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P. Antonio Maria Tannoia Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori... IntraText CT - Lettura del testo |
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cap. 4 Come, e perché Alfonso venne abbandonato da' suoi Compagni.
Calmate le cose in Napoli, e non avendo più Alfonso, che temere, per essersi dichiarato suo protettore l'Eminentissimo Pignatelli, stavasene con somma sua pace nella Città di Scala. Iddio non però riserbato lo aveva ad un'altra tentazione, ma più forte, e più dolorosa. Volendo il Demonio soffocare nella cuna la nascente Congregazione, vi frappose la discordia tra Alfonso, e li Compagni. Stabilendosi le Regole, e le Opere, che abbracciarsi dovevano, vi nacquero tra loro tali dissapori, e dispareri, che posero in iscompiglio, e mandarono in ruina tutta l'Adunanza.
Voleva Alfonso, che altra mira aver non dovesse il nuovo Istituto, che la santificazione del Clero, e delle Persone culte cogli Spirituali Esercizj in Casa, e quella delle Anime, che vivono abbandonate ne' luoghetti e villaggi, colle sante Missioni. Stimava così, perchè in questi dati luoghi, per l'esperienze, che aveva, o non ci giunge la parola di Dio, o non è che di sfuggita. Il Mandarini voleva le Missioni, e colle Missioni le Scuole. Sentivala in contrario Alfonso, perchè l'opera delle Scuole abbracciata si vedea dai Padri Scolopj, da' Dottrinisti, ed in quel tempo anche da' Gesuiti. Maggiormente, che non dovendosi stabilire le Case in Città popolate, ma in poveri villaggi, troppo scarso sarebbe stato il numero de' fanciulli, e questi di gente piccola e meschina; nè poteva mancar per questi un qualche Sacerdote, che istruiti l'avesse nel leggere e scrivere, e nè doveri Cristiani. Rifletteva di vantaggio, che, diviso lo spirito in due Opere opposte, cioè nelle Scuole, e nelle Missioni, mal volentieri si sarebbe adempito, essendo pochi, all'una, ed all'altra: e che non conveniva, dopo essersi stato in Missione buona parte dell'anno, e collo spirito distratto, ritirato in casa, vedersi di nuovo i Soggetti in altre cure, ed imbarazzi.
Altri ancora non convenivano; e chi discrepava per un motivo, e chi per un altro. Il Dottor Tosquez facendo giocar troppo la fantasia, perchè il fine dell'istituto era l'imitazione di Gesù Cristo, pretendeva, fissandosi alla corteccia, che vestir si dovesse sottana di un rosso suboseuro, e con cappa di color torchino, perchè così credesi, dicea, che vestiva il Salvatore. Taluni non volevano il Coro: ad altri rincresceva il dormir sulle paglie: e tanti, omettendo altre cose, non volevano quel rigore di povertà, e quella perfetta Vita Comune, che si pretendeva da Alfonso. Per l'opposto il Tosquez, volendo fare la riforma ai più stretti mendicandi, urtava in altri estremi. Pretendeva, che quanto nel secolo si avesse di proprio da ognuno, tutto si dovesse vendere, e presentarsene il prezzo ai piedi del Superiore; ma non vedeva, che troppo lontano ne stava da' tempi Apostolici. Ridevasene Alfonso per le pretensioni del Tosquez. Essendo noi semplici Preti, non conviene, diceva, mascherarci in faccia al Pubblico circa il vestire con una novità non per anco intesa; e vie più rideva per lo preteso spropriamento: chi vorrà seppellire, diceva, i tanti Anania, che mentitori ci saranno tra di Noi. Stimava a proposito il Coro, perchè meglio si sarebbe soddisfatto a questo dovere, recitandosi l'Ufficio in comune, che in privato: non voleva bensì un Coro formale: ma che recitato si fosse l'Ufficio con raccoglimento, ma senza canto o tono. Non approvava la pretenzione del matarasso in uomini, che di proposito esser dovevano addetti alla mortificazione di se stessi, vegendosi varj ordini nella Chiesa, che in questo anche eccedevano i limiti della moderazione: voleva bensì, essendosi infermo, si facesse uso del materasso. Non conveniva con veruno, rispetto al possedere. Se manca, dicea, una discreta povertà, manca tutto, perchè manca il vero spirito di Gesù Cristo, e mancando con questa la Vita comune, ch'è madre, e protettrice della Povertà, non vi può essere santità in Congregazione. Dippiù: preso piede il mio e tuo tra Congregati, mancar non possono inconvenienti gravi. Si uscirà in Missione, non per Dio, e per tirare Anime a Gesù Cristo, ma per se stesso, e per foraggiare.
