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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • LIBRO I
    • Cap. 21 Quali furono i primi Compagni di Alfonso: e come Iddio autenticò la sua preelezione, e l'Opera.
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Cap. 21

Quali furono i primi Compagni di Alfonso: e come Iddio autenticò la sua preelezione, e l'Opera.

 


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Ancorchè Alfonso venisse, con tanto discapito di sua riputazione, così malmenato presso tutti, tuttavolta non mancavano in Napoli ottimi Sacerdoti, che si offerivano a volerlo seguitare. Ma allo stringere delle cose, chi si scusò, parlar volendosi colla frase del Vangelo, che aveva i suoi buoi, e non poteva lasciarli, cioè che assistevagli obbligazione di aver cura, e non mancare a' suoi domestici: chi, che aveva preso moglie, e non conveniva abbandonarla: voglio dire, che obbligato vedevasi, e lasciar non poteva quella Congregazione, o altra opera pia che aveva per le mani.

Cosicchè, chi per un verso scusossi, e chi


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per un altro. Tutti bensì invidiavano la di lui sorte, ma pochi furono quei, che posero mano all'aratro, e non si diedero addietro.

 

Uno de' suoi Compagni fu il Sacerdote D. Vincenzo Mandarini, come dissi, nobile di Rossano in Calabria, che viveva in troppo stretta amicizia con Alfonso. Aveva il Mandarini fatto i suoi studj in Napoli, ed era un ottimo Teologo. Fatto Sacerdote si era dato di proposito alla maggior santificazione di se medesimo, e nel guadagnar Anime a Gesù Cristo. Conviveva ne' Cinesi, ma invogliato dell'Opera di Alfonso, si offerì, e volle seguitarlo.

Si unì ad Alfonso anche l'Abate D. Silvestro Tosquez Gentiluomo primario della Città di Troja, amicissimo del Mandarini. Era il Tosquez versatissimo nelle Facoltà Legali, e Teologiche, Soggetto di somma virtù, e molto impegnato per la più alta perfezione.

S'invogliò dell'opera, e seguì Alfonso il Sacerdote D. Gennaro Sarnelli, figlio di D. Angelo Sarnelli, Barone di Ciorani, che conviveva con Ripa, anche gran Teologo, e gran Legista: uomo versato in ogni genere di letteratura, famelico anch'esso della salvezza delle Anime, e tutto zelo, come si vide, per la gloria di Gesù Cristo.

Con questi si unì D. Pietro Romano, Canonico, e Cittadino della Città di Scala. Era il Romano bravo Teologo, ed eccellente Predicatore, esemplarissimo, e tutto addetto per la salute delle Anime.

Lo seguì il Dottor D. Cesare Sportelli, Gentiluomo della Città di Acquaviva, ed oriundo da quella di Potignano. Faceva questi  l'Avvocato ne' Tribunali di Napoli, ed era uno de' migliori professori dell'età sua. Sin da giovanetto erasi diretto nello spirito con Monsignor Falcoja, allora pio Operaio, e fatto Vescovo, anche si allontanò da' di lui consigli. Stanco del Mondo, voleva ritirarsi in qualche osservante comunità; ma consigliato dal Falcoja a farsi coadjutore di Alfonso in un'Opera di tanta gloria di Dio, lo fece con suo compiacimento, e fu poi di molto vantaggio della nostra Congregazione.

Ci fu il Sacerdote D. Gironimo Manfredi, uomo di vastissima erudizione, e versato appieno nelle scienze sagre, e profane. Era questi della Terra di Lavoro, e riusciva a meraviglia, siccome ne stava incamminato, nel Ministero Apostolico, avendo con se tutte le doti necessarie per un tale impiego.

Parimente si associò con Alfonso il Sacerdote D. Gio: Battista di Donato dotto Calabrese, e versatissimo nella scienza de' Canoni. Erasi egli già dato al Ministero Apostolico, e molto segnalavasi in portar Anime a Gesù Cristo.

