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P. Antonio Maria Tannoia Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori... IntraText CT - Lettura del testo |
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Cap. 11 Missioni fatte da Alfonso in Diocesi di Salerno, ed in altri luoghi circonvicini.
Non fu meno ubertoso il campo, che si aprì ad Alfonso nell'Autunno, e nell'invernata susseguente. Essendosi portato nella Baronia dello Stato di Gifoni, predicò la Penitenza in Castiglione, San Michele, ed Ornito. In Castiglione ci fu tal concorso, che il popolo restavasene in Chiesa la notte, per aver luogo la mattina. Fu parimenti in Coperchia Casale di Salerno. Così nello Stato di San Severino soddisfece colla Missione anche i Casali di San Marco, Lanzaro, e Fisciano. Di là passò di nuovo ne' Casali di Gifoni; né restò sodisfatto il suo zelo, se contrite non vide quantità di donnacce, riuniti con Dio molti Sacerdoti, e tanti facinorosi deporre le armi, e rappacificarsi.
Essendosi riposato, se pur riposo ei dava al suo corpo, e dato sesto Alfonso a varie cose, che interessavano la Congregazione, ripigliò il corso delle Missioni. Le prime furono nei Casali detti Vignale, e Filetti, ed indi in San Cipriano, ove soddisfatto il Popolo diede ancora gli esercizj a' Preti. Fu numerosa l'udienza, perché concorreva il Clero da' vicini Casali. Tutto fu nuovo per essi, tanto era enfatica la persuasiva di Alfonso. Molti, considerando l'obbligazione del proprio stato, mutarono sistema; e tanti e tanti furono a rinserrarsi ne' Ciorani per rassodare maggiormente tra essi e Dio le partite della propria Anima.
All'entrare del 1739 aprì Alfonso la Missione, e predicò la Penitenza nel Casale di Prepezzano. Si era reso così celebre il suo nome nella Diocesi di Salerno, e nella vicina, e la grazia operava talmente per mezzo del suo ministero, che concorrevano a confessarsi anche persone diciassette, e più miglia lontano; e contentavansi stare due, e tre giorni fuori di casa per aver la consolazione di sgravare a' suoi piedi la propria coscienza. In seguito predicò in Capotignano, e diede i santi Esercizj a molti Sacerdoti. Era egli troppo stracco per le tante fatighe; ma fu tale la premura de' Preti, e de' Parrochi, che non potette negarlo. Passò parimente nei Casali detti Ogliara, Sieti, e San Magno; ed in Sieti anche diede le meditazioni dei santi Esercizj, ma con sommo profitto a quantità di Sacerdoti.
Avendo solennizzato nei Ciorani le Feste di Pasqua, Alfonso si diede di nuovo in Campagna. Portossi colla Missione nel Mercato di Gifoni; ma concorrendovi i vicini Casali, veniva ascoltato da migliaja, e migliaja di persone. Invitato dai Parrochi della Terra di Calvanico, non lasciò consolare quella popolazione. Quivi diede gli Esercizj a' Preti; e talmente infervorò alcuni Sacerdoti, che si animarono a volerlo seguitare, con ajutarlo nel corso di tante Missioni, come già fecero per molti anni.
Volendo Alfonso dar ristoro al corpo troppo defatigato, e rinvigorirsi nello spirito, si ritirò coi suoi, correndo l'Estate, nella sua diletta Casa di Ciorani. Raffreddata l'aria, entrò di nuovo nell'impegno di debellare a tutto costo le potenze infernali. La prima Missione fu in Coperchia, Casale popolato e ricco della Città di Salerno. Quivi, perché ci é gran traffico e negozio di pannina, ebbe molto che fare in regolare i contratti: moderò molte cose, ed altre ributtò come illecite e di aggravio altrui. Anche in questa Terra profittò molto nei Preti: tanti si offerirono a seguitarlo nelle Missioni, ed essergli di sollievo nell'Apostolato. Similmente predicò la penitenza nel Casale di Fisciano, anche luogo di traffico per li tanti lavori in rame, che per ogni dove si smaltiscono; e quivi, come in Coperchia, anche regolò i negoziati. Stabilì al solito in questi luoghi la divozione al Calvario, la Meditazione in commune nella Parrocchia di mattina, e la frequenza de' Sagramenti, la divozione a Maria Santissima, e di sera la visita a Gesù Sagramentato.
