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P. Antonio Maria Tannoia Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori... IntraText CT - Lettura del testo |
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Cap.12 Viene invitato Alfonso dal Cardinal Spinelli a voler predicare la Penitenza nella Diocesi di Napoli. Altro Campo da coltivare destinò per Alfonso la Provvidenza nella Primavera del 1741. Pervenuto alla Chiesa di Napoli l'Eminentissimo Spinelli, per la morte del Cardinal Pignatelli, non fu tardi a sapere il gran bene, che colle sue Missioni facevasi da Alfonso in tanti luoghi del Regno. Vedendo il bisogno della sua Diocesi, e volendo avvalersi il zelante Cardinale di un tanto Operario, non mancò invitarlo. Scusossi Alfonso con dire, che la Diocesi di Napoli, a differenza delle altre, era ben coltivata, e bisognando, potevasi avvalere l'Eminenza Sua di tanti, e così valenti Missionarj, che già aveva in tante fioritissime Congregazioni: laddove il Regno penuriava estremamente di questi, e vedevansi centinaja di Villaggi, ed anche delle non picciole Terre totalmente abbandonate. Fu malamente ricevuta questa ripulsa di Alfonso, benchè ragionevole. Disgustato il Cardinale, e postosi in contegno, son vostro Superiore, disse, voglio esser ubbidito. Non vi fu ragione per Alfonso. Anche la mia Diocesi, soggiunse il Cardinale, è popolata da cento ventimila e più Anime, e queste anche disperse in tante Terre, e Casali; e stringendolo di vantaggio, disse, ch'egli ci aveva sopra di lui ragione più che ogni altro Vescovo, perchè suddito, e suo Diocesano. Furono tali le premure dell'Eminentissimo Spinelli, che Alfonso non sapendo che si dire, dovette cedere, per non maggiormente contristarlo. Volle il Cardinale, che Alfonso oltre degli Alunni di sua Congregazione, prescelto si avesse in suo ajuto ogni altro Soggetto, che avesse voluto da tutte le Congregazioni di Napoli, non eccettuandone quella dell'Arcivescovado; e che, come Capo regolato avesse ogni funzione, e preseduto a tutti, come Superiore e direttore di quest'Opera. Ebbe di mira il zelante Cardinale, come si spiegò, non solo di voler dare a' suoi diocesani una Missione di maggior frutto, ma che i Missionarj della sua Diocesi appreso avessero sotto Alfonso anche il modo da tenersi, e fare le Missioni con maggior profitto. Destinò ancora nella Barra, nel luogo detto S. Agnello un casino, affinchè di volta in volta potessero i Missionarj ritirarsi, se volevano, e ristorarsi dalle sofferte fatighe.
Doppio fu il Sacrificio, che Alfonso ebbe a fare in questa occasione, così per interrompere le sue fatighe Apostoliche in tanti luoghetti, e Villaggi, lontani da Napoli, e senza verun'ajuto, come di sua umiltà, dovendo presedere a tanti rispettabili soggetti, specialmente della sua illustre Congregazione delle Apostoliche Missioni, di cui era membro, e che come indegno volevansi un tempo anche espulso. Non fu indifferente il demonio per questa determinazione dell'Eminentissimo Spinelli. Se rincresceva ad Alfonso la Prefettura in quest'unione di Missionarj, maggiormente si ebbe a male in persona sua dal Superiore delle Apostoliche Missioni. Voleva questi, che, godendo una speziale preeminenza la sua Congregazione tra tutte le altre, che sono in Napoli, spettava a lui destinarci chi dovesse far da Capo. Oltre di ciò (e questo era il vero motivo) avevasi da tutti a sfregio, che chi a grazia avevasi per fratello, dovesse aver per sudditi quei, che di mala voglia lo soffrivano per congregato. Fattosi capo da sua Eminenza, si produssero le doglianze. Ebbe a male il Cardinale questa pretensione: io, disse sono l'Arcivescovo, e sono ancora Superiore delle Missioni, come lo sono di tutti in tutta la mia Diocesi: se le Missioni sono mie, spettano a me, e non ad altri queste provvidenze. Si dovette cedere, e più non affacciarsi cosa in contrario.
