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Cap. 16
Alfonso da l'ultimo contorno alla sua Teologia Morale:
spaccio di questa; e sommo credito con cui vi fu ricevuta.
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Avendo a cuore Alfonso
la gloria di Dio, ed il bene delle Anime, non mancò sempre più contrappesare le
sue opinioni morali, e sistemarle in conformità del Vangelo, e de' Canoni. Egli
ebbe in orrore fino all'ultima vecchiaja il lasso Probabilista, ed il rigido
Tuziorista.
"Ho scritto, così
in una sua dichiarazione del 1773., contro gli Autori troppo benigni, per non
vedere la Morale Cristiana allargata dalla smoderata libertà di opinare; ed ho
scritto contro gli Autori troppo rigidi per non vedere illaqueate le coscienze,
e poste le Anime per lo smoderato rigore in pericolo di perdersi. So, egli
diceva, che l'uno e l'altro partito, perché mal soddisfatto, non mancherà
censurarmi; ma io altro fine non mi ho prefisso, che la gloria di Dio, e la
salvezza delle Anime. Testor Deum,
così spiegasi nella medesima Opera, e chiama Iddio in testimonio, cujus honorem et Animarum salutem mihi
proposui, quod quidquid scripserim, non ab aliqua possione impulsus, aut verbis
aliquorum addictus, vel austeritati, - 77 -
aut benignitati nimis adhaerens, ad
haec scribenda me induxi.
Odiava il lasso, ed
aborriva il rigido. L'uno e l'altro partito ebbelo sempre in orrore.
"Tanto è dire partito, diceva Alfonso, quanto passione, ed impegno. In
questa materia, chi scrive, aver deve presente la gloria di Dio, ed il bene
delle Anime, non già la gloria sua, e quella del partito. trattasi di peccato.
Siccome non conviene sgravare le coscienze, ove il peccato è chiaro: così non
bisogna aggravarle, ove la Legge non è certa".
Detestava soprattutto,
come dissi, ed ebbe sempre in orrore il partito di Francia. "L'inferno, ei
diceva, altro mezzo che questo non ha potuto trovare per ruinare la Chiesa, e
le Anime. Questa peste di gente, vorrei sapere, diceva Alfonso, che bene ha
fatto col suo rigorismo. Chiamano zelo ciò, che non è che proprio impegno. Gesù
Cristo non ha mai inteso, che si zelasse il suo onore, e si aggravasse il giogo
evangelico più di quello ch'esso ha preteso. Giansenisti col loro rigore, chi
non vede, che rendono odioso Gesù Cristo, e la sua Legge".
Non davasi pace, e
deploravalo amaramente, che anche non volendo, questo spirito di rigore si
vedeva tra i sinceri Cattolici.
"Son persuaso,
diceva, che professar non si voglia il Giansenismo, perché condannato dalla
Chiesa; ma tanti e tanti illusi, sotto specie di pietà, e del primitivo
spirito, se non sono Giansenisti di professione, lo sono in pratica. Questa è
la Morale, che oggidì è di moda; ma fanno più danno alle Anime questi tali, che
nol farebbero i più perfidi Giansenisti. Questi, perché sfacciati, si evitano:
gli altri, anzi che evitarsi, si encomiano, perché non tenuti per tali. Il
fatto si è, e dicevalo con amarezza di cuore, che questi se vogliono in altri
questo spirito di rigore, nol vogliono in persona propria: segno patente della
loro illusione. Gesù Cristo caepit
facere, et docere; così operarono gli Apostoli; così tutti gli Uomini
Apostolici: solo gli Eretici ostentano ciò che non sono, impongono, e non
fanno".
Benedisse Iddio le
rette intenzioni di Alfonso. Tal credito meritossi questa Morale presso le più
culte Nazioni, che l'Europa n'è piena. Esso vivente non meno di sette copiose
edizioni se ne videro fatte in Napoli, ed in Venezia; ed ora che scrivo, si
conta la decima del Remondini. Spaccio se ne fa, come questi si spiega, non
solo nell'Italia, ma nella Germania, in Polonia, nella Spagna, nel Portogallo,
e ne' Svizzeri. Vedendosi lo smercio, anche ristampata si vide nelle Spagne.
