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P. Celestino Berruti
Lo spirito di S. A.M. de' Liguori

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  • Cap.6 SUA PURITA' VERGINALE ED INSIGNE
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Cap.6

SUA PURITA' VERGINALE ED INSIGNE

 

Giusta la sentenza infallibile dell'incarnata Sapienza l'uomo casto acquista tutt'i caratteri di somiglianza cogli angeli del cielo: Et erunt sicut angeli Deia. Vestito di una carne corruttibile, esposto alle lusinghe del senso, trionfa di sé medesimo e di tutte le diaboliche illusioni ed istigazioni con una perfetta vittoria; ed in tal guisa presenta agli occhi del Creatore uno spettacolo gratissimo; mentre questa virtù non solo lo rassomiglia ed avvicina ai beati spiriti, ma lo costituisce in certo modo al di sopra dei medesimi. Di fatti se la purità degli angeli è più felice per condizione di natura, la castità degli uomini e più gloriosa per i sostenuti combattimenti.

Con ragione per tanto appellavasi comunemente Alfonso Maria de Liguori un angelo in carne, essendo stato non meno casto, che cauto al sommo, e solerte nel custodire perfettamente inviolata la purezza della sua mente e la integrità del suo corpo verginale. Né già fu onorato con questo glorioso titolo dopo lo stadio. delle sue lunghe fatiche apostoliche, e nella sua decrepita età; ma nel fiore degli anni suoi e nella sua gioventù circondata da tutti gli agi di doviziosa e nobile famiglia, ed assalito da tutte le seduzioni di un mondo corrotto e sempre intento a vomitare


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il veleno delle sue turpitudini nel cuore dei giovani costumati per ammorbarli, e renderli sua preda. Tanto che dal volto, dalla bocca, dagli occhi, dal gesto, e da tutta la sua condotta traspirava il suo verginal candore a pubblica edificazione.

Non potrebbe per altro attribuirsi questa singolare castità di Alfonso, se non che a quella prevenzione di grazia, che irradiandogli la mente fin dagli anni suoi giovanili lo innamorò cotanto dei beni celesti, e tutti gli fe' disprezzare i diletti del senso con quanto ad essi può essere di lusinga od incitamento. E poiché in una carne così al vizio propensa è impossibil cosa domarne le inclinazioni malnate, se allo spirito non si tenga subordinata sempre ed ubbidiente, il nostro santo apprese di buon ora i mezzi ad ottener questo intento e costantemente gli adoperò in tutto il corso di sua vita.

Consistono questi specialmente nell'orazione, con cui l'anima a Dio si eleva, e dalle basse cose di questa terra si stacca a proporzione dei maggiori lumi, che il Signore le infonde col frequentare la conversazione di lui; nell'austerità corporale, che abbatte il senso ribelle, e doma i suoi perversi appetiti, nella fuga dei pericoli, e nella custodia dei sentimenti; in che Alfonso singolarissimo si rese, e quasi all'eccesso minuto. Della orazione di lui e corporali penitenze dovendo parlare nel corso di questo libro, faremo qui solo menzione della perfettissima custodia dei suoi sensi, mercé di cui egli illibata conservò la sua purità verginale.

La condizione di sua famiglia lo costituiva in una posizione molto pericolosa alla virtù della castità, come ognuno ha potuto rilevare leggendo l'istoria della sua prosapia e della sua gioventù nel primo libro di quest'opera. Ma in pari tempo avrà conosciuto ad evidenza, che se Alfonso conservossi sempre innocente in mezzo a tante seduzioni e pericoli, la vittoria da lui riportata deve attribuirsi alla sua somma cautela sia nelle conversazioni, sia per istrada, sia in casa, ed in tutta la sua condotta. Fu costretto sebben rare volte di andare al teatro, per ubbidire al suo genitore; in tale spettacolo, ove la virtù


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più raffinata suole fare naufragio, Alfonso non vi commise mai un peccato veniale, come egli stesso confessò al nostro p. Apice parlando dei pericoli, che nei teatri s'incontrano dalla povera gioventù. Imperciocché dilettandosi di musica applicava seriamente l'animo suo ai concerti della medesima, e togliendosi inoltre gli occhiali essendo miope, con tale industria impediva al senso degli occhi di vedere, e trasmettere alla sua mente gli oggetti pericolosi di vanità, che avrebbero potuto insinuarsi nel suo spirito, e macchiare la somma purezza del suo cuore.

