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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • LIBRO I
    • CAPITOLO 10 Ascesi di Alfonso alle sacre Ordinazioni: vien aggregato alla Congregazione dell'Apostoliche Missioni, e fa mostra del suo zelo. .
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CAPITOLO 10

Ascesi di Alfonso alle sacre Ordinazioni: vien aggregato alla Congregazione dell'Apostoliche Missioni, e fa mostra del suo zelo. .

 


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Passato l'anno da che vestì l'abito Ecclesiastico, cioè a' 23 Settembre 1724 ricevette Alfonso la prima Tonsura da Monsign. Miraballo Arcivescovo di Nazaret, ed a' 23 del mese di Dicembre, con dispensa dell'Eminentissimo Pignatelli, venne insignito cogli Ordini Minori.

L'anno susseguente, e fu a' 27 Dicembre, li fu conferito il Suddiaconato da Monsign: Invitti Vescovo di Satriano. Suddiacono venne aggregato come Novizio nella Congregazione dell'Apostoliche Missioni.

E' questa una Congregazione di Uomini Apostolici eretta nel Duomo di Napoli, ove arrollato si vede il fiore del Clero, e della Nobiltà Ecclesiastica di tutta Napoli. Io non entro ad individuare i pregi di questa Apostolica


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Adunanza, essendo troppo noti gli Uomini Apostolici, che in ogni tempo ha goduto: i varj gradi di onore, che questi han sempre avuto nella Metropolitana di Napoli; oltre le tante Chiese, che hanno avuto a gloria di essere governate dagli Alunni di questa rispettabile Congregazione, anche il Collegio Apostolico non ha esitato con decorarne varj collo splendor della porpora.

In questa Congregazione così decorosa fu aggregato Alfonso con comune compiacimento nel primo di Ottobre 1725, e gli fu fatta strada, avendosi riguardo all'ardente zelo che dimostrava, dal Canonico D. Matteo Gizzio suo Zio.
Vedevasi il nuovo Candidato assistere indefessamente, con edificazione di quei tanti Fratelli, a tutti gli atti, che si facevano; e disimpegnare anch'esso con comune sodisfazione le sue respettive incombenze. Anzioso di abilitarsi al ministero Apostolico, non mancava recitare di volta in volta spezzioni di prediche, catechismo, o altro; anzi uscendo in Missione con quei Fratelli nei contorni di Napoli, se altro non poteva sul principio, affatigavasi per lo meno nel catechizzare i figliuoli, nel fare di sera per le strade i sentimentucci, per così commuovere i terrazzani, ed animare i peccatori alla penitenza.

 

Oltre di questa Congregazione, che fu per esso finchè visse la diletta Madre, frequentava ancora ne' respettivi giorni, ma con somma esemplarità, la Congregazione de' Chierici, che eretta si vedeva nella Casa della Missione. Attesta il P. Cutica, che n'era Direttore, che non mancò mai Alfonso intervenirci: così contestano ancora con atti giurati, ma per altri riflessi, il Parroco di S. Angelo a Segno, ed il Canonico Superiore in quel tempo delle Apostoliche Missioni. Non vi fu volta, fino a che asceso si vide al Sacerdozio, che esentato si fosse dalle funzioni della Parrocchia, o da quelle delle sacre Adunanze.

Concordemente contestano tutti, aver menata sempre Alfonso una vita sommamente esemplare, aver frequentato i Sacramenti, ed essere stato, come rilevasi dai loro atti giurati, tutto santo nel costume, e ne'suoi portamenti. Si ascrisse ancora Alfonso, fin da che era Minorista, alla Compagnia, che dicesi de' Bianchi, e fu ricevuto, con sommo piacere, a'15 Aprile 1725. Vi assisteva con zelo, e non mancava, occorrendo il caso, ajutare nello spirito i disgraziati condannati; anzi in seguito compose ancora un trattatino sul come potersi assistere con frutto, e giovarli nell'Anima.

I frutti primaticci tanto maggiormente si gradiscono, quanto che prevenir si veggono le stagioni. Non finiva di consolarli l'Eminentissimo Pignatelli, vedendo le tante benedizioni, che Iddio pioveva sopra Alfonso; ed in attestato del suo compiacimento gli diede con dispensa a' 6 Aprile 1726 anche il Diaconato.