Avendo Alfonso, come
dissi, dato fuori l'Apologia del suo Sistema Morale, questa maggiormente
accreditò l'Opera. Egli stesso mandandone copia in Palermo al P. Sapio
Gerolimino, "Vi sono, - 78 -
gli scrisse, grandi richieste della mia Apologia da Roma, e dalle altre
parti d'Italia: cosicché sarà necessario che la facci ristampare".
Non contento dell'Opera
voluminosa, che ora va in Tomi tre colle stampe di Venezia, e che dedicò a Papa
Benedetto XIV., volendo coadjuvare i novelli Confessori, la restrinse in
Tometti tre in lingua Italiana. Fu tale l'applauso presso tutti nell'Italia,
che di quest'Opera si videro più edizioni in Venezia, ed in Napoli; ed ora che
scrivo è la decima di Bassano. Questa medesima Opera fu applaudita di là da'
Monti. Tradotta in Tedesco, oltre altre precedenti edizioni, ristampata si vide
in Augusta nel 1772.
Monsignor Gutlier
Confessore della nostra Sovrana in una sua de' 23. Marzo 1773. così ad Alfonso:
Per sua consolazione gli fo sapere, che l'anno scorso hanno tradotto in Augusta
in lingua Tedesca l'Opera sua intitolata: L'Ecclesiastico
Istruito nella cura delle Anime; (cioè
l'Istruzione a novelli Confessori) ed è stata ricevuta da tutti i più dotti
con applauso; e piacere. Queste copie non tanto si videro fuori, che
disparvero.
Il zelante e dotto
Sacerdote Pietro Obladen nel 1774. ne intraprese un'altra ristampa. Giovanni
Herz Cattedratico in Augusta, e Revisore non mancò condecorar l'Opera col
seguente elogio. Libellum etc. a
Reverendissimo, et Zelosissimo D.
Alfonso de' Liguori, Episcopo S. Agathae in Regno Neapolitano italice
compositum, et post iteratas in hac
lingua editiones a R. D. Petro Obladen in linguam germanicam translatum, eo
digniorem praelo censeo, quia iis, quibus cura Animarum incumbit, non solum
multa saluberrima ad praxim, sed et quae ad ipsius Pastoris majorem
perfectionem, et concreditarum ovium salutem conducunt, suppeditat.
Tale e tanto smercio
vedendosi tra gli Oltramontani, volle il Remondini, che voltata si fosse in
latino. Chiamò questa traduzione Alfonso: Homo
Apostolicus.
Un Parroco, ed un
Benedettino, ambedue dotti Fiorentini, essendosi incontrati all'Osteria di Terracina
nell'ultimo Anno Santo, con Monsignor Pozzuoli, Vescovo di S. Agata, Canonico
allora, e Penitenziere in Capua, usciti in discorso de' Corsi Morali, che
usavansi in Firenze, tra di noi, dissero, è in istima, e va per le mani di
tutti il vostro Liguori; né finivano encomiare la profondità della dottrina,
l'aggiustatezza del pensare, e soprattutto l'imparzialità delle sentenze.
Essendo stato in
Corsica il nostro Padre D. Angiolo Marsile, visitando un certo Monsignor
Vicario, non sovvenendomi la Diocesi, meravigliossi, vedendo questa Morale sul
suo tavolino. Non vi faccia meraviglia, disse Monsignor Vicario, questa Morale
è l'unica di cui si fa uso in Corsica. Chi s'imbarca sopra questo legno, è
sicuro di non naufragare. Non vi è spirito di partito; tutto è equità, e
giustizia; odia il lasso, e mette in orrore il rigore. Un dotto Maestro
Conventuale, - 79 -
ma
riguardevole per gli suoi impieghi, era così preso per la saviezza di Alfonso,
che venne quasi a posta da Corsica in Napoli, e da Napoli portossi in Nocera
per consigliare a voce alcuni dubbj in materia morale.
