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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • Libro 4
    • Cap. 16 Alfonso da l'ultimo contorno alla sua Teologia Morale: spaccio di questa; e sommo credito con cui vi fu ricevuta.
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Cap. 16

Alfonso da l'ultimo contorno alla sua Teologia Morale: spaccio di questa; e sommo credito con cui vi fu ricevuta.

 


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Avendo a cuore Alfonso la gloria di Dio, ed il bene delle Anime, non mancò sempre più contrappesare le sue opinioni morali, e sistemarle in conformità del Vangelo, e de' Canoni. Egli ebbe in orrore fino all'ultima vecchiaja il lasso Probabilista, ed il rigido Tuziorista.

"Ho scritto, così in una sua dichiarazione del 1773., contro gli Autori troppo benigni, per non vedere la Morale Cristiana allargata dalla smoderata libertà di opinare; ed ho scritto contro gli Autori troppo rigidi per non vedere illaqueate le coscienze, e poste le Anime per lo smoderato rigore in pericolo di perdersi. So, egli diceva, che l'uno e l'altro partito, perché mal soddisfatto, non mancherà censurarmi; ma io altro fine non mi ho prefisso, che la gloria di Dio, e la salvezza delle Anime. Testor Deum, così spiegasi nella medesima Opera, e chiama Iddio in testimonio, cujus honorem et Animarum salutem mihi proposui, quod quidquid scripserim, non ab aliqua possione impulsus, aut verbis aliquorum addictus, vel austeritati,


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aut benignitati nimis adhaerens, ad haec scribenda me induxi.

 

Odiava il lasso, ed aborriva il rigido. L'uno e l'altro partito ebbelo sempre in orrore. "Tanto è dire partito, diceva Alfonso, quanto passione, ed impegno. In questa materia, chi scrive, aver deve presente la gloria di Dio, ed il bene delle Anime, non già la gloria sua, e quella del partito. trattasi di peccato. Siccome non conviene sgravare le coscienze, ove il peccato è chiaro: così non bisogna aggravarle, ove la Legge non è certa".

 

Detestava soprattutto, come dissi, ed ebbe sempre in orrore il partito di Francia. "L'inferno, ei diceva, altro mezzo che questo non ha potuto trovare per ruinare la Chiesa, e le Anime. Questa peste di gente, vorrei sapere, diceva Alfonso, che bene ha fatto col suo rigorismo. Chiamano zelo ciò, che non è che proprio impegno. Gesù Cristo non ha mai inteso, che si zelasse il suo onore, e si aggravasse il giogo evangelico più di quello ch'esso ha preteso. Giansenisti col loro rigore, chi non vede, che rendono odioso Gesù Cristo, e la sua Legge".

 

Non davasi pace, e deploravalo amaramente, che anche non volendo, questo spirito di rigore si vedeva tra i sinceri Cattolici.

"Son persuaso, diceva, che professar non si voglia il Giansenismo, perché condannato dalla Chiesa; ma tanti e tanti illusi, sotto specie di pietà, e del primitivo spirito, se non sono Giansenisti di professione, lo sono in pratica. Questa è la Morale, che oggidì è di moda; ma fanno più danno alle Anime questi tali, che nol farebbero i più perfidi Giansenisti. Questi, perché sfacciati, si evitano: gli altri, anzi che evitarsi, si encomiano, perché non tenuti per tali. Il fatto si è, e dicevalo con amarezza di cuore, che questi se vogliono in altri questo spirito di rigore, nol vogliono in persona propria: segno patente della loro illusione. Gesù Cristo caepit facere, et docere; così operarono gli Apostoli; così tutti gli Uomini Apostolici: solo gli Eretici ostentano ciò che non sono, impongono, e non fanno".

 

Benedisse Iddio le rette intenzioni di Alfonso. Tal credito meritossi questa Morale presso le più culte Nazioni, che l'Europa n'è piena. Esso vivente non meno di sette copiose edizioni se ne videro fatte in Napoli, ed in Venezia; ed ora che scrivo, si conta la decima del Remondini. Spaccio se ne fa, come questi si spiega, non solo nell'Italia, ma nella Germania, in Polonia, nella Spagna, nel Portogallo, e ne' Svizzeri. Vedendosi lo smercio, anche ristampata si vide nelle Spagne.

