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cap. 43
Maggior stima, in cui Alfonso fu presso gli stranieri
anche per la sua santità, e dottrina.
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Non saprei, se fu più
in istima Alfonso Liguori per santità, e dottrina presso gli esteri, che presso
noi Napoletani. Grande, non v'ha dubbio, fu l'idea, che di lui si ebbe tra di
noi, ma maggiore è quella, e non dubito asserirlo, che egli si meritò
all'infuori di noi.
Gli Autori del
Dizionario Istorico degli Uomini Illustri, stampato in Venezia nel 1796, così
scrivono: "Monsignor Liguori fu un uomo Apostolico, un perfetto
Ecclesiastico, un modello di santità, e di dottrina a' Vescovi, ed uno de' più
forti sostenitori della sana, e pratica Morale. Molto egli operò per la propria
santificazione, e per quella degli altri. Penetrato dalla grandezza di Dio, non
potea nascondere lo spirito, che lo dominava; né si potea vederlo, senza
sentirsi commosso ad amare la virtù. Scrisse più libri pe' dotti, e per
gl'ignoranti; per gli Secolari, per gli Religiosi, e per gli Claustrali; per li
Seminarj, e pe' Vescovi; per gl'Increduli, ed insino pe' Regnanti. Che se in
molte di esse non si trovano metafore piacevoli, descrizioni fiorite, ritratti
vivi, cadenze armoniose, vi si trovano però le massime evangeliche maneggiate
in modo istruttivo ed insinuante".
"Il Liguori aveva
uno spirito fervido. L'amor di Dio lo accendeva. I suoi libri, in cui vien
epilogata la più soda Morale, e cristiana, sono ripieni di questo sentimento.
La Religione vi comparisce con quelle attrattive, che le presta un cuore
eloquente, penetrato, - 231 -
ed
investito della sua verità, e della sua grandezza. Nulla ha sulla penna, che
non gli resta intimamente dal cuore. La pietà finalmente de' sentimenti, che vi
riluce da per tutto, forma il più vero carattere, ed il più giusto elogio
dell'innocenza di sua vita, dell'istancabile suo zelo, e delle rare sue
virtù".
Avendo i Compilatori
accennato le sue Opere, parlando della Morale da esso pubblicata, soggiungono:
"Corresse il Liguori in quest'Opera quelle poche rilassatezze, le quali,
per la condizione de' tempi, erano nel Busembaum;
e preferendolo ad ogni altro Teologo pel metodo che, a dir vero, è
incomparabile, non giurò in ogni sentenza di lui; ma a' decreti de' Sommi
Pontefici, ed alle più ricevute sentenze avendo riguardo, l'ampliò, e
riformò... Quest'Opera fondata su i principj probabilistici, e ad uso della
fiorita sua ecclesiastica Congregazione, fu dedicata al gran Pontefice
Benedetto XIV... e riportò in seguito le lodi delle disappassionate, assennate,
e circospette persone".
Ommettendo altre
particolarità rispetto alle tante sue Opere, e specialmente per la Morale,
conchiudono: "La memoria di un tanto uomo, che col moltiplice suo sapere,
coll'Apostolico suo zelo, e colla santità de' suoi costumi, si rese sì
benemerito della sua Padria, della sua Diocesi, della Letteratura, dell'Italia,
e della Chiesa, viverà sempre immortale in quella de' posteri".
Non è meno in
benedizione Alfonso in tutta la Sicilia. Vaglia per molti l'elogio, che ne fa
il celebre Missionario Siciliano D. Mercurio Maria Teresi, oggi degnissimo
Arcivescovo di Morreale.a
"Egli è stato,
così il Teresi, uno degli Eroi più singolari del nostro secolo e per la
dottrina, e per la santità della vita. Egli è stato un Sacerdote secondo il
cuore di Dio; Egli è un uomo veramente Apostolico; egli un Dottore di sana
dottrina; egli un Padre ottimo di tanti ottimi figli; egli un Vescovo al
disegno di Dio. Lo spirito del sacro Ministero è stato lo spirito regolatore di
sua condotta. Spirito, io dico, di orazione, e di gemito; spirito di fatiga, e
di zelo; spirito di scienza, e di pietà.
