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CAPITOLO 11
Altri Apostolici Esercizj di Alfonso, e suoi mezzi per
non divolgarsi nello Spirito.
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Se da Diacono non vi
era giorno vuoto per Alfonso, asceso al Sacerdozio, (contestata essendo la di
lui Missione anche da un Soggetto così degno qual'era il Cardinal Pignatelli, )
si può dire, che videsi così affollato di fatiche, che non aveva tempo a poter
respirare. Una occupazione non era sbrigata, che già era invitato per l'altra;
e facevasi a gara da' Rettori delle Chiese a chi prima lo poteva avere in
beneficio de' proprj figliani.
Tante Congregazioni
richiesta gli fecero per li Santi Esercizj, e per altri sermoni: tanti
Monasteri di Monache vollero anch'esse profittare di sua parola. Le Chiese di
maggior concorso e di prima figura in Napoli si prevenivano l'un l'altra, per
averlo specialmente nelle solennità delle Quarantore. In somma tutto era
applicazione pel nostro Missionario; e non vedevasi far ritorno a casa, che
carico di manipoli, e sommamente consolato per le tante Anime, che toglieva al
peccato, e guadagnava a Gesù Cristo.
Animato dallo spirito
di Dio, non predicava Alfonso, che Cristo - 36 -
Crocifisso. Non vi erano frasche nelle sue prediche, ed apparati vani
d'inutili erudizioni. Tutto era nerbo, e sostanza, con istile piano, e
familiare. Oltre di ciò, non vi era cosa, che non concorresse nella di lui
persona, o che non singolarizzasse nel suo Apostolato. Nobiltà de' natali, che confondeva qualunque spirito
superbo: rarità di talenti, e di doni naturali, che lo distinguevano tra gli
altri Predicatori. Maggiormente predicava in esso la sua modestia, il suo
raccoglimento, la sua somma umiltà, e sommo disprezzo del Mondo; soprattutto
faceva della grande impressione la vita penitente, che in esso si ammirava, e che
condannava l'altrui delicatezza.
Ancorchè non fossero le
prediche di Alfonso adornate de' bei concetti, e tessute con istile pomposo e
fiorito, non è che solamente erano a portata della gente rozza, e popolare. Avevano
queste il sapore della Manna. Ci trovava
pabolo, e sentivalo con piacere così l'uomo idiota, che letterato: tutti
e due vi restavano compunti; anzi i letterati più che ogn'altro vi
concorrevano, e lo sentivano con sodisfazione.
Il suo uditorio con maraviglia di ognuno,
vedevasi composto di Ecclesiastici riguardevoli, così Regolari, che Secolari;
di Avvocati, Procuratori, e Togati; di Dame d'alto bordo, e Cavalieri; nè ci
era persona, che non uscisse di Chiesa compunto, e col capo chino.
Spesso spesso
v'interveniva Nicolò Capasso, quel miracolo di sacra, e di profana letteratura,
ma famoso per le sue satire. Incontrandolo un giorno Alfonso, perchè Amico,
lepidamente gli disse: D. Nicola vi vedo
sempre alla mia predica: volete forse farmi qualche satira? No, disse il Capasso; son persuaso, che non attendo da voi fiori,
e periodi contornati; vengo, e vi sento con piacere, perchè voi predicate
Cristo Crocifisso, e non già voi medesimo. Tanto di forza ha nell'uomo il
predicare Evangelico, quando non è adulterato e tradito.
Non abbiamo distinta
notizia delle tante Missioni, che si fecero da Alfonso ne' primi anni del suo
Apostolato. Rilevo bensì da alcune carte della medesima Congregazione di
Propaganda, che a' 20 Novembre 1727: partì unito con D. Filippo Aveta, ed altri
fratelli per le Missioni di Bosco, e de' Casali adiacenti; e l'anno susseguente
a' 16. Gennaro fu colla Missione nel Casale di Resina. Non erano meno le
fatiche, che Alfonso si addossava in Missione di quelle, che faceva residendo in Napoli.
I Superiori della
Congregazione, vedendo il gran profitto, che operava nelle Anime, e l'idea che
da' Popoli se ne concepiva, si vedevano quasi obbligati a non poterlo
risparmiare. Attestava egli medesimo, Alfonso, che per lo più, nel corso delle
Missioni, veniva incaricato dall'Atto grande della sera; tanto
maggiormente in quantochè non aveva egli
lo spirito di ripugnare, o di scansare
qualunque fatica.
Mi attesta il Sacerdote
D. Camillo Mastroalleva, Secretario della - 37 -
medesima Congregazione, non aver ritrovato, rivoltando li vecchi registri,
come ritrovansi altri rubricati, che Alfonso si fosse una volta scusato per qualche impiego addossato, e non
eseguito. Gode questa Congregazione dell'Apostoliche Missioni una pingue
Cappellania giornale, lasciata con patto dal Testatore di non
darsi, che all'Operario più indefesso, che vi fosse tra Fratelli. Era in tal
idea Alfonso, ancorchè di fresco asceso al Sacerdozio, e forse l'ultimo tra
Congregati, che non esitarono quei degnissimi Fratelli investirne la di lui
persona. Questo solo, se altro manca, è sufficiente di per se, a farci fare un'
adequata idea del grande indefesso Operaio, ch'era Alfonso, e come si distinguesse tra tutti i membri di quella
rispettabilissima Adunanza.
