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P. Antonio Maria Tannoia Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori... IntraText CT - Lettura del testo |
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Cap.44bis Maggior finezza nella povertà religiosa esatta da Alfonso, ed altri avvertimenti dati a suoi Congregati.
Ho più volte ridetto non esservi stata cosa tanto a cuore ad Alfonso, quando il veder radicato tra suoi un vero spirito Apostolico, e quell'evangelica povertà amata da Gesù Cristo, e da tanti non prezzata. Odiando egli in ogni Congregato, anche l'ombra di qualunque dominio, o arbitraria disposizione (tarlo, com'ei diceva, dello spirito, e peste tra le case religiose), in questo medesimo anno 1757, diede fuori su questo particolare a' 3 di Decembre la seguente lettera a tutti i suoi Missionarj.
Viva Gesù, Maria, Giuseppe, e Teresa.
"Per bene della comune osservanza stimo avvertire alcune cose, che qui soggiungo. Essendosi da me, e da miei Consultori considerato ponderatamente, se sia contro la povertà riceversi le restituzioni incerte, per impiegarle in opere pie ad arbitrio del Confessore, si è risoluto, così per l'autorità de' Dottori, come altresì per altre ragioni, che ciò offende senza dubbio il voto della povertà. Il P. Lochner fa il quesito nella sua Bibliot.: An liceat ab alio pecuniara accipere, vel simile quid, quod in pauperes distribuatur, dice: si ita accipiat, un liberum ei sit bis, vel illis dare, tunc omnino contra votum facturum, si accipiat sine facultate (superioris), cum neque proprietas, nec usus illius rei independens a Superiore, cuique paupertatis voto obstrictc conveniet. Tom. III tit. I.I.2 paup. §2 in fin. Il P. Rodriguez similmente dice "che non solamente è contro il voto della poverta il farsi padrone della cosa, ma averne l'uso, e la libera dispensazione di essa, senza dipendenza dal Superiore. Part. III Trat. 3 Cap. 15. Così Azorio, e lo stima comune presso i Dottori. Non posse Religiosum, ei dice, secundi generis peculium habere, cioè l'uso libero di disporre a suo arbitrio; nam etiam voto paupertatis repugnat usus, vel administratio, a qua Abbas nutu suo Monachum amovere non posset. Religiosus enim nil proprium habere potest, sea usus, vel administratio, quam quis pro libitu habet nullius alterius voluntati subiectam, est aliquid proprium. Part. I Lib. 12 cap. 9 vers hoc posito. Dice il medesimo, che perciò stabilì il Concilio Tridento che l'uso delle cose mobili ne' Religiosi spettasse ad solos officiales ad nutum Superioris. Sess. 25 Cap.2 de Reform. "La ragione è chiara, perchè ogn'uso di roba che si fa da chi è ligato col voto di povertà indipendentemente dalla volontà del Superiore è proprietà, che offende il voto. Ciò posto, sì per liberarmi dallo scrupolo per lo giuramento, che ho di non permettere alcun uso proprio indipendente dal Superiore, come per ovviare ad altri molti inconvenienti, stimo ordinare, come ordino con la presente, che tutte le restituzioni incerte, che si prendono dai nostri Confessori, se stanno in Collegio, si portino in mano del Rettore della Casa, per farne opere pie; e trovandosi in Missione, si diano in mano di quel Superiore, il quale potrà servirsene con prudenza, o per l'opera delle Missioni, o per farne limosine. Acciocchè si eviti ogni lesione, o interpretazione di questo mio ordine, proibisco espressamente a Confessori insinuare a penitenti di far essi l'intenzione d'assegnare la restituzione a questa, o a quell'altra opera, non essendo in potestà del penitente di far questo, e sarebbe un'aperta esclusiva di questo mio ordine.
Entra al solito Alfonso a rilevare la delicatezza, ch'egli vuole nell'ubbidienza. "Molte cose, ei dice, l'ho da replicare per vedermi ubbedito. Ma in ciò dov'è la delicatezza dell'ubbedienza, che Gesù Cristo cerca da voi, Fratelli miei? Che pace può avere un soggetto, quando va contro la mente del Superiore; ne so come possa scusarsi innanzi a Dio. Io temo qualche gran castigo da Dio. Non sono più, che ventiquattro anni da che è fondata la Congregazione: se si opera così, non sò, che ne sarà da quì a cento.
Avendo in orrore qualunque commercio di lettere non necessario coi proprj parenti, e molto più con altri secolari: "Raccomando, dice, il punto delle lettere. Voglio, che non si ricevano da' soggetti, se prima non si siano portate a vedere al Rettore di Casa: dico a vedere, se sono cose di coscienza; altrimente incarico a Superiori, che senza eccezione aprino le lettere, e che almeno vi diano un'occhiata, prima di darle a soggetti, a quali vengono dirette. Similmente avendo a male, che dai suoi si frequentassero, senza necessità le persone del secolo, scrive: "proibisco caldamente di non andarsi in casa de' secolari senza licenza del Superiore, se non vi fosse una causa urgente, e non si avesse tempo per cercarne la licenza. Specialmente raccomando di non andarsi a monasteri di Monache, senza la licenza del medesimo P. Rettore. Ricordo, e raccomando di nuovo, che dovendosi mandare soggetti a pernottare, specialmente per più giorni fuori di casa, si dia prima l'avviso a me, quando v'è tempo di farlo. Soprattutto raccomando, che le Messe non si dicano con fretta. Ciò in noi dà più scandalo degli altri. Avendo a cuore l'esemplarità in Missione, rileva finalmente varj punti in ordine a questo. "In quanto alle Missioni, così termina la lettera" raccomando il Ritiro ogni mese. Similmente, che non si cerchino cibi particolari. Quando si può avere minestra, ed alesso, non vadasi cercando altro. Questa regola è di somma edificazione; e se incominciasi a rilasciare, tra breve finirà in tutto.
Raccomando la modestia
degli occhi: questa è necessaria più delle prediche. Raccomando a Predicatori della sera voler fare prima della Predica, unito col Popolo, gli atti da farsi di sera, e di mattina, coricandosi, e levandosi di letto, come nel mio libretto stanno notati. Si raccomandi in ogni paese, che, stando alcuno agonizzando, si diano de' segni colla campana, acciocchè ogn'uno venga in cognizione di chi sta per passare all'altra vita: cioè un segno differente dagli altri, per conoscersi la qualità della persona se ecclesiastica, o secolare, e raccomandarsi a Dio con un Pater, ed Ave. Ciò giova agli infermi, ed ai sani. Abbraccio tutti in Gesù Cristo. - Viva Gesù, Maria, Giuseppe, e Teresa - F. Alfonso del Santissimo Redentore".
Non altrimenti animava Alfonso, anzi spronava i suoi a vantaggiarsi nello spirito, ed a stringersi sempre più coll'esatta osservanza della Regola già professata. Non erano questi bandi pretoriali, che affissi in piazza più non si curano. Ne esigeva egli l'adempimento: se ne informava da Rettori delle Case, e maggiormente da Soggetti zelanti, e più moriggerati. Consolavasi coi buoni, e mortificava, se ve n'erano, de' tepidi, e trascurati.
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