Egli è vissuto innamoratissimo di Gesù Cristo. Il suo amore fu sodo, sodissimo.
Gli scritti suoi pieni di unzione sono pruove manifeste del suo cuore
infiammato per Gesù Cristo; ma la pruova più grande, e sincera è quella
imitazione, che in lui si vide costantemente di questo Divino Esemplare. Chi lo
conobbe, chi trattò con lui, vide in lui una copia luminosa di Gesù Cristo.
Monsignor Liguori è stato un uomo tutto di Dio, e del prossimo; un uomo santo,
e dotto; uno de' principali amatori di Gesù Cristo in - 232 -
questo secolo; ed uno de' più celebri promotori, e
coi scritti, e colle virtù, delle Grandezze di Gesù Cristo".
Non contento di questo,
ove parla Monsignor Teresi in altra sua Opera b della
moderazione, ed uso da farsi delle rendite de' Beneficj, scrive: Id abunde praestitit, ut de caeteris sileam,
pientissimus Alphonsus Ligorio, Congregationis Clericorum Saecularium
Sanctissimi Redemptoris Institutor inclitus, nostrorum temporum Apostolus, sani
judicii, sanae que doctrinae Teologus, Scriptor utilissimus, Episcopus S.
Agatha Gothorum vere maximus in salutem electorum Dei.
Accoppiando collo zelo
santità e dottrina, ommettere non può il Teresi la povertà in cui visse,
l'austerità della sua vita, e quell'ardente carità, che egli ebbe per i poveri: Studeas Episcopum nobilitate, fide, gratia,
et auctoritate longe praecellentissimum. Totus
cubiculi apparatus idem illi, quem quondam Eliseo Sunamitis instruxit: lectus,
et mensa, et sella, et candelabrum. Mensa illi perparca, ut nihil ei detrahi
potuerit, quin necessario victui fuisset detractum; nullo, nec quidem immodico
apparatu, nullo pene famulitio contentus; incredibili largitate proventus suos
in pauperes suos erogavit; interiores vestes, et lectum, quo indormiebat,
stragula semper ex suae Congregationis habuit praescripto. Vir vitae
austerioris perpetuus cultor; vir, qui omnia fere sibi negavit, quo in egenos,
piasque causas profunderet. Qui hinc sibi gloriam, hinc gaudium, hinc opes
cumulatissimas affluere sentiret, gauderetque, si in sua dignitate, inque sua
natalium praestantia frugalem, modestamque vitam ageret, suaeque fructibus
parcimoniae Christi pauperes recrearet.
Emanuele Maria de'
Ituriaga, dotto Spagnuolo, e Teologo di Monsignor de Comitibus, Vescovo di
Fano, non altrimenti chiama Alfonso nelle sue Dissertazioni Morali, che Doctus Ligorius; ed unendo santità, e
doctrina così conchiude un altro caso: Ut
scite monet doctrina, et pietate conspicuus vir Illustrissimus Alphonsus de
Ligorio.
Luigi Antonio
Locatelli, Prevosto dell'insigne Collegiata di S. Maria Maggiore di Bologna,
ove parla nell'Opera dell'Età della Chiesa, e propriamente del secolo XVIII:
"Conchiuderò, ei dice, gli Scrittori di quest'ultimo Secolo col nome
sempre glorioso di Monsignor Alfonso Ligorio, Vescovo di S. Agata de' Goti.
Questo degno Prelato ha dato in luce moltissimi volumi di Opere tutte sagre, e
tutte spettanti al Ministero Ecclesiastico. In ognuna di queste si vede di qual
zelo, e virtù sia egli fornito per la gloria di Dio, e per il bene - 233 -
de' suoi prossimi.
Auguro, e ben di cuore prego il Signore di lungamente conservarlo in vita, per
vantaggio spirituale della Cattolica sua Chiesa".
