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CAPITOLO 17
Come, ed in quale occasione si vide animato Alfonso a
fondare la sua Congregazione in ajuto delle Anime abbandonate.
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Non pervenne Alfonso in
Napoli, dopo la campagna fatta in Provincia di Lecce, e di Bari, che molto consumato.
I compagni, che più l'amavano, D. Giuseppe Porpora, D. Giovanni Mazzini, - 62 -
e D. Giuseppe Jorio,
ed altri, vedendolo sfinito e debilitato nelle forze, pensarono, per
ristorarlo, cavarlo fuori di Napoli, e farlo sollevare in qualche amena
campagna. Varie pensate si fecero che non si stimarono convenienti; ma avendo
proposto D. Giuseppe Panza, Gentiluomo e Sacerdote della Città di Amalfi,
un Romitaggio troppo ameno in vicinanza di quella Città, perchè sopra un colle
ed in faccia al mare, piacque a tutti il progetto; e furono di comitiva in
Alfonso D. Giuseppe Jorio, D. Giovanni Mazzini, il Panza, ed altri due,
che s'ignorano.
Il viaggio per mare non
si ebbe troppo prospero. In vece di tirarsi ad Amalfi, a stento si approdò a
Minori. Essendosi ristorati, bonacciato il mare, si portarono in Amalfi.
Mentre ivi stavano
complimentando Monsign. Scorza, che n'era Arcivescovo, giunge in tempo il
Canonico D. Matteo Criscuoli Vicario di Scala. Usciti in discorso del motivo
del loro viaggio, perchè, disse il
Criscuoli, non venirvene a S. Maria de'
Monti sopra Scala? Ivi vi è un Romitaggio con sufficiente abitazione; potreste
sollevarvi, ed anche far del bene a tanti poveri caprai, che vi dimorano, e
vivono abbandonati, ed io, soggiunse,
vi do ogni mia facoltà, e giurisdizione. Non dispiacque il partito.
Maggiormente piacque ad Alfonso, per l'occasione, che se li presentava, di
poter far del bene a que' poveri campagnuoli.
Avvalendosi Alfonso in
S. Maria de' Monti delle finezze, e facoltà ricevute dal Vicario Criscuolo, non
mancò situarvi il SS. Sacramento. Quivi nell'atto che dava sollievo al Corpo,
ricreavasi nello spirito colla presenza di Gesù Sacramentato.
Fattosi noto il loro
arrivo, si videro subito accerchiati i Missionarj da Pastori, e Capraj, e da
altra gente, che dispersa ne stava per quelle campagne. Non è credibile quanto
questo concorso fosse di consolazione ad Alfonso. Così egli, che compagni si
posero a catechizzare che contadini ed a ricevere con tutta carità le
confessioni. Dandosi quei Pastori l'un l'altro la voce, vi concorse altra
gente; e riuscì la villeggiatura per i Missionarj una continuata, ma fruttuosa
Missione.
Fu questa l'occasione e
così Iddio fe conoscere ad Alfonso il gran bisogno spirituale, che si soffre
dalle tante Anime, che prive de' Sacramenti e della Divina parola, abbandonati
marciscono per le campagne, e Paesetti rurali. Raccontava ei medesimo, che
buona parte di quei contadini vivevano all'intutto dimentichi di Dio; e quello
ch'è più, perchè lontani da' Paesi, ignorati ancora delle cose più necessarie;
anzi tanti e tanti non si potevano abilitare alla Confessione, se prima non si
istruivano, e dirozzavanzi ne' primi rudimenti della Fede.
Sparsa la voce nella
Città di Scala, che il celebre Missionario Alfonso Liguori, con altri
Sacerdoti, stava sopra S. Maria de' Monti, - 63 -
e del gran bene, che operava in beneficio di que' tanti villani, più non vi
volle, per invogliare i Signori Scalesi a voler godere anch'essi dello zelo di
Alfonso, se non altro, di un sermone.. Non fu minore il desiderio, che n'ebbe
Monsignor Santoro, che vi era Vescovo. Questi voglioso di conoscere Alfonso, di
cui ne sentiva predicare lo zelo, senza perdita di tempo, invitollo a voler
consolare, e sodisfare il desiderio di quel pubblico, nella prossima Domenica,
correndo quella tra l'ottava del Corpo del Signore.
Accettò l'invito
Alfonso; e si può dire, che questa sola Predica operò nella Città di Scala
quello che operar poteva un'intera Missione. Furono così vivi, e così calzanti
i motivi, ch'ei diede, per innamorarli di Gesù Sacramentato, e così grande
l'abbominio, che aver si debba per tutto ciò ch'è peccato, che tutto l'uditorio
non solo pianse, ma prorompere si vide in singhiozzi e schiamazzi, e tali che
anche s'intesero nel vicino Conservatorio delle Monache del Salvatore.
L'idea che si aveva del Predicatore, e per
questa tale mozione succeduta così sensibile nel popolo, invogliò le Monache a
volerlo anch'esse sentire. Pregato Alfonso da Monsignor Santoro, non lasciò
compiacerle; e non fu poco il profitto, che ritrassero le Monache da questa sua
Predica. Restò così preso Monsignor Santoro per Alfonso, che non l'avrebbe
voluto partito da Scala: lo pregò bensì a volerlo compiacere per una Novena al
popolo, nel prossimo Mese di Settembre, correndo allora in quella Cattedrale la
Festa del Santissimo Crocefisso. Così l'invitarono ancora le Monache, per dar
loro nel medesimo tempo li santi Esercizj.