Non mancò seguirlo D. Giuseppe Panza Gentiluomo della Città di Amalfi, e Fratello con Alfonso della medesima Congregazione delle Apostoliche Missioni. Questi, come dissi, fu ancora di comitiva in


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S. Maria de' Monti. Vi furono ancora due altri Sacerdoti della Terra di Tramonti sulla Costa di Amalfi, ma di questi se ne ignora la qualità, ed il nome.

Mancò, ma ci sarebbe stato sulle prime, il Sacerdote D. Giovanni Mazzini, Cittadino e Missionario Napoletano, che fu di sprone ad Alfonso per imprendere quest'Opera, ma il suo Direttore che era un ottimo Gesuita, volle maturata per altri tre anni la di lui vocazione.

 

Questi nove Soggetti, così prescelti furono per Alfonso tante pietre fondamentali, per erigere nella Chiesa il suo premeditato edificio. Vedevasi in questi un ardente zelo per dilatare da per tutto l'impero di Gesù Cristo, e di abbattere per ogni dove le Potenze infernali. Tutto era zelo, e gloria di Dio,. I due Secolari anch'essi, cioè lo Sportelli, ed il Tosquez, promettevano di se cose grandi per Dio, e per le Anime; E tutti impegnati si vedevano ad una perfezione non ordinaria.

Non poggiò Alfonso questa grand'Opera a verun favore umano: non a roba, a danaro; ma affidò tutto alla sola confidenza in Dio, ed al solo patrocinio, che troppo sperimentava di Maria Santissima.

 

Prodigiosa poi fu, e consegni più patenti la chiamata di Vito Curzio, Gentiluomo della città di Acquaviva ed il primo, che si offerse da Fratello Serviente nella nostra Congregazione. Iddio, che prescelto aveva Alfonso per sì alto disegno, non mancò manifestare anche nella vocazione di questo Gentiluomo il suo Divino Volere.

Faceva il Curzio da Vicemarchese nell'Isola di Procida pe' l Marchese del Vasto, e viveva in stretta amicizia col Dottor Sportelli, perchè Compaesano, e perchè Avvocato della Casa del Vasto. Non era bensì il Curzio così costumato, e di quell'indole, come era il Dottor Sportelli, ma era un uomo bizzarro, e borrioso, ed i suoi ordigni di voti, com'ei diceva, erano state le pistole, e le baionette. Più volte aveva giocato in mano sua lo schioppo, ma la provvidenza esentato l'aveva dalla macchia di omicida.

Non ancora lo Sportelli aveva fatto consapevoli il Curzio della risoluzione in che era di lasciare il Mondo. Una mattina ritrovandosi insieme, si fe il Curzio a raccontargli, come per divertimento un sogno avuto nella notte antecedente. Disse "essersi veduto, come a piè di un gran Monte Aspro, e scosceso, e che molti Sacerdoti sforzavansi per salirlo: che invogliato anch'egli a volerli seguitare, non così dava un passo, che mancavagli il piede, e ritornava in dietro. Invogliato qual era ritornava a rampicarsi, e di nuovo con suo dolore ritornava a sdrucciolare. Compassionandolo uno di quei Preti, avevali dato la mano, e così ajutato, anch'esso eraci salito unito cogli altri".

Conobbe il Dottor Sportelli misterioso il sogno, ma non seppe che dire. In atto che il giorno portavansi tutti e due sopra i Cinesi, per istrada s'incontrano


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con Alfonso, non ancora conosciuto dal Curzio. Questi in vederlo, rivolto allo Sportelli, pieno di stupore li disse: Cesare quest' è quel Sacerdote, che stanotte mi ha dato la mano. Restò sorpreso lo Sportelli; ed entrato nel Mistero si fe a dirgli esser quegli il Sacerdote D. Alfonso Liguori, che meditava erigere una nuova Congregazione di Sacerdoti Missionarj, e nel tempo istesso gli manifestò la sua risoluzione.

Comprese il Curzio, che il sogno era per esso chiamata di Dio: e tanto vi volle rinvogliarsi a seguitare Alfonso, ed offerirsi a servirlo nella nuova Congregazione non da Sacerdote, ma in qualità di Fratello Serviente. Come disse, così pose in effetto.

Fine del primo Libro




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