Sul principio del 1740, non mancò Alfonso consolare con altri undeci soggetti la Città di Eboli. Troppo addietro nel bene vedevasi questa popolazione, ma trionfò la Grazia, e si vide abbattuto il peccato. Passò poi coi suoi nell'Olevano, Baronìa de' Signori Moscati di Serino, e vi fece tre Missioni, a Salitte, ad Ariana, ed a Monticello, luoghetti di quattro, e cinquecento Anime. Tre altre Missioni vi furono nello Stato di Montecorvino, cioè a Santa Tecla, a Pugliano, ove concorrevano quei di Ucciano, e del Turiello, e l'altra fu in San Martino, dove si portavano ancora i Villani di Rovella, ed altri contadini di diverse massarie. Trovandosi in Montecorvino, non lasciò addietro Alfonso li proquoi, così detti. Sono questi vastissime mandre di bufale, che disperse si veggono, e popolate per quelle vaste campagne. Così il ponte di Cagnano, anche luogo numeroso di molti contadini, ma totalmente abbandonati da ogni ajuto spirituale.
Terminata la campagna di Primavera Alfonso si ritirò co' suoi nella Casa di Ciorani. Esaminò i bisogni, e col suo esempio animò tutti all'adempimento de' proprj doveri; né mancava affatigarsi per quei vicini Casali colle solite opere di pietà. Soffrivasi in quell'Estate tal penuria di acqua nello Stato di Sanseverino, che, inaridite le Campagne, anche gli arbori vedevansi scoloriti, e dare nel secco. Afflitti per questo flagello i naturali di Acquarola, volendo richiamare sopra di se le Divine Misericordie, invitarono Alfonso sulla fine del mese di Luglio. Gran fervore vi fu nel popolo in quella Missione; ed Alfonso assicurollo, che per un dato giorno si avrebbe avuta con soprabbondanza la pioggia. Indizio di acqua non vi era, e ne fu testimonio di veduta D. Nicolò Montefuscoli ora Quarantista nel Duomo di Napoli; ma quanto disse Alfonso, tanto si avverò. Nel giorno predetto si vide comparire sopra Salerno una picciolissima nube. Alfonso in vederla distende le braccia quasi chiamandola, e prostratosi a terra implora sopra quel popolo le divine Misericordie. Mi attesta il Montefuscoli, che tanto fu il porsi ginocchione, quanto vedersi l'aria oscurata, tuonare, e lampeggiare col seguito di una pioggia, ma così abbondante, che durò per cinque ore continue. La consolazione fu comune così a quel popolo, che a tutti li Casali d'intorno.
Verso la metà di autunno si vide di nuovo in armi Alfonso contro il peccato. Per prima si portò nella Valle di Gifoni, luogo di duemila, e più anime, ma composto di varie Parrocchie, e i Villaggi. Di là passò al Gauro altro Casale, non più di duegento Anime, e poi a Pasciano Casale molto popolato. Tanti e tanti di questi luoghetti erano così abbandonati, che forse mai veduto avevano verun Missionario. In seguito passò la seconda volta nella Terra di Bracigliano, e di nuovo allo Stato di Serino. Quivi spezzò il pane Evangelico, come l'altra volta a tutti i sei Casali, cioè Sala, Canale, S. Biaggio, Ribottoli, S. Lucia, e S. Michele. Piantata si vide in tutte queste Missioni la frequenza de' Sagramenti , e la divozione a Maria Santissima, ed in ogni luogo vi eresse al solito de' Calvarj, per mantener viva tra quei Popoli la Passione di Cristo Crocifisso. Vi stabilì sotto zelanti Direttori, tra le altre Congregazioni, anche quella delle zitelle. Affinché il bene fosse permanente, animò i Parrochi a voler di sera radunar il popolo per la visita al Sacramento, ed a Maria Santissima; e che ne' giorni festivi, oltre del discorso parrocchiale, si fosse il giorno anche radunato il popolo, ed instruito con catechismi, ed altro. Invogliò ancora varj Sacerdoti a volersi interessare per la salute delle Anime, ascoltando specialmente le loro confessioni.
