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cap. 4
Come, e perché Alfonso venne abbandonato da' suoi
Compagni.
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Calmate le cose in
Napoli, e non avendo più Alfonso, che temere, per essersi dichiarato suo protettore
l'Eminentissimo Pignatelli, stavasene con somma sua pace nella Città di Scala.
Iddio non però riserbato - 90 -
lo
aveva ad un'altra tentazione, ma più forte, e più dolorosa.
Volendo il Demonio
soffocare nella cuna la nascente Congregazione, vi frappose la discordia tra
Alfonso, e li Compagni. Stabilendosi le Regole, e le Opere, che abbracciarsi
dovevano, vi nacquero tra loro tali dissapori, e dispareri, che posero in
iscompiglio, e mandarono in ruina tutta l'Adunanza.
Voleva Alfonso, che altra
mira aver non dovesse il nuovo Istituto, che la santificazione del Clero, e
delle Persone culte cogli Spirituali Esercizj in Casa, e quella delle Anime,
che vivono abbandonate ne' luoghetti e villaggi, colle sante Missioni. Stimava
così, perchè in questi dati luoghi, per l'esperienze, che aveva, o non ci
giunge la parola di Dio, o non è che di sfuggita. Il Mandarini voleva le
Missioni, e colle Missioni le Scuole.
Sentivala in contrario
Alfonso, perchè l'opera delle Scuole abbracciata si vedea dai Padri Scolopj,
da' Dottrinisti, ed in quel tempo anche da' Gesuiti. Maggiormente, che non
dovendosi stabilire le Case in Città popolate, ma in poveri villaggi, troppo
scarso sarebbe stato il numero de' fanciulli, e questi di gente piccola e
meschina; nè poteva mancar per questi un qualche Sacerdote, che istruiti
l'avesse nel leggere e scrivere, e nè doveri Cristiani. Rifletteva di
vantaggio, che, diviso lo spirito in due Opere opposte, cioè nelle Scuole, e
nelle Missioni, mal volentieri si sarebbe adempito, essendo pochi, all'una, ed
all'altra: e che non conveniva, dopo essersi stato in Missione buona parte
dell'anno, e collo spirito distratto, ritirato in casa, vedersi di nuovo i
Soggetti in altre cure, ed imbarazzi.
Altri ancora non
convenivano; e chi discrepava per un motivo, e chi per un altro. Il Dottor
Tosquez facendo giocar troppo la fantasia, perchè il fine dell'istituto era
l'imitazione di Gesù Cristo, pretendeva, fissandosi alla corteccia, che vestir
si dovesse sottana di un rosso suboseuro, e con cappa di color torchino, perchè
così credesi, dicea, che vestiva il Salvatore. Taluni non volevano il Coro: ad
altri rincresceva il dormir sulle paglie: e tanti, omettendo altre cose, non
volevano quel rigore di povertà, e quella perfetta Vita Comune, che si pretendeva
da Alfonso.
Per l'opposto il
Tosquez, volendo fare la riforma ai più stretti mendicandi, urtava in altri
estremi. Pretendeva, che quanto nel secolo si avesse di proprio da ognuno, tutto
si dovesse vendere, e presentarsene il prezzo ai piedi del Superiore; ma non
vedeva, che troppo lontano ne stava da' tempi Apostolici.
Ridevasene Alfonso per
le pretensioni del Tosquez. Essendo noi semplici Preti, non conviene, diceva,
mascherarci in faccia al Pubblico circa il vestire con una novità non per anco
intesa; e vie più rideva per lo preteso spropriamento: chi vorrà seppellire,
diceva, i tanti Anania, che mentitori ci saranno tra di Noi.
Stimava a proposito il - 91 -
Coro, perchè meglio si
sarebbe soddisfatto a questo dovere, recitandosi l'Ufficio in comune, che in
privato: non voleva bensì un Coro formale: ma che recitato si fosse l'Ufficio
con raccoglimento, ma senza canto o tono. Non approvava la pretenzione del
matarasso in uomini, che di proposito esser dovevano addetti alla
mortificazione di se stessi, vegendosi varj ordini nella Chiesa, che in questo
anche eccedevano i limiti della moderazione: voleva bensì, essendosi infermo,
si facesse uso del materasso.
Non conveniva con veruno,
rispetto al possedere. Se manca, dicea, una discreta povertà, manca tutto,
perchè manca il vero spirito di Gesù Cristo, e mancando con questa la Vita
comune, ch'è madre, e protettrice della Povertà, non vi può essere santità in
Congregazione. Dippiù: preso piede il mio e tuo tra Congregati, mancar non
possono inconvenienti gravi. Si uscirà in Missione, non per Dio, e per tirare
Anime a Gesù Cristo, ma per se stesso, e per foraggiare.