 

Avendo Alfonso, come dissi, dato fuori l'Apologia del suo Sistema Morale, questa maggiormente accreditò l'Opera. Egli stesso mandandone copia in Palermo al P. Sapio Gerolimino, "Vi sono,


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gli scrisse, grandi richieste della mia Apologia da Roma, e dalle altre parti d'Italia: cosicché sarà necessario che la facci ristampare".

 

Non contento dell'Opera voluminosa, che ora va in Tomi tre colle stampe di Venezia, e che dedicò a Papa Benedetto XIV., volendo coadjuvare i novelli Confessori, la restrinse in Tometti tre in lingua Italiana. Fu tale l'applauso presso tutti nell'Italia, che di quest'Opera si videro più edizioni in Venezia, ed in Napoli; ed ora che scrivo è la decima di Bassano. Questa medesima Opera fu applaudita di da' Monti. Tradotta in Tedesco, oltre altre precedenti edizioni, ristampata si vide in Augusta nel 1772.

Monsignor Gutlier Confessore della nostra Sovrana in una sua de' 23. Marzo 1773. così ad Alfonso: Per sua consolazione gli fo sapere, che l'anno scorso hanno tradotto in Augusta in lingua Tedesca l'Opera sua intitolata: L'Ecclesiastico Istruito nella cura delle Anime; (cioè l'Istruzione a novelli Confessori) ed è stata ricevuta da tutti i più dotti con applauso; e piacere. Queste copie non tanto si videro fuori, che disparvero.

Il zelante e dotto Sacerdote Pietro Obladen nel 1774. ne intraprese un'altra ristampa. Giovanni Herz Cattedratico in Augusta, e Revisore non mancò condecorar l'Opera col seguente elogio. Libellum etc. a Reverendissimo,   et Zelosissimo D. Alfonso de' Liguori, Episcopo S. Agathae in Regno Neapolitano italice compositum,  et post iteratas in hac lingua editiones a R. D. Petro Obladen in linguam germanicam translatum, eo digniorem praelo censeo, quia iis, quibus cura Animarum incumbit, non solum multa saluberrima ad praxim, sed et quae ad ipsius Pastoris majorem perfectionem, et concreditarum ovium salutem conducunt, suppeditat.

Tale e tanto smercio vedendosi tra gli Oltramontani, volle il Remondini, che voltata si fosse in latino. Chiamò questa traduzione Alfonso: Homo Apostolicus.

 

Un Parroco, ed un Benedettino, ambedue dotti Fiorentini, essendosi incontrati all'Osteria di Terracina nell'ultimo Anno Santo, con Monsignor Pozzuoli, Vescovo di S. Agata, Canonico allora, e Penitenziere in Capua, usciti in discorso de' Corsi Morali, che usavansi in Firenze, tra di noi, dissero, è in istima, e va per le mani di tutti il vostro Liguori; né finivano encomiare la profondità della dottrina, l'aggiustatezza del pensare, e soprattutto l'imparzialità delle sentenze.

 

Essendo stato in Corsica il nostro Padre D. Angiolo Marsile, visitando un certo Monsignor Vicario, non sovvenendomi la Diocesi, meravigliossi, vedendo questa Morale sul suo tavolino. Non vi faccia meraviglia, disse Monsignor Vicario, questa Morale è l'unica di cui si fa uso in Corsica. Chi s'imbarca sopra questo legno, è sicuro di non naufragare. Non vi è spirito di partito; tutto è equità, e giustizia; odia il lasso, e mette in orrore il rigore. Un dotto Maestro Conventuale,


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ma riguardevole per gli suoi impieghi, era così preso per la saviezza di Alfonso, che venne quasi a posta da Corsica in Napoli, e da Napoli portossi in Nocera per consigliare a voce alcuni dubbj in materia morale.

 

Bologna, che a ragione fu detta, ed è l'interprete de' Canoni, non considera questa Morale, che come la più tuta tra tutte. In quale stima si abbia, osservasi specialmente ne' Casi Morali decisi da quel Clero così rispettabile in piena Congregazione. Passo passo si avvalgono, e non si appartono dal sentimento di Alfonso.