Bologna, che a ragione
fu detta, ed è l'interprete de' Canoni, non considera questa Morale, che come
la più tuta tra tutte. In quale stima si abbia, osservasi specialmente ne' Casi
Morali decisi da quel Clero così rispettabile in piena Congregazione. Passo
passo si avvalgono, e non si appartono dal sentimento di Alfonso.
Sentendo in Messina un
Maestro Domenicano malmenare questa Morale da un Pretazzolo, rivolgendosi al
nostro P. Pappacena, vi vuol pazienza, disse, con certe persone, che niente
vogliono studiare, e tutto sapere. Io da giovane ho sempre difeso contro i
nostri, e contro gli esteri la Morale di Monsignor Liguori. Questa ho proposto
a i nostri giovani, se desideravano riuscire buoni Confessori. Ho tenuto
sempre, che nella regola de' costumi Iddio non avrebbe lasciato a se stesso uno
de' suoi più fedeli Ministri.
In Francia, ove pose
piede, come si sa, e stabilì la sua fede l'idolo Gianseniano, in Francia più
che altrove questa Moral Teologia è in tal Credito, che stimasi come un
compendio della più sana dottrina. Attestò a più persone qui in Napoli il P.
Fra Alberto Lausias, emigrato Francese, Minor Riformato, essere in particolar
stima, specialmente presso i Parrochi. Essendosi saputo, come dissi, che
Claudio Nonnotte ricevuto aveva lettera di Alfonso, varj Letterati, che avevan
letto quest'Opera, e che non erano del partito opposto, non mancarono
congratularsi col medesimo, per esser stato onorato con sua lettera da un Prelato
dottissimo, e santissimo.
Prelati, e Gesuiti
Spagnuoli capitati in Roma, concordemente contestano, che nella Spagna l'unica
Morale, che più di tutte è in voga, o che sostenuta lo è dai più classici
Letterati, è questa. Anche i ristretti fatti da Alfonso in lingua italiana,
tradotti si veggono in lingua spagnuola. Il Segretario del Cardinal Levizzano
parlando di Alfonso coll'Avvocato D. Giacinto Amici disse, essere così in voga
nella Spagna, ch'è comune presso tutti. Persona di riguardo anche disse in Roma
al nostro Padre Mona: La santità, e dottrina di questo Servo di Dio rende
sorprese nella Spagna le menti di ogni rango di persone.
In Polonia è così in
credito questa Moral Teologia, che non vi è Parroco, che non l'abbia alla mano.
Il Serenissimo Principe, e Vescovo di Plocko, Fratello del Re Stanislao
Augusto, nella Pastorale al suo Clero nel 1775., come mi scrive di Warsavia il
nostro P. Hofbaeur, - 80 -
inter Auctores Theologiae Moralis, prae
caeteris enixe commendat opus Ven. Patris nostri.
Sì grande è la stima
che Alfonso con quest'Opera si ha meritato nella Germania, che vien tenuto da
tutti come antemurale al Giansenismo, e come ristauratore nella Chiesa della
Morale Evangelica. Penetrata in Vienna la notizia, che quì in Napoli erasi data
alle stampe la di lui Vita, così a' 18. Ottobre 1800. Luigi Virginio, Rettore
della Chiesa Italiana, al nostro P. Rettore Maggiore: non posso abbastanza
lodare Iddio che sia finalmente comparsa alla luce la Vita di questo santo
Prelato, scelto da Dio per rinnovare lo spirito apostolico, e per servire di
antemurale contro il rigorismo, che minacciava sì grande strage in tutta la
Chiesa. Ne fu così preso, che chiese tre corpi della medesima Vita non ancora
perfezionata.
Tale e tanto è il
credito, che Alfonso ha presso i Tedeschi, ed altri dotti settentrionali, che
come mi scrive il medesimo Signor Virginio, in varie parti dell'Alemagna
Cattolica, essere questa Moral Teologia così conosciuta, e stimata, che anche
in diverse Diocesi, verso la Serbia, e la Bosnia, sia stata adottata da'
Vescovi per il libro di Teologia Morale, che seguir si deve da quei
Ecclesiastici.
