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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • Libro 4
    • cap.12 Il Re non riprova, ma conferma ad Alfonso, contro il sentimento del Fiscale, i varj impieghi già stabiliti in Congregazione: consolazione di Alfonso; e nuove rimostranze del suo zelo.
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cap.12

Il Re non riprova, ma conferma ad Alfonso, contro il sentimento del Fiscale, i varj impieghi già stabiliti in Congregazione: consolazione di Alfonso; e nuove rimostranze del suo zelo.

 


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Prudenza, e confidenza in Dio, tra questi tanti anfratti, facevan gioco in Alfonso. Fidava in Dio, e certo egli era della protezione divina; ma non mancava regolar umanamente se stesso, e bilanciarne ogni passo. Ove i Contraddittori, per esser a capo de' loro disegni, ed averne l'intento, pietra non lasciavano da smuovere nella Real Camera, egli, come dissi, anziché sollecitudine, voleva che da' nostri temporeggiato si fosse. Tal sua condotta stupir faceva ognuno; e non sapevasi se più in lui ammirar dovevasi la tolleranza ne' travagli, o la saviezza in saperli regolare.

 

Rimessa nella Real Camera la Relazione del Fiscale, sel figuri ognuno che fuoco di riverbero far potevano i nostri avversarj. Non eravi Ministro che accerchiato non vedevasi da impegni forti e potenti, anzi interessati vedeansi i medesimi Officiali delle Reali Segreterie. Cantavasi bensì al sordo, troppo patente essendo l'astio ed il livore. Alfonso però, buttandosi nel seno della Provvidenza, sicuro lo era della protezione di Dio.

"Gesù Cristo, così al P. Majone a dodici Aprile 1779., in queste nostre persecuzioni ha fatto miracoli, e son sicuro che non lascerà l'Opera sua che si distrugga, essendo di tanto profitto a' poveri peccatori. Il Barone Sarnelli insiste che si distrugga, e Leone c'inclina, dicendo ch'è inutile. Iddio però la sente altrimenti. Mi sono consolato che ne' nostri processi vi sono da trenta attestati de' Vescovi del bene delle nostre Missioni". Indi soggiunge: "Dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Basilicata, dalla Diocesi di Benevento, dalla Sicilia, e dalla Campagna di Roma, ho notizie che m'inteneriscono, delle tante fatighe de' nostri Padri, e del bene che fanno. Benedetto sia Dio".


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Essendosegli scritto, che il Maresciallo Pignatelli, e la Duchessa di Montecalvo dimostravansi interessati per la Congregazione, se ne consolò estremamente. "Non avrei mai pensato, rescrisse, che il Signore ci avesse aperta questa strada. Chi sa si volesse Iddio servire di questi Signori per far trovare la pace alla nostra Congregazione, e per far acquistare ad essi il merito di questa santa Opera".

Anche molti Vescovi, vedendosi in pericolo la Congregazione, non mancarono interessarsi. Monsignor Bergamo, Vescovo di Gaeta, portossi a posta in Napoli a parlare al Presidente Cito, a Paoletta, ed a Salomone, tutti e tre della Real Camera. Tra l'altro lor disse: Come facciamo noi poveri Vescovi, se ci levano questa Congregazione, che ha tanto a cuore l'onore di Dio, ed il bene delle Anime.

 

Massimo delitto era per noi, come spiegavasi il Fiscale, che formavasi nelle Case, contro il divieto del Re Cattolico, una formale Comunità con Leggi e Statuti; ed oltre altri impieghi, anche con Superiori Generale e Locali. Il carico nell'aspetto in cui vedevasi posto, anche a' Ministri amici sembrava non potersi abbattere.
Alfonso, facendo uso di sua prudenza, ed animato dalla solita fiducia, presenta al Re un suo discarico per la Segreteria dell'Ecclesiastico. Confessa esser vero quanto asserivasi da' Contraddittori; ma fa presente, che se i suoi erano di edificazione, e profittavano tra i popoli, non era che l'effetto del buon ordine tra Congregati. Che in Casa, e nelle Missioni, senza i rispettivi Capi esser non vi poteva né ordine, né subordinazione; che i Giovani se si allevavano, erano necessarj per mantenersi l'Opera in supplimento de' vecchi; e che per renderli abili al Ministero, e costumati, necessitavano Maestri nelle Scienze, e Direttori nello spirito.

 

Molto non vi volle per conoscersi dal Marchese di Marco, e rappresentarlo al Re, così la rettitudine di Alfonso, che il mal talento de' Contraddittori. Tanto bastò per dare a terra tutta la gran mole, che dal Fiscale su questo particolare erasi fabbricata.