 

Sentendo in Messina un Maestro Domenicano malmenare questa Morale da un Pretazzolo, rivolgendosi al nostro P. Pappacena, vi vuol pazienza, disse, con certe persone, che niente vogliono studiare, e tutto sapere. Io da giovane ho sempre difeso contro i nostri, e contro gli esteri la Morale di Monsignor Liguori. Questa ho proposto a i nostri giovani, se desideravano riuscire buoni Confessori. Ho tenuto sempre, che nella regola de' costumi Iddio non avrebbe lasciato a se stesso uno de' suoi più fedeli Ministri.

 

In Francia, ove pose piede, come si sa, e stabilì la sua fede l'idolo Gianseniano, in Francia più che altrove questa Moral Teologia è in tal Credito, che stimasi come un compendio della più sana dottrina. Attestò a più persone qui in Napoli il P. Fra Alberto Lausias, emigrato Francese, Minor Riformato, essere in particolar stima, specialmente presso i Parrochi. Essendosi saputo, come dissi, che Claudio Nonnotte ricevuto aveva lettera di Alfonso, varj Letterati, che avevan letto quest'Opera, e che non erano del partito opposto, non mancarono congratularsi col medesimo, per esser stato onorato con sua lettera da un Prelato dottissimo, e santissimo.

 

Prelati, e Gesuiti Spagnuoli capitati in Roma, concordemente contestano, che nella Spagna l'unica Morale, che più di tutte è in voga, o che sostenuta lo è dai più classici Letterati, è questa. Anche i ristretti fatti da Alfonso in lingua italiana, tradotti si veggono in lingua spagnuola. Il Segretario del Cardinal Levizzano parlando di Alfonso coll'Avvocato D. Giacinto Amici disse, essere così in voga nella Spagna, ch'è comune presso tutti. Persona di riguardo anche disse in Roma al nostro Padre Mona: La santità, e dottrina di questo Servo di Dio rende sorprese nella Spagna le menti di ogni rango di persone.

 

In Polonia è così in credito questa Moral Teologia, che non vi è Parroco, che non l'abbia alla mano. Il Serenissimo Principe, e Vescovo di Plocko, Fratello del Re Stanislao Augusto, nella Pastorale al suo Clero nel 1775., come mi scrive di Warsavia il nostro P. Hofbaeur,


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inter Auctores Theologiae Moralis, prae caeteris enixe commendat opus Ven. Patris nostri.

 

grande è la stima che Alfonso con quest'Opera si ha meritato nella Germania, che vien tenuto da tutti come antemurale al Giansenismo, e come ristauratore nella Chiesa della Morale Evangelica. Penetrata in Vienna la notizia, che quì in Napoli erasi data alle stampe la di lui Vita, così a' 18. Ottobre 1800. Luigi Virginio, Rettore della Chiesa Italiana, al nostro P. Rettore Maggiore: non posso abbastanza lodare Iddio che sia finalmente comparsa alla luce la Vita di questo santo Prelato, scelto da Dio per rinnovare lo spirito apostolico, e per servire di antemurale contro il rigorismo, che minacciavagrande strage in tutta la Chiesa. Ne fu così preso, che chiese tre corpi della medesima Vita non ancora perfezionata.

 

Tale e tanto è il credito, che Alfonso ha presso i Tedeschi, ed altri dotti settentrionali, che come mi scrive il medesimo Signor Virginio, in varie parti dell'Alemagna Cattolica, essere questa Moral Teologia così conosciuta, e stimata, che anche in diverse Diocesi, verso la Serbia, e la Bosnia, sia stata adottata da' Vescovi per il libro di Teologia Morale, che seguir si deve da quei Ecclesiastici.

 

Un Sacerdote Tedesco, essendo venuto per veder Roma, e Napoli, non lasciò visitar in Nocera Alfonso, e consigliarlo in materie morali, tanto era la stima, con cui se ne parlava in Germania. Essendosi incontrato in Arce a capo di tempo col P. D. Bartolomeo Giordano, pieno di rammarico si fe' a dirgli: Sarà vero, che Monsignor Liguori siesi ritrattato? Mi preme saperlo, perché la sua Morale in Germania è in gran credito presso tutti, e sarebbe uno sconvolgimento, se ciò fosse vero. Soggiunse, e disse: Mi diceva il mio Maestro, quello che dice Monsignor Liguori nella sua Morale, seguitatelo, e seguitatelo a chiusi occhi, ed in tua coscienza. Il vero si è, che Monsignore meglio ponderandola, come dissi, varie opinioni aveva in seguito ritrattate; ma non ritrattò giammai il suo Sistema Morale, mai alterò i suoi principj.