Per obbedire altresì al proprio genitore, il quale aveva collocata la più bella speranza di sua famiglia in questo figliovirtuoso, e di così rari talenti ed aspettazione, dovette contrattare qualche matrimonio. Ma Alfonso nel visitare la sua fidanzata, non fu mai, che verso di lei innalzasse un solo sguardo, avendo sempre fisso nel suo pensiero il voto di perpetua verginità: che se non palesava al genitore questo suo divisamento, ciò fu perché trattenuto dal timore riverenziale non voleva contristarlo. Così Alfonso serbò illesa la sua purità verginale per cinque lustri nel secolo, fuggendo le occasioni di seduzione, standosi al sommo guardingo, se talvolta era costretto, per la sua condizione o per ubbidienza, di trovarsi nel consorzio del secolo, finché trionfando su di lui pienamente la grazia, videsi sciolto da ogni impaccio, ed ascritto alla milizia ecclesiastica.

Alfonso entrando innocente nel santuario della Chiesa potette offrire al Signore in sé medesimo un'ostia santa, e sommamente gradita al suo cuore divino nell'emettere il voto di perpetua castità, pria coll'ascendere agli ordini sacri, e dipoi col rinnovare un tal voto nella professione del suo Istituto. Di modo che il cuore di lui può paragonarsi, giusta la bella espressione di s. Girolamo, ad un altare, sul quale bruciò sempre ad onor del Dio vivente un timiama odoroso di purità verginale. Nondimeno quelle precauzioni, che usò nel secolo per tenere da sé lontano ogni soffio velenoso d'impurità, furono da lui raddoppiate nel suo ministero sacerdotale ed


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apostolico fino al termine della sua vita. Le opere del ministero apostolico espongono un ministro del Signore a grandi pericoli di perdere l'innocenza, se oltre lo zelo e la pietà non sia animato da una somma purità d'intenzione, e da una continua vigilanza sui movimenti del proprio cuore e sulla santità delle proprie funzioni.

L' apostolo s. Paolo insegna questa gran massima ai ministri di Dio, allorché temeva di divenir reprobo in mezzo alla sua missione per altro sì santa e sì gloriosa. Alfonso così cauto nel secolo imparò ad esser più cauto nel santuario, e portò tant'oltre la sua vigilanza e modestia, da precludere ogni minimo adito al demonio dell'impurità di poterlo assalire. Essendo miope doveva usare sempre gli occhiali; ma allorché predicava al popolo, non li usava giammai per non incontrarsi cogli occhi a guardare alcuna donna.

Allorché sentir doveva qualche donna fuor del confessionale, sia da missionario, sia da vescovo, anche toglievasi gli occhiali, e stava cogli occhi fissi a terra, rivolto ad altro lato; era inoltre parco nelle sue risposte, né trattenevasi più del bisognevole. La nostra natura, dir soleva, è assai inchinevole al male, e trattandosi con donne è d'uopo usare una infinita cautela, sbrigarsene al più presto, e quando bisognano sei parole, se ne dicano tre. Non permise mai che alcuna donna gli baciasse la mano, come si pratica dai fedeli per divozione e rispetto verso i ministri di Dio. Ma se alcuna a lui si accostava per tale oggetto, o le diceva: Andate a baciare i piedi a Gesù Cristo, ovvero appena le permetteva di baciargli la veste.

