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Cap. 44
Somma venerazione, che da tutti si ebbe per le
reliquie di Alfonso,
e per le sue immagini.
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Quella venerazione, che
Alfonso acquistato si aveva in vita presso i popoli, anche restò comprovata dai
segni di ossequio, dimostrati verso di lui da ogni ceto, sortita la sua morte.
Vescovi, Arcivescovi, Dame e Cavalieri, Regolari e Comunità Ecclesiastiche,
tutti vollero essere a parte di ogni ritaglio di sua veste, o di altra cosa da
lui usata. Nella sua camera si diede il sacco. Specialmente i gentiluomini e
persone di riguardo, ove avean l'occhio, mettevano la mano.
Monsignor Coppola,
Vescovo di Cassano, avendo chiesto, ed ottenuto pezzetto del mantellone, sazio
non si vide ringraziare il P. Villani. Dichiarossi così divotissimo di Alfonso,
che nominare non potevalo, senza tenerezza del proprio spirito.
Monsignor Puoti,
Arcivescovo di Amalfi, ricco si stimò, avendo ricevuto il cingolo di semplice
lino, e consumato, che Alfonso, celebrando, usava; e siccome S. Antonio ne'
giorni solenni faceva uso della veste di palma di S. Paolo, primo Eremita, così
Monsignor Arcivescovo servivasi del cingolo di Monsignor Liguori nelle Cappelle
solenni.
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"Sono stata
impegnata con molto calore dai PP. Pii Operarj, così al P. Villani la Chiarista
D. Maria Concetta Longobardi, che vorrebbero qualche reliquia del nostro santo
Monsignor Liguori. Sicché supplisco volermi mandare qualche cosa delle sue
vesti, acciò possa dividersi tra tutti quei rispettabili Soggetti".
Avendo fatta richiesta,
ed essendosi mandata al Canonico Genga in Napoli una camicia di Alfonso; l'ebbe
questi come reliquia insigne; ma tal concorso di divoti vi fu in casa dal
Canonico, che subito la camicia fu fatta in pezzetti. Canonici, Titolati, e
Cavalieri, tutti ne vollero porzione. Il Principe di Scilla, tra gli altri,
coraggioso ne strappò il collare. Saputosi dal superiore della Congregazione
della Conferenza, anche questi fece premura di reliquie per i suoi Congregati.
Monsignor Grippa,
Vescovo di Amorio, e Giudice in Napoli del Tribunal Misto, sollecito anch'esso
per avere delle reliquie, così scrisse in data de' 4. di Agosto al suo nipote,
il P. D. Antonio de Luca: "Avendo inteso felicemente trapassato il
santissimo Vescovo Monsignor Liguori, e co' segni i più evidenti di quella
santità, nella quale costantemente era vissuto, non potendo essere di persona a
venerare le spoglie di un sì santo Prelato, prego delle sue vesti procurarmi
una buona reliquia, per poterla conservare presso di me, ancorché a poterla
avere, convenga pregarne in mio nome codesto Reverendissimo P. Villani".
Da Gruma, gran premura
fece Silvestro Novi, Segretario del Tribunale di Campagna, per ritagli e pezze,
così per se, che per ripartirle a molti divoti, che ne facevano premura.
Essendoglisi mandata una vecchia camicia: "Questa è stato per me, così al
P. Villani, un tesoro, ed un favore segnalato; e spero, mediante
l'intercessione di Monsignor Liguori, che Iddio voglia compiacersi usarmi della
sua infinita misericordia per tutte le mie indigenze".
In Sorrento
universalmente fu acclamato per santo, e da tutti si volevan delle sue
reliquie. Premura ne fece Suor Maria Michele Grimaldi, Monaca Domenicana, e
penitente di Alfonso. "Tutti gl'infermi, così questa rescrisse, mi
chieggono i sfilacci del suo mantellone, come i poveri affamati chieggono il
pane; e da per tutto si sentono istantanee guariggioni".
Pervenuta in Pavia
notizia della morte, D. Florida Petra, Monaca Benedettina così mi scrisse:
"Per mia consolazione, e di tanti altri, sono a pregarla, se sia possibile
di qualche picciola memoria, o sia cosa attinente a Monsignor Liguori. La
stima, l'affetto, ed il concetto sommo, che qui si ha dell'eroica santità di
Monsignore, mi fa avere un tale avanzamento; e quando sia al caso di potermi
favorire, potrà diriger al mio fratello D. Giuseppe Petra in Napoli, ivi residente
al servizio di sua Maestà".
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La Città di S. Agata
rendevasi inconsolabile per vedersi priva di sue reliquie. Essendosi fatto
regalo al Capitolo di quella Cattedrale di una delle Mitre usate da Alfonso, il
popolo vedendola portare, ginocchioni scoprivasi la testa, e veneravala come
reliquia di un Santo, concorrere alla Chiesa per volerla baciare.
