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Cap. 21
Quali furono i primi Compagni di Alfonso: e come Iddio
autenticò la sua preelezione, e l'Opera.
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Ancorchè Alfonso
venisse, con tanto discapito di sua riputazione, così malmenato presso tutti,
tuttavolta non mancavano in Napoli ottimi Sacerdoti, che si offerivano a
volerlo seguitare. Ma allo stringere delle cose, chi si scusò, parlar volendosi
colla frase del Vangelo, che aveva i suoi buoi, e non poteva lasciarli, cioè
che assistevagli obbligazione di aver cura, e non mancare a' suoi domestici:
chi, che aveva preso moglie, e non conveniva abbandonarla: voglio dire, che
obbligato vedevasi, e lasciar non poteva quella Congregazione, o altra opera
pia che aveva per le mani.
Cosicchè, chi per un
verso scusossi, e chi - 77 -
per un altro. Tutti bensì invidiavano la di lui sorte, ma pochi furono quei,
che posero mano all'aratro, e non si diedero addietro.
Uno de' suoi Compagni
fu il Sacerdote D. Vincenzo Mandarini, come dissi, nobile di Rossano in
Calabria, che viveva in troppo stretta amicizia con Alfonso. Aveva il Mandarini
fatto i suoi studj in Napoli, ed era un ottimo Teologo. Fatto Sacerdote si era
dato di proposito alla maggior santificazione di se medesimo, e nel guadagnar
Anime a Gesù Cristo. Conviveva ne' Cinesi, ma invogliato dell'Opera di Alfonso,
si offerì, e volle seguitarlo.
Si unì ad Alfonso anche
l'Abate D. Silvestro Tosquez Gentiluomo primario della Città di Troja, amicissimo
del Mandarini. Era il Tosquez versatissimo nelle Facoltà Legali, e Teologiche,
Soggetto di somma virtù, e molto impegnato per la più alta perfezione.
S'invogliò dell'opera,
e seguì Alfonso il Sacerdote D. Gennaro Sarnelli, figlio di D. Angelo Sarnelli,
Barone di Ciorani, che conviveva con Ripa, anche gran Teologo, e gran Legista:
uomo versato in ogni genere di letteratura, famelico anch'esso della salvezza
delle Anime, e tutto zelo, come si vide, per la gloria di Gesù Cristo.
Con questi si unì D.
Pietro Romano, Canonico, e Cittadino della Città di Scala. Era il Romano bravo
Teologo, ed eccellente Predicatore, esemplarissimo, e tutto addetto per la
salute delle Anime.
Lo seguì il Dottor D.
Cesare Sportelli, Gentiluomo della Città di Acquaviva, ed oriundo da quella di
Potignano. Faceva questi l'Avvocato ne'
Tribunali di Napoli, ed era uno de' migliori professori dell'età sua. Sin da
giovanetto erasi diretto nello spirito con Monsignor Falcoja, allora pio Operaio,
e fatto Vescovo, nè anche si allontanò da' di lui consigli. Stanco del Mondo,
voleva ritirarsi in qualche osservante comunità; ma consigliato dal Falcoja a
farsi coadjutore di Alfonso in un'Opera di tanta gloria di Dio, lo fece con suo
compiacimento, e fu poi di molto vantaggio della nostra Congregazione.
Ci fu il Sacerdote D.
Gironimo Manfredi, uomo di vastissima erudizione, e versato appieno nelle
scienze sagre, e profane. Era questi della Terra di Lavoro, e riusciva a
meraviglia, siccome ne stava incamminato, nel Ministero Apostolico, avendo con
se tutte le doti necessarie per un tale impiego.
Parimente si associò
con Alfonso il Sacerdote D. Gio: Battista di Donato dotto Calabrese, e
versatissimo nella scienza de' Canoni. Erasi egli già dato al Ministero
Apostolico, e molto segnalavasi in portar Anime a Gesù Cristo.
Non mancò seguirlo D. Giuseppe Panza Gentiluomo della Città di Amalfi, e Fratello
con Alfonso della medesima Congregazione delle Apostoliche Missioni. Questi,
come dissi, fu ancora di comitiva in - 78 -
S. Maria de' Monti. Vi furono ancora due altri Sacerdoti della Terra di
Tramonti sulla Costa di Amalfi, ma di questi se ne ignora la qualità, ed il
nome.