Essendosi vociferato in
Pavia la morte di Alfonso, così mi scrive a' dodeci Febraro 1788. D. Florida
Petra, Exreligiosa Benedettina, sorella del General Petra quì al servizio del
nostro Sovrano. "Con dispiacere intendo verificata la notizia, qui sparsa
nella Città di Pavia, del passaggio da questa a miglior vita di Monsignor
Liguori, per la privazione fatta di un tanto Soggetto, non tanto per la di lui
pietà, quanto per il profitto spirituale, che ne riportava il mondo cattolico
dai di lui scritti, ne' quali a chiare note si legge la grande Anima ch'egli
era, e quanto impegnatissimo per la comune salute. Ci assicuriamo però, che
maggiore sarà l'impegno, e suo patrocinio a nostro vantaggio nella gloria, che
sicuramente gode in Cielo".
Onore della Nazione
Napoletana lo chiama, in una sua al P. Francesco Colangiolo dell'Oratorio di
Napoli, il P. Antonio Orietti di quello di Lodi nel Milanese. "Con ansia,
ei scrive, voglio sapere quali Opere nuove del gran Vescovo si ristampano, e se
l'ammirabile sua Vita sia uscita, perché qui da tutti si desidera, come
miracolo di santità, e dottrina".
Il famoso Missionario
Apostolico, Giuseppe Luigi di S. Caterina, in una sua da Jesi de' venticinque
Dicembre 1796. al nostro P. Rettore Maggiore: "Egli è stato, scrive, vero
successore degli Apostoli in questi ultimi tempi così calamitosi. Ho tenuto
come tengo di certo, che il Ven. Monsignor Liguori, per le sue eroiche virtù,
quanto prima si vedrà sull'altare. Nelle malattie di varj infermi ho sempre
insinuato raccomandarsi al medesimo: e l'invocarlo, e riceverne la grazia è
stato lo stesso".
Avendo interposto in
Roma il nostro P. Cajano l'Abbate D. Marcantonio Amati, per ottenerci alcuni
Privilegj, così rescrisse: "Meglio sarebbe, se Monsignor Liguori scrivesse
a Monsignor Macedonio, che se sarà per farlo a riguardo mio, molto più lo farà
a contemplazione di Monsignor Liguori, praeditus
magnis in Ecclesia meritis".
Quale e quanta fosse la
stima, che per la sua santità, e dottrina Alfonso godeva nell'Italia,
rileviamolo da questo. Essendo morto a D. Ercole Liguori, di lui fratello, uno
de' gemelli, chiamato Alfonso; e troppo solenni essendosi fatti i funerali
nella Chiesa di Montecalvario, di altro in Napoli non si parlava, che di questa
pompa.
Il Gazzettiere, credendo morto Monsignor Liguori, lo pose ne' suoi fogli.
Pervenuta in Lucca questa notizia, non mancarono i rispettabili Canonici di
quella Cattedrale, tanta era la venerazione, che per lui si aveva, di fargli,
come portavano i fogli, un solenne funerale, come benemerito della Chiesa, - 234 -
e dell'Europa tutta.
Alfonso ne restò confuso; né mancò ringraziarne quel rispettabilissimo Capitolo
di tanta bontà per esso avuta.
In quale idea di
santità, e dottrina egli sia Alfonso tra i Polacchi, e Tedeschi, bastantemente
si è rilevato ne' Capitoli XVI, e XVII: ma ommettere non posso altri
rispettabili personaggi, che al suo merito non mancarono far giustizia. Pietro
Obladen, uomo insigne, e così noto tra i Tedeschi, è stato nel Settentrione,
come il Panegirista di Monsignor Liguori. Oltre degli altri elogj già fatti,
così si spiega: Reverendissimi Ligorii
Opera Spiritu Dei plena per plures eorum versiones, imo et reimpressiones in
nostra Germania abundanter sunt nota. Celeberrimus iste Antistes cum Apostolo
omnibus omnia factus esse videtur. Ejus tam numerosa, solida, et fundamentalia
Opera irrefragabile testimonium exhibent illum esse Teologum profundum spiritus
magistrum perfectum, et Animarum pastorem zelosissimum. Non invenies status
conditionem aetatem, et genus, sive sexum, cujus officia non attingat, et
obligationum non recordetur, et cui pro assequenda perfectione Christiana
opportunissima non praesignat media.