I soggetti, che coll'intelligenza del Cardinale si prescelse nelle Congregazioni di Napoli furono il fiore del Clero, e i primi tra gli Operari di quelle rispettabili Congregazioni. Vi fu il Sacerdote D. Matteo Testa, che fu poi Arcivescovo di Regio, e morì in Napoli Cappellano Maggiore: così i Sacerdoti Coppola, e Savastano che furono, il primo Vescovo di Cassano, ed il secondo Arcivescovo di Brindisi; e tra gli altri Capozzi, de Alteriis, Crifaldi, Caraci, Rovigno, Milinelli, Romano, Fusco, Firelli, Pietropaolo, e Colicci, che poi si ritirò sopra i Cinesi, tutti di sommo zelo, e singolari nell'attività di operare. Tra i suoi, perchè pochi, non volendo sfiancare le proprie Missioni, solo prescelse Alfonso il Sarnelli, ed il P. Villani.
Terminata nel mese di Maggio la Missione di Antessano nello Stato di Sanseverino, si portò subito Alfonso a dar di piglio alle Missioni di Napoli. Fè capo per prima nella Fragola, ove si aprirono contemporaneamente tre Missioni, in tre Chiese Parrocchiali; cioè in S. Maria di Ajello, ove l'atto grande di sera si eseguiva da Alfonso, il Catechismo dal P. Sarnelli, e la predica della mattina dal P. Testa. Nella Parrocchia di S. Giorgio predicava la sera il P. Villani, ed in quella di S. Marco vi fu destinato il P. de Alteriis. Oltre di questo diede ancora Alfonso gli Esercizj al Clero con soddisfazione non poca dell'Eminentissimo Spinelli, e con sommo frutto de' medesimi Ecclesiastici.
In tutte e tre le Parrocchie stabilì Alfonso l'Orazione in comune così di mattina, che di sera, oltre la Visita a Gesù Sacramentato, ed a Maria SS. Una volta il mese prefisse ancora la protesta della buona Morte coll'esposizione del Venerabile. Avendo a cuore abilitare i Preti ad ascoltar le Confessioni, stabilì ogn'otto giorni le conferenze de' Casi Morali. Piantò il Calvario in ogni Parrocchia, ed animò tutti a volersi ricordare specialmente il Venerdì di quello che soffrì Gesù Cristo nella sua Passione. Indi passò colla Missione, e coi compagni in Casalnuovo, dove si trattenne fino alla metà di Giugno. Avanzati i caldi, licenziò i Missionarj Napoletani, e si restò coi suoi in S. Agnello, ajutando quella gente, ed altri che vi concorrevano, colle prediche, e colle Confessioni; e ne'giorni di festa o andava, o destinava i suoi ne'sobborghi vicini, per altre opere Apostoliche, e per altri Esercizj in sollievo delle Anime.
Regolò Alfonso queste Missioni, come le sue, ed ognuno calar dovette la testa, ed ubbedire. Nel vitto specialmente altro non permise, che minestra, e lesso, e di carne comunale. Aveva per massima, che i popoli più si attengono a quello che veggono, che a quello si ascolta. Non volle pesci di costo, non polli, non selvaggine, nè lavori di pasta. Non mancavano di questi regali, ma tutto mandavasi indietro, ancorchè talvolta si trovassero a pranzo Canonici Napoletani, o altre persone di rango. Nel giorno di Natale credevansi tutti, che si avesse qualche indulgenza. Essendo stati taluni dal Cardinale dentro le feste, scherzando sul vero, sapete, Eminenza, li dissero, che il Padre D. Alfonso nel giorno di Natale ci ha fatto un complimento: ci ha dato le polpette dippiù, ed ha rovinato l'Economo. Voleva Alfonso nelle Missioni il necessario, ma abborriva il soverchio, e molto più la lautezza. Permise il calesse a'Compagni, perchè non assueti a cavalcare, non ispostandosi egli, ed i suoi dal solito asinello.
