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CAPITOLO 7
Grave amarezza tra Alfonso e suo padre: lume ricevuto
da Dio nella Casa degl'Incurabili: e sua
risoluzione di farsi Girolimino.
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Volendo Iddio
conseguire i suoi intenti, suole per ordinario
soavemente disporre le cose, e con ammirabile provvidenza, dolcemente
venirne a capo; ma per fare tutto suo Alfonso tenn'Egli un'ordine tutto
contrario, e non prese, che dei mezzi molto duri, ed amari.
Rasserenato che fu di mente, e dato pace a se medesimo; anzi essendosi
riconciliato con Dio per quel trasporto tutto mondano, ( cosa, che poi pianse
per fin che ei visse ), si disbrigò subito da tutt'i clienti, si appartò dagli
amici, e rendutosi quasi romito nella propria casa, anche poco, o nulla
trattava co' suoi.
Avendo la Grazia preso
maggior piede nell'Anima sua, non in altro trovava il suo compiacimento, che
nel trattenersi di mattina parte in Chiesa, e parte nell'Ospedale
degl'Incurabili; o stando in casa, non si occupava, che nel leggere vite de'
Santi, o nel trattare con Dio, meditando
libri divoti. Queste erano le sue giornaliere occupazioni.
Sopratutto gustava un Paradiso anticipato, trattenendosi
le ore due, ed anche le tre, in quelle
Chiese, ove ci erano le Quarantore, contemplando - 24 -
Gesù Sacramentato. Mi diceva il nostro P. D. Giovanni Mazzini, che ginocchioni
vedevasi immobile, cogli occhi sempre fissi al Sacro Ostensorio, e così
alienato da' sensi, che se li vedeva la parrucca a mezza testa, e quasi cadente sugli omeri,
senza ch'egli se ne accorgesse, o che punto lo curasse: cosa che attirava a se
gli occhi di tutti, specialmente di tanti ottimi Ecclesiastici, innamorati
anch'essi del Divin Sacramento.
Quella risoluzione di
Alfonso quanto fu in conformità della Providenza, che con questo si apriva la
strada ai suoi eterni disegni; altrettanto riuscì di rammarico a suo Padre, che
vedevalo disutile, e credevalo travolto di mente. Diceva D. Giuseppe a D. Anna, e dicevalo con pena sensibile: Qualche risoluzione sta facendo Alfonso. La
sospettava, avevala tra le mani, e non sapeva a che pensare.
Costumato, che fosse D.
Giuseppe Liguori, e tutto attento in promovere il vero bene
de' suoi figli, con Alfonso lo fu in
tali circostanze, che dimostrò esser uomo, e tralignar si vide da' proprj
doveri. Questo è l'effetto della passione, anche in un uomo illuminato, quando
a tempo non si modera, e regolata non è dalla retta ragione. Aggiungasi a
questo, che avendo Iddio prescelto Alfonso, per essere una delle pietre
angolari nella sua Chiesa, permise, anzi volle, che dirozzato fosse a colpi di
scarpello, e di mazzola, per così maggiormente perfezionarsi, e rendersi più
caro agli occhi suoi. Scambievoli furono le angustie tra il Padre, ed il
Figlio; ma le mire erano troppo varie ne' loro disegni.
Aveva D. Giuseppe non so che affare, che molto interessavalo in
Tribunale, Una delle sere avendo detto ad Alfonso, che portato si fosse il dì
seguente a disimpegnarlo, questi rispose:
Signor Padre fatevi servire da chi
volete, che il Tribunale non fa più per me:
Io altro negozio non ho, che quello dell'Anima mia. Questa risposta
così inaspettata, ma in confuso preveduta, fu un fulmine per D. Giuseppe, e tale che proruppe in pianto. Non poteva darsi
pace, vedendo che il Figlio, con quella risoluzione, troncava il corso alla
propria gloria, ed alla fortuna di tutta la casa. D. Anna per consolare il marito,
diceva, che, passato quel disturbo, Alfonso ripigliato avrebbe i Tribunali: Nò,
rispondeva piangendo D. Giuseppe, Alfonso è
duro, e non è per mutar sistema.
Così passavano le cose
tra il Padre, ed il Figlio, cioè tra la speranza, ed il timore; ma Alfonso
avendo di mira solo Iddio, e l'Anima
sua, stavane saldo nel suo proponimento, non curando sestesso, nè i suoi
vantaggi, nè i fratelli, nè la casa tutta.
Iddio, che voleva
Alfonso fuori del Mondo, e tutto a se consacrato volendo guadagnargli totalmente
il cuore, riserbato l'aveva ad altro
cimento, e forse non men duro de' primi. Era il - 25 -
giorno ventottesimo di Agosto, (giorno memorando per
Alfonso, per le tante benedizioni, che piovette Iddio sopra l'Anima Sua ) . In
questo giorno, commemorandosi in Napoli i fausti natalizi dell'Imperatrice
Isabella moglie dell'Augusto Carlo VI. , eravi gala a Palazzo; ed il Cardinale
Altan, che n'era Vicerè, ordinato aveva avanti di quello, in sollievo del
Popolo, una ricca, e superba cuccagna.