Contestando alla Serenissima
Cunegonda, figlia, come dissi, di Augusto Re di Polonia, e dedicandole due
volumi di meditazioni da esso voltati in Tedesco, nol caratterizza, che per uno
de' più dotti Vescovi Italiani: Unum ex Doctissimis Episcopis Italiae. Così
nella Prefazione lo chiama Incomparabilem Episcopum, et Ascetam; e dire non
difficulta calamum Ligorii esse aeque spiritu, ac doctrina plenum.
Ignazio Neudawer
insigne Gesuita, e Cattedratico nell'Università di Wincemburgo, nella sua
Opera: Vera Religio Vindicata, avendo
presente la Verità della Fede
composta da Alfonso, non manca annoverarlo tra i più celebri Scrittori, che
interessati si veggono per la nostra Santa Religione.
Essendosi ritirato tra
i nostri in Roma un giovane Polacco; ed avendo scritto al padre per il denaro,
che occorreva per entrare in Noviziato; questi rescrisse, tutto esser pronto;
purchè di persona portato si fosse a visitare in Napoli Monsignor Liguori, con
raccomandare se stesso, e tutta casa alle di lui orazioni.
Un celebre Benedettino,
Curato della Parrocchiale Chiesa di tutti i Santi, in Tedesco detta Halle Heiligen, poco distante dal Lago
di Zurigo, sulla strada che porta a Lindau, era anch'esso in Germania, come il
banditore della dottrina, e della santità di Alfonso. Avendo avuto la sorte conoscerlo
personalmente in Napoli, non vedevasi sazio encomiarlo da per tutto, come di un
santo vivente, e far presente i tanti atti di virtù da esso ocularmente
osservati.
Troppo è noto per
santità, e dottrina, e più per il suo Apostolato in Francia, nella Svizzera, in
Baviera, nell'Austria, ed in Milano - 235 -
Giuseppe Alberto Disbach, Exgesuita, e Patrizio del Cantone di Berna.
Questo celebre Svizzero egli ancora nel Settentrione non mancò far nota, e
trombettare da per tutto la santità, e dottrina di Alfonso.
Ecco come mi scrive da
Vienna Luigi Virginio, Rettore, come dissi, della Chiesa Italiana. "Se non
per altri, conosciuto si è Monsignor Liguori di quà dai Monti, ed in varj
luoghi di questi Regni, anche per opera, e zelo di Giuseppe Alberto Disbach,
famoso Exgesuita. Questi avevalo come il più esimio tra' Dottori, che Iddio in
questi ultimi tempi abbia dato alla sua Chiesa; e che solo il Liguori abbia
avuto petto per opporsi ai correnti pregiudizj, e sostenerne la pugna a fronte
dei tanti sfacciati Giansenisti, a favore della Morale Evangelica. Molto
contribuì questo per vedersi divulgata la sua Moral Teologia, specialmente
nella Svizzera, nella Francia, nella Baviera, ed in altri luoghi della
Germania".
"Anche in modo
particolare, così prosiegue il Signor Virginio, prezzava lo Disbach tutte le di
lui Opere Ascetiche; e non riguardavale, che come ripiene dello spirito di Dio.
Le sparse per ogni dove; ne promosse le versioni; e voleva si raccomandassero
ai popoli, per fomentarsi in essi la vera pietà cristiana. Vivendo Monsignor
Liguori, veneravalo come un santo, e godevane in sentire qualche particolarità
dell'innocente sua vita.
