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Cap. 11
Missioni fatte da Alfonso in Diocesi di Salerno, ed in
altri luoghi circonvicini.
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Non fu meno ubertoso il
campo, che si aprì ad Alfonso nell'Autunno, e nell'invernata susseguente.
Essendosi portato nella Baronia dello Stato di Gifoni, predicò la Penitenza in
Castiglione, San Michele, ed Ornito. In Castiglione ci fu tal concorso, che il
popolo restavasene in Chiesa la notte, per aver luogo la mattina. Fu parimenti
in Coperchia Casale di Salerno. Così nello Stato di San Severino soddisfece
colla Missione anche i Casali di San Marco, Lanzaro, e Fisciano. Di là passò di
nuovo ne' Casali di Gifoni; né restò sodisfatto il suo zelo, se contrite non
vide quantità di donnacce, riuniti con Dio molti Sacerdoti, e tanti facinorosi
deporre le armi, e rappacificarsi.
Essendosi riposato, se pur
riposo ei dava al suo corpo, e dato sesto Alfonso a varie cose, che
interessavano la Congregazione, ripigliò il corso delle Missioni. Le prime
furono nei Casali detti Vignale, e Filetti, ed indi in San Cipriano, ove
soddisfatto il Popolo diede ancora gli esercizj a' Preti. Fu numerosa
l'udienza, perché concorreva il Clero da' vicini Casali. Tutto fu nuovo per
essi, tanto era enfatica la persuasiva di Alfonso. Molti, considerando
l'obbligazione del proprio stato, mutarono sistema; e tanti e tanti furono a
rinserrarsi ne' Ciorani per rassodare maggiormente tra essi e Dio le partite
della propria Anima.
All'entrare del 1739
aprì Alfonso la Missione, e predicò la Penitenza nel Casale di Prepezzano. Si
era reso così celebre il suo nome nella Diocesi di Salerno, e nella vicina, e
la grazia operava talmente per mezzo del suo ministero, che concorrevano a
confessarsi anche persone diciassette, e più miglia lontano; e contentavansi
stare due, e tre giorni fuori di casa per aver la consolazione di sgravare a'
suoi piedi la propria coscienza.
In seguito predicò in
Capotignano, e diede i santi Esercizj a molti Sacerdoti. Era egli troppo
stracco per le tante fatighe; ma fu tale la premura de' Preti, e de' Parrochi,
che non potette negarlo. Passò parimente nei Casali detti Ogliara, Sieti, e San
Magno; ed in Sieti anche diede le meditazioni dei santi Esercizj, ma con sommo
profitto a quantità di Sacerdoti.
Avendo solennizzato nei
Ciorani le Feste di Pasqua, Alfonso si diede di nuovo in Campagna. Portossi
colla Missione nel - 121 -
Mercato
di Gifoni; ma concorrendovi i vicini
Casali, veniva ascoltato da migliaja, e migliaja di persone. Invitato
dai Parrochi della Terra di Calvanico, non lasciò consolare quella popolazione.
Quivi diede gli Esercizj a' Preti; e talmente infervorò alcuni Sacerdoti, che
si animarono a volerlo seguitare, con ajutarlo nel corso di tante Missioni,
come già fecero per molti anni.
Volendo Alfonso dar
ristoro al corpo troppo defatigato, e rinvigorirsi nello spirito, si ritirò coi
suoi, correndo l'Estate, nella sua diletta Casa di Ciorani. Raffreddata l'aria,
entrò di nuovo nell'impegno di debellare
a tutto costo le potenze infernali. La prima Missione fu in Coperchia, Casale
popolato e ricco della Città di Salerno. Quivi, perché ci é gran traffico e
negozio di pannina, ebbe molto che fare in regolare i contratti: moderò molte
cose, ed altre ributtò come illecite e di aggravio altrui. Anche in questa
Terra profittò molto nei Preti: tanti si offerirono a seguitarlo nelle
Missioni, ed essergli di sollievo nell'Apostolato. Similmente predicò la
penitenza nel Casale di Fisciano, anche luogo di traffico per li tanti lavori
in rame, che per ogni dove si smaltiscono; e quivi, come in Coperchia, anche
regolò i negoziati. Stabilì al solito in questi luoghi la divozione al
Calvario, la Meditazione in commune nella Parrocchia di mattina, e la frequenza
de' Sagramenti, la divozione a Maria Santissima, e di sera la visita a Gesù
Sagramentato.
Sul principio del 1740,
non mancò Alfonso consolare con altri undeci soggetti la Città di Eboli. Troppo
addietro nel bene vedevasi questa popolazione, ma trionfò la Grazia, e si vide
abbattuto il peccato. Passò poi coi suoi nell'Olevano, Baronìa de' Signori
Moscati di Serino, e vi fece tre Missioni, a Salitte, ad Ariana, ed a
Monticello, luoghetti di quattro, e cinquecento Anime.