Non potevano non
perturbare questi tanti dispareri il bel sereno di Alfonso: pregò, disse,
ridisse, ma non persuase. Non riuscendoli aver con se i Compagni, se ricorse
all'orazione, prevedendo colla tempesta il naufragio, ricorse ancora al potere
di altri uomini più illuminati. In ogni evento, oltre Monsig. Falcoja, dipendeva
Alfonso dal P. D. Tommaso Pagano suo primo Direttore, e dal Canonico Torni, che
tanto l'amava. Così l'uno, come l'altro stimavano opera del Demonio questa
contrarietà di sentimenti.
Soprattutto la
sentivano male per le Scuole. Questi
tanti progetti, dissero questi, servono
per non effettuarsene veruno. Non altrimenti la sentiva Monsignore Falcoia:
Quando fosse così, diceva questo santo
Prelato, i soggetti per necessità si dovranno trovare impegnati in due opere,
che faranno a calci l'un l'altra, e non so chi delle due sarà per ritrarne
vantaggio.
Duro fu nell'idea delle
Scuole il Mandarini, e più ostinati furono gli altri nelle proprie. Tutti bensì
convenivano per le Scuole. Quest'ostinazione, e questa tanta varietà di
sentimenti stomacò così il Canonico Torni, che Monsignor Falcoja; e dove prima
il Torni godeva dell'Opera, e non mancava regolarla, vedendo così pertinace il
Mandarini coi Compagni, se ne dimostrò così svogliato, che più non volle
sentirne parola. "Non rispondo ad V. S. Illustrissima, scrisse ad Alfonso
nel Gennaro 1733, circa quello, che desidera per lo regolamento di cotesta
Comunità, perchè le mie consulte sono in cotesta Comunità male intese. Mi
comandi per la sua persona tantum, che sono prontissimo a darle tutta quella
soddisfazione, che posso, ma non per cotesta sua Comunità, perchè non le darò
giammai risposta".
Tra questa diversità di
pareri, ancorchè tra uomini così cordati, non potette l'antica cordialità non
soffrirne detrimento. In che si forma - 92 -
il partito, siccome si dividono le idee, così si suddividono i cuori; nè più ci
può essere quella unione di spirito, come per l'innanzi. Così in Scala a poco a
poco si vide un raffreddamento fra i Soggetti, ed Alfonso, e molto più tra esso
e 'l Mandarini. Avendo ognuno fatto lega col suo partito, vedevasi solo
Alfonso, ed abbandonato.
Quest'era la sua
maggiore afflizione: "Oh Padre mio, così egli al suo Direttore Monsignor
Falcoja, e che conversazione tediosa è lo stare ora in conversazione con D.
Vincenzo: L'ho provata in questi pochi giorni, e solo per Gesù Cristo può
sopportarsi". In seguito crebbero le doglie. Scrivendo al medesimo
Falcoja, così si spiega: "Padre mio, io ringrazio il Signore, che mi
fortifica in mezzo a tante tempeste, e quello ch'è peggio anche dimestiche tra
di noi, resistere, e non dissanimarmi. Tanto mi merito, dopo che ho passato
quanto ognuno sà, con avermi disgustato casa, amici, ed Arcivescovo, voltando
le spalle a tutti, per obbedire a Dio. V. S. Illustrissima, e le sue parole mi
danno animo che mi fidi di Dio, ancorchè mi vedessi restato solo nell'Istituto.
Padre mio non mi abbandonate, perchè se anche V. S. Illustrissima mi abbandona,
io non sò che farò. Del resto ordinate, che io obbedirò". Avendo compilata
la Regola, soggiunse: "le invio, secondo l'appuntata, lo sbozzo della
regola, ed altro non le dico: abbiate pietà di me.
Molto tempo passò tra
queste discussioni, ma senza frutto. Costante fu il Mandarini per le Scuole; e
doveva esserlo, come dissi, avendo con se tutt' i compagni; e più costante fu
Alfonso nel suo proponimento, ancorchè non avesse con se, che il solo Dottore
Sportelli. Scissi gli animi, si venne a divisione, nè ci fu riparo in
contrario. Avendo fatto maneggio il Mandarini con quei Signori di Tramonti,
abbandona Alfonso; e portatosi in quella Terra apre Casa, e Scuola, e coi
compagni dà principio ad un'altra Congregazione.
Credette l'Inferno aver fatto guadagno, ma vi restò
deluso. Con questa divisione ebbe origine, senzachè, restasse pregiudicata
l'Opera di Alfonso, la Venerabile Congregazione de' rispettabili Sacerdoti,
sotto il titolo del SS. Sacramento; ed è quella, che tanto edifica questo
Regno, e che ha dato alla Gioventù, e tuttavia sta dando a tanti Seminarj
Maestri, e Direttori, così nello Spirito, che nelle lettere. Alunno di questa
Congregazione fu Monsign. Zunica Arcivescovo di Acerenza, e Matera, Prelato,
com'è noto, disinteressato, e così zelante dell'onore di Dio, e della salute
delle Anime.
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