Avendo maggiormente sperimentato il suo zelo, ed i rari talenti, che da Dio aveva ricevuto, gli diede


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ancora, essendo Diacono, facoltà di poter dispenzare a tutti, in qualunque Chiesa di Napoli, il pane della divina parola. Il primo sermone, che fece Alfonso, fu in occasione delle Quarantore nella Parrocchia di S. Gio: in Porta. Prese per tema in questa Predica le parole d'Isaia. Utinam disrumperes coelos et descenderes... Aquae arderent igni 60. v. 1.
Veramente si videro bruciare le acque. Rilevò con sommo zelo, e fervor di spirito, quanto sia grande l'amore, che Gesù Cristo ci porta, e quanto sia anche grande, anzi mostruosa l'ingratitudine dell'uomo verso Dio. Mi diceva D. Gaetano suo Fratello, che quasi non vi fu giorno da questo tempo in poi, che invitato non fosse a predicare ora in una Chiesa, ed ora in un altra, specialmente in quelle delle Monache.

 

Sermonegiava per lo più Alfonso in onore di Gesù Sacramentato, e rara era quella Chiesa, ove esposto vedevasi alla pubblica venerazione, che non godesse di averlo. Era tale la veemenza dello spirito, e tale la sodezza delle dottrine con cui rilevava la bruttezza del peccato, e l'ingiuria, che si fa a Dio, che spopolavansi le altre Chiese, e vedevansi tutti concorrere per ascoltare il nuovo Predicatore.

Anche la sua Congregazione, vedendolo capace a qualunque disimpegno, lo destinò con altri Soggetti, ancorchè Diacono, a far delle Missioni in varj luoghi del Regno. Vedevasi Alfonso tutto fuoco attaccare a petto a petto il peccato, e promuovere con zelo la gloria di Dio, ed il bene delle Anime.

 

Se si afflisse D. Giuseppe suo Padre, e si afflisse di troppo vedendo sposato da' Tribunali Alfonso, maggiormente si affliggeva di presente, vedendo, che colle sue austerità, e colle tante fatiche, era per abbreviarsi la vita. Viepiù era in pena sua Madre, perchè avevalo sempre presente; e se consolavasi per un verso in vedere il come interessavasi nel servizio di Dio, affliggevasi per l'opposto, temendo, che andasse a perdere la vita. Piangeva D. Anna, e non finiva  di affliggersi coi Sacerdoti suoi compagni; e pregavane il Padre D. Tommaso Pagano, che moderato l'avesse nelle tante fatiche, che si adossava, e posto avesse freno alle sue eccessive mortificazioni.

 

Quanto si temeva, tanto accadde. Non poteva la machina del Corpo oppresso dalle fatiche, lo Spirito dissipato da tante applicazioni mentali reggere più di quello si credeva.

Non passarono pochi mesi, da che preso aveva il Diaconato, che Alfonso si vide infermo, ed in pericolo della vita. Una notte, tra le altre, si stimò disperato dai Medici, ed alle ore sette se gli ordinò in fretta il S. Viatico. In questo stato Alfonso avendo sede a Maria Santissima, chiese con grande istanza di volere in quell'ora la prodigiosa Statua, che si venera nella Chiesa della Redenzione de' Cattivi, avanti il cui Altare erasi sciolto dal Mondo, ed offerto tutto a Dio. Non si mancò consolarlo. La Statua fu subito portata in casa; ed essendosi esposta avanti il suo letto, furono così efficaci le preghiere di


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Alfonso, e così pronta la Vergine in esaudirlo, che si vide in que mentre migliorato, e fuori di pericolo. Fu così crudele l'infermità, che non durò meno di tre mesi a potersi ristabilire.

 

A' 21 di Dicembre del medesimo anno, favorendolo sempre più l'Eminentissimo Pignatelli, anche con dispensa di Mesi quattro, ascese al Sacerdozio.

Somma fu la consolazione di Alfonso, vedendosi al Sacro Altare, e somma fu quella quasi di mezza Napoli, che bramava vederlo in tale stato. Ma se per l'innanzi Alfonso era tutto fuoco, e tutto zelo per la salute dell'anime, e per la Gloria di Gesù Cristo: disceso dall'Altare, non sembrava, che leone tutto fierezza per l'inferno, e tutto ardore per lo bene del prossimo.

L'Eminentissimo Pignatelli, che ben vedeva come e quanto la Grazia si comunicava per suo mezzo, appena fatto Sacerdote, volle, che dato avesse al Clero nella Chiesa di S. Restituta gli Santi Esercizj. Vi fu persona di autorità, che malignò il Cardinale, per l'azzardo, in cui lo metteva: Questi, disse, vogliono fare de' soggetti a forza, e non badano al cimento, in cui li mettono. Ma il Cardinale ci ebbe tale compiacimento, vedendo il gran concorso, che vi era, e come Iddio benediceva le di lui fatiche, che calava di persona a sentirlo.

Fu grande il frutto, che operò nelle Anime; né di altro si parlava in tutta Napoli, che delle virtù di Alfonso, e dello Spirito Apostolico da cui vedevasi animato.




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