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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • LIBRO I
    • Cap.20 I PP. Fiorillo,e Pagano soggettano Alfonso alla direzione di Mons. Falcoja ultime opere fatte da Alfonso in Napoli, e sua impazienza per dar principio alla Congregazione.
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Cap.20

I PP. Fiorillo,e Pagano soggettano Alfonso alla direzione di Mons. Falcoja ultime opere fatte da Alfonso in Napoli, e sua impazienza per dar principio alla Congregazione.

 


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Vedendo i PP. Fiorillo, e Pagano, che la tempesta anzichè sedarsi, vie più infieriva, dubbitando trovarsi anch'essi in mezzo di un tanto fuoco, e con tema di danno alle tante opere, che avevano per le mani, di consenso consigliarono Alfonso, che in tutto dipeso avesse per le cose sue da Monsignor Falcoja, sì perchè Religioso, ed illuminato appieno in materia di comunità, sì perchè in Napoli veniva da tutti venerato, e tenuto in somma stima.

 

Non così volentieri si risolvette Alfonso a lasciare la direzione del P. Pagano. Riconoscevasi troppo tenuto alle paterne sollecitudini di quell'ottimo figlio di S. Filippo Neri. Volendo un maggior lume da Dio, non lasciava ajutarsi colla preghiera, e farnelo pregare da altri.

Correndo la novena dell'Assunta, ed assistendo in quella che si faceva colla Statua esposta di Maria SS. nella diletta sua Chiesa della Redenzione de' Cattivi, si compiacque la Vergine, come confidò egli stesso al nostro P. de Robertis, dargli un lume così chiaro, che risolvette mettersi totalmente per qualunque cosa nelle mani di quel Prelato; anzi col consiglio del P. Pagano si obbligò sub gravi non appartarsi, ma dipendere in tutto dal di lui consiglio. Si può dire, non esserci stato fanciullo così dipendente dal proprio padre, come fu Alfonso dai cenni di Monsignor Falcoja.

 

Persuaso il Canonico Torni dell'operar prudente di Alfonso, perchè animato dal Ven: P. Fiorillo, ed accreditata l'Opera da altri Uomini illuminati, se affliggevasi vedendolo così malmenato, molto più rincrescevali perdersi in Napoli un Soggetto di tanto valore. Non avendo più che sperare dalla fermezza di Alfonso, lasciando combatterlo di fronte, tentò guadagnarlo di fianco. Caricollo, come Superiore della Congregazione, di diversi impieghi apostolici, tutti di sommo peso. Persuadevasi che Alfonso in veduta del certo bene, che operava in Napoli, distogliere si potesse dall'incerto che altrove era da sperarsi.

Sul principio di Ottobre gli comandò, anche in nome dell'Eminentissimo Pignatelli, di voler dare i santi Esercizj al Clero nella Basilica di S. Restituta. Pensava di vantaggio, che vedendosi operare col solito suo zelo, e, come sperava, colle solite benedizioni di Dio, rimesso si fosse presso tutti nella pristina venerazione.

Ubbidì Alfonso, qualunque fosse la ripugnanza di vedersi in faccia ad un pubblico, che tanto lo malignava, ben riconoscendo nella voce del Superiore, la voce di Dio. Benedisse il Signore, forse più che ogni altra volta, questi


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S. Esercizj. Tanti del Clero, si riformarono. Ancorchè prevenuti in contrario per Alfonso, la parola di Dio in bocca a lui operava prodigj. L'Em. Pignatelli, che non mancavaci ogni sera, compunto anch'egli, si vede, disse, che è vaso di elezione, e che lo Spirito Santo parla per esso. Tracollo al libertinaggio diedero specialmente tanti e tanti giovani; e frequentar si videro Chiese, Orazione e Sagramenti.

 

Non contento di questo il Canonico Torni, terminati questi Esercizj, volle che assistito avesse, primo alla general Missione, che erasi aperta nella Gran Chiesa dello Spirito Santo, e poi all'altra in quella dell'Annunciata. In tutte e due queste Chiese, oltre la prodigiosa folla di penitenti, che di continuo accerchiavanlo, più volte dissimpegnò con sommo frutto anche la meditazione della mattina: ed è problema da farsi, se il popolo concorreva più di mattina, che di sera.