Non fece mai visita a donne di qualunque condizione si fossero, se non allorquando veniva chiamato per qualche inferma, ed in tal caso andava sempre col compagno, il quale doveva stare a vista in giusta distanza. Che se tal volta per convenienza dovette recarsi in casa di qualche gentildonna, che bramava conferire con lui intorno al suo spirito, praticava lo stesso, come avvenne nel villaggio della Barra con la duchessa dell'Isola, la quale dovendo ritirarsi in Ispagna a vestire l'abito di religiosa Teresiana, volle prima conferire secolui intorno agli affari di sua


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coscienza. Alfonso essendoci andato disse al fratello serviente, che lo accompagnava: Venite sempre appresso a me, e dove io dirò fermatevi, vi tratterrete, e non partirete. Introdotto dalla duchessa nel suo gabinetto, fece sedere il fratello alla porta di quello. Sedendosi si tolse gli occhiali, e domandò alla duchessa quali buoni libri avesse; ed essa esibendogliene vari, ne prese uno per le mani, e così scorrendolo le dava le necessarie risposte. Ma poiché la duchessa avendo soggezione del fratello, che stava alla porta, cercava avvicinarsi al santo; egli a proporzione dell'avvicinarsi di lei anche con la sua sedia discostavasi indietro. Finché incontrandosi il muro, né avendo più come ritirarsi indietro, col medesimo libro in mano vicino agli occhi si pose di lato, e così l'ascoltò. Terminata la conferenza, la signora fe' trovar pronta la carrozza con due paggi: ma Alfonso non volle servirsene dicendo, che la sua carrozza era il bastone.

Altra volta trovandosi in Pagani pel Capitolo generale, essendo già vescovo, fu fatto pregare da una gentildonna, che voleva la sua benedizione, perché incinta. Scusossi più volte il santo, ma importunato da un padre, che era consultore generale, aderì alla domanda, seco conducendo il detto padre. Giunti nella sagrestia, domandò alla suddetta gentildonna colla faccia rivolta qual cosa bramasse. Al che avendo risposto, che lo pregava della sua santa benedizione per un parto felice, il santo trattenendosi nella stessa posizione la benedisse e tosto si licenziò.

Non posso omettere perciò quel documento salutare lasciato in una sua lettera ai congregati confessori per la gelosa costodia della castità. Fratelli miei, così egli dice, questo avvertimento, che ora vi scrivo, doveva darvelo da molto tempo, ma ora voglio darvelo, perché la morte mi minaccia; specialmente questo avvertimento riguarda i confessori, acciocché trattino con tutta la rettitudine colle donne, le quali hanno per uso di trattare cogli uomini scioltamente, onde alcuno può restare impaniato. Pertanto io a tutti proibisco di visitare le donne specialmente giovani, fuorché nel caso di malattia, e sempre accompagnati, colla licenza del


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superiore. Proibisco il dare, o ricevere regali da esse senza il permesso del superiore, il quale sarà molto ritenuto a dare tali permessi.

E sappia ognuno, che di questo avvertimento io n'esigerò tutto il conto e con sommo rigoreb.

Per tutto il tempo, che dimorò in diocesi, non ammise giammai donne alla sua udienza, se non che per cagioni gravissime: quindi le ascoltava a porte aperte, ed alla vista del suo segretario, o di altro sacerdote; e se erano affari, che non dovessero esclusivamente a lui confidarsi, se ne sbrigava tosto dicendo: Figlia mia, potevi farmelo dire dal Vicario, o dal segretario, ed era lo stesso che dirlo a me. Anzi è cosa notevole, che essendo andata in sant'Agata la cognata di lui, e trattenutavisi alcuni giorni, non l'ammise giammai sola alla sua presenza, ma sempre in compagnia di altri; né tampoco le permise di baciargli la mano.

Inoltre, ognun sa, come rilevasi dalla storia della vita di lui, quali grandi obbligazioni professasse il nostro santo al marchese di Marco, avendolo questi favorito sempre con grande attaccamento in tutte le necessità, che gli occorsero per la sua Congregazione. Eppure essendo andata a ritrovarlo in sant'Agata la consorte del detto marchese Da Maddalena, per conferire seco lui, niuna distinzione usolle, che anzi appena dopo molte preghiere s'indusse a sentirla nell'oratorio dell'episcopio. Ma chi potrebbe appieno narrare, quali e quante precauzioni mettesse in opera Alfonso per custodire gelosamente la virtù della castità e per tener da sé lontana ogni ombra di pericolo anche remotissimo?