"Avendo proposto al Re, così il Marchese ad Alfonso medesimo a 21. Agosto 1779., le rimostranze di VS. Illustrissima, e Reverendissima, contro le pretensioni di taluni, tendenti alla distruzione della Congregazione de' Missionarj sotto la di lei direzione, S. M. mi ha comandato rescriverle, che avendo il Re Cattolico suo Augusto Padre permesso che i Missionarj, de' quali VS. Illustrissima è Capo, facciano le Missioni, e sussistano nelle quattro Case che hanno nella Terra de' Ciorani, in Nocera, Caposele, ed Iliceto; e perché questa degna Opera avesse sempre a durare, ne prescrisse i mezzi e le condizioni, approva la M. S., che vi sia nelle mentovate quattro Case chi agli altri presiede per l'interiore Regolamento, e vi si distribuiscano altresì gli officj necessarj; e poiché lo spirito della real determinazione del Re Cattolico si è, che questa


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lodevole Opera non si dismetta, approva eziandio S. M., che vi si ricevano i Giovanetti, per essere istruiti negli studj necessarj, acciò ne adempiano i doveri, e suppliscano le mancanze di coloro i quali, o perché carichi di anni si rendon inutili, o perché a tal Ministero non idonei, ne siano rigettati".

 

Gioì Alfonso nel ricevere questa real determinazione. "Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto, così a 23. del medesimo mese al P. Majone. Il P. Cimino mi ha letto posatamente il Dispaccio, per cui dirò tre Messe di ringraziamento. Ringraziamone dunque di cuore Gesù Cristo, e Maria Vergine, a cui ho raccomandato l'affare con modo speciale. Ringrazio il Signor di Marco, il Cappellano Maggiore, ed anche vostra Riverenza, che con tanta attenzione ha atteso nel disbrigo di questo affare di tanto vantaggio, ed anche l'Officiale Vecchietti che molto ci ha ajutati.

"Io mi sento più male di salute, soggiunge; ma vi assicuro che muojo troppo contento, se Gesù Cristo, e la Madonna mi fanno vedere la quiete nella nostra Comunità.
Ed al P. Landi: Da più giorni sto malato: pregate Gesù Cristo, che mi dia la santa rassegnazione, e non voglio niente più. Per nove sere dite nove Salve Regina per un affare molto pesante.

Se godette Alfonso, e ne godettero tutt'i buoni per questa clemenza del Sovrano, ne fremette, e fu tocco sul vivo l'Avvocato Fiscale. "Se qui fosse venuto, si fe a dire più volte in varie conversazioni, il Gran Duca di Toscana in persona, conseguito non avrebbe dalla Corte, quanto hanno ottenuto questi quattro Pretazzoli".

 

Se Iddio abbondava e sopraffaceva Alfonso colle sue grazie, Alfonso, dimostrandosi grato, anch'esso consolava Iddio impegnandosi per la sua gloria. Abbiamo cosa in quest'anno che sorprende, e tale che n'è viva la memoria.

Correvano sei mesi, cioè fin dai sedici di Dicembre, che il Cielo divenuto di bronzo non dava stilla di acqua. Presaggendosi perduti sementati e frutta, tutto era lutto in Nocera. Commosso Alfonso a vista del flagello, piangere non mancava i peccati del popolo.

Un giorno di Domenica, ed erano i quindeci di Maggio, ancorché col corpo così mal ridotto, volendo da Dio impetrar perdono e grazia, chiese che vestito si fosse di pavonazzo (cosa insolita in lui) ed aspergendosi di cenere, e con fune al collo, risolvette portarsi coi suoi, inalberando un gran Crocefisso, processionalmente alla Parrocchia. Non era breve il camino, né si poté distoglierlo. A stento si ottenne che salisse in carrozza fino a mezza strada; ma di alla Parrocchia volle in ogni conto strascinarsi a piede; e non potendo, perché cadavere, sostener si doveva dal Fratello, e da altri.

La sola sua veduta formava spettacolo. Uno dando voce all'altro, zeppa di popolo si vide la Chiesa, e tutta la piazza. In sentirsi che


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voleva predicare, i primi Gentiluomini si resero a gloria, volendosi appagare tutto il popolo, situar la Cattedra alla porta della Chiesa; e perché impotente a salirvi, prendendolo su le braccia, vel collocarono. Declamò per un ora e più sopra gli effetti del peccato, il danno che fa all'uomo, e l'ingiuria che fa a Dio, esortando tutti alla penitenza. Comune fu la compunzione; e l'indomani, anzi la sera istessa se ne vide il profitto ai piedi de' Confessori.