Vie più compiacendosi il Canonico dei prodigj che la Grazia operava per suo mezzo, volle, che dato avesse anche gli esercizj al Popolo nella Parrocchiale di S. Maria delle Vergini. Tutto eseguì Alfonso con sommessione di spirito. Quale e quanto bene ei fece in queste apostoliche fatiche, se non ora, lo rivelerà chi legge nell'eternità beata. Pensava il Canonico che con queste tante fatighe, e coi tanti manipoli abbondantemente raccolti gli si spezzase ogni altra idea.

Alfonso non però saldo sempre più nel suo profitto, altra mira non avea, che presto vederli nella Città di Scala, essendosi ivi appuntato con Mons. Santoro l'apertura della nuova Congregazione.

 

Per l'opposto Monsig. Falcoja, o che vedesse la gran tempesta non ancora sedata, o perchè maggiormente assicurar si volesse della costanza di Alfonso, non vedevasi determinato a dargli la sua benedizione. L'Opera era grande, e non mancava porger preghiere a Dio, e farlo pregare da altre Anime Sante, affinchè degnato si fosse voler benedire le rette intenzioni del suo Penitente. Temporeggiava, ed insinuava lo stesso ad Alfonso, per così meritarsi la benedizione dell'Altissimo.

Queste dilazioni che a Monsignore sembravano giorni, erano secoli, e non giorni per Alfonso. Un giorno, fra gli estri di una santa impazienza, così si spiegò, in una sua con Monsig. Falcoja: "Padre mio, per carità presto presto presto, che io mi moro di desiderio di venire: presto mandatemi a chiamare, e levatemi il mandato, che mi avete fatto per Napoli. D. Gio: Battista è lesto ancora, ed arde. Vedete all'incontro il Demonio quanto fa per impedire, che cominciamo presto, che non farà niente, e tutto riuscirà bene. Sto al penultimo giorno degli Esercizj, ed oggi parlo di Mamma mia Maria. Pregate sempre per me, ma sempre sempre, e presto presto presto a lode di Gesù, e di Maria".

 

Ometto, volendo dar luogo alla brevità, altri rimprocci, e travagli,


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che soffrì Alfonso anche in quest'ultimo tempo specialmente dal Ripa, e dal Gizzio suo zio. Non vi è cosa, che tanto si risente, quanto un amore non curato.

Troppo questi amavano Alfonso, e perchè amavanlo di cuore, tanto maggiormente vedevansi impegnati, anzi accaniti per ismuoverlo da una intrapresa, che, benchè santa, credevano irregolare. Noi però adorar dobbiamo in questi tre servi di Dio, intendo il Ripa, e i due Canonici Gizzio, e Torni, i profondi giudizj dell'Altissimo, e vedere, che se Iddio permette tal volta ne' servi suoi simili sbagli, nol fa che per fini altissimi di sua maggior gloria, e specialmente per esercitarli, e per tenerli umiliati. S. Epifanio non comunicava, e la sentiva male per S. Gio: Crisostomo, perchè protegeva i Monaci creduti Origenisti: e S. Vincenzo Ferreri si opponeva al vero Papa, e favoriva Pietro di Luna, che non credeva Antipapa. Non cagionarono nocumento a veruno questi sbagli, perchè erano rette le loro intenzioni, e con questo Iddio raffinò la santità non meno degli uni, che degli altri.

Volendo Iddio due Congregazioni, e non una, cioè quella di Alfonso, e quella del Ripa, e tutti e due con intento diverso, permise sentimenti opposti tra gli uni, e tra gli altri, affinchè con maggior chiarezza così l'uno, che l'altro conosciuto avesse il divin volere. Questi medesimi, che tanto si opposero, quest'istessi in seguito, disingannati applaudirono l'Opera, e favorirono Alfonso in qualunque bisogno.

 Ammirando anch'esso, essendo vecchio, i tratti della provvidenza, il P. D. Gennaro Fatigati, che anche fu uno di quelli, che gridato avevano al lupo, con suo compiacimento dir soleva: Monsignor Liguori fu preso per fanatico dal nostro Fondatore, ma vedete come Iddio ha benedetta la di lui Congregazione, ed ove è arrivata.




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