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P. Antonio Maria Tannoia
Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori...

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  • Libro 3
    • Cap. 16 Avvertimenti di Alfonso al Fratello D. Ercole, passando questi a seconde nozze.
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Cap. 16

Avvertimenti di Alfonso al Fratello D. Ercole, passando questi a seconde nozze.

 


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Tra queste sue sì gravi occupazioni, e così imbarazzato qual era, se sollecito vedevasi Alfonso per bandire il peccato da S. Agata; e dalla Diocesi, meno impegnato non era per far che non s'intromettesse in casa del proprio Fratello.

Essendo vedovato D. Ercole, in questo medesimo tempo, per la morte di Rachele Liguori, non avendo eredi, risolvette passare alle seconde nozze. Volendo dare un tal passo colla benedizione di Dio, ne riscontrò Alfonso, pregandolo delle sue orazioni, e per l'applicazioni di più messe.
Stamattina, così le rescrisse ai cinque di Novembre, e la seconda Messa che ho


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detta per D. Rachele all'Altare privilegiato, e domani e poi domani, o al più nell'altra settimana dirò le due altre per voi, acciocciò il Signore faccia succedere il meglio per l'Anima vostra.


Soggiunge, ed era quello, che più l'importava. Vi prego stare attento a prendervi una giovane, che sia di buoni costumi, e che non sia altiera invanita di se stessaa perché V. S. è avanzata d'età. Se quella è giovanetta, e vuole stare sempre in Napoli, ed andare ogni sera alla conversazione, facilmente troverà qualche cicisbeo alla moda, che, secondo l'uso presente, verrà spesso a trovar in casa la Signora. Quella poco vi potrà vedere; ed allora o l'avrete da far mettere in monistero, o avrete da star sempre inquieto; e quello ch'è peggio inquieto di coscienza. Così è meglio (ed avevaceli scritto più prima) che sia di meno nascita, e di meno dote, che mettervi sopra qualche travaglio. Con essa, e coi parenti non mancate far prima le dovute proteste cioè, che non avete a caro conversazioni numerose, e simili. Succeduto il matrimonio, procurate al principio metter il buon uso, portandola a Marianella, e starvici lungo tempo. State attento a questo; altrimenti starete inquieto tutta la vostra vita o di mente, o di coscienza.

 

Abbiamo un'altra sua in data  de' dodeci. Raguagliandolo D. Ercole de' varj progetti che aveva. Mi rallegro; li rescrisse, di tante belle offerte di casamento. Perché D. Ercole era avanzato in età, soggiunge: Badate principalmente a sceglier quella, che meno potrà inquietarvi, specialmente ne' tempi presenti. Persuadetevi, che le giovani pigliano più affetto agli uomini di età più giovanile, che di età avanzata, come siete voi. Un'altra cosa vi avverto ora che state solo, ed è allontanare serve giovani dalla casa. Il demonio è demonio. Coll'occasione vicina, e senza soggezione, tremerei anch'io di cadere. Potrete dir loro, che quando vi casate allora le pigliarete.

 

Bisognando danaro a D. Ercole tra queste emergenze, toccò il polso a Monsignore per quello avevali somministrato. Dolorosa fu la richiesta.
Voi mi cercate denaro, così egli, ed io vorrei che quest'anno mi prestasse qualche altra cosa. In questo primo anno è stata una rovina di spese. Ho dovuto accomodare due case, quella di S. Agata, e quella D'Arienzo; ma con fare le sole cose necessarie, e nel modo il più miserabile: ho dovuto pagare lo spoglio al Capitolo; quattrocento docati al Nunzio per la transazione, e mi ho fatto quattrocento docati di debito col danaro destinato per la fabbrica del Seminario di già incominciata, non avendo i Seminaristi dove stare in tempo d'està. Ho dimandato, che denaro vi è delle rendite esatte, e mi si è risposto, che non più di docati sessanta, e si accosta il tempo di


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pagare il catasto, e la pensione:
Soggiunge, e dice: Per ora bisognerebbe che mandaste a mettermi in carcere, e sappiate che non faccio più limosine, se non di grana. Io vi compatisco, perchè ora non pigliate danaro, e sottosopra avete da spendere. La disgrazia è stata, che si è unito Vescovado, e Matrimonio. Io pure mi sono sposato , ma con una sposa, che non mi fa stare un momento quieto.

 

Vi è l'altra lettera de' dodici di Decembre, che neanche stimo attrassarla.  "Di codesti matrimoni che trattate, (parlo chiaro) mi pare che difficilmente  ne incarrarete alcuno, perché  mi pare, che andate colle vele troppo alte . Dama di conto, e con dote, non mi pare secondo la nostra condizione, la quale poco è mutata da quello che era. Sospetto che al conchiudere, tutti vi usciranno di mano. Io prego Dio, che faccia succedere quello, che è meglio per l'Anima vostra, e vostra quiete.

