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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • LIBRO II
    • Cap. 51 Sistema, che tenevasi da Alfonso nel corso delle sue Missioni.
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Cap. 51

Sistema, che tenevasi da Alfonso nel corso delle sue Missioni.

 


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Non voleva Alfonso, che fossero state, le sue Missioni, come si suol dire, un fuoco di paglia, che promette molto, e niente opera: voglio dire, che non fossero un fervore istantaneo, e passaggiero; ma voleva, che ne' Popoli radicata si fosse la divozione, e stabilmente assodata. Anche ne' loghetti di poche Anime vi si tratteneva i giorni quindeci; ma nelle Città grandi, e popolate, i venti, e ventidue, e talvolta il mese intero. Aveva a cuore, che li Popoli impossessati si fossero delle verità eterne, e dato taglio ai vizj, innestate si vedessero le virtù Cristiane.

 

Avendo per sistema, che tutto il Popolo si fosse confessato da' nostri, non usciva in Missione, se non aveva soggetti in numero proporzionato al paese; e nelle Missioni grandi arrivava a portare i diciotto, e venti, e talvolta di vantaggio.
Sette ore perduravasi la mattina nel Confessionale, inclusa la S. Messa; e la sera per lo meno, terminata la predica, confessar si doveva per altre due ore. Giungendo ne' paesi, pregava i Parochi, ed i Confessori del luogo, ma non costringevali per mezzo de' Vescovi, che per qualche tempo astenuti si fossero dall'ascoltar le confessioni.

Soleva dire, che chi per erubescenza ha fatto il sacrilegio col proprio Confessore, volentieri, perchè incontra maggior vergogna, lo fa di nuovo nella Missione: che le donne, ipecialmente le affettate divote, per non dar motivo di diffidenza ai loro Direttori, mal volentieri si portano dal Missionario, sedendo quello al Confessionale; ma non confessando i paesani, possono queste con libertà andare da chi vogliono. Pregavali bensì a volerlo ajutare nelle Comunioni generali, supponendosi il Popolo più volte riconciliato, e sodisfatto ne' suoi bisogni.

 

Aveva per massima fondamentale, di non interessare il publico con le sue Missioni, persuaso che se si spende uno scudo per i Missionarj, al darsi de' conti, forse coprendosi una spesa coll'altra, ne risultano


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i cento; ed il Popolo, anzichè desiderar la Missione, in seguito, anche offerta, la ributta. Ancorchè in somma povertà ei fosse, e tutto ritrar doveva dal carlino della messa, non per questo interessava il publico; ed ove non poteva, implorava la carità de' Vescovi, o di qualche divoto benestante.

 

Volendo accreditata la Missione, esigeva, che ricevuta, coll'incontro del Clero alla porta della Città, o Paese, col festivo suono di tutte le campane. In piazza faceva egli l'invito con un sermone, quanto breve, altrettanto commovente, ed unito col Popolo portavasi in Chiesa.

Adorato il Venerabile, apriva la Missione, rilevando con una predica le Misericordie di Dio sopra del paese; e ritirato in casa, per tre sere susseguenti destinava più soggetti, che fatto notte, coi Crocifissi inalberati, incrocicchiassero la Città, facendo de' svegliarini ne' luoghi più popolati, con invitar tutti ad assistere alla Missione.

Di per tempo la mattina eravi in Chiesa la predica per coloro, che uscir dovevano alla campagna. Finita la predica ognuno de' Missionarj seder doveva ai Confessionali, chi destinato per gli uomini, e chi per le donne.

Preso un breve riposo, destinava il dopo pranzo due de' suoi per la dottrina Cristiana a' fanciulli: uno per li figliuoli, e più provetto l'altro per le ragazze. Quest'opera avevala Alfonso sommamente a cuore, e non vi destinava, che i migliori soggetti. Non volendo i figliuoli nell'atto grande della predica, perchè incentivi o di disturbo, o di schiamazzi; procurava, che quest'esercizio fatto si fosse in altra Chiesa; e terminata la dottrina, eravi per quelli una predica istruttiva, adattata al loro talento.

