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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • Libro 4
    • cap. 41 Ferma fiducia, e sentimento comune de' Vescovi, e di altre persone di riguardo, volendosi Alfonso di certo in Cielo, seguita la sua morte.
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cap. 41

Ferma fiducia, e sentimento comune de' Vescovi, e di altre persone di riguardo, volendosi Alfonso di certo in Cielo, seguita la sua morte.

 


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Sparsa la voce della morte di Alfonso, tanti e tanti Vescovi non furono a condolersi, ma a rallegrarsi coi nostri, per aversi presso Dio un comun Protettore, anzi facendo eco all'innocente fanciullo Giuseppe Maria Fusco, tutti di consenso lo vollero certo in Cielo. "Non mi cade dubbio, ed ho tutta la ferma certezza che goda Iddio, così Monsignor Sanfelice riscontrato di esser morto. Gesù Cristo ha detto: chi glorificherà me, io glorificherò lui; e qual uomo si è veduto così impegnato per la gloria di Gesù Cristo, come Monsignor Liguori? Senza dubbio dobbiamo aver per certo, che Gesù Cristo lo abbia subito accolto in Cielo, e glorificato".

 

"Sono nella sicura prevenzione, così Monsignor Aprile, Vescovo di Melfi, che la sua bell'Anima abbia accresciuto il numero degli Eletti. Egli fu un vero modello di soda pietà, e di esemplarissima vita, ed ha cercato sempre giovare al prossimo; ma tale giovamento si estende anche alla tarda posterità, e coi suoi scritti, e per mezzo de' suoi degnissimi figli".

 

Bastantemente è conosciuto e per pietà, e per dottrina Monsignor Cervone, Vescovo dell'Aquila. Scrivendo al P. Villani, così si spiega:


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"Da questo Signor D. Pasquale dell'Acqua, Fiscale di questo Regio Tribunale, seppi il fine della santa, e gloriosa carriera di Monsignor Liguori, e dalla sua ho rilevato le circostanze del felice suo transito. Io non fo dubbio, che sia stato accolto in seno a Dio, e che goda la pienezza di ogni bene in premio dell'Apostolico Ministero, virtuosamente da lui disimpegnato collo spirito, colla lingua, colla penna, e colle sante operazioni. Anziché piangere, sembra, che convenga festeggiare con replicati Alleluja il passaggio, che ha fatto dalla terra al Cielo, dalla via al termine, e dal paese della menzogna, e della miseria, al regno della verità, e della beatitudine".

 

In questa fiducia lo fu anche Monsignor Sambiase, Arcivescovo di Conza. "Il Signore, così egli, l'ha voluto alla sua gloria, che dobbiamo sperare aversi meritata coll'esemplarità della vita, e con una santa condotta costantemente tenuta per lungo corso di anni".

 

Monsignor D. Francesco Sanseverino, Arcivescovo di Palermo, e Morreale, fatto inteso della morte di Alfonso dal P. Villani, e pregato de' suffragj. "Ditela un po' meglio, rescrisse: Noi abbiamo bisogno, che il santo nostro Monsignore, che sicuramente ha riportato il premio delle indefesse sue fatighe in beneficio delle Anime, e delle sue rare, e luminose virtù, ed ora sta godendo la faccia di Dio, che preghi Iddio per noi. Io ne spero molto, perché mi amò sempre; e confido, che mi abbia ad impetrare da Dio un sincero ravvedimento, e che una volta riformi la mia vita".
"Il Signore ha glorificato, così in un altra sua, il santo nostro Monsignore, che pregherà per noi".

Avendo sentito i prodigj che operava, rescrisse: "Sempre più vi ringrazio delle notizie, che mi continuate, riguardo al nostro santo Monsignore. Confido, che il Signore lo abbia a glorificare. Una cosa, che l'appartiene, conservatela anche per me. Il foglio l'ho fatto girare per i miei Monasteri, e per la Città tutta, dove è stato sempre in concetto di santo".