Mancò, ma ci sarebbe
stato sulle prime, il Sacerdote D. Giovanni Mazzini, Cittadino e Missionario
Napoletano, che fu di sprone ad Alfonso per imprendere quest'Opera, ma il suo
Direttore che era un ottimo Gesuita, volle maturata per altri tre anni la di
lui vocazione.
Questi nove Soggetti,
così prescelti furono per Alfonso tante pietre fondamentali, per erigere nella
Chiesa il suo premeditato edificio. Vedevasi in questi un ardente zelo per
dilatare da per tutto l'impero di Gesù Cristo, e di abbattere per ogni dove le
Potenze infernali. Tutto era zelo, e gloria di Dio,. I due Secolari anch'essi,
cioè lo Sportelli, ed il Tosquez, promettevano di se cose grandi per Dio, e per
le Anime; E tutti impegnati si vedevano ad una perfezione non ordinaria.
Non poggiò Alfonso
questa grand'Opera a verun favore umano: non a roba, nè a danaro; ma affidò
tutto alla sola confidenza in Dio, ed al solo patrocinio, che troppo
sperimentava di Maria Santissima.
Prodigiosa poi fu, e
consegni più patenti la chiamata di Vito Curzio, Gentiluomo della città di
Acquaviva ed il primo, che si offerse da Fratello Serviente nella nostra
Congregazione. Iddio, che prescelto aveva Alfonso per sì alto disegno, non
mancò manifestare anche nella vocazione di questo Gentiluomo il suo Divino
Volere.
Faceva il Curzio da
Vicemarchese nell'Isola di Procida pe' l Marchese del Vasto, e viveva in
stretta amicizia col Dottor Sportelli, perchè Compaesano, e perchè Avvocato
della Casa del Vasto. Non era bensì il Curzio così costumato, e di
quell'indole, come era il Dottor Sportelli, ma era un uomo bizzarro, e
borrioso, ed i suoi ordigni di voti, com'ei diceva, erano state le pistole, e
le baionette. Più volte aveva giocato in mano sua lo schioppo, ma la
provvidenza esentato l'aveva dalla macchia di omicida.
Non ancora lo Sportelli
aveva fatto consapevoli il Curzio della risoluzione in che era di lasciare il
Mondo. Una mattina ritrovandosi insieme, si fe il Curzio a raccontargli, come
per divertimento un sogno avuto nella notte antecedente. Disse "essersi
veduto, come a piè di un gran Monte Aspro, e scosceso, e che molti Sacerdoti
sforzavansi per salirlo: che invogliato anch'egli a volerli seguitare, non così
dava un passo, che mancavagli il piede, e ritornava in dietro. Invogliato qual
era ritornava a rampicarsi, e di nuovo con suo dolore ritornava a sdrucciolare.
Compassionandolo uno di quei Preti, avevali dato la mano, e così ajutato,
anch'esso eraci salito unito cogli altri".
Conobbe il Dottor
Sportelli misterioso il sogno, ma non seppe che dire. In atto che il giorno
portavansi tutti e due sopra i Cinesi, per istrada s'incontrano - 79 -
con Alfonso, non ancora conosciuto
dal Curzio. Questi in vederlo, rivolto allo Sportelli, pieno di stupore li
disse: Cesare quest' è quel Sacerdote,
che stanotte mi ha dato la mano. Restò sorpreso lo Sportelli; ed entrato
nel Mistero si fe a dirgli esser quegli il Sacerdote D. Alfonso Liguori, che
meditava erigere una nuova Congregazione di Sacerdoti Missionarj, e nel tempo
istesso gli manifestò la sua risoluzione.
Comprese il Curzio, che
il sogno era per esso chiamata di Dio: e tanto vi volle rinvogliarsi a
seguitare Alfonso, ed offerirsi a servirlo nella nuova Congregazione non da
Sacerdote, ma in qualità di Fratello Serviente. Come disse, così pose in
effetto.
Fine del primo Libro
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