questo i Rettori molto parchi; e benché da me approvati, non si mandino, che di raro.

"Ogni mese si tenga la consulta secondo la regola. Similmente si dia conto dell'esito, ed introito, che si è fatto in Casa. In questo non si manchi, né si dia motivo di lagnanza a' particolari Soggetti.

"Esorto non farsi spese capricciose, né si permettano, ancorché a particolari Soggetti. Anche nelle spese necessarie, qualora eccedano i ducati dieci, o occorresse replicarsi, una tale spesa si proponga alla consulta; e non uniformandosi, debbono i Rettori in ogni conto astenersi. Occorrendo, si chiamino anche altri Padri anziani, e col sentimento di questi, o si conchiuda, o si escluda la spesa.

"Non si dia licenza a' particolari Individui, senza precisa necessità, portarsi in Napoli, o in altri luoghi; molto meno nelle proprie Case. Occorrendo qualche urgente affare, che porti dilazione più di otto giorni, me lo comunichino per lettera, che a proporzione dell'urgenza determinerò il tempo, che potranno trattenervisi. Vedesi coll'esperienza, che la dissipazione dello spirito ordinariamente non nasce, che dalla poca ritiratezza, e dagli intrighi negli affari temporali. Questi sono proprj de' secolari, e non già degli Ecclesiastici.

Anche l'Ospizio, così detto, in Napoli, che altro non è per gli nostri, che una sacra locanda, fu a cuore ad Alfonso. "Avvertano tutti, ritrovandosi in Napoli, di non restarsi la sera a dormire fuori del nostro Ospizio. Anche la mattina non si pranzi in casa di altri senza intesa del Padre più anziano. Ognuno procuri ritrovarsi in casa la sera prima delle ventiquattro; né si lasci nell'Ospizio ogni sera mezz'ora di orazione in comune.

"Per l'esame de' Giovani da riceversi, si sono stabiliti due tempi dell'anno; cioè Giugno, e Settembre; ma avvertasi dai Rettori, a non mandarli da me, se non hanno abilità conveniente, ed ogni requisito necessario.


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 "Incarico finalmente a tutti i Superiori delle Case, e delle Missioni, voler invigilare sopra la condotta de' Soggetti, acciocché vivano con tutta esemplarità, e si osservino esattamente non solo le Regole, ma sebbene tutte le nostre pie antiche costumanze. In caso d'inosservanza (intendo cosa notabile), corretto il soggetto, e non emendato, se ne dia a me l'avviso, per potervi rimediare. A me fanno spavento più i difettosi, che tutte le persecuzioni. Similmente prego ognuno a temere, che siccome il Signore fra poco tempo ne ha discacciato più di uno, così tema, che non ne discacci anch'esso. Io amo tutti, ma i difettosi, che non vogliono emendarsi, non posso sopportarli. Lo scrupolo resterebbe a me, ed io non posso dannarmi per veruno.

"Questa carta voglio si legga in Capitolo innanzi a tutti i Soggetti della Casa, acciocché ognuno attenda al suo dovere: si conservi; e si legga ogni anno nel mese di Ottobre, prima di uscirsi in Missione".




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