Essendogli capitata
dopo morto un orazione funebre in sua lode, sul dubbio che non si smarrisse,
dandola ad altri per leggerla, ne conservava copia manoscritta; ed anche di
questa altre copie, per così prevenirne ogni smarrimento. Sperava un giorno
vedersi canonizzato; e desideravalo ardentemente, anche perché riputavalo un
compiuto trionfo della verità da esso difesa". Fin qui il Signor Virginio.
c
Anche in Polonia,
siccome già dissi, non mancò il Disbach - 236 -
encomiare le virtù di Alfonso, la sua dottrina, ed il suo zelo. Compruovasi
questo con quello mi contesta da Warsavia il nostro P. Hofbauer: Noverat optime venerabilem Patrem nostrum,
et venerator ejus maximus erat. Non semel mihi et soli, et in praesentia
aliorum asserebat, solum Ligorium fuisse, quod Deus suscitavit, ut pro puritate
doctrinae, et pro Sede Sancta quasi murum contra inimicos Ecclesiae sese
opponeret. Così in una sua de' 19. Agosto 1802. Vi è motivo da credere, che
lo Disbach sia stato anche in Napoli, e che di persona l'abbia trattato.
Un Sacerdote Svizzero
incontrandosi in Roma col nostro P. D. Francesco Saverio di Leo, e conosciutolo
per nostro Congregato, "Monsignor Liguori, gli disse, negli Svizzeri è
tenuto per un Apostolo per la sua santità, e dottrina;" e che esso avendo
dovuto venire in Napoli, di là era andato apposta in Nocera, per conoscere di
persona un uomo così santo, e dotto, e così celebrato tra i suoi nazionali.
In Liegi vi fu chi
tradusse in Francese, perché ovvia la lingua in tutte le Corti, la Fedeltà de' Vassalli verso Dio. Questo
zelante Fiammingo si mostrò così interessato per Alfonso, che non manca al non
più esaltarne la virtù, e la dottrina.
"Quest'Opera, ei dice, è il grido di un'Anima sensibile, che non respira
che la gloria della Religione, l'interesse de' costumi, e la felicità de'
Sovrani, e de' loro sudditi; e non ambisce che portar gli uomini alla virtù, e
renderli felici. Monsignor Liguori, che gode in Italia, e soprattutto nel Regno
di Napoli, una gran fama, di cui non si ode pronunziar il nome senza rispetto,
ha illustrata la dignità Episcopale con una pietà luminosa, co' talenti
distinti, e con tutte le qualità rare, che caratterizzano i grandi uomini.
Monsignor Liguori, così
soggiunge, è riguardato con giusta ragione, come uno de' luminari, ed uno degli
ornamenti di questo secolo. I suoi scritti sono altrettanto più interessanti,
quanto che egli non riconosce altra espressione, che quella, la quale è propria
del linguaggio del sentimento. Un Anima penetrata ella è dagli oggetti, verso i
quali il suo gusto la trasporta, e sa animarli per lo calore, col quale sa
presentarli".
"Questo
incomparabile Prelato, anche così prosiegue, che non ha mai affettato di far
mostra delle sue virtù, e de' suoi talenti, non tanto cerca di piacere, quanto
di edificare. Le sue Opere di Teologia, e di Pietà possono, e debbono servir di
modello. Tutto ciò, che questo illustre Prelato ha scritto, non respira che la
giustatezza, e la solidità dello spirito. Sopra tutto vi si riconosce un cuor
penetrato dal santo amore della Divinità. Le Anime veramente religiose mezzo
non lasceranno per procurarsi tutte le produzioni di questo celebre Italiano;
le di cui Opere, che successivamente sono state tradotte in più lingue sotto i
suoi occhi, ugualmente attestano il merito dell'Autore, e gli suffragj di un
Pubblico virtuoso". - 237 -
"Questo illustre
Prelato, ei conchiude, non si è ristretto onorar la Religione co' suoi scritti.
