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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • LIBRO II
    • Cap. 8 Progressi di Missioni nella Diocesi di Salerno: fabbrica intrapresa ne' Ciorani: Esercizj stabiliti: persecuzione mossa, ma sedata.
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Cap. 8

Progressi di Missioni nella Diocesi di Salerno: fabbrica intrapresa ne' Ciorani: Esercizj stabiliti: persecuzione mossa, ma sedata.

 


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Come Alfonso si situò ne' Ciorani, così si fece a gara dai Popoli, per esser a parte del suo zelo. Bracigliano, Marchesato in quel tempo de' Signori Miroballo, fu il primo, che godette delle sue fatighe. All'entrata del 1736 D. Mattia Miroballo Principe di Castellaneta, e Marchese di quella Terra lo richiese per la Missione, ed il Clero premura per i santi Esercizj. Tutto fu riforma in quella Terra, con soddisfazione del Principe, e con maggior consolazione de' Parrochi.

Di passò Alfonso nel Turiello, picciolo, casale nel ristretto di S. Giorgio. Indi si portò, richiesto da Monsig. Arcivescovo, nello Stato di Serino, e predicò la Penitenza in molti di quei Casali: cioè Sala, Canale, S. Biagio, S. Agata, Ribottoli, S. Lucia, e S. Michele. Con frutto maggiore diede ancora i santi Esercizj al Clero, ed al Monistero delle Monache. In seguito venne richiesto dalla Città di Solofra, luogo di seimila e più Anime. La messe in queste Missioni fu troppo ubertosa, massime in Solofra. Quivi diede sesto ai varj traffichi: vi furono delle restituzioni, ma molto sorprendenti: promosse la frequenza de' Sacramenti; e si piantarono in ogni luogo varie pratiche di pietà, con somma soddisfazione de' Parrochi, e de' rispettivi Cittadini.

 

Se sul principio, e con pochi Soggetti portavasi Alfonso anche in Città cospicue, e popolate, non faccia meraviglia. Egli solo contava per cento, e dava soddisfazione a tutti. Erasi reso così venerabile presso i popoli, che bastava vederlo, per compungersi. Animato dallo spirito di Dio, talvolta nel medesimo giorno, non curando se stesso, faceva anche due e tre prediche a diversi ceti. Oltre de' pochi suoi avendo con se varj zelanti Sacerdoti suoi penitenti, impiegava questi in ascoltar le Confessioni, ed in altri piccioli disimpegni. Ancorchè solo, così coadiuvato, attaccava qualunque piazza.

 

Vedendo Monsig. Arcivescovo di Salerno il gran bene, che si operava da Alfonso in beneficio delle Anime, che abbandonate vedevansi ne' tanti luoghetti della sua Archidiocesi; e riflettendo, che Alfonso non era di peso a veruno, per la stanza, pel vitto, contentandosi di un biscotto, e di un angolo di Sacrestia, li diede ampla facoltà di portarsi colla Missione ovunque volesse, e comandò a' Parrochi di prestargli venerazione e ossequio. Gradirono i buoni Parrochi questa determinazione dell'Arcivescovo; ma non tutti erano dello stesso calibro. Ve n'erano di quelli, che desideravano, e sollecitavano Alfonso per


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avere la Missione prima di ogn' altro e ve n'erano ancora, che lo ributtavano, o per lo meno ricevevano e trattavano Alfonso di mala grazia.

Prevenuto uno di questi da Alfonso, che pel tal tempo sarebbe stato colla Missione nella sua Parrocchia, nel giungervi se li fa incontro il Parroco, e senza farlo calare dal suo asinello, con termini improprj ributta la Missione. Non volendo farsi demerito presso l'Arcivescovo, medicando la ferita disse, che volevala, ma a capo di tanti mesi. Ricevette Alfonso in silenzio il complimento; ma circa il tempo, Signor Parroco, li disse, V. S. così penza, ma in quel tempo non sarà a portata di ricevermi. Non capì il mistero il Parroco. Alfonso profetò; e prima di quel tempo il Parroco, ancorchè verde negli anni, si vide all'altro Mondo.

 

Non era passato molto tempo dacchè Alfonso erasi fermato ne' Ciorani, che il popolo volle dato di piglio alla fabbrica. Rincresceva a tutti vederlo penare coi Compagni in quella scomoda abitazione; ed ognuno avrebbe voluto spropiarsi di tutto per essergli di sollievo. Cedette ad Alfonso il Barone D. Angelo alcune sue fabbriche, che per alto uso principato aveva in un angolo della Terra, e con queste anche un moggio di terreno per comodo del giardino. "Il Signor Barone, (così Alfonso a 16 Luglio, al suo Padre D. Giuseppe Liguori), ci fa mille favori. Ci ha donato un bel sito con fabbrica e giardino, per farvi casa e Chiesa: ci ha dato calce, legname, ed anche danari per fabbricare".