Un Sacerdote Tedesco,
essendo venuto per veder Roma, e Napoli, non lasciò visitar in Nocera Alfonso,
e consigliarlo in materie morali, tanto era la stima, con cui se ne parlava in
Germania. Essendosi incontrato in Arce a capo di tempo col P. D. Bartolomeo
Giordano, pieno di rammarico si fe' a dirgli: Sarà vero, che Monsignor Liguori
siesi ritrattato? Mi preme saperlo, perché la sua Morale in Germania è in gran
credito presso tutti, e sarebbe uno sconvolgimento, se ciò fosse vero.
Soggiunse, e disse: Mi diceva il mio Maestro, quello che dice Monsignor Liguori
nella sua Morale, seguitatelo, e seguitatelo a chiusi occhi, ed in tua
coscienza. Il vero si è, che Monsignore meglio ponderandola, come dissi, varie
opinioni aveva in seguito ritrattate; ma non ritrattò giammai il suo Sistema
Morale, nè mai alterò i suoi principj.
Ristampata in Roma
questa Moral Teologia nel 1767. contesta l'editore, che anche Extra Europam translatam, communique plausu
est recepta. Varj Sacerdoti della Missione di S. Vincenzo de Paoli
pervenuti dalle Indie in Napoli, ed in Roma, attestano che ivi è familiare tra
quei Ecclesiastici, e che specialmente in Goa va per le mani di tutti.
Anche nell'America non
vi è Morale che sia in maggior credito quanto questa del nostro Liguori. Il
medesimo Remondini contesta non essere poco lo spaccio, che se ne fa in quelle
parti.
Un Padre Francescano,
Postulatore in Roma per la causa del Venerabile Margillo, - 81 -
sentendo magnificare Alfonso per santità, e dottrina,
accertò il Padre D. Giuseppe Cardone, che nel Messico era in gran credito, ed
egli in maggior credito, per la sua santità; ed il Signor Maffei mi disse
essere così comune presso tutti, che anche si legge di sotto di noi, volendo
dire, tra gli Americani.
Non è che solo a'
particolari Confessori è di guida questa Morale per regolare le Anime, ma norma
è ancora a' Vescovi per ben dirigere se stessi, e le proprie Diocesi. Monsignor
Basta, Vescovo di Melfi, uomo dotto, e santo, dir solea: "Il Padre D.
Alfonso con questa sua Morale mi ha sconfitto il Giansenismo, avendo posto le
dottrine morali nel giusto lor peso, ed ha agevolato a noi Vescovi il governo
delle Anime".
Si sa di qual fondo di
sana dottrina era animato Monsignor Lupoli, Vescovo di Cerreto. Io non mi
fiderei, soleva egli dire, fare il Vescovo, se non avessi sul tavolino la
Morale di Monsignor Liguori, cogli Epitomi di Benedetto XIV. Monsignor
Pasquale, suo Antecessore, avendo ritrovato, che in Seminario ventilavasi lo
spirito di rigorismo, non ebbe ribrezzo interdir la lettura delle Opere, e
stabilirvi per controveleno la Morale di Alfonso.
Monsignor Minutoli, luminare
dell'Oratorio in Napoli, e già Vescovo di Mileto, ha sempre avuto una special
venerazione e per la persona, e per la dottrina di Alfonso. In tanti anni che
sono stato Confessore in Napoli, disse ai nostri, non ho saputo altra Morale,
che questa di Monsignor Liguori. Questa ho sostenuta in Napoli: questa voglio
si seguiti da' miei Confessori Diocesani, e con questa regolo la mia Diocesi.
Non può fallire, soggiunse, chi con questa si regola, perchè opera di un
Vescovo santo, pieno di Dio, e tutto zelo per la salvezza delle Anime.
Monsignor Ventitti,
Vescovo di Polignano, ringrazio Iddio, scrisse ad Alfonso, avendo avuto nel
1753. la sua Morale tra le mani, che l'abbia eletto ad illuminare colla sua
dottrina, ed edificare colla sua virtù, ed esempio la Santa Chiesa, ed
agevolare a noi Vescovi il governo delle poprie Diocesi.