Essendo egli infiammato di zelo per la salute delle anime, si è veduto
impegnarsi rinnovellare in se le auguste funzioni degli Apostoli, e
travagliando colle sue Missioni, accrescere il numero degli adoratori del vero
Dio; per convertire coloro, che sedurre eransi lasciati dalle massime
perniciose dell'empietà; e per rianimare il fervore de' Fedeli, che oppressi si
trovavano da un sì profondo letargo". Fin qui l'Anonimo.
Meno gloriosa non è in
Francia la memoria di Alfonso. Attestava il Brigadiere Francesco Federici, che
in Parigi, ed in alti luoghi della Francia, ove un tempo vi fu, non parlavasi
di Monsignor Liguori, che come di un prodigio di santità, e di dottrina. Il
Padre D. Bartolomeo Genovese, Religioso della Certosa di Valvona nella
Linguadocca, dir soleva: "Non potendosi esprimere l'alta idea, che si ha
in Francia di Monsignor Liguori, avendosi egualmente per uomo dotto, e
santo".
Claudio Nonnot,
bastantemente conosciuto, ebbe il piacere di tradurre in Francese la Visita al
Sacramento, ed a Maria SS.. Quest'uomo tutto zelo per la Religione, e tutto
fuoco per i miscredenti, così si spiega nella Prefazione, che vi precede.
"L'Opera, di cui
si da quì la traduzione, è di un rispettabile Prelato, celebre in tutta
l'Italia pei suoi eccellenti scritti di Teologia, e di Pietà". Il nome di
Liguori basta per far l'elogio del libro. Ritrovasi in lui uno spirito
illuminato, giusto, e solido, ma più ancora, un cuore ripieno di quella
divozione tenera, ed affettuosa, che non respira, che Iddio. Questo, più che
altrove, si ravvisa in questa picciola Opera, che egli intitola Visita al SS. Sacramento, ed alla Vergine
Santa.
Le parole sembrano scorrere dall'abbondanza di un cuore tutto ripieno dell'amor
Divino. Non si ritrova in vero quello stile leggiadro, e metodico, che non è il
linguaggio del sentimento, e che forse non sarà gustato da quei, che da per
tutto ricercano spirito, ed eleganza. Ma coloro, che sinceramente cercano
rendere affettuoso il loro cuore verso Gesù Cristo, e la sua SS. Madre,
sicuramente vi troveranno di che soddisfare i loro pii desiderj".
"Non si può meglio
paragonare l'Autore di quest'Opera, egli così prosiegue, che al celebre Monsù Boudon,
i di cui scritti sono stati, e sono sì generalmente stimati, e gustati in
Francia per l'unzione di pietà, che in essi vi regna, malgrado la semplicità, e
negligenza dello stile. Si può dir quasi lo stesso di Monsignor Liguori in
Italia. Può giudicarsi dalle tante volte, che i suoi Opuscoli di pietà sono
stati ristampati. Già quindeci edizioni per lo meno fatte si sono di
quell'Opuscolo sotto i suoi occhi, che attestano il merito dall'Autore,
l'unanime suffragio, e l'approvazione universale del Pubblico".
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Non eravi lettera del
Nonnot a Monsignor Lupoli, Vescovo di Cerreto, che non encomiasse in Alfonso e
santità, e dottrina. Cumque sis cum
Reverendissimo Episcopo coniunctissimus, ita mea quaeso ad ipsum perferas
obsequia, ut me eum esse intelligat, qui dignitatem ejus religiosissime colit,
pietatem veneratur, miratur ingenium, omnem ipsi precatur cum suavi charitate
gratiarum abundantiam, seque vehementer, etiam atque etiam precibus ejus
commendat. In un altra: Quam gratum accidit mihi, quod litteris tuis scriptum
breve Proelius sanctissimi adjeceris, Suavissimo illud osculo excepi. Quanto enim Religionis amore ardeat, quae Religionis
studiosos charitate complectatur, sentire, et experiri, quam exprimere facilius
esse judico.
Così altro non sono
tutte le sue lettere, che contesti della santità e della dottrina di Alfonso.