 Determinato il sito, si videro uomini e donne di ogni condizione impegnati con gran fervore, chi al trasporto delle pietre, chi dell'arena, chi affannato in formar fornaci, e chi al taglio ed al trasporto delle fascine; ed alla rinfusa col popolo anche i medesimi figli del Barone, i Preti col Parroco, e far capo a tutti Alfonso col Padre Rossi, e Mazzini, e con altri Compagni che acquistato aveva. A momenti la fabbrica vedevasi andare innanzi; ma ciocchè faceva meraviglia si è, che tanti e tanti, senza essere stati discepoli, milantavansi maestri in quell'arte, e dar legge agli altri di pendolo, e di livello: voglio dire, che tutti fabbricavano, ancorchè non atti a quel mestiere.

 

Non meno del popolo di Ciorani si dichiarò impegnato anche quello de' Casali vicini, specialmente Carifi, e S. Nazario, anzi questi gareggiavano coi Cioranesi a chi prima potevasi trovar pronto al trasporto del bisognevole. L'impegno che vedevasi in Alfonso di far bene a tutti nello spirito; e quello scorrere, che faceva di Casale in Casale, senza badare ad incomodo e fatiga, invogliava tutti a coadjuvarlo, per veder presto inalzato l'edificio. Ne' giorni festivi specialmente, a titolo di carità, col permesso di Mons. Arcivescovo, si fabbricava con ardore; e tanti muratori venivano in folla anche dalla Rocca di Materdomini, luogo quattro miglia distante dalla Terra di Ciorani.


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Contemporaneamente all'arrivo di Alfonso ne' Ciorani, si può dire che videsi in perfezione in questa Casa l'Opera degli Esercizj. Ancorchè non vi fosse sufficiente abitazione, pure tutto giorno concorrevano da da lui per esser diretti nello spirito varie persone ecclesiastiche, e secolari. L'odore delle sue virtù essendosi sparso da per tutto, ognuno goder voleva di sua conversazione. Contentavansi questi farsela il giorno con Alfonso, e di sera ritirarsi o in casa propria, o, avvanzata la notte, situarsi ne' Ciorani in quella di qualche amico. Vedendosi il gran frutto, che ricavavasi dalle sue private meditazioni, sospiravano non pochi Gentiluomini, e Titolati dello Stato di Sanseverino, e degli altri luoghi, di avere in comune una Missione formale dei tanti esercizj.

Stando in Napoli il Barone D. Angelo, ottenne Alfonso poter fare questa Missione nella gran sala del suo Palazzo, e situarci ancora quei Gentiluomini che di sera non erano a portata di ritirarsi nei loro Casali. Non fu picciolo il numero di Ecclesiastici e Secolari, e non fu poco il profitto, che ognuno ricavò da questi santi Esercizj. Tanti e tanti Sacerdoti si diedero, con vantaggio de' popoli, a vita migliore: tanti Parrochi s'infervorarono nel loro Ministero; e tanti di quei Gentiluomini addivennero anch'essi l'edificazione de rispettivi Casali.

 

Tra gli altri intervenne in questi Esercizj il Sacerdote D. Andrea Villani, nobile anch'esso, e di Famiglia rispettabile, cioè di quella de' Duchi del Sacco, e della Polla; anzi ceppo casa sua di queste due illustre famiglie. Conoscendo il Villani al riflesso delle cose eterne, quanto il Mondo sia fallace e pieno di inganni, risolvette abbandonar la propria casa, e consagrarsi a Dio nella nuova Congregazione. Gioì Alfonso per l'acquisto fatto di un tanto Soggetto; ma per tenerlo lontano da' suoi, mandollo novizio nella Casa della Villa. Univa il Villani alla nobiltà de' Natali un cuore tutto zelo per la salute delle Anime, e fu ancora con edificazione comune, una delle basi della nascente Congregazione.

Quest'Opera degli Esercizj fu molto a cuore ad Alfonso. Vedendosi il gran bene che risultava, ne gioivano i paesi vicini, e ne godette specialmente Monsig. Arcivescovo di Salerno. Oltre di quelli, che premettevansi alle Sacre Ordinazioni, più volte l'anno, massime in Quaresima, ci erano delle particolari Missioni per li tanti Sacerdoti, che ci concorrevano; ma nella settimana di Passione il numero era tale, che faceva stupore. Si vedevano Togati, Cavalieri, e Persone Principesche: Vescovi, ed altri Prelati coi loro Cleri, anch'essi ansiosi di vedersi diretti, e godere la conversazione di Alfonso. Come dissi, per quest'Opera vedevasi egli molto interessato; e senza che da me si ripeta il frutto, ed il concorso che in ogni tempo ci fu, dico che quest'Opera li fu a cuore per tutti gli anni che visse, e che dimorò ne' Ciorani.