 

Conchiuse il matrimonio D. Ercole con D. Marianna Capano - Orsini, Dama del Sedile di Nilo. Alfonso si compiacque più del costume, che della nobiltà, ne rese grazie a Dio, e rallegrossi col Fratello. Io mi comprometto, li rescrisse D. Ercole, ogni felicità, solo per le orazioni vostre, e della vostra Congregazione, ed anche per la bontà di vita di D. Marianna. Sempre è stata divota, ma ora è cosa che sorprende.

 

Il desiderio di aver prole teneva agitato D. Ercole, ma più inquieto si vide, credendosi svanita la gravidanza. Sento quanto mi dite, li rescrisse Monsignore, dell'accaduto alla Signora D. Marianna. Bisogna fare la volontà di Dio, giacché tanto ha permesso. Ad ogni modo non lascio raccomandarla a Gesù - Cristo, acciò si compiaccia per quella grazia, che stima più propria per voi; e frattanto statevi di buon animo ambedue, e lasciate fare al Signore.

 

Non faccia meraviglia in Alfonso questa tanta sollecitudine pel Fratello. Troppo noto fu il distacco che egli ebbe dai suoi per quello importa interesse della carne, e del sangue. Possiamo dire, che in rapporto a questo egli avevali nel mondo, come non ci fossero. Non godeva se vedevasi vantaggiati, ne angustiavasi, se afflitti: ne fu mai curioso sapere come passasse qualunque interesse di casa sua.

Portandosi in Napoli, in trenta anni che visse tra di noi, non vide che una sol volta la casa paterna, e nell'occasione di visitare inferma a morte la propria Madre. Ancorché il Fratello abitasse nel quarto sottopposto a quello che da noi si abitava, non vi fu caso, nelle tante volte che fu in Napoli, che calato vi fosse per visitarlo. Anche dalle mura della casa paterna egli vedevasi alieno, e distaccato.

Un anno essendo capitato in Napoli, col nostro P. Pentimalli, e ritrovando chiuso il nostro Ospizio, contentossi mangiar pane, e frutta nel mezzo della scala,


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e non calare nel quarto del Fratello. A tanto giungeva il distacco che Alfonso aveva da' suoi.

 

Da Vescovo anche fu tale. Non riscontrandolo il Fratello dell'idea che aveva di rimaritarsi, Alfonso non se ne sarebbe dato per inteso; né si viddero in lui quelle convenienze, che in queste occasioni stimansi necessarie tra parenti.

Avrebbe voluto D. Ercole la consolazione di averlo in Napoli, ma non ce la chiese, perché non speravala. Succeduto lo sponsalizio, convenienza voleva qualche attenzione alla sposa. Tutto il il regalo non fu che una figurina in stampa di Maria Santissima, con cornicella di legno, che in tutto non costava che pochi carlini. Questo fare non gradendosi da D. Ercole, quasi disgustato rimandò indietro il quadretto. Esso si ha preso collera, disse Alfonso, ed io più di lui. Che credevasi di avere? Tengo tanti pezzenti che si muoiono per la fame, tanti pezzenti, e tanti, e voleva fare complimenti?

Ritrovandosi presente D. Michele Volpicelli, Gentiluomo di Sarno, mi dice, essere stato quest'atto di Monsignore di tanta alienazione da' suoi, di somma confusione così a se che ad altri, considerandosi da ognuno il suo distacco, e come preferiva i poveri alle dimostrazioni più interessanti, ed in occasione così propria delle nozze di un Fratello Cavaliere.

 

Non era così alieno Alfonso ove il sangue, e la carne non avevaci parte: voglio dire, che interessato vedevasi per il puro bene spirituale: anzi per questo ne viveva estremamente sollecito. Informavasi, ammoniva, e non aveva pace, ove dubitasse di cose attinenti alla vita eterna.

Ebbe in mira la salvezza del Padre, e non mancava con spesse lettere tenercela ricordata. Coi santi consigli assisteva alla Madre. In quest'occasione del matrimonio del Fratello non si fa carico delle cose del mondo, anzi le malmena; ed avendo in vista il bene spirituale, e vederlo esente dal peccato, sollecito li mette avanti gli occhi i pericoli, che vi erano, e renderlo cautelato. Vale a dire che il distacco faceva contrapeso all'amore, che non eccedesse, e l'amore faceva bilancio col distacco, che non mancasse ne' proprj doveri. Non eccedeva né l'uno, e non mancava nell'altro.

Così regolava Alfonso il suo cuore, giovando agli altri, e non mancando a se stesso.

 

Posizione Originale Nota - Libro 3, cap. 16, pag. 76

 




a Alfonso si spiegò alla Napoletana, con dire, che non sia capallerta.






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