Con non minore venerazione ricevuta si vide dal Clero, e dai Signori Canonici.
"Questo Reverendissimo Capitolo, così il Vicario Capitolare D. Niccolò de
Robertis al P. Villani, gli rende i più distinti ringraziamenti; e sarà da noi
gelosamente custodita questa preziosa reliquia, per memoria del nostro santo
Prelato, colla certa speranza, che un giorno voglia essere insigne reliquia,
come di Santo canonizzato; e che tener voglia presso Dio una special protezione
di questa Città, di questo Capitolo, e di tutta questa Diocesi".
Se consolata restò per
la Mitra ricevuta la Città di S. Agata, inconsolabile si rende per la perdita
già fatta del sagro cadavere. Ritrovandosi di passaggio, ed entrando il nostro
P. D. Francesco Amati nella Chiesa di que' PP. Conventuali, questi piangendo
dissero: "La sorte è toccata a voi avere il corpo di Monsignore. Questo
tesoro toccava a S. Agata, perché nostro Vescovo, e voi ve lo godete con nostra
disgrazia".
Vivente Alfonso, ma
credendosi morto nel 1778, volendo notizia dell'accaduto prima e dopo il di lui
transito, il P. D. Romualdo Maria Roberti della Missione di S. Vincenzo de'
Paoli, così scrisse di Roma al nostro P. D. Mattia Corrado: "Io non dubito
punto, che sia subito volato al Cielo, ove ricevuto avrà ben ricca corona,
proporzionata ai suoi meriti. Bramerei acchiusa nella risposta, che mi fa,
qualche pezzetto di sua veste, o taluno de' suoi capelli; mentre le
sottoscrizioni di lui favoritemi, con violenza mi sono state tolte da taluni,
che le conservano come preziose reliquie".
Non è da credersi quale
e quanto spaccio abbiano avuto le sue Immagini. Divolgata appena la morte,
richieste si videro le Immagini per ogni dove del Regno, e fuori. Tra pochi
mesi, mi si attestò dai venditori in Napoli, che smaltite se ne videro da
sessanta e più mila.
A' 25. di Agosto, così
da Napoli al P. Villani, il nostro P. D. Giammaria d'Agostino: "In questa
Capitale non si può uscire per le tante richieste di figure, e reliquie che da
tutti si desiderano, e da ogni ceto, e si è già consumato il rame, che si è
fatto dal Signor Tramontana".
Rescrivendo a' 28. del
medesimo mese dice "Qui vi è un sagro furore per le Immagini di Monsignor
nostro. Molte me ne ha richieste Monsignor Jorio, altre il Consigliere Secondo.
Così il Rettore di Costantinopoli, il Canonico Vinaccia, il P. Villarosa
Gerolimino, e tanti altri; nè si può arrivare a compiacerli tutti".
"In tutta questa
Città, e paesi vicini, così da Benevento a' 12. Agosto il nostro P. D.
Giannantonio Corrado, la divozione è universale; - 242 -
né si fa altro, che cercare reliquie di Monsignore,
e sue Immagini. Ne vive così commossa anche Sua Eminenza, che di persona vuol
venire per assistere ai funerali, che da noi si dovranno fare nella nostra
Chiesa".
Da Foggia a' 25. Agosto
mi scrisse il nostro Avvocato D. Vincenzo de Angelis. "Qui per la seguita
morte di Monsignor Liguori, e per li tanti prodigj, che per ogni dove si
sentono, non mi lasciano momento di quiete per aversi qualche sua figurina; ed
io ed il Signor Canonico Filiasi, oltre tanti e tanti, ne desideriamo qualche
sua reliquia".
"In tutto lo Stato
Romano, così il P. Exgen. D. Francesco de Paola, subito che si è intesa la
morte di Monsignor nostro Padre vi sono state richieste per le sue Immagini, e
reliquie. Quali premure, oltre tanti altri, non mi ha fatto la
Duchessa-Barberini-Cesarini già Monaca in Narni, avendolo trattato in Nocera
colla Duchesa di Bovino, e sperimentollo profeta in se medesima".
In Gubbio, e Spello, ove risiedono i nostri,
ancorché conosciuto per fama, accertati della sua morte, si vide in tutti un
anzia somma per averne Immagini, e reliquie, massime nel Clero, e ne' gentiluomini;
e tra tutti, solleciti si videro i due rispettivi Vescovi.
Da Lodi di Lombardia
scrivendo l'anzidetto P. Antonio Orietti anche al P. Francesco Colangelo, non
solo gli fa richiesta delle Immagini di Monsignore, ma ne vuol sapere la
varietà qui impressa; e fa premura volerle tutte per divozione sua, e di tutti
gli altri, che le desideravano.