 

Somma venerazione aveva per Monsignor Liguori l'Eminentissimo Banditi, Arcivescovo di Benevento. "Sensibilissima mi è stata, così egli, l'infausta notizia della perdita del fu Monsignor Liguori, Soggetto degno di eterna memoria, e per la santità, e per la dottrina; ed io che ne aveva tutta la venerazione, ne provo un sommo dispiacere. Spero che il Signore lo abbia già nel numero de' suoi più cari, e che dal Paradiso abbia ad influire a pro di noi, e della Congregazione. "

 Riscontrato delle circostanze della morte, così con altra sua: "Le circostanze della preziosa morte di Monsignor Liguori mi hanno colmato di particolar tenerezza, rilevando a chiari argomenti la glorificazione del Signore nel suo Servo per li prodigj, che sono seguiti, e seguono. Ho avuto la consolazione di sentire le lodi del defonto,


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che ogni ceto di persone fa al medesimo, con ricordare le virtuose di lui azioni. So che in Napoli se ne parla con encomj: ed i funerali quì seguiti hanno richiamato il numeroso popolo a dar lodi a Dio nel suo Servo".

 

Particolar divoto di Alfonso fu Monsignor Coppola, Vescovo di Cassano. "Io ne ho inteso un giubilo grande, così scrisse al P. Villani, sentendone i prodigj, avendolo avuto per singolar padrone, e cordiale amico in vita, ed ora, che mi ci raccomando, spero averlo mio Avvocato in Paradiso, acciò m'impetri dal Signore la grazia, che sicuramente sta godendo, di salvarmi l'Anima, ed è quello, che solo desidero".

 

Non altrimente la sente Monsignor Santoro, Vescovo di Polignano. "La vita passata da Monsignor Liguori, in se stessa irreprensibile, per quanto possiamo giudicare, e sempre laboriosa pel servizio di Dio, e per la salute del prossimo, ci consola. Speriamo, che lo stesso Iddio, per sua misericordia, lo voglia glorificare anche in faccia al mondo in questi tempi  specialmente, che la Chiesa bersagliata per tutto dal mal costume, dall'ambizione, e dalla miscredenza, sembra aver bisogno della di lui visibile assistenza".

 

Giusto estimatore delle virtù di Alfonso fu Monsignor Lopez, allora Vescovo di Nola, e di poi Arcivescovo di Palermo, e Viceré in Sicilia. "Da sensibilissimo dolore, così egli al P. Villani, è stato penetrato l'animo mio nella funesta notizia della morte di Monsignor Liguori, la di cui perdita, quanto per cotesta Venerabile Congregazione, altrettanto è riuscita per me amara, e dolorosa. Se ella piange in lui un Padre e Fondatore, io compiango un Soggetto rispettabilissimo, e per santità, e per dottrina. Viene non però temperata l'acerbità di tal dolore dalla ferma speranza, che abbia Iddio in Cielo coronato le sua virtù, e che ivi faccia per noi da fervoroso Intercessore".

 

Bastantemente era nota anche a Monsignor Sanseverino, Confessore del Re, la vita santa di Alfonso. Quest'uomo così illuminato, come a tutti è noto; "E' vero, ei dice, che cotesta Congregazione sia restata priva della presenza di Monsignor Liguori, che è passato al mondo di , ma non già della di lui protezione. La di lui Anima santa è certamente nel Regno della gloria, ove particolare, e più potente protezione avrà di noi, e della sua Congregazione".

 

In questa ferma certezza, che Alfonso godesse in Cielo la gloria de' Beati, lo fu parimente Monsignor Amato, Vescovo di Lacedogna. "Mi affliggo, ei scrisse, rilevando la perdita dell'Anima santa del nostro Monsignor Liguori; e soltanto ritraggo sollievo dalla ferma fiducia, e quasi certezza, che ora ritrovasi nella Padria celeste, e gode


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l'eterna gloria". In un altra degli 8. Agosto: "Rilevo con mia somma amarezza la perdita fatta da ciascun di noi del nostro santo benefattore, Monsignor Liguori, quantunque sono nella ferma fiducia, che la di lui Anima benedetta sia già nel Cielo, e che goda quell'eterna gloria, ben meritata coll'eccelse sue virtù".