Era da gran tempo, che stava in forse di ritirarsi in Congregazione il Sacerdote D. Paolo Cafora, Parroco in quel tempo nella Chiesa di S. Pietro nella Cava. Questi quanto era dotto in ogni facoltà, altrettanto era tutto zelo per la salvezza delle Anime. Stando Alfonso nella Barra, ivi andò a ritrovarlo il Cafora, e vedendo il gran bene, che vi operava, effettuò la sua risoluzione. Fu il Cafora l'ultima pietra angolare della nostra Congregazione. Ma, quanto se ne consolò Alfonso per l'acquisto fatto di un tanto Soggetto, altrettanto si dichiarò disgustato suo Zio Monsig. Liguori, che avevalo perduto. Fu tale il dispiacere, che restò per un pezzo ingrossato di animo con Alfonso; nè più si serviva dell'Opera de' nostri Congregati. A 25 Ottobre di quest'Anno 1741 fu ricevuto Novizio il Cafora: ma benchè Novizio, lo trattenne Alfonso nella Barra, esercitandolo in questa Parrocchia in varie Opere Apostoliche, ed in seguito ancora nelle Missioni.
Entrato il Novembre, ripigliò Alfonso le sue fatiche. In Resina, in S. Giovanni a Teducci, e nel Casale di Monticello, volendo coglier tutti nella rete, predicò prima per alcuni giorni ai soli uomini: contemporaneamente fè dare gli Esercizj a' Giovanetti; ed egli predicò a parte anche alle bizzoche, ed alle zitelle. Soddisfatti così quei terrazzani, aprì la Missione generale, che riuscì di un profitto assai sorprendente. Così passò da Paese in Paese, e da Casale in Casale catechizzando, ed ammaestrando i popoli nei doveri verso Dio, e l'Uomo. Ebbe di mira in ogni luogo coltivare in ispezialità il Clero, e renderlo illuminato coi santi Esercizj. Varie accademie di casi Morali si videro istituite da per tutto: e molti Sacerdoti, mossi dal suo esempio, e dalle sue insinuazioni, si videro impiegati in salute delle Anime. Eresse per ogni dove molte Congregazioni di Fanciulli, e di Zitelle, ma divise queste da quelli: così varie di Bracciali, ed altre di Gentiluomini. L'Orazione in comune, di mattina e di sera, colla Visita al Sacramento, e la divozione al Calvario fu piantata in ogni luogo: così in ogni mese la Protesta della Morte con altre pratiche di pietà. Quello, che più di tutto eragli a cuore, fu animare i Popoli alla frequenza de' Sacramenti, ed invogliare le Anime ad una special divozione verso Gesù Sacramentato, e'Maria Santissima.
Ancorchè Alfonso stasse servendo l'Eminentissimo Spinelli, tutta volta non potette dispensarsi dal compiacere i Signori Paganesi, che lo vollero di nuovo nella Settimana Santa di quest'anno 1742 per un triduo nella gran Chiesa del Corpo di Cristo in onore di Gesù Sacramentato. Anche questo invito fu opera del zelante Sacerdote Tipaldi. Vi fu Alfonso col P. Villani; ed uopo è dire, che con questo triduo si riaccese nel Popolo un maggior amore verso Gesù Cristo, ed un'odio mortale verso il peccato. Quei tanti, che evitato avevano la rete in tempo della Missione, si videro presi in questi tre giorni. Il Clero, ed i Gentiluomini vedendo il nuovo profitto, maggiormente s'invogliarono per avere i nostri di permanenza. Risedeva Alfonso in casa del medesimo Sacerdote Tipaldi, e ritrovavasi, perchè parente di quello, il gran servo di Dio, ed amico di Alfonso, D. Giuseppe Porpora già Parroco in Napoli in S. Giovanni Maggiore. Vedendo il Porpora sì belle disposizioni ne' signori Paganesi, non lasciò encomiare la grand'Opera, che si sarebbe fatta, se Alfonso si fosse fermato ne' Pagani. Sopratutto animò il Contaldi a voler effettuare quanto in tempo della Missione erasi progettato. Spiegossi questi di volere i nostri in preferenza di quelli di S. Vincenzo de Paoli: si fecero altri nuovi progetti, ma neppure si effettuò cosa veruna.
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