Radunate le donne in Chiesa, terminato il Vespro, si cantava prima il Rosario della Vergine, non in latino, ma in lingua italiana, affinchè avvezzate, l'avessero poi così continuato, capendo ciò, che dicevano. Un Padre, che vi assisteva, avendo fatto l'introduzione, e rilevato quanto quest'ossequio fosse per esser caro a Maria Santissima; n'accennava, e spiegava i Misteri con le indulgenze, che si lucrano da chi divotamente lo recita; e sopratutto lor si raccomandava, che ogni sera recitato l'avessero anche in casa in comune con la famiglia.

Concorso il Popolo, subentrava altro soggetto a fare il Catechismo. Questi sminuzzar doveva i principali doveri, che verso Dio assistono, verso il prossimo, e verso noi medesimi. Rilevava le parti integrali per esser valida la Confessione, ed il grave danno, che risulta dalle Confessioni invalide, massime se sacrileghe; e sopratutto rilevavasi l'ingiusto tolto, e ritenuto. In fine del Catechismo voleva Alfonso, che raccontato si fosse al Popolo l'infelice successo, o morte disperata avvenuta a qualche anima, che con confessioni sacrileghe fosse passata all'altra vita.


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Così voleva che ogni giorno, dopo il fatto del sacrilegio, insinuate si fossero varie prediche di pietà, che esercitar doveansi alzandosi di letto la mattina, e coricandosi di sera. Queste divote pratiche, ei diceva, se si hanno a memoria, operano del gran bene; ed esiggeva, che le Madri imparate le avessero a proprj figliuoli.

Spettava a lui, disbrigato il catechismo, l'atto grande della sera. Non usava palco in Chiesa, come taluni, ne' faceva uso del pulpito, ma servivasi di una Cattedra, la quale perchè bassa, parlandosi a fiato col Popolo, si conserva la voce, e fa in quello una maggior impressione.

Prima della Predica era solito sollevare l'udienza con una divota canzoncina, anche per distoglierla dalle canzoni profane ed invogliarla per le sacre. Se la Città era popolata, e la Parrocchiale non era capace per tutti, Alfonso infervorato il Popolo, apriva nel tempo istesso in altra Chiesa, coi medesimi esercizj, altra Missione, e talvolta anche in due, e tre con vantaggio comune.

 

Non era Alfonso amico di funzioni. Non voleva stoppa brugiata sul pulpito per indicare la vanità mondana; o che si fulminassero scomuniche, e maledizioni, e non stole buttate in mezzo al Popolo, per atterrirlo, e commuoverlo. Queste cose, in senso suo, non producono, che odiosità per Predicatore, e spavento irregolare nell'udienza, non profitto, ed emenda.

Solo nella predica della morte metteva in vista al Popolo un teschio de' trapassati; ed analizzando la vanità umana, voleva, che l'uomo, conoscesse il suo frale, entrasse in se stesso e si disingannasse.

Nella predica dell'Inferno faceva andare in giro per la Chiesa l'imagine di un anima dannata, accerchiata da diavoli. Essendo l'uomo materiale, soleva dire, apprende con questo il castigo del peccato, e la bruttezza di un anima nemica di Dio.

 

Non poteva soffrire in Chiesa flagellazioni, e carneficine. Stimava queste Alfonso, anzichè mezzi per compungere, soggetti di vanità pel Predicatore, e nel Popolo incentivi di soli schiamazzi. Si compatisce il Missionario, soleva dire, ma non si abbomina il peccato.

Costumava bensì tre o quattro volte battersi nel decorso della Missione con grossa fune; e facevalo non per ispirare nel Popolo sentimenti di compassione, ma per piangere anch'esso innanzi a Dio i peccati suoi, e quelli degli altri. Così voleva, si fosse fatto da' suoi.

