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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • LIBRO II
    • Cap. 13 Prosiegue Alfonso per mezzo de' suoi le Missioni in altri luoghi del Regno: rifiuta una fondazione nella Barra; e seguita ad operare nella Diocesi di Napoli.
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Cap. 13

Prosiegue Alfonso per mezzo de' suoi le Missioni in altri luoghi del Regno: rifiuta una fondazione nella Barra; e seguita ad operare nella Diocesi di Napoli.

 


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Nel tempo medesimo, che impiegavasi Alfonso con tanto zelo per la Diocesi di Napoli, non mancava per mezzo de' suoi aver di mira quella di Salerno.

Il P. Sportelli, ed altri tra questo tempo furono colla Missione in Villa, nel Mercato di Sanseverino, ed in S. Eustachio di Montoro. Si ripetette di nuovo la Missione nella medesima Terra di Ciorani. Furono nella Penta, in Banzano, nel piano di Montoro, nella piazza del Galdo, ed altrove. Egli Alfonso comunicava ai suoi le benedizioni di Dio, e quelli partecipavano a lui quanto la grazia operava ne' loro disimpegni.

 

Fra questo tempo, vedendo l'Eminentissimo Spinelli il gran bene, che si operava da Alfonso nella sua Diocesi, e quello che si faceva nelle altre da' suoi compagni, determinò anch'esso voler fondare una Casa de' nostri nella medesima Barra, come nel centro della Diocesi.

Non l'intese così Alfonso. Stimava egli una tal fondazione, non di vantaggio, ma di positivo danno alla sua Congregazione. Quando i soggetti, diceva, si sono radicati nella Barra, ed hanno acquistato Dame, e Cavalieri per Penitenti, va, e smuovili se puoi, e rimandali ne' luoghetti, e nelle montagne: se non si vuol dire, che col favore di questi se la passeggeranno in Napoli la maggior parte dell'Anno. Ringraziò il Cardinale, e facendolo carico di tutto, a Vostra Eminenza, disse,


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non mancano Operarj in Napoli per impiegarli in ajuto della sua Diocesi, come mancano agli altri Vescovi; questi possono aver le Missioni da Napoli, specialmente per li Villaggi, e per altri luoghetti, che vivono abbandonati. Restò persuaso il Cardinale, più si parlò di tal fondazione.

 

Nell'ottava di Pasqua si ripigliarono da Alfonso le Missioni Casali di Napoli.

Mi attesta Monsig. Testa, che a tutto Maggio 1742, oltre le rinnovazioni di spirito, vi si erano fatte da venti, e più Missioni; ma siccome Alfonso piantò del bene in ogni luogo, così vi diradicò del gran male. "Non entro ad individuare, dice il Testa, i fatti particolari, il numero, e le specie, che ci vorrebbero volumi, e non pagine. Innumerabili furono gli scandali, e gli abusi, che tolse il P. D. Alfonso nella Diocesi di Napoli. Più non si videro nelle Chiese delle scostumatezze, e nelle Donne quelle tali sfacciataggini, che facevano la rovina ai deboli: le giovani zitelle, che non sapevano, cosa fosse erubescenza, si videro riformate, e composte: mancò il concorso alle taverne; e da per tutto non ebbero più luogo certe danze, e certi passatempi in quelle Terre, e Casali tra uomini, e donne, e molto più tra zitelle, e giovinetti. Commutate si videro in sagre, e divote le canzoni scandalose, che dalle zitelle si avevano in bocca, operando nelle Campagne, massime in tempo di vendemmia, e di raccolta".

 

Questo, ed altro fu tutto opera di Alfonso nelle Missioni di Napoli con somma consolazione dell'Eminentissimo Spinelli. Quello, che tra tutto era singolare in Alfonso, e che faceva l'ammirazione negli altri si è, che gli scandali erano prima divelti, che conosciuti. Il suo zelo era come un fuoco che si spandeva, e non ammetteva ostacolo; ed era tale la sollecitudine, che dimostrava per le Anime, e per la gloria di Dio, che non differiva per la mattina quello, che di sera potevasi riparare.
Stando colla Missione in Polleca, che fu l'ultima in questa Campagna, seppe, che in Ponticello andando le Giovanette a sposare in Chiesa, tutte le altre del Paese dovevano accompagnarle. In sentire questo scandalo, spedì subito il Testa a rivelare con una predica il gran male, che produceva un tale abuso. Benedisse Iddio il suo zelo; e fu tale l'orrore, che ne presero i Terrazzani, che come mi attesta il medesimo Monsig. Testa, l'abuso si vide detestato, più vi fu in quel Casale una tale scostumatezza.