Tale fu la villegiatura
di Alfonso, e de' suoi Compagni nella Città di Scala; ma se partì, non partì di
certo col cuore da S.Maria de' Monti, nè si lasciò addietro i suoi diletti
Pastori, e Caprari. Considerando il loro bisogno ne piangeva, e pregava Iddio a
voler prescegliere, tra' figli di Abramo, chi fosse per interessarsi per loro
bene.
Nel Settembre non mancò
Alfonso, come aveva promesso, portarsi di nuovo nella Città di Scala, e seco
per compagno condusse ancora il suo indivisibile amico D. Giovanni Mazzini.
Fece nella Cattedrale la Novena del Crocifisso con gran concorso, e con maggior
compunzione di quel popolo, e de' luoghi vicini; e consolò ancora co' santi
Esercizj, siccome desideravano, anche le Monache del Salvatore. Iddio che in
Scala aveva cominciato ad abbozzare nel cuore di Alfonso i primi disegni
dell'Opera sua, anche in Scala con altro tratto di Provvidenza, volle
perfezionarli.
Viveva in quel
conservatorio una Religiosa di santa vita, molto favorita da Dio. Questa niente
consapevole di quello passava per capo ad Alfonso, in un estasi ch'ebbe, vide
in ispirito, e fu nel giorno terzo di Ottobre 1731 una nuova Congregazione di
Preti tutta sollecita - 64 -
in ajutare milioni di anime, che abbandonate vivevano, e senza ajuto in tanti
villaggi, e contadi; e tra questi Alfonso, che presedeva a tutti. Nel tempo
medesimo s'intese dire: quest'Anima è
quella, che ho eletta per capo di quest'Opera di mia gloria.
Conferendo la Religiosa
con Alfonso di cose di sua coscienza, li manifestò ancora quanto in ispirito
aveva veduto, e cosa Iddio voleva da lui. Restò sorpreso Alfonso a tal novità;
e fattosi presente i lumi che continuavano, e le spinte, che per quest'Opera
ricevute aveva da Dio sopra S. Maria de' Monti, non seppe che dire.
Riflettendo, e diffidando di se, ancorchè in cuor suo si vedesse presente in
tanti Pastori, e Caprari, che abandonati chiedevangli soccorso, non mancò
disprezzare la visione, e trattar la Religiosa da pazza e fantastica.
Si confondeva, ma non
si arrendeva la Monaca; e quanto più Alfonso la contrariava, quella tanto più
insistiva, che Iddio voleva da lui una tal' Opera in sussidio de' villani, e
delle anime più abbandonate.
Ritirato che fu in
casa, vedevasi Alfonso cogitabondo, e disturbato. Richiesto dal Mazzini così
agitato, titubava comunicarli l'accaduto. Cosa
ci è stata colla Monaca, replicò il Mazzini, ma cosa di confessione non è; perchè vi ho inteso alzar la voce, e
contrastare. Pressato, lo fece. Anzichè disprezzare il Mazzini la visione e
dissuaderlo, maggiormente l'incoraggisce; nè poteva mettersi in dubbio della
Religiosa, essendo bastantemente nota la di lei santità. Quest'opera manca in questo Regno, li disse, e non sappiamo cosa voglia Iddio da Voi.
Operava la grazia in
Alfonso; ma dissidando sempre di se, non sapeva a qual partito appigliarsi. Tutto va bene, rispose, e i compagni ove sono? eccomi qua, rispose
il Mazzini: son io con voi; nè
mancheranno altri Sacerdoti, che con noi s'invoglieranno, per un Opera di tanta
gloria di Dio.
Mentre le cose così
passavano tra Alfonso, ed il Mazzini, capitò nella Città di Scala Monsignor Falcoja
Vescovo di Castellammare, uomo, come è noto, di sperimentata santità, e molto
illuminato nelle cose dello spirito. Tale lo era ancora Monsignor Santoro: ma
non era nuovo ad Alfonso il Falcoja, avendolo avuto in pratica in Napoli sopra
i Cinesi.
Animato dal Mazzini,
conferì con questi Prelati i lumi ricevuti da Dio sopra S. Maria de' Monti, e
quello che spacciava aver veduto in ispirito la consaputa Religiosa. Tutti e
due, avendo per più giorni esaminato e ponderato il tutto, furono d'accordo,
che i suoi lumi erano da Dio, e che non vi era cosa da dubbitare per parte
della Monaca. Sono troppo note, dissero, la perfezione del suo spirito, e le
grazie, che di continuo riceve da Dio a
Ammirò in questo
incidente - 65 -
Monsignor Falcoja
un tratto di special Provvidenza. Una simile Opera aveva egli desiderata nel
Regno fin da che era Arcivescovo in Lanciano. Compassionando il buon Prelato
tanti villagi, e lochetti, in dove, o perchè non giungono, o non sono che di
passaggio i Missionarj, si veggono le Anime derelitte, e prive di soccorsi
spirituali.
In sentire la spinta,
che Alfonso sperimentava nel cuore, per un Opera di tanta gloria di Dio, e di
tanto bene delle Anime, se ne consolò, ne rese grazie a Dio, ed animò Alfonso a
sollecitamente abbracciarla.
Tanto passò in Scala con Alfonso tra Monsignor
Santoro, e Monsignor Falcoja; ma Alfonso se non si diede addietro, per lo meno
restò sospeso, e riserbò quant'occorreva al prudente discernimento del suo
proprio Direttore il P. D. Tommaso Pagano.
Posizione Originale Nota - Libro I, Cap. XVII, pag. 64
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