Ringraziato Monsignor Amato de' solenni funerali celebrati nella sua Cattedrale, rescrisse a' 22. Settembre. "Altro non ho preteso, che adempiere a' miei precisi doveri, con accompagnare l'Anima santa del nostro benedetto Prelato di S. Chiesa, il prodigioso Monsignor Liguori coll'esequie, e funerali celebrati nel settimo giorno del di lui felice passaggio in questa mia Chiesa Cattedrale, quantunque di ciò bisogno non aveva, per la ferma fiducia, che spirito abbia l'Anima benedetta nelle mani del nostro Divin Redentore; e, con tutto ciò, stimai mia obbligazione unir a tal officio la celebrazione di molti Sacrificj, per soddisfare in parte alle mie strettissime obbligazioni, quali continuo a professare".

 

Monsignor Bonaventura, Vescovo di Nusco, fu così preso dalla santità di Alfonso, che poco mancò e nol mettesse sull'altare. Avendo inteso i patenti prodigj, e che Iddio vedevasi in esso glorificato, "Mi sono animato, rescrisse, maggiormente a confidare nella sua potente mediazione, ed invocarlo ne' miei bisogni spirituali. Sin dal punto, che ebbi la sua figura, me la posi sul petto, e voglio in ogni conto la reliquia promessami, che potrebbe acchiudere nella lettera medesima: Mirabilis Deus in Sanctis suis.

In un altra sua de' 16. Agosto, così si spiega: "Quale è stata la sua edificante vita, tale è stato il suo beato fine. Ecco finiti gli stenti i travagli, i sudori; ed ha mietuto per una eternità quello che ha seminato in pochi periodi di vita mortale. Sono io pazzo a non imitarlo. Iddio in mezzo alle maggiori corruzioni, in cui si trova il presente secolo, ha de' suoi veri adoratori. Vorrei la grazia di avere qualche reliquia per sollievo del mio povero afflittissimo spirito". Ringraziando per il pezzetto di mantellone, e della veste, che ricevuto aveva, "io lo porto, disse sul mio petto, con somma mia divozione; e spero per la di lui mediazione, ed intercessione, ogni grazia, e sollievo dalla misericordia di Dio alla mia estrema miseria. Ora ha in Cielo la sua rispettabile Congregazione un gran Protettore, specialmente nella presente universale corruttela".

 

Essendo stato riscontrato, di esser Alfonso prossimo alla morte, Monsignor Puoti, Arcivescovo di Amalfi, avanzandoci lettera a' 31. Luglio così si spiega: "La notizia dello stato, in cui ritrovasi il nostro veneratissimo Monsignor Liguori, siccome per una parte mi è riuscita di somma afflizione per la perdita che fa la Chiesa militante


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di un sì degno Soggetto; così per l'altra mi è stata di consolazione, sentendolo prossimo, per sua rassegnazione, ad andare a raccogliere il frutto delle sue ben molte fatighe. Avrei desiderato trovarmi presente ad un sì felice passaggio, se la malagevolezza del viaggio, e la stagione corrente me l'avessero permesso, per vedere co' proprj occhi come muore il giusto, ed animarmi ad imitarlo. Spero, che andando a godere la bella faccia di Dio, per la somma bontà, che sempre ha avuta per me, mi voglia impetrare il di lui duplicato spirito per ben adempiere al mio laborioso, e difficile Ministero, e per terminare i miei giorni nella pace del Signore".

 

"Con sommo mio dispiacere, così Monsignor Zunica, Arcivescovo di Matera, ho inteso la perdita fatta di Monsignor nostro; ma dobbiamo ringraziare l'Altissimo di avercelo fatto godere per tanti anni, sperando che voglia ora dal Cielo favorirci assai più di quello, che ha fatto in terra. Ho ricevuto da Napoli le sue Immagini. In vederle mi sono intenerito, e spero, che voglia pregare Dio per me, giacchè io, per ubbidire a lui, accettai questa carica".