Non potevano non perturbare questi tanti dispareri il bel sereno di Alfonso: pregò, disse, ridisse, ma non persuase. Non riuscendoli aver con se i Compagni, se ricorse all'orazione, prevedendo colla tempesta il naufragio, ricorse ancora al potere di altri uomini più illuminati. In ogni evento, oltre Monsig. Falcoja, dipendeva Alfonso dal P. D. Tommaso Pagano suo primo Direttore, e dal Canonico Torni, che tanto l'amava. Così l'uno, come l'altro stimavano opera del Demonio questa contrarietà di sentimenti. Soprattutto la sentivano male per le Scuole. Questi tanti progetti, dissero questi, servono per non effettuarsene veruno. Non altrimenti la sentiva Monsignore Falcoia: Quando fosse così, diceva questo santo Prelato, i soggetti per necessità si dovranno trovare impegnati in due opere, che faranno a calci l'un l'altra, e non so chi delle due sarà per ritrarne vantaggio. Duro fu nell'idea delle Scuole il Mandarini, e più ostinati furono gli altri nelle proprie. Tutti bensì convenivano per le Scuole. Quest'ostinazione, e questa tanta varietà di sentimenti stomacò così il Canonico Torni, che Monsignor Falcoja; e dove prima il Torni godeva dell'Opera, e non mancava regolarla, vedendo così pertinace il Mandarini coi Compagni, se ne dimostrò così svogliato, che più non volle sentirne parola. "Non rispondo ad V. S. Illustrissima, scrisse ad Alfonso nel Gennaro 1733, circa quello, che desidera per lo regolamento di cotesta Comunità, perchè le mie consulte sono in cotesta Comunità male intese. Mi comandi per la sua persona tantum, che sono prontissimo a darle tutta quella soddisfazione, che posso, ma non per cotesta sua Comunità, perchè non le darò giammai risposta".
Tra questa diversità di pareri, ancorchè tra uomini così cordati, non potette l'antica cordialità non soffrirne detrimento. In che si forma il partito, siccome si dividono le idee, così si suddividono i cuori; nè più ci può essere quella unione di spirito, come per l'innanzi. Così in Scala a poco a poco si vide un raffreddamento fra i Soggetti, ed Alfonso, e molto più tra esso e 'l Mandarini. Avendo ognuno fatto lega col suo partito, vedevasi solo Alfonso, ed abbandonato. Quest'era la sua maggiore afflizione: "Oh Padre mio, così egli al suo Direttore Monsignor Falcoja, e che conversazione tediosa è lo stare ora in conversazione con D. Vincenzo: L'ho provata in questi pochi giorni, e solo per Gesù Cristo può sopportarsi". In seguito crebbero le doglie. Scrivendo al medesimo Falcoja, così si spiega: "Padre mio, io ringrazio il Signore, che mi fortifica in mezzo a tante tempeste, e quello ch'è peggio anche dimestiche tra di noi, resistere, e non dissanimarmi. Tanto mi merito, dopo che ho passato quanto ognuno sà, con avermi disgustato casa, amici, ed Arcivescovo, voltando le spalle a tutti, per obbedire a Dio. V. S. Illustrissima, e le sue parole mi danno animo che mi fidi di Dio, ancorchè mi vedessi restato solo nell'Istituto. Padre mio non mi abbandonate, perchè se anche V. S. Illustrissima mi abbandona, io non sò che farò. Del resto ordinate, che io obbedirò". Avendo compilata la Regola, soggiunse: "le invio, secondo l'appuntata, lo sbozzo della regola, ed altro non le dico: abbiate pietà di me.
Molto tempo passò tra queste discussioni, ma senza frutto. Costante fu il Mandarini per le Scuole; e doveva esserlo, come dissi, avendo con se tutt' i compagni; e più costante fu Alfonso nel suo proponimento, ancorchè non avesse con se, che il solo Dottore Sportelli. Scissi gli animi, si venne a divisione, nè ci fu riparo in contrario. Avendo fatto maneggio il Mandarini con quei Signori di Tramonti, abbandona Alfonso; e portatosi in quella Terra apre Casa, e Scuola, e coi compagni dà principio ad un'altra Congregazione.
Credette l'Inferno aver fatto guadagno, ma vi restò deluso. Con questa divisione ebbe origine, senzachè, restasse pregiudicata l'Opera di Alfonso, la Venerabile Congregazione de' rispettabili Sacerdoti, sotto il titolo del SS. Sacramento; ed è quella, che tanto edifica questo Regno, e che ha dato alla Gioventù, e tuttavia sta dando a tanti Seminarj Maestri, e Direttori, così nello Spirito, che nelle lettere. Alunno di questa Congregazione fu Monsign. Zunica Arcivescovo di Acerenza, e Matera, Prelato, com'è noto, disinteressato, e così zelante dell'onore di Dio, e della salute delle Anime.
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