Anche in Pavia vennero
desiderate le sue Immagini. D. Barbara Petra, di già mentovata, essendo stata
da me compiaciuta di più Immagini, e varie, non mancò accertarmi della somma
venerazione con cui vennero ricevute, e degli estri di gioja tra i divoti.
"Qui, mi scrisse, si sono venerate, e si hanno in pregio come di un Santo
canonizzato".
Ricerca ne venne fatta,
e ne dovetti io mandare al P. Hofbeaur in Warsavia, ed al Signor Virginio in
Vienna. In Warsavia volendosi appagare la divozione di tanti, per moltiplicarne
le copie i nostri Padri, altri nuovi rami fecero incidere. Così richieste anche
vennero fatte da Venezia; ed altro rame ivi si vede inciso sull'originale di
Napoli.
Monsignor Galeppi, oggi
Nunzio in Portogallo, che per fama lo conobbe in Napoli, avendo avuta regalata
dal P. Pietro d'Onofrio dell'Oratorio un certo numero d'Immagini,
ringraziandolo, così scrisse: "Ho ricevuto le Immagini del Servo di Dio
Monsignor Liguori, e saranno di consolazione a tanti che le desiderano. Io a
lui non finisco raccomandarmi per gli affari di Napoli, acciò c'impetri da Dio
quello ch'è di sua maggior gloria".
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Avendone ricevuta in
Roma altra Immagine da un Prete Napolitano il P. Mamachi, Superiore de' PP.
della Missione, esultò, e diede in estro di compiacimento "Mel ricordo,
disse, quando fu qui per consagrarsi. Quanti lo trattarono, tutti li
presagirono l'altare, e da tutti se ne conserva una somma venerazione".
Non uno, ma varj
Eminentissimi in Roma, avendosi procurate le sue Immagini, le veneravano come
quelle di un Santo. Così in Napoli l'Eminentissimo Zurli; e Banditi in
Benevento, anzi se la posero a capo del letto, come quelle di un loro Protettore.
Monsignor Minutoli, Vescovo di Mileto, ha unito nella sua stanza l'Immagine di
Alfonso con quella di S. Filippo Neri.
Tra i tanti che
tralascio, anche il Santo Padre Pio VI. ne dimostrò venerazione. Essendosegli
mandata per mezzo di Monsignor Galeppi dal Sacerdote D. Salvatore Tramontana,
l'orazione funebre composta dallo Scoloppio il P. Giuseppe Cavallo, in
presentargliela il Cardinale Buoncompagno, estremamente se ne compiacque.
Vedendo l'Immagine che vi stava annessa, non saziavasene ribaciarla; e per un
pezzo, con maggior divozione, se la tenne sul capo. "E' un santo, disse, e
non dubito che goda Iddio"; ed al Cardinale, "la leggerò con
piacere".
Faceva meraviglia come
un rame vedevasi consumato, così, non da noi, ma dagli esteri, altro si escogitava
di varia idea. Solo il Sacerdote Tramontana ne formò dodici a sue spese; uno
più bello dell'altro; e non contenti i divoti de' primi, se ne provvedevano de'
secondi. Avendo formato un rame di Monsignor moribondo, il solo Canonico D.
Gabriele Genga, oltre degli altri, cento ne volle, così richiesto dai nobili
Fratelli della Congregazione de' Bianchi.
Prevedendo la morte di
Alfonso, e lo spaccio che aver dovevano le di lui Immagini, un Mercante di
questo genere, chiamato Nunzio Petrini, essendosi industriato aver nelle mani
innanzi tempo un suo ritratto, ne formò un rame; cosicché appena s'intese esser
morto, che ripiena si vide Napoli, e tutto il Regno. Altri però, e non furono
pochi, ritratto lo vollero in tela, per loro maggiore soddisfazione.
Anzi che raffreddata, accresciuta si
vede in Alfonso sì fatta divozione. Richieste vi sono tuttavia le sue Immagini,
e reliquie per ogni dove del Regno, ed anche al di fuori, da persone di
riguardo.
Somma venerazione ed ossequio, tra gli
altri, in atto che scrivo, ne ha dimostrato la nostra Real Principessa, ed
Arciduchessa d'Austria Maria Clementina, e con fiducia ha chiesto ossequiare la
sua Immagine, ed applicarsi le sue reliquie. Iddio però, che regnante volevala
in Cielo, non ha stimato conservarla in terra, per un Regno, che è momentaneo e
caduco. Perdita irreparabile per noi, ma vantaggiosa per essa, e per gli eletti
in Paradiso.
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