Non voglio omettere,
per esser cosa di troppo consolazione, ciocchè accadde in questo tempo tra
Alfonso, e D. Giuseppe suo Padre.
Essendosi questo
disingannato, non solo viveva contento del di lui stato, che anzi lo ringraziava per aver fatta una
tal'elezione. Una sera tra l'altre stando Alfonso porgendo nella gran Chiesa
dello Spirito Santo, gli Santi Esercizj ad un immenso popolo, che vi
concorreva, D. Giuseppe ritiravasi dal Palazzo Reale: sentendo la voce del
Figlio, curioso entra anch'esso in
Chiesa: ascolta, e si compunge: piange, e si pente di quelle amarezze,
che date gli aveva, lasciando i Tribunali: Ringrazia Iddio, d'aver prescelto
Alfonso ad un tale stato, e capochino si ritira in casa. Appena Alfonso vi
giunse, che piangendo se gli fa incontro, l'abbraccia, e tutto cuore gli dice: Mio Figlio Io vi ho obbligazione: voi
questa sera mi avete fatto conoscere Iddio: Figlio vi benedico, e mille volte
vi benedico per aver eletto uno stato così santo, e così caro a Dio.
Se così impegnato
viveva Alfonso, e con tanto zelo in ajuto delle Anime, non è che trascurato
fosse per li proprj doveri. Ogni giorno
costantemente dava più ore alla meditazione, oltre del tempo, che impiegava
nella lettura delle gesta de' Santi. Chiamava egli questi libri il Vangelo
posto in pratica. Somma era la divozione, con cui celebrava la Messa; e non era
indifferente il tempo, che v'impiegava. Lungo era il suo apparecchio, e non
minore il rendimento di grazie. Oltre di questo, ogni giorno portar dovevasi
impreteribilmente, per visitare Gesù Sacramentato, in quella Chiesa, ove vi
erano le Quarantore: nè queste visite erano brevi e passaggiere; ma vedevasi
trattenere più ore amando, e contemplando il suo Dio; vale a dire, che la sua
vita non era, che un'orazione costante e continuata.
Queste, ed altre erano
le giornaliere occupazioni di Alfonso in beneficio suo, e delle Anime. Memore
di quel Quiescite pusillum, detto da
Cristo a' suoi Apostoli, non mancava anch'esso di volta in volta disbrigarsi in
tutto da' suoi Apostolici Esercizj, e ritirarsi in luogo solitario per
trattenersi, e rivedere da solo a solo tra esso e Dio le partite della propria
Anima.
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Aveva Alfonso, come già
dissi, contratta amicizia, e troppo stretta, coi Sacerdoti D. Giuseppe Porpora, e D. Giovanni Mazzini: in seguito la
contrasse ancora con D. Gennaro
Sarnelli, uno de' figli del Barone di Ciorani, con D. Michele De Alteriis, e
con altri Sacerdoti anch'essi impegnati per la propria santificazione.
Godeva egli e
compiangevasi della conversazione di sì
degni Ecclesiastici. Volendoli maggiormente stringere in carità, e fare
unitamente con essi di tempo in tempo una spirituale ricreazione, il de Alteriis esibì un suo casino, quanto a proposito per questo, altrattanto esente da qualunque
disturbo. Avevasi in questa casa un divoto Oratorio, ed eravi una bellissima
statua di Maria SS., quella appunto, che donata ad Alfonso, si venera di
presente nella Sacrestia della nostra Casa di Ciorani.
In questo luogo
solitario e divoto ritiravansi tutti ogni mese, e trattenevansi uniti i tre e
quattro giorni in esercizj di penitenza, in lunghe meditazioni, ed in
conferenze di spirito. La mensa era parchissima. Presedeva capotavola una
bellissima statuetta di Gesù Bambino, ed ogn'uno facevagli i suoi fioretti. Mi
diceva il nostro P. Mazzini, che non si prendeva boccone, senza prima
scoccarsegli delle replicate giaculatorie. Terminata la tavola, se la
divertivano qualche tempo in cantare dolci inni, e canzoni, ed indi
ripigliavansi di nuovo le sante meditazioni.
Per qualche tempo si
frequentò questa casa di Alteriis. Si passò poi ad un'altra più solitaria,
presa a pigione da D. Gennaro Sarnelli in vicinanza di S. Gennaro extra moenia, in dove con maggior
soddisfazione attendevano a Dio, ed a se stessi.
Così Alfonso rinforzavasi ogni Mese nello spirito, o per dir meglio
abbozzava non volendo l'Istituto, che era per dare alla Chiesa, e così
avanzavansi questi santi Sacerdoti nel disprezzo del Mondo, e nell'amore di
Gesù Cristo.
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