Presentatesi da lui tre giovani donzelle a reclamare contro la ingiustizia di un loro zio sacerdote, le ascoltò da lungi con la faccia altrove rivolta. Dovendo conferire il sacramento della cresima alle donne, o grandi, o piccole, nel dare il solito schiaffo percuoteva leggermente sui veli che queste portano in testa. E scongiurato una volta da religiosa inferma di un segno di croce nella fronte, perché aveva gran fede di riacquistare la


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sanità per mezzo di lui, il santo la contentò, ma facendo per l'aria questo segno di croce.

Perciò nel ragionare ai suoi congregati sulla virtù della castità così si espresse in una conferenza: " Noi, dilettissimi fratelli, dobbiamo essere diligentissimi nel custodirebella e sì nobile virtù, che ci fa in certa maniera simili agli angeli. Dobbiamo prendere tutt'i mezzi, né mai dire basta, né mai fidarci di noi stessi, perché questa è una virtù assai gelosa. Il mezzo però efficacissimo per conservare questa virtù è la modestia degli occhi. E' vero, ch'è uscita una voce da certi ecclesiastici di fuori, che la virtù della modestia è una virtù propria dei novizi, e non già degli operari. Io per dirvi la verità son d'avviso, che ciò sia un inganno assai notabile, mentre è certo, che non la pensarono così i santi padri, né così si sono diportati i santi."

Per la custodia della santa purità, essendo stata regalata dal principe di Caposele l'opera del museo Ercolanese alla nostra Congregazione, Alfonso ne cassò con la penna tutte le immagini in essa rappresentate, come furono rinvenute negli scavi di Ercolano, sol perché presentano nelle varie parti del corpo della nudità. Ed avendogli fatto osservare un padre ivi presente, che con ciò veniva a sfregiare un'opera così rinomata, e ditanto pregio, il santo rispose francamente: Oh quanti belli quadri, e di gran prezzo ho io cassati, o tagliati in casa mia perché non erano dipinti con quella compostezza, che si conviene! Tale difatti si ravvisa tuttora questa opera nella nostra biblioteca di Mater Domini in Caposele.

Era poi il santo così rigoroso coi suoi congregati nella osservanza della castità che senza ammettere scuse o proteste di sorta alcuna, mandava tosto via dalla Congregazione chiunque avesse dato il menomo sospetto di non essere diligente nella pratica di questa virtù: così avvenne con un sacerdote, il quale si mostrò poco cauto nel trattare con certe persone divote. Difatti avendo ciò saputo, sel chiamò, lo riprese acremente, e lo licenziò dalla Congregazione. Ed il cielo stesso comprovò col fine tragico, che


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quegli fece quanto fosse stata giusta e savia la condotta di lui col medesimo, la quale fu da alcuni tacciata di soverchia rigidezza: che essendo stato colpito il suo paese da un'alluvione straordinaria, e ritrovandosi ad uscire di casa il detto sacerdote, fu trasportato via dall'acqua, e morì annegato.

Avendo un giovane studente della Congregazione scritto sul tavolino di un suo compagno queste parole: Io ti voglio bene, appena il santo ciò seppe, lo licenziò immantinente dalla Congregazione. Il suo servo Alessio avendo una figlia di due anni e questa avendo seguito il proprio genitore in un giorno, che dalla sua casa recavasi al palazzo vescovile, il santo a lui rivolto gli disse: Non ce la portare più, perché mi dai disgusto.

Ed un'altra volta essendosi di già ritirato in Pagani, ed essendo alcuni gentiluomini andati a visitarlo, portarono seco loro un ragazzo di poca età, egli disse al fratello serviente: Quando vengono ragazzi, licenziateli subito.