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Non camminavano, che troppo prospere le cose di questa Casa; ma un tentativo del Sacerdote D. Andrea Sarnelli fu di strada al demonio per tentarne la rovina. Avendo a cuore il Sarnelli vedere quanto presto perfezionata la fabbrica e l'Opera, progettò a Monsignor Arcivescovo, che siccome i Parrochi profittavano tutti delle fatighe de' Missionarj, così era dovere, che ognuno contribuisse graziosamente ogni anno una picciola limosina in sussidio de' medesimi.
Più di questo non vi volle, per vedersi il mondo sossopra. Toccati i Parrochi nell'interesse, molti di essi si videro in armi. Non solo si guardava Alfonso di mal'occhio, ma si presero de' mezzi per ispiantarlo dai Ciorani.

Tra l'altro si fece capo, affinché cooperato si fosse al loro intento, anche dal Parroco della medesima Terra. Vedendosi questi stimolato a volersi dichiarare contro Alfonso, tutto risentito rispose il buon vecchio: Io ho tanti Economi, che fatigano per me nella mia Parrocchia, e voi volete, che me ne disfacci, e privi me, ed il mio popolo di un tanto ajuto. Non si ebbe ritegno, fallito questo colpo, rappresentare a Monsig. Arcivescovo in Salerno, che i Missionarj sotto pretesto di zelo, anzicché guadagnar Anime a Cristo, andavano spogliando i popoli, facendo acquisto per se stessi; e che bisognava dismetterli, e non tollerarli in Diocesi. Sorrise l'Arcivescovo: So io, disse, chi è Alfonso Liguori: questi é Cavaliere al pari di me: Non ha lasciato il Mondo per necessità, ma per elezione; e se si va strapazzando, nol fa per acquisto di roba, ma per guadagnar Anime a Dio, e farsi Santo.

 

In questa occasione i Cioranesi diedero a conoscere ad Alfonso la sincerità del loro cuore, e quanto ardente fosse il loro amore. Non tanto si seppe l'enormità de' Parrochi, che fattisi di fuoco, deputarono persone da Monsig. Arcivescovo, contestando lo zelo, l'onestà, e soprattutto il sommo disinteresse, che si vedeva così in Alfonso, che ne' suoi  Compagni. Restò maggiormente stomacato il savio Prelato per lo riclamo de' Parrochi, e fe sentire a tutti essere i Missionarj sotto la sua protezione: che esso, come Padre e Pastore non avrebbe lasciato difenderli in qualunque incontro; e che era interesse suo proprio, e delle Anime a se commesse l'Opera dei medesimi. Cessò il travaglio, perché cessò la pretensione del Sarnelli.

 

Avvanzato l'Autunno, molti di quei Parrochi, che si erano dichiarati in contrario, furono i primi, per dir così, che parteciparono delle fatighe di Alfonso.

Sul principio di Novembre aprì la Missione in Saragnano, Terra di duemila, e cinquecento Anime, e diede anche gli Esercizj al Clero, ed al Monistero delle Monache. Si portò parimente nella Penta, e nella Terra dei Langusi, ove sodisfece il popolo, ed anche i Preti coi santi Esercizj. Di passò in Antessano,


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anche luogo in Diocesi di Salerno. Mano mano fu ancora in Calvanico, Terra popolata di quasi duemila Anime , e con maggior piacere negli abbandonati villaggi di Carpineto, Sannicola, e Settefichi. Entrato l'anno 1737, fu Alfonso colla Missione nella Diocesi di Nocera, e propriamente nella Terra di S. Egidio, e ritornando in diocesi di Salerno, predicò la Penitenza nel Casale di S. Angelo. Ancorchè affollato di fatighe, non potè negare la Missione al Casale di Torchiato nello Stato di Montori, e diede gli Esercizj ad una quantità di Preti concorsi da' Casali convicini.

Molte furono le conversioni, che si videro in questi Paesi. Stabilì al solito da per tutto, per mantenere stabile il frutto delle sue fatighe, molte opere di pietà, e soprattutto la frequenza de' Sacramenti, la Visita di sera al Venerabile, e la divozione di Maria Santissima.

Non voglio ommettere un fatto troppo memorabile. Dando gli Esercizj a' Preti, e ponderando la gravezza del peccato del Sacerdote, vedere, che non merita pietà, perchè con maggior lume; e conchiuse coll'epifonema di S. Giancrisostomo: in Sacerdotio peccasti, periisti. Un prete temerario e scandaloso rispose arditamente, e fu inteso, nego consequentiam. Miserabile! ne tirò da vero la conseguenza. La mattina essendosi portato all'Altare per dir Messa, cadde morto a terra, incominciando il Salmo Judica me Deus.




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