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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • LIBRO I
    • CAPITOLO 7 Grave amarezza tra Alfonso e suo padre: lume ricevuto da Dio  nella Casa degl'Incurabili: e sua risoluzione di farsi Girolimino.
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CAPITOLO 7

Grave amarezza tra Alfonso e suo padre: lume ricevuto da Dio  nella Casa degl'Incurabili: e sua risoluzione di farsi Girolimino.


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Volendo Iddio conseguire i suoi intenti, suole per ordinario  soavemente disporre le cose, e con ammirabile provvidenza, dolcemente venirne a capo; ma per fare tutto suo Alfonso tenn'Egli un'ordine tutto contrario, e non prese, che dei mezzi molto duri, ed amari.


Rasserenato che fu di mente, e dato pace a se medesimo; anzi essendosi riconciliato con Dio per quel trasporto tutto mondano, ( cosa, che poi pianse per fin che ei visse ), si disbrigò subito da tutt'i clienti, si appartò dagli amici, e rendutosi quasi romito nella propria casa, anche poco, o nulla trattava co' suoi.

 

Avendo la Grazia preso maggior piede nell'Anima sua, non in altro trovava il suo compiacimento, che nel trattenersi di mattina parte in Chiesa, e parte nell'Ospedale degl'Incurabili; o stando in casa, non si occupava, che nel leggere vite de' Santi, o nel trattare con Diomeditando libri divoti. Queste erano le sue giornaliere occupazioni

Sopratutto  gustava un Paradiso anticipato, trattenendosi le ore due,  ed anche le tre, in quelle Chiese, ove ci erano le Quarantore, contemplando


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Gesù Sacramentato. Mi diceva il nostro  P. D. Giovanni Mazzini, che ginocchioni vedevasi immobile, cogli occhi sempre fissi al Sacro Ostensorio, e così alienato da' sensi, che se li vedeva la parrucca  a mezza testa, e quasi cadente sugli omeri, senza ch'egli se ne accorgesse, o che punto lo curasse: cosa che attirava a se gli occhi di tutti, specialmente di tanti ottimi Ecclesiastici, innamorati anch'essi del Divin Sacramento.

 

Quella risoluzione di Alfonso quanto fu in conformità della Providenza, che con questo si apriva la strada ai suoi eterni disegni; altrettanto riuscì di rammarico a suo Padre, che vedevalo disutile, e credevalo travolto di mente. Diceva D. Giuseppe a D. Anna, e dicevalo con pena sensibile: Qualche risoluzione sta facendo Alfonso. La sospettava, avevala tra le mani, e non sapeva a che pensare.

 

Costumato, che fosse D. Giuseppe Liguori, e tutto attento in promovere il vero bene de' suoi figli, con  Alfonso lo fu in tali circostanze, che dimostrò esser uomo, e tralignar si vide da' proprj doveri. Questo è l'effetto della passione, anche in un uomo illuminato, quando a tempo non si modera, e regolata non è dalla retta ragione. Aggiungasi a questo, che avendo Iddio prescelto Alfonso, per essere una delle pietre angolari nella sua Chiesa, permise, anzi volle, che dirozzato fosse a colpi di scarpello, e di mazzola, per così maggiormente perfezionarsi, e rendersi più caro agli occhi suoi. Scambievoli furono le angustie tra il Padre, ed il Figlio; ma le mire erano troppo varie ne' loro disegni.

 

Aveva D. Giuseppe non so che affare, che molto interessavalo in Tribunale, Una delle sere avendo detto ad Alfonso, che portato si fosse il seguente a disimpegnarlo, questi risposeSignor Padre fatevi servire da chi volete, che il Tribunale non fa più per me:  Io altro negozio non ho, che quello dell'Anima mia. Questa risposta così inaspettata, ma in confuso preveduta, fu un fulmine per D. Giuseppe, e tale che proruppe in pianto. Non poteva darsi pace, vedendo che il Figlio, con quella risoluzione, troncava il corso alla propria gloria, ed alla fortuna di tutta la casa. D. Anna per consolare il marito, diceva, che, passato quel disturbo, Alfonso ripigliato avrebbe i Tribunali: , rispondeva piangendo D. Giuseppe, Alfonso è duro, e non è per mutar sistema.

Così passavano le cose tra il Padre, ed il Figlio, cioè tra la speranza, ed il timore; ma Alfonso avendo di mira solo Iddio,  e l'Anima sua, stavane saldo nel suo proponimento, non curando sestesso, i suoi vantaggi, i fratelli, la casa tutta.

 

Iddio, che voleva Alfonso fuori del Mondo, e tutto a se consacrato volendo guadagnargli totalmente il cuore, riserbato l'aveva ad  altro cimento, e forse non men duro de' primi. Era il


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giorno ventottesimo di Agosto, (giorno memorando per Alfonso, per le tante benedizioni, che piovette Iddio sopra l'Anima Sua ) . In questo giorno, commemorandosi in Napoli i fausti natalizi dell'Imperatrice Isabella moglie dell'Augusto Carlo VI. , eravi gala a Palazzo; ed il Cardinale Altan, che n'era Vicerè, ordinato aveva avanti di quello, in sollievo del Popolo, una ricca, e superba cuccagna.