 

Non è Vescovo il P. D. Antonio d'Agostino, Expreposito Generale de' Pii Operarj, degno bensì della Mitra, e del Cappello. Questi non altrimente lo considera, che come suo Avvocato, e Protettore in Cielo: "La sua morte, così egli, ha corrisposto alla sua santa vita. Tale è stato sempre il mio sentimento. Mi dispiace essersi perduto in terra un Avvocato presso Dio; ma mi consolai, e mi consolo essersi guadagnato un Protettore in Paradiso. In tale stima l'ho tenuto sempre, e per tale l'hanno stimato tutti li Soggetti della mia Congregazione.
Mi comandate, scrisse al P. Villani, raccomandarlo, e farlo raccomandare al Signore: potevate dire piuttosto, ricorrere al medesimo, che interceda per me presso Dio, e per la mia Congregazione, che siccome in vita ci ha amati, così continui a favorirci presso Dio. Ricorrerò perciò in tutti li bisogni, e son sicuro, che m'impetrerà da Dio, in virtù de' suoi meriti, quanto mi occorrerà".

 

Non altrimente la sentivano altre persone rispettabili. "Troppo ben comprendo l'afflizione, e troppo sensibile di V. R., e di tutta la Congregazione, così al Padre Villani D. Niccolò Robertis, Arcidiacono di S. Agata, e Vicario Capitolare, ma abbiamo tutti giusto motivo di consolarci, per aver sicuramente acquistato un nuovo Protettore in Cielo, così per la Congregazione da esso fondata, ed amata, che per questa Diocesi, che per tredici anni l'ha avuto per suo amantissimo Pastore".

 

"Se mi è stata di somma pena, così D. Saverio Saggese, Arciprete di Foggia, ed indi Vescovo di Montepoloso, la funesta notizia della perdita che ha fatta la Chiesa militante di Monsignor Liguori;


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così m'è riuscita di somma consolazione, che dopo le tante, e poi tante fatighe, sudori, e pene sofferte per amor di Dio, e del prossimo, la di lui beatissima Anima volata se ne sia agli eterni riposi. Son sicuro, che siccome è stato pieno di carità, essendo viatore; così ci farà sperimentare molto più dal Cielo, come comprensore, gli effetti della di lui valevole intercessione".

Era così sicuro di vederlo glorificato con segni, e prodigj, che soggiunge: "Sto con anzietà attendendo riscontro de' varj prodigj, che il Signore si compiacerà operare per i di lui meriti. La virtù, che risplendeva in Monsignor Liguori, è la maggior pruova della di lui santità".

 

"Le tante ripruove della bontà di sua vita, e la fiducia che abbiamo di aver fatto acquisto di un efficace Intercessore nel Cielo, così a' 3. di Agosto il P. D. Francesco Maffei, Superiore in Napoli della Sagra Famiglia, debbono essere bastanti motivi di consolazione più tosto, che di rammarico. Celebrerò li funerali, benché credo fermamente, che porge egli all'Altissimo preghiere per tutti noi, anziché noi a pro di lui".

 

Una volta fu in Napoli, e fu apposta per ossequiarlo di persona in Arienzo, il Canonico D. Domenico Spoto, Ciandro di Girgenti in Sicilia. "Mi sono consolato, ei dice, e lo credo fermamente, che da questo mondo sia passato a godere Iddio nella beata eternità; né mi fa meraviglia il sentire, che il Signore ha cominciato a manifestare con molti fatti miracolosi la santità della sua vita, non meno nel corso dell'infermità, che dopo la sua morte; e son sicuro che ne verranno appresso de' più strepitosi".

 

Non voglio ommettere anche i sensi della Fondatrice del Venerabile Monistero del Santissimo Redentore della Città di S. Agata. Si sa da tutti la gran santità che godeva questa Religiosa. Avendo inteso che Alfonso stava male. "Tale perdita, così ella ci scrisse, reca a tutti un dolore universale, perché si leva dal mondo un vero santo, che colle sole sue orazioni ci conservava, e che il Signore per le sue preghiere, sono di certo che non ha scaricato sopra di noi peccatori li fulmini del suo giusto sdegno.

Se lo perderemo qui in terra, l'acquisteremo Protettore in Cielo, ove perfezionandosi la carità, sarà nostro perpetuo Avvocato".

Avendo inteso la morte, rescrisse: "La dolorosa notizia del passaggio all'eternità del nostro comun Padre ha fatto diversi effetti nella mia Anima: di pena per la gran perdita che ne ha fatto il mondo: di gioja per la pia, e certa fermezza, che il Cielo ne ha fatto acquisto, in dove farà certamente il nostro Avvocato".




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