 

Ristampata in Roma questa Moral Teologia nel 1767. contesta l'editore, che anche Extra Europam translatam, communique plausu est recepta. Varj Sacerdoti della Missione di S. Vincenzo de Paoli pervenuti dalle Indie in Napoli, ed in Roma, attestano che ivi è familiare tra quei Ecclesiastici, e che specialmente in Goa va per le mani di tutti.

Anche nell'America non vi è Morale che sia in maggior credito quanto questa del nostro Liguori. Il medesimo Remondini contesta non essere poco lo spaccio, che se ne fa in quelle parti.

Un Padre Francescano, Postulatore in Roma per la causa del Venerabile Margillo,


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sentendo magnificare Alfonso per santità, e dottrina, accertò il Padre D. Giuseppe Cardone, che nel Messico era in gran credito, ed egli in maggior credito, per la sua santità; ed il Signor Maffei mi disse essere così comune presso tutti, che anche si legge di sotto di noi, volendo dire, tra gli Americani.

 

Non è che solo a' particolari Confessori è di guida questa Morale per regolare le Anime, ma norma è ancora a' Vescovi per ben dirigere se stessi, e le proprie Diocesi. Monsignor Basta, Vescovo di Melfi, uomo dotto, e santo, dir solea: "Il Padre D. Alfonso con questa sua Morale mi ha sconfitto il Giansenismo, avendo posto le dottrine morali nel giusto lor peso, ed ha agevolato a noi Vescovi il governo delle Anime".

 

Si sa di qual fondo di sana dottrina era animato Monsignor Lupoli, Vescovo di Cerreto. Io non mi fiderei, soleva egli dire, fare il Vescovo, se non avessi sul tavolino la Morale di Monsignor Liguori, cogli Epitomi di Benedetto XIV. Monsignor Pasquale, suo Antecessore, avendo ritrovato, che in Seminario ventilavasi lo spirito di rigorismo, non ebbe ribrezzo interdir la lettura delle Opere, e stabilirvi per controveleno la Morale di Alfonso.

 

Monsignor Minutoli, luminare dell'Oratorio in Napoli, e già Vescovo di Mileto, ha sempre avuto una special venerazione e per la persona, e per la dottrina di Alfonso. In tanti anni che sono stato Confessore in Napoli, disse ai nostri, non ho saputo altra Morale, che questa di Monsignor Liguori. Questa ho sostenuta in Napoli: questa voglio si seguiti da' miei Confessori Diocesani, e con questa regolo la mia Diocesi. Non può fallire, soggiunse, chi con questa si regola, perchè opera di un Vescovo santo, pieno di Dio, e tutto zelo per la salvezza delle Anime.

 

Monsignor Ventitti, Vescovo di Polignano, ringrazio Iddio, scrisse ad Alfonso, avendo avuto nel 1753. la sua Morale tra le mani, che l'abbia eletto ad illuminare colla sua dottrina, ed edificare colla sua virtù, ed esempio la Santa Chiesa, ed agevolare a noi Vescovi il governo delle poprie Diocesi.

 

 Non può fare il Confessore, dir solea, omettendo tanti altri, anche Monsignor Giacobini, Vescovo di Veroli, né può regolare con sicurezza le Anime chi non ha per guida Monsignor Liguori. La sua Morale è esente da ogni censura, vi è decisione che stabilita non sia sopra sodi fondamenti. Si sa qual miracolo di dottrina era Monsignor Giacobini, e qual luminare in materie canoniche.

 

Così tralascio gli encomj di Monsignor Coppola, Vescovo di Castellammare, del Sabbatini, Vescovo dell'Aquila, di Bergamo, Vescovo di Gaeta, di Mastrilli, e Zunica, Arcivescovi di Acerenza, e Matera. Così dell'Eminentissimo Sersale, Acivescovo di Napoli, e cento con


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questi di merito non inferiori.