Inculcava però a non farsi per funzione, ma con ispirito di penitenza; in caso contrario voleva, che se ne fosse fatto a meno; anzi battendosi il Predicatore diede ordine, che assistesse un Padre per impedire, che la fune da taluno non se li strappasse dalle mani. Avendo ciò fatto uno de' nostri compatendo la sua debolezza, indi lo riprese; e ritornato in casa, in pena li proibì il celebrare nella mattina seguente. La Cattedra, dissegli, è luogo di verità, non di apparenza; e noi non usciamo in Missione per eludere la gente, ma per edificarla, e convertirla.


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A  capo di due, o tre giorni della Missione faceva soprassedere dai svegliarini per le strade, e dopo l'atto grande della sera uscite le donne, faceva restare gli uomini in Chiesa, per li quali, smorzati i lumi, vi era la disciplina in comune. Tutti i Padri ci dovevano assistere; ed uno di essi riassumendo i motivi della predica già ascoltata, dava a Popolo de' sentimenti di compunzione, per disporlo a quell'atto; e vedevansi i primi gentiluomini, uniti col Popolo, piangere, e dare sodisfazione a Dio de' proprj trascorsi.

 

Volendo dal luogo alle Confessioni, e togliere di mezzo qualche sacrilegio, che commetter si poteva per umano rispetto, non permetteva, che si communicasse chiunque prima delle Comunioni generali. Precedeva a tutti la Comunione de' figliuoli, e figliuole in età di circa anni quattordeci; indi quella delle zitelle, e vedove, ed il giorno, per tre giorni consecutivi, vi era per queste, in altra Chiesa, un sermone sui pregi della Castità.

Alle Vergini succedeva la Comunione delle maritate; precedendovi il bacio di pace tra di loro, ed un maggior riconciliamento di cuore. Anche per queste vi era a parte il dopo pranzo, escluse le Vergini, un sermone istruttivo sopra i doveri dello stato maritale.

Finalmente per gli uomini, avendosi un giorno festivo, anche vi era la Comunione generale, con precedervi similmente tra di loro il bacio di pace, ed un comune riconciliamento. Tutte queste comunioni erano accompagnate da rispettivi fervorini, col festivo suono di organi, e campane, intervenendovi tutti i Padri , e suggerendo de' divoti sentimenti. Queste comunioni generali facevano la consolazione, non solo delle famiglie, ma anche delle intere popolazioni.

Tre giorni prima della comunione generale degli uomini, si soprassedeva dalla disciplina in comune, e rilevavasi la prima sera ai medesimi, quanto a Gesù Cristo fosse a cuore tra' Cristiani la scambievole carità, e quanto in abominio le risse, ed i rancori. Si animavano gli offesi alla riconciliazione; ed ai piedi del Crocifisso, detestando ognuno le proprie vendette, riconciliato vedevasi con suo offensore. La seconda sera si esaggerava l'enormità delle bestemmie, e vi era lo strascino della lingua per terra.

 

Fatte le Comunioni generali, la sera, dopo l'atto grande della Predica, anche restando gli uomini in Chiesa, uno de' Padri rilevava loro per circa mezz'ora, la bruttezza di ciascun vizio particolare, come l'ubbriachezza, e quanto disconvenga ad un Cristiano; gli effetti perniciosi del giuoco; gl'inconvenienti, che porta seno la disonestà contro l'uomo, e contro Dio; il gran bene, che produce alle Anime la frequenza de' Sacramenti; l'esser assiduo alle rispettive Congregazioni. Così gli effetti di altra virtù, o vizio.

 

Terminate le prediche delle Massime, eravi per tre o quattro giorni


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un pio esercizio meditativo, ch'egli chiamava Vita Divota.

Consisteva questo per prima in istruire il Popolo sulla maniera di mentalmente orare; spiegavane la necessità, e mettevasi in veduta l'utilità di sì pio esercizio. Indi per un'altra mezz'ora facevasi praticamente meditare la dolorosa passione di Gesù Cristo. Erano così teneri in bocca sua questi sensi della Passione, che vedevansi in Chiesa fiomi di lagrime; ed ove prima si piangeva per dolore, in questa meditazione facevasi per amore.