Non può fare il Confessore, dir solea,
omettendo tanti altri, anche Monsignor Giacobini, Vescovo di Veroli, né può
regolare con sicurezza le Anime chi non ha per guida Monsignor Liguori. La sua
Morale è esente da ogni censura, nè vi è decisione che stabilita non sia sopra
sodi fondamenti. Si sa qual miracolo di dottrina era Monsignor Giacobini, e
qual luminare in materie canoniche.
Così tralascio gli
encomj di Monsignor Coppola, Vescovo di Castellammare, del Sabbatini, Vescovo
dell'Aquila, di Bergamo, Vescovo di Gaeta, di Mastrilli, e Zunica, Arcivescovi
di Acerenza, e Matera. Così dell'Eminentissimo Sersale, Acivescovo di Napoli, e
cento con - 82 -
questi di
merito non inferiori.
Vaglia però tra tutti
l'alta idea, che ne aveva di Alfonso, e della sua dottrina l'immortale
Benedetto XIV, prima da Cardinale, ed Arcivescovo di Bologna, e poi da Papa.
Questo, nella sua Opera de Synodo,
non altrimenti lo dinomina, facendo giustizia al suo merito, che Prudens Auctor, e ristampando
quest'Opera da Papa, si spiega nell'Indice, che cum laude citatus: cosa non fatta con altro Autore. Dedicandogli
Alfonso questa sua Morale, essendo Papa, tale compiacimento v'incontrò, e tale
stima di lui ne concepì, che non finiva magnificarne l'aggiustatezza nel
giudicare, e la di lui imparzialità per lo spirito di partito.
Se senso ha fatto nella
Morale di Monsignor Liguori la sua imparzialità, e l'ammirabile sua rettitudine
nel giudicare, fa peso ancora presso il Pubblico virtuoso la santità di sua
vita.
Mi scrive di Roma, e mi testifica il P.
Francesco Florentini Brunet, Vicario Generale de' PP. della Missione, che
visitando in Lovanio nel 1791 Monsignor Ludovico Carlo de Machault, Vescovo di
Amiens, averlo ritrovato, che ginocchioni leggeva questa Morale, e che in
vederlo proruppe in magnificare la santità di Monsignor Liguori, e le sue tante
Operea
Il Padre Foderari,
degnissimo Soggetto tra Filippini di Montelione, disse al nostro Padre Pappacena:
"Io adoro le sentenze di Monsignor Liguori, e marcio sicuro colla
coscienza: uomo che ha scritto colle ginocchia a terra, e con un Crocefisso
impiagato avanti gli occhi. Soggiunse, e disse: io studio questa Morale
ginocchioni per il profondo rispetto, che ho al suo santo Autore".
Sò, e già dissi, che
mancati non sono chi l'abbiano malmenata, ma chi! Avendo egli in mira
combattere i Giansenisti, questi e non altri sono stati i suoi Contraddittori.
Non fu contraddizione, ma rabbia. Vedendosi, che col viver suo esemplare anche
accreditava la dottrina, rodevansi, che un giorno glorificato non fosse su gli
Altari. In un congresso di Ecclesiastici impastati di simil farina, uno in
dignità tra gli altri, preghiamo Iddio,
disse, che non sia santificato, che va a terra la causa nostra. In una
religiosa adunanza, similmente investita dal
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medesimo
spirito, esclamare non si mancò: Se
questo si fa santo, noi siamo ruinati.
Un mezzo Prelato, che qui in Napoli
dogmatizzava, ritegno non ebbe di dire ad uno de' nostri: Io non ho mai avuto concetto della vostra Congregazione; né mai ho
capito come siasi potuto unire in Monsignor Liguori tanta pietà, con tanta
empietà di dottrina.
Così parlava; ma si sa, che non facendo conto di niuna legge,
come fellone a Dio, ed al Sovrano, spezzò anch'esso il capestro nel 1789. in
mezzo al Mercato di Napoli con altri felloni suoi pari. Tanto vuol dire esser
Giansenista, quanto esser Giacobino, cioè senza fede, e senza legge.
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Posizione Originale Nota - Libro IV, Cap.
XVI, pag. 82
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