Entrato il 1741. passò di nuovo Alfonso colla santa Missione nella Città di Solofra. Troppo grande fu il bene, che vi fece nella prima, e troppo famelici restarono quei Signori per averlo la seconda volta. Ma se fu grande il profitto nella prima, più ubertosa fu la messe in questa seconda. Oltre di aver confermato nello spirito tante Anime, che tolte dal peccato, persistevano con fervore nel divino servizio, altre migliaia strappò dalle fauci dell'Inferno, che, ostinate nel peccato, non si diedero a Dio, o che ricadute si videro dopo la Prima Missione. Come mi dicono i vecchi, le conversioni furono senza numero anche di gente fuoruscita, e micidiale. Soprattutto si videro dati a Dio molti Ecclesiastici, che o tiepidi vivevano, o scandalosi, e confermò tanti e tanti, che nella prima Missione s'invogliarono di zelare la salute delle Anime. Godeva di questi Alfonso, come di un maggior guadagno: vale più, e rende più conto a Dio, soleva dire, un Ecclesiastico convertito, che cento secolari raddrizzati, e posti in buon cammino: quel bene, diceva, che può fare un Prete, non si può fare da un Secolare, Santo che sia. Si consolò de' due Monasteri delle Monache, che ritrovò ferventi nello spirito, e non mancò confermarle specialmente nell'osservanza generale, nel distacco da gente estranea, nell'orazione e raccoglimento, e molto più nella frequenza de' Sacramenti, e nell'amore a Maria Santissima, ed a Gesù Sacramentato.
Troppo lontano non era dalla Terra di Ciorani la Città di Nocera per non sapersi prodigi, che per mezzo di Alfonso operava la Grazia. Frequentava questa nostra Casa il zelante Sacerdote D. Nicolò Tipaldi Cittadino dell'altro membro di Nocera detto Pagani. Vedendo, e considerando questi il gran bene che Alfonso, e i suoi operavano in quella Terra, entrò nell'ardita intrapresa di veder situati i nostri nella sua Padria. Si fissò in questo, perchè D. Francesco Contaldi, attuale Rettore di quella Parrocchia, non avendo eredi, già meditava stabilirvi una Casa di Operarj, e qualche maneggio in Napoli avevalo già fatto coi Padri di S. Vincenzo de Paoli. Volendo essere a capo di questo suo disegno, rileva al Contaldi, ed a' principali Gentiluomini le virtù di Alfonso, e de' suoi, ed invoglia tutti per averlo ne' Pagani con una Missione.
Quanto desiderava il Tipaldi, tanto ottenne. Vi fu Alfonso ne' Pagani con altri suoi Compagni; e fu tale questa Missione, che si videro prodigj di conversioni in ogni ceto di persone; nè vi mancò riforma anche in tanti Regolari, che v'intervennero. Il Clero, non che il Popolo, non altrimenti chiamava Alfonso, ed i nostri, che col nome di nuovi Apostoli. Oltre del ministero della parola, investito vedevasi Alfonso di tanti doni soprannaturali: penetrazione de' cuori, spirito di Profezia, e dominio sopra le febbri, ed altri mali, che fugò in molte persone col segno della Santa Croce. Tra gli altri la madre del Tipaldi, in casa di cui abitava, spasimava da molti mesi per un fiero dolore in un braccio: avvolgendoselo con fede in una di lui camicia, svanì talmente il dolore, che non fu più molestata in tutto il tempo che sopravvisse. Avendosi Alfonso per un miracolo di santità, tutti, assecondando i desiderj del Tipaldi, acclamarono i Missionarj in Nocera; ed il Rettore Contaldi, sperimentando l'opera, si spiegò anch'esso con Alfonso di volerlo coi suoi ne' Pagani. Si fecero de' progetti; ma per allora la Provvidenza non volle effettuati i suoi disegni.
Soddisfatta Nocera, o siano i Pagani, si restò Alfonso nella Terra di San Egidio premurato da quei Gentiluomini, nè mancò render consolata in Diocesi di Salerno la popolata Terra di Saragnano. Fu troppo patente il profitto del popolo, e gran vantaggio ne ritrassero anche i Preti. Tanti e tanti si diedero ad operare, ed uno tra gli altri dotato di gran talento si ritirò a vivere in Congregazione. Di là Alfonso fè passaggio ai Langusi, ed indi nella Terra di Antessano della medesima Diocesi di Salerno.
In questo medesimo anno a diciotto Aprile, si vide colto il primo frutto, e troppo saporito, nella picciola vigna di Alfonso dal gran Padre di Famiglia, nella Casa di Ciorani. Fu questi il Fratello Serviente Gioacchino Gaudiello, nipote del Parroco della medesima Terra. Morì gongolando di gioja questo buon Fratello, e tripudiando, diceva: io porto lo stendardo. Tutte le virtù in esso, si diedero l'un l'altra la mano. Non erasi badato a ritrar l'effigie. Dopo undeci giorni si tentò di farlo, colla fiducia che non fosse corrotto. Aprendosi il tumulto, incorrotto fu ritrovato, e vegeto e flessibile in tutte le membra. Chi rilevar volesse le di lui memorie, legga il mio compendio, che sarà soddisfatto.
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