Tre altre Missioni vi
furono nello Stato di Montecorvino, cioè a Santa Tecla, a Pugliano, ove
concorrevano quei di Ucciano, e del Turiello, e l'altra fu in San Martino, dove
si portavano ancora i Villani di Rovella, ed altri contadini di diverse
massarie. Trovandosi in Montecorvino, non lasciò addietro Alfonso li proquoi,
così detti. Sono questi vastissime mandre di bufale, che disperse si veggono, e
popolate per quelle vaste campagne. Così il ponte di Cagnano, anche luogo
numeroso di molti contadini, ma totalmente abbandonati da ogni ajuto
spirituale.
Terminata la campagna
di Primavera Alfonso si ritirò co' suoi nella Casa di Ciorani. Esaminò i
bisogni, e col suo esempio animò tutti all'adempimento de' proprj doveri; né
mancava affatigarsi per quei vicini Casali colle solite opere di pietà.
Soffrivasi in
quell'Estate tal penuria di acqua nello Stato di Sanseverino, che, inaridite le
Campagne, anche gli arbori vedevansi scoloriti, - 122 -
e dare nel secco. Afflitti per questo flagello i
naturali di Acquarola, volendo richiamare sopra di se le Divine Misericordie,
invitarono Alfonso sulla fine del mese di Luglio. Gran fervore vi fu nel popolo
in quella Missione; ed Alfonso assicurollo, che per un dato giorno si avrebbe
avuta con soprabbondanza la pioggia. Indizio di acqua non vi era, e ne fu
testimonio di veduta D. Nicolò Montefuscoli ora Quarantista nel Duomo di
Napoli; ma quanto disse Alfonso, tanto si avverò. Nel giorno predetto si vide comparire
sopra Salerno una picciolissima nube. Alfonso in vederla distende le braccia
quasi chiamandola, e prostratosi a terra implora sopra quel popolo le divine
Misericordie.
Mi attesta il
Montefuscoli, che tanto fu il porsi ginocchione, quanto vedersi l'aria
oscurata, tuonare, e lampeggiare col seguito di una pioggia, ma così
abbondante, che durò per cinque ore continue. La consolazione fu comune così a
quel popolo, che a tutti li Casali d'intorno.
Verso la metà di
autunno si vide di nuovo in armi Alfonso contro il peccato. Per prima si portò
nella Valle di Gifoni, luogo di duemila, e più anime, ma composto di varie
Parrocchie, e i Villaggi. Di là passò al Gauro altro Casale, non più di
duegento Anime, e poi a Pasciano Casale molto popolato. Tanti e tanti di questi
luoghetti erano così abbandonati, che forse mai veduto avevano verun
Missionario. In seguito passò la seconda volta nella Terra di Bracigliano, e di
nuovo allo Stato di Serino. Quivi spezzò il pane Evangelico, come l'altra volta
a tutti i sei Casali, cioè Sala, Canale, S. Biaggio, Ribottoli, S. Lucia, e S.
Michele.
Piantata si vide in
tutte queste Missioni la frequenza de' Sagramenti , e la divozione a Maria
Santissima, ed in ogni luogo vi eresse al solito de' Calvarj, per mantener viva
tra quei Popoli la Passione di Cristo Crocifisso. Vi stabilì sotto zelanti
Direttori, tra le altre Congregazioni, anche quella delle zitelle. Affinché il
bene fosse permanente, animò i Parrochi a voler di sera radunar il popolo per
la visita al Sacramento, ed a Maria Santissima; e che ne' giorni festivi, oltre
del discorso parrocchiale, si fosse il giorno anche radunato il popolo, ed
instruito con catechismi, ed altro. Invogliò ancora varj Sacerdoti a volersi
interessare per la salute delle Anime, ascoltando specialmente le loro
confessioni.
Entrato il 1741. passò
di nuovo Alfonso colla santa Missione nella Città di Solofra. Troppo grande fu
il bene, che vi fece nella prima, e troppo famelici restarono quei Signori per
averlo la seconda volta. Ma se fu grande il profitto nella prima, più ubertosa
fu la messe in questa seconda. Oltre di aver confermato nello spirito tante
Anime, che tolte dal peccato, persistevano con fervore nel divino servizio,
altre migliaia strappò dalle fauci dell'Inferno, che, ostinate nel peccato, non
si diedero a Dio, o che ricadute si videro dopo la Prima Missione.