Volendo commuovere sensibilmente il Popolo, dava a vedere nell'ultima di queste meditazioni una gran tela, ov'era dipinto Gesù morto in Croce, delineata da esso medesimo, ma tutto sangue, e lacero nelle membra. Questa meditazione, che di per se attirava le lagrime ad ognuno, operava il maggior frutto nella Missione.
Se il Popolo non era tutto sodisfatto, specialmente colla Sacramentale Confessione, soleva portare più in lungo questo pio esercizio. In queste sere specialmente si benedicevano i varj abitini di Maria Santissima, e le corone di S. Brigida, enunciandosi le indulgenze, che accordate vi erano da' Sommi Pontefici.

 

Varie erano in Missione le opere di Alfonso. Assalita generalmente la piazza, attacava anche i suoi forti in particolare. Stimando il Clero Secolare e Regolare come la porzione principale di ogni paese, non lasciava mezzo per vederlo rimesso ne' proprj doveri. Uno, o due Sacerdoti convertiti, o maggiormente illuminati, in senso suo, bastavano per santificare una popolazione. Si davano a questi li santi esercizj, senza intervento de' secolari, o da esso medesimo prima della predica, specialmente ne' primi tempi, o destinavaci altro soggetto di valore. Voleva, che ove un qualche Prete, o Religioso cercato avesse di confessarsi, si lasciasse tutto, e se li dasse ogni sodisfazione.

 

Non era meno impegnato per le Claustrali. Anche a queste, ove vi erano, si davano li santi esercizj. Esiggeva da esse amore al Coro, ed odio alle grate; rilevava le brutte conseguenze de' carteggi, e corrispondenze con persone di fuori; e quella pace di cuore, che porta con se il distacco dalle creature.
Avrebbe desiderato in tutte il vivere in perfetta Comunità, e potendo la promoveva. Era di sentimento bensì, ed insinuavalo a' suoi, che non essendo tutte concordi a volersi spropriare, non si toccasse questo punto, e si lasciasse il Monistero nello stato in cui si trovava. Una diffidente, ei diceva, che vi fosse, (ed avevalo appreso colla esperienza) è capace di svolgere tutte le altre, e non solo si ritorna allo stato di prima, ma benanche vi succedono scandali, risse, e gravi dissapori. Contentavasi almeno, che vi fosse osservanza regolare, frequenza de' Sacramenti, ed amore all'orazione.

 

Avendo di mira rimettere in buono stato, e render di edificazione i Gentiluomini, siccome ai Preti, così a questi anche si davano a parte


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li santi esercizj. Tutto il bene di un paese, diceva Alfonso, dipende per lo più dalla moriggeratezza de' Gentiluomini. Il Popolo vede, ed imita. Sollecitava questi a presto riconciliarsi con Dio colla Sacramentale Confessione. Anche vi era per essi la Comunione generale, precedendo tra di loro un bacio di pace, e rimettendosi, se ci fosse stata qualunque ingiuria, ed offesa.

 

Era solito ne' luoghi popolati dar gli esercizj anche agli Artieri, ed a persone di mezzana condizione. Istruivali ne' loro doveri, ed animavali alla frequenza de' Sacramenti.
Ove le carceri erano popolate, come nelle capitali delle Provincie, soleva darvi anche gli Esercizj, e ristorare quella feccia di gente colle prediche, e colla Sacramentale Confessione: ed ove pochi erano i carcerati, anche facevali prima istruire da un Padre per due, o tre giorni, ed indi ricevere le loro confessioni.
Queste diverse opere di esercizj al Clero, e Secolari intraprender soleva nel medesimo tempo. Non avendo sufficienti soggetti ne' primi anni dell'Istituto, vedevasi egli fare le due, e tre prediche al giorno; ma in seguito le dipartiva tra i suoi.

 I paesi non si vedevano assediati, ma assaliti, diciam così, nell'istessa ora. Le Missioni del P. D. Alfonso, dir soleva un Gentiluomo, non sono assedii, ma assalti. Tal'era il sentimento comune.




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