Dovendo andare D. Giuseppe al baciamano, disse ad Alfonso, che si fosse composto anch'esso. A tale invito si scusa freddamente Alfonso, non so con qual pretesto, ma premendolo il Padre, più freddo rispose: Che vengo a farci? tutto è vanità. Montando in furia D. Giuseppe, per una tal risposta, tutto fuoco gli disse: Faccia ciocchè vuole, e vadane ove vuole. Entra in iscrupolo Alfonso, vedendolo disturbato, e con umiltà soggiunse: Non v'inquietate Signor Padre; eccomi qua, son pronto a venirci. Non ammettendo D. Giuseppe, alterato com'era, la sommissione del Figlio, infuriato replicò di nuovo: Faccia ciocchè vuole; e voltandogli le spalle, cala di casa, s'incarrozza, ed anziche a palazzo, sen va così crucciato, e pieno di amarezza nel suo casino  in Marianella.

 

Restò Alfonso molto mortificato, anzi afflittissimo per questo disturbo del Padre: Mio Dio! esclamò, se ripugno, fo male; se mi offerisco, fo peggio. Io non so come regolarmi. Così afflitto esce anch'esso di casa, e vassene a dirittura, volendo trovar sollievo al suo spirito, nella Casa degl'Incurabili. Era divenuto quell'Ospedale la delizia del cuore di Alfonso: ivi vedeva in prospetto le umane miserie: ivi, a vista di quei marciumi, digeriva i bocconi i più amari; ed ivi, se mai in cuor suo moveva passione mal regolata, l'assoggettava al retto senzo, ed a Dio.

Quivi l'aspettava Iddio. Se in mezzo al roveto, tra fulmini e tuoni sul Sina si manifestò a Mosè; anche tra le angustie, e gli sdegni paterni, e tra il roveto delle umane miserie, si degnò manifestarsi ad Alfonso. Mentre, così afflitto, era tutto intento a servire quegli ammalati, nell'istante si vide circondato da una gran luce, e la Casa tutta andare sossopra, come se scossa da terremoto; ed in quel mentre una voce, ma sensibile al cuore, che gli dice: Lascia il mondo, e datti a me.

Sorpreso Alfonso da tanta luce, seguitò a servire gli ammalati senza risolversi a cosa veruna. Calando dagl'Incurabili, dopo aver sodisfatto gli uffizi di pietà, di nuovo, quando fu nel mezzo della scala, vide capopiè la Casa, e di nuovo con voce sensibile sente replicarsi: Lascia il mondo, e datti a me. Si ferma Alfonso; corrisponde all'invito, e quasi nuovo Saulo: Mio Dio, disse piangendo, ho troppo resistito alla vostra Grazia: Eccomi qua, fatene di me quello , che volete. Sbalordito qual'era, e quasi fuori di se, esce dagl'Incurabili, e portasi nella Chiesa della Redenzione de' Cattivi dedicata a Maria SS., sita in Napoli fuori della


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Porta, che dicesi Alba.

Questa Chiesa era frequentata da Alfonso per la bellissima statua, che nelle Novene esposta si vede alla pubblica venerazione. Come vi giunse, si prostra a piè dell'altare; ed implora la protezione della Madre di Dio. Investito da nuova luce, si consagra tutto a Dio, rinuncia al Mondo, ed alle sue pompe; e facendo a Dio, ed alla Vergine un olocausto di casa sua, risolve, e promette volersi ritirare fra i PP. Girolimini. Quanto disse colla bocca, tanto promise col cuore. Si toglie la spada  dal fianco, e, come in segno di sua costanza,  la depone generoso l'altare, come se ai piedi di Maria SS.

 

Troppo memorabile fu per Alfonso, e l'ebbe in mente per fin che visse, questa giornata di tante, e sì grandi misericordie. Chiamavala egli il giorno della sua conversione. Ritrovandosi una sera de' 27 Agosto nella ricreazione coi nostri giovani studenti nella casa di Ciorani: Dimani, lor disse, è il giorno della mia conversione; e non finiva benedire Iddio per le tante grazie, che in questo giorno avevagli fatto. Pregato dai giovani, e stimolato dal P. Villani suo Direttore, raccontò filfilo quanto in Napoli nell'Ospedale degl'Incurabili eragli accaduto, e come Iddio strappato l'aveva da mezzo al mondo.

Così sempre che andava in Napoli, si vedeva sollecito in visitare in questa Chiesa della Redenzione la Vergine, e per un pezzo rendere i dovuti ringraziamenti alla sua benefattrice. L'ultima volta che ci fu, essendo Vescovo, non mancò, facendosi la Novena della Natività, assisterci sempre, che poteva. Una delle sere disse al suo Penitente D. Salvadore Tramontano, ed a D. Nicola Sorrentino, oggi Rettore di quella Chiesa: Questa Madonna mi ha fatto lasciare il Mondo: Io era secolare; la Madonna mi diede lume a lasciare il Mondo, ed a farmi Ecclesiastico.

Così Iddio strappò dal Mondo Alfonso Liguori; e così Alfonso si disbrigò dal Mondo, e da quanto il Mondo potea promettergli, per così servire a Dio, a consacrarsi tutto in  suo servizio.




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