Ma vi è cosa di maggior momento.

Il dopo Vespro del giorno susseguente, essendo uscito al solito in carrozza recitando preci, ed offerendosi vittima alla divina giustizia, ritornando, come fu prossimo alla nostra Casa, disse al cocchiere che dato in dietro tirato avesse alla Cappella del Majo. E' questa una Chiesa dedicata a Maria SS. Come vi giunse, fattosi calare di carrozza, entra in Chiesa, e va a prostarsi avanti l'altare della Vergine. Più non vi volle per vedervisi concorso un gran popolo. Alfonso, fatta scoprire l'Immagine, animò tutti, se volevano l'acqua, ricorrere a Maria SS.
Avendo orato in silenzio, rivolgendosi alla moltitudine, "Allegramente, lor disse, seguitate a raccomandarvi alla Madonna, confessatevi e comunicatevi in questa settimana, che, Domenica avremo l'acqua".

In tutt'i giorni susseguenti il Cielo dimostrossi di bronzo più che prima, e tale si vide la Domenica. Erano le ore ventidue. Questa volta, diceva ognuno, Monsignor si è svergognato. Non fu così. In un punto, passate le ventidue, si vide l'aria sconvolta, e tale pioggia si ebbe, che allagate restarono, non che inzuppate le campagne tutte. Troppo patente fu il suo merito presso Maria SS. Alfonso, vedendo la pioggia, si confonde ed arrossisce. "Questa mia parola, disse ai nostri, si sarà presa per profezia: mi scappò così di bocca, ma io non sono profeta".

 

Questo portento fece rumore anche in Napoli. Monsignor Lupoli tra gli altri partecipollo in Francia all'Abate Nonnotte. In hac pluvia aquae inopia, così egli a' 29. di Maggio, qua a die decima fexta superioris Decembris ad praesentem usque Majum laboramus, in caritate annonae, atque in tanto sitientium agrorum periculo, die decima quinta hujuste mensis, beatissimus Antistes (cioè Alfonso) aetate et sanctitate verendus, apud urbem Nocera, magna fuorum, populique corona stipatus caput cinere adspersus, fune ad collum adligatus, ab una ad aliam Aedem incessit, ac pro concione verba etiam, quantum potuit, habuit vehementer. Mirum! Sequenti die non urbs paullo distants, sed ea tantum regio, quam vulgo dicunt de Pagani, quaeque penitentem Alphonsum viderat, optatum Coeli imbrem experta est.

 

Altra mostra di zelo abbiamo tra questo tempo. Avendo preinteso che ritrovavasi male nel Quartiere di Nocera il Chirurgo del Reggimento, e che qualunque fossero state le sollecitudini de' PP. Cappuccini,


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sen moriva impenitente, sollecito vi destinò taluni de' nostri. Resa infruttuosa l'opera di questi, egli, ancorché cadavere, e collo spirito tra i denti, premendogli la salvezza di quell'Anima, di persona volle strascinarvisi. Da una ora e più sfiatossi il povero vecchio per ricondurlo a Dio. Tutto fu inutile. Dimenandosi, e non trovando sito l'infelice, altro non ripeteva: Oh che guaio: che ne vuole da me questo vecchio. Il miserabile non ammettevaRivelazione, né Redenzione.

Somma fu la pena di Alfonso, non avendo profittato; e colle lagrime agli occhi disse rivolto ai PP. Cappuccini: "Io lo lascio in braccio ai diavoli: pregate, e seguitate ad assisterlo". Tutto fu inutile. Morì lo sventurato, e non una, ma più volte ripetere s'intese: Causa causarum salva me. Pianse Alfonso la dannazione di questo infelice, né finiva adorarne i divini giudizj. La grazia, disse, si vende troppo caro a chi non sa conoscerla.

 

Se di rammarico fu per Alfonso la morte di questo infelice, di consolazione sovrabbondò per l'altra di un Soldato. Cattolico questi, ma impenitente, e carico di scelleragini, orecchio non dava a Confessori. Sentendo, e compassionando Monsignore il suo stato, agonizzando si portò nel Quartiere.

       Lo compunge, lo fa entrare in se stesso, e lo converte a Dio.

Restò così contento per quest'Anima guadagnata a Gesù Cristo, che predicando il Sabato nella nostra Chiesa, volle che dal popolo ringraziata si fosse Maria SS., dicendo che alla Vergine attribuir si doveva la conversione di quel Soldato, e che solo la Vergine aveva potuto salvarlo.




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