 

Se sommo fu il bene, che Alfonso vi fece in queste Missioni, incessanti ancora furono le fatiche, che si addossò. Era tale lo strapazzo, che faceva di se medesimo, e tali le sue fatiche, che a sentimento comune non viveva che per miracolo.
"La Predica della sera, così Monsig. Testa, la riserbò sempre per se, eccetto poche volte, che stiede


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gravemente incomodato; e tante volte univa due, e tre prediche in un medesimo giorno. Operava non però più coll'esempio, che colla voce: poco mangiava, e meno dormiva: una sola minestra faceva tutto il suo pranzo, ma attossicata al solito da erbe, e da gomme amare: le sue discipline, i suoi cilizj, l'effusioni di sangue, anche in quel tempo, non furono mica interrotte, vi fu mai per esso, sebene permettevalo agli altri, verun sollievo, o riposo. Viaggiando non cambiò mai il suo asinello. Vedevasi il sant'Uomo così lacero, e così povero, che non ci era mendico che l'uguagliasse".

In Panicocoli vi fu cosa, che ha molto del grazioso. Giungendo gli altri in calesso, ed egli sopra un somaro, fu preso da tutti per persona di servizio. Aprendo in piazza la Missione, e sentendolo divinamente predicare, attoniti dicevano: Se il Cuoco predica così, che sarà degli altri!

 

Quanto asserisce Monsig. Testa anche è poco. Il peggior letto era per esso, e la stanza più scommoda. Tutto era a profitto per Alfonso, mi diceva il P. Villani, purchè spirasse umiliazione, ed incomodo.

In Casalnuovo, come mi attestò giorni addietro D. Gennaro Visconti, Medico e vecchio Gentiluomo di quel paese, cedette tre camere superiori ai compagni, ed egli, non essendoci più luogo, situossi in una casuccia in pianterreno, ma disabitata da un pezzo, perchè con astrico a cielo, e malconcio, e le mura, facendo acqua da per tutto, ripiene vedevansi di parietaria.

Il Duca D. Geronimo Cuomo utile Signore di quel Casale, essendosi portato a visitarlo, inorridì vedendolo così mal situato. Ma per quanto insistette per averlo in casa sua, non si smosse Alfonso a volerlo compiacere. Fu in tale abbandono la casa, che di presente non si vede che il sito, e si addita da tutti come casa abitata dal P. Liguori.

 

Essendosi avanzati i calori estivi, approssimata la ricolta, Alfonso pensò assodare le Opere stabilite, e sospendere le Missioni. Terminata quella di Polleca, che fu verso la metà di Giugno, dipartì i Compagni per quei medesimi Casali, ove eransi fatte le Missioni, e per pochi giorni in ogni luogo, e con minor numero di prediche, fece di nuovo mettere in orrore il peccato, ed animare i Popoli alla perseveranza.

Gran bene si fece con questo ritorno de' MissionarJ. Si visitavano, e s'infervoravano le Congregazioni stabilite: vieppiù animavasi il popolo all'Orazione in comune, ed alla Visita del Sacramento: qualche ricaduto veniva a tempo rialzato: i combattuti dagli abiti antichi vedevansi rinforzati, e le Anime buone maggiormente restavano illuminate, e radicate nel bene.

Tra questi tempi estivi prese di mira Alfonso dilatare la divozione verso Maria Santissima, intrecciando a tal' effetto in varj luoghi delle Novene, ne' nove giorni, che precedono le sue Feste. Destinò il Testa


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per quella della Visitazione nella Parrocchia di S. Anna in Bosco: il medesimo per l'altra della Madonna della Neve in Ponticello: in Resina vi spedì il Rovigno per quella dell'Assunta: così altri in S. Giorgio, in Bosco Trecase, ed altrove; e per se riserbò nella medesima Barra, quella dell'Assunta.

Queste Novene, oltre la gran divozione, che esercitavano verso Maria Santissima, riuscivano ancora, perchè fatte in istile apostolico, altrettante Missioni. Mi attestò Monsig. Testa, che in ogni luogo vi fu tal mossa di Popolo, che si dovettero fare, come in Missione le Comunioni generali ai ceti distinti di uomini e donne. Siamo tenuti ad Alfonso se veggonsi di presente nella Diocesi di Napoli, e nella Terra di Lavoro così frequenti queste Novene, con tanto profitto delle Anime.

Regolate le cose nella Barra, passò Alfonso per pochi giorni nel principio di Luglio nella Casa di Ciorani.

 




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