Precorsa la fama in
Europa di sua santità, e dottrina, tanti e tanti anziosi de' suoi consigli, non
potendo di presenza, ricorrevano da lui per lettera. Ne capitavano da Sicilia,
dalla Lombardia, dallo Stato Romano, dalla Germania, dalla Svizzera, dalle
Spagne, e dalla Francia. A tutti soddisfaceva Alfonso con indicibile carità, ma
senza ostentar santità, e con semplicità tutta sua, ed Apostolica.
Non fu in Roma Alfonso,
che per consagrarsi Vescovo. Giunto che vi fu, attirossi la stima, e la
venerazione di tutti, specialmente di tanti Porporati. Quale venerazione non
dimostrarono per esso, oltre tanti altri, l'Eminentissimo Orsini, i due
Rezzonici, l'Eminentissimo Castelli, ed altri.
Passando per Roma i
nostri, ed essendo stati a visitare il Cardinal Rezzonico; questi in vederli,
lor disse: "Come sta quel santo Prelato di Monsignor Liguori. Sappiate,
che io prego più il Signore per la di lui salute, che per l'Anima mia; anzi
prego Iddio, che abbrevj a me i giorni, e li prolunghi a quel santo vecchio. La
sua vita è troppo preziosa, e di molto vantaggio alla Santa Chiesa".
Si fe gloria di dire,
che con esso regolavasi per le cose dell'Anima sua, e per gl'interessi della
propria Diocesi. Non altrimenti spiegossi l'Eminentissimo Banditi.
Licenziandosi da lui, per essere in Nocera, il nostro Padre D. Gaspare Cajone.
"Riveritemi Monsignor Liguori, disse il Cardinale, e ditegli, che preghi
Iddio per me. Io prego di continuo il Signore, che tolga gli anni a me, e gli
aggiunga a lui, perché la sua vita è troppo utile per la Santa Chiesa".
Vaglia per tutti gli
esteri, se non altro, l'alta idea, che di sapere, e di santità, si ebbe da tre
Sommi Pontefici; cioè Benedetto XIV., e dai due Clementi XIII., e XIV. Tutti ne
ammirarono la santità, e la dottrina. Si sa quanto furono restii a volerlo
sgravare dal Vescovado i detti Clementi.
Non altrimenti
sentivala e per la dottrina, e per la santità il S. Padre Pio VI.. Avendogli
dedicato nel 1798. l'Avvocato Vincenzo Picerni - 239 -
la difesa del sistema tenuto da Alfonso nella sua
Morale, godendo dell'assunto, credette sperimentarsi anche da noi quel medesimo
compiacimento, che anch'esso ne provava: De
argumento a te selecto, così con suo Breve al medesimo Picerni, laetitiam maximam habebunt Ligorii Alumni;
e comprovando il suo col nostro compiacimento, disse: Nobis quoque investigatio tua non in jucunda accidit.
Similmente contestando
la dottrina di Alfonso colla santità della vita, compiacimento dimostrò della
causa da noi introdotta in ordine alla di lui Canonizzazione. Amore erga Parentem optimum ducti, Acta haud defuerunt
instituere, ut ejus memoria in veneratione sit, causaque a S. R. Congregatione,
uti in more est positum, jam admissa, ac recepta fuit.
Il medesimo S. Padre,
che di persona lo conobbe in Roma, e forse in Napoli, allorché vi fu, essendo
Tesoriere della Camera Apostolica, attesta averlo amato in vita, ed aver
ammirato in lui singolar Pietà, e Religione: Amavimus enim, ac suspeximus, dum mortales agabat dies, Ligorii
Religionem, Pietatemque vere singularem.
Il Breve è colla data di Roma sub annulo
Piscatoris apud Sanctum Petrum, e propriamente XIII. Kal. Januarii 1798. del suo Pontificato Anno XXIII.
Questa sola testimonianza basta, se tutto mancasse,
per canonizzare Alfonso, e contestare presso tutti la di lui santità.
Posizione
Originale Nota - Libro IV, cap. XLIII, pagg.231, 232, 235
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