Dovendo andare D. Giuseppe al baciamano, disse ad Alfonso, che si fosse composto
anch'esso. A tale invito si scusa freddamente Alfonso, non so con qual
pretesto, ma premendolo il Padre, più freddo rispose: Che vengo a farci? tutto è vanità. Montando in furia D. Giuseppe, per una tal risposta, tutto fuoco gli disse: Faccia ciocchè vuole, e vadane ove vuole.
Entra in iscrupolo Alfonso, vedendolo disturbato, e con umiltà soggiunse: Non v'inquietate Signor Padre; eccomi qua,
son pronto a venirci. Non ammettendo D. Giuseppe, alterato com'era, la sommissione del Figlio,
infuriato replicò di nuovo: Faccia
ciocchè vuole; e voltandogli le spalle, cala di casa, s'incarrozza, ed
anziche a palazzo, sen va così crucciato, e pieno di amarezza nel suo
casino in Marianella.
Restò Alfonso molto
mortificato, anzi afflittissimo per questo disturbo del Padre: Mio Dio! esclamò, se ripugno, fo male; se mi offerisco, fo peggio. Io non so come
regolarmi. Così afflitto esce anch'esso di casa, e vassene a dirittura,
volendo trovar sollievo al suo spirito, nella Casa degl'Incurabili. Era
divenuto quell'Ospedale la delizia del cuore di Alfonso: ivi vedeva in
prospetto le umane miserie: ivi, a vista di quei marciumi, digeriva i bocconi i
più amari; ed ivi, se mai in cuor suo moveva passione mal regolata,
l'assoggettava al retto senzo, ed a Dio.
Quivi l'aspettava
Iddio. Se in mezzo al roveto, tra fulmini e tuoni sul Sina si manifestò a Mosè;
anche tra le angustie, e gli sdegni paterni, e tra il roveto delle umane
miserie, si degnò manifestarsi ad Alfonso. Mentre, così afflitto, era tutto
intento a servire quegli ammalati, nell'istante si vide circondato da una gran
luce, e la Casa tutta andare sossopra, come se scossa da terremoto; ed in quel
mentre una voce, ma sensibile al cuore, che gli dice: Lascia il mondo, e datti a me.
Sorpreso Alfonso da
tanta luce, seguitò a servire gli ammalati senza risolversi a cosa veruna.
Calando dagl'Incurabili, dopo aver sodisfatto gli uffizi di pietà, di nuovo,
quando fu nel mezzo della scala, vide capopiè la Casa, e di nuovo con voce
sensibile sente replicarsi: Lascia il
mondo, e datti a me. Si ferma Alfonso; corrisponde all'invito, e quasi
nuovo Saulo: Mio Dio, disse piangendo, ho troppo resistito alla vostra Grazia: Eccomi qua, fatene di me
quello , che volete. Sbalordito qual'era, e quasi fuori di se, esce
dagl'Incurabili, e portasi nella Chiesa della Redenzione de' Cattivi dedicata a
Maria SS., sita in Napoli fuori della
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Porta, che dicesi Alba.
Questa Chiesa era
frequentata da Alfonso per la bellissima statua, che nelle Novene esposta si
vede alla pubblica venerazione. Come vi giunse, si prostra a piè dell'altare;
ed implora la protezione della Madre di Dio. Investito da nuova luce, si
consagra tutto a Dio, rinuncia al Mondo, ed alle sue pompe; e facendo a Dio, ed
alla Vergine un olocausto di casa sua, risolve, e promette volersi ritirare fra
i PP. Girolimini. Quanto disse colla bocca, tanto promise col cuore. Si toglie
la spada dal fianco, e, come in segno di
sua costanza, la depone generoso sù l'altare,
come se ai piedi di Maria SS.
Troppo memorabile fu
per Alfonso, e l'ebbe in mente per fin che visse, questa giornata di tante, e
sì grandi misericordie. Chiamavala egli il giorno della sua conversione.
Ritrovandosi una sera de' 27 Agosto nella ricreazione coi nostri giovani
studenti nella casa di Ciorani: Dimani, lor
disse, è il giorno della mia conversione;
e non finiva benedire Iddio per le tante grazie, che in questo giorno
avevagli fatto. Pregato dai giovani, e stimolato dal P. Villani suo Direttore,
raccontò filfilo quanto in Napoli nell'Ospedale degl'Incurabili eragli
accaduto, e come Iddio strappato l'aveva da mezzo al mondo.
Così sempre che andava
in Napoli, si vedeva sollecito in visitare in questa Chiesa della Redenzione la
Vergine, e per un pezzo rendere i dovuti ringraziamenti alla sua benefattrice.
L'ultima volta che ci fu, essendo Vescovo, non mancò, facendosi la Novena della
Natività, assisterci sempre, che poteva. Una delle sere disse al suo Penitente
D. Salvadore Tramontano, ed a D. Nicola Sorrentino, oggi Rettore di quella
Chiesa: Questa Madonna mi ha fatto
lasciare il Mondo: Io era secolare; la Madonna mi diede lume a lasciare il
Mondo, ed a farmi Ecclesiastico.
Così Iddio strappò dal Mondo Alfonso Liguori; e così
Alfonso si disbrigò dal Mondo, e da quanto il Mondo potea promettergli, per
così servire a Dio, a consacrarsi tutto in
suo servizio.
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