Vaglia però tra tutti l'alta idea, che ne aveva di Alfonso, e della sua dottrina l'immortale Benedetto XIV, prima da Cardinale, ed Arcivescovo di Bologna, e poi da Papa. Questo, nella sua Opera de Synodo, non altrimenti lo dinomina, facendo giustizia al suo merito, che Prudens Auctor, e ristampando quest'Opera da Papa, si spiega nell'Indice, che cum laude citatus: cosa non fatta con altro Autore. Dedicandogli Alfonso questa sua Morale, essendo Papa, tale compiacimento v'incontrò, e tale stima di lui ne concepì, che non finiva magnificarne l'aggiustatezza nel giudicare, e la di lui imparzialità per lo spirito di partito.

 

Se senso ha fatto nella Morale di Monsignor Liguori la sua imparzialità, e l'ammirabile sua rettitudine nel giudicare, fa peso ancora presso il Pubblico virtuoso la santità di sua vita.

 Mi scrive di Roma, e mi testifica il P. Francesco Florentini Brunet, Vicario Generale de' PP. della Missione, che visitando in Lovanio nel 1791 Monsignor Ludovico Carlo de Machault, Vescovo di Amiens, averlo ritrovato, che ginocchioni leggeva questa Morale, e che in vederlo proruppe in magnificare la santità di Monsignor Liguori, e le sue tante Operea

Il Padre Foderari, degnissimo Soggetto tra Filippini di Montelione, disse al nostro Padre Pappacena: "Io adoro le sentenze di Monsignor Liguori, e marcio sicuro colla coscienza: uomo che ha scritto colle ginocchia a terra, e con un Crocefisso impiagato avanti gli occhi. Soggiunse, e disse: io studio questa Morale ginocchioni per il profondo rispetto, che ho al suo santo Autore".

 

, e già dissi, che mancati non sono chi l'abbiano malmenata, ma chi! Avendo egli in mira combattere i Giansenisti, questi e non altri sono stati i suoi Contraddittori. Non fu contraddizione, ma rabbia. Vedendosi, che col viver suo esemplare anche accreditava la dottrina, rodevansi, che un giorno glorificato non fosse su gli Altari. In un congresso di Ecclesiastici impastati di simil farina, uno in dignità tra gli altri, preghiamo Iddio, disse, che non sia santificato, che va a terra la causa nostra. In una religiosa adunanza, similmente investita dal 


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medesimo spirito, esclamare non si mancò: Se questo si fa santo, noi siamo ruinati.

 

Un mezzo Prelato, che qui in Napoli dogmatizzava, ritegno non ebbe di dire ad uno de' nostri: Io non ho mai avuto concetto della vostra Congregazione; né mai ho capito come siasi potuto unire in Monsignor Liguori tanta pietà, con tanta empietà di dottrina.

Così parlava; ma si  sa, che non facendo conto di niuna legge, come fellone a Dio, ed al Sovrano, spezzò anch'esso il capestro nel 1789. in mezzo al Mercato di Napoli con altri felloni suoi pari. Tanto vuol dire esser Giansenista, quanto esser Giacobino, cioè senza fede, e senza legge.

 

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Posizione Originale Nota - Libro IV, Cap. XVI, pag. 82

 




a Ego infra scriptum Vicarius Generalis Congregationis Missionis, omnibus, quorum interest testificor, me cum Lovanii essem anno 1791. quadam die adiisse et invisisse Illustrissimus ac Reverendissimus D. Dominum Ludovicum de Machault, Episcopum Ambianensem, qui tum commo abatur in Collegio magno ejusdem urbis Lovaniensis, invenisseque me praefatum D. Dominum Antistem legentem Opera Moralia Ven. Alphonsi de Liguori, et quidem quantum meminisse possum, ingeniculatum; eumdemque Praesulem in laudes et Operum, et persone praedicti Ven. de Liguori erupisse. Quorum in fidem dictuns testimonium hac die nona Octobris 1802. In Aedibus Congregationis Missionis Montis Citatorii Romae subscripti. = Franciscus Florentinus Brunet Congregationis Missionis Sacerdos.






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