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Come mi dicono i
vecchi, le conversioni furono senza numero anche di gente fuoruscita, e
micidiale. Soprattutto si videro dati a Dio molti Ecclesiastici, che o tiepidi
vivevano, o scandalosi, e confermò tanti e tanti, che nella prima Missione
s'invogliarono di zelare la salute delle Anime.
Godeva di questi
Alfonso, come di un maggior guadagno: vale
più, e rende più conto a Dio, soleva dire, un Ecclesiastico convertito, che cento secolari raddrizzati, e posti
in buon cammino: quel bene, diceva,
che può fare un Prete, non si può fare da un Secolare, Santo che sia. Si
consolò de' due Monasteri delle Monache, che ritrovò ferventi nello spirito, e
non mancò confermarle specialmente nell'osservanza generale, nel distacco da
gente estranea, nell'orazione e raccoglimento, e molto più nella frequenza de'
Sacramenti, e nell'amore a Maria Santissima, ed a Gesù Sacramentato.
Troppo lontano non era
dalla Terra di Ciorani la Città di Nocera per non sapersi prodigi, che per
mezzo di Alfonso operava la Grazia. Frequentava questa nostra Casa il zelante
Sacerdote D. Nicolò Tipaldi Cittadino dell'altro membro di Nocera detto Pagani.
Vedendo, e considerando questi il gran bene che Alfonso, e i suoi operavano in
quella Terra, entrò nell'ardita intrapresa di veder situati i nostri nella sua
Padria. Si fissò in questo, perchè D. Francesco Contaldi, attuale Rettore di
quella Parrocchia, non avendo eredi, già meditava stabilirvi una Casa di Operarj,
e qualche maneggio in Napoli avevalo già fatto coi Padri di S. Vincenzo de
Paoli. Volendo essere a capo di questo suo disegno, rileva al Contaldi, ed a'
principali Gentiluomini le virtù di Alfonso, e de' suoi, ed invoglia tutti per
averlo ne' Pagani con una Missione.
Quanto desiderava il
Tipaldi, tanto ottenne. Vi fu Alfonso ne' Pagani con altri suoi Compagni; e fu
tale questa Missione, che si videro prodigj di conversioni in ogni ceto di
persone; nè vi mancò riforma anche in tanti Regolari, che v'intervennero. Il
Clero, non che il Popolo, non altrimenti chiamava Alfonso, ed i nostri, che col
nome di nuovi Apostoli. Oltre del ministero della parola, investito vedevasi
Alfonso di tanti doni soprannaturali: penetrazione de' cuori, spirito di Profezia,
e dominio sopra le febbri, ed altri mali, che fugò in molte persone col segno
della Santa Croce.
Tra gli altri la madre
del Tipaldi, in casa di cui abitava, spasimava da molti mesi per un fiero dolore
in un braccio: avvolgendoselo con fede in una di lui camicia, svanì talmente il
dolore, che non fu più molestata in tutto il tempo che sopravvisse. Avendosi
Alfonso per un miracolo di santità, tutti, assecondando i desiderj del Tipaldi,
acclamarono i Missionarj in Nocera; ed il Rettore Contaldi, sperimentando
l'opera, si spiegò anch'esso con Alfonso di volerlo coi suoi ne' Pagani.
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Si
fecero de' progetti; ma per allora la Provvidenza non volle effettuati i suoi
disegni.
Soddisfatta Nocera, o
siano i Pagani, si restò Alfonso nella Terra di San Egidio premurato da quei
Gentiluomini, nè mancò render consolata in Diocesi di Salerno la popolata Terra
di Saragnano. Fu troppo patente il profitto del popolo, e gran vantaggio ne
ritrassero anche i Preti. Tanti e tanti si diedero ad operare, ed uno tra gli
altri dotato di gran talento si ritirò a vivere in Congregazione. Di là Alfonso
fè passaggio ai Langusi, ed indi nella Terra di Antessano della medesima
Diocesi di Salerno.
In questo medesimo anno
a diciotto Aprile, si vide colto il primo frutto, e troppo saporito, nella
picciola vigna di Alfonso dal gran Padre di Famiglia, nella Casa di Ciorani. Fu
questi il Fratello Serviente Gioacchino Gaudiello, nipote del Parroco della
medesima Terra. Morì gongolando di gioja questo buon Fratello, e tripudiando,
diceva: io porto lo stendardo. Tutte
le virtù in esso, si diedero l'un l'altra la mano. Non erasi badato a ritrar
l'effigie. Dopo undeci giorni si tentò di farlo, colla fiducia che non fosse
corrotto. Aprendosi il tumulto, incorrotto fu ritrovato, e vegeto e flessibile
in tutte le membra.
Chi rilevar volesse le di lui memorie, legga il mio
compendio, che sarà soddisfatto.
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