Finalmente allorché doveva parlare del vizio dell'impurità, nei suoi sermoni esprimevasi con termini di tanta modestia, che mentre acceso di zelo nel volto imprimeva nei cuori di tutti un sommo orrore a questo vizio, niuna parola gli sfuggiva dalle labbra, che avesse potuto offendere la purità. Il che osservasi eziandio nei vari trattati di Morale, che egli diede alla luce; introducendo altresì il lodevole costume nella sua Congregazione, che si studiino dai congregati, solo allora quando sono prossimi ad avere la facoltà di ascoltare le confessioni.

Avendo pertanto Alfonso in sì gran pregio il voto della castità, perché caro oltremodo alla sua cara madre Maria, lo rinnovava ben sovente, ed oltre le due volte in ogni anno, siccome è stabilito nella sua Congregazione, privatamente e per isfogo del suo affetto ne faceva sovente la rinnovazione. Tanto che assalito una volta da febbre violenta nell'età di anni ottantacinque, era bello il sentirlo vaneggiare nei seguenti termini: Io Alfonso Maria de Liguori ho fatto il voto di castità in onore di Maria santissima in mano del p. D. Giovanni Mazzini, ed io sono pronto a morire più volte, che


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rompere questo voto. E seguitando a vaneggiare: raccomando, disse, di recitare ogni sera tre Ave Maria alla purità di Maria per ottenere da lei la santa purità. Questo vi raccomando, come anche pregare santa Teresa, che ci ottenga il santo amor divino: per questa virtù ben custodita io mi figuro di aver ricevuto dalla Vergine i favori più segnalati.

Vigilantissimo custode della purità, qual fu mai sempre in tutte l'età il nostro santo, non solo praticò una rigorosissima modestia con le persone di diverso sesso, ma estese questa rara precauzione anche con sé medesimo. Conoscendo i santi che la virtù della purità resta appannata come un limpidissimo cristallo da ogni soffio benché leggiero d'imperfezione, furono ancora sommamente guardinghi nell'osservare la modestia del proprio corpo.

Alfonso diede intorno a ciò luminoso esempio a tutti coloro, che lo avvicinarono in ogni epoca della sua vita; ed il sommo rigore, con che tratto il suo corpo, e la indefessa vigilanza, ch'ebbe verso sé stesso, fanno a chiare note risplendere l'eroismo della purità di lui. Spesse fiate fu obbligato dal medico a prendere i bagni tiepidi per le sue infermità: ma finché le forze corporali lo assisterono, volle essere sempre solo, né mai permise, che il fratello serviente o il domestico lo aiutassero: divenuto poi del tutto inabile per la debolezza e decrepita età, se talvolta dové prendere il bagno, e nol potendo da sé medesimo, si ravvolgeva per la modestia in un lenzuolo.

Ma evvi ancor di più. Dovendosi cambiare la camicia per il sudore, sforzavasi anche impotente a levarsela da sé medesimo; e talvolta accadde, che non reggendogli le forze, se ne stava lunghissimo tempo col sudore addosso, fino a tanto che accorgendosene chi lo assisteva, veniva obbligato con  l'ubbidienza a farsi aiutare. Che se poi per qualche male sopravvenutogli dovè assoggettarsi all'osservazione del medico, o di chi lo serviva, gelosissimo qual egli era della sua verginal purità, talmente si angustiava, che fu visto talora spargere lagrime, e querelarsi a guisa di un fanciullo: sebbene ubbidientissimo sempre alla voce del suo


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direttore piegasse il capo prontamente a far la divina volontà.

Or queste ritrosie, queste insolite precauzioni di Alfonso e degli altri santi per la custodia della castità, sembrano alle genti del mondo frivolezze e scrupoli insussistenti: eppure sono l'argomento più certo dell'amore, che essi hanno nutrito alla purità verginale, affin di rendersi sempre più degni del divino amore, col rassomigliarsi a Dio purità per essenza. E poiché circondati da una carne mortale e tendente alla corruzione del peccato conoscevano essere in una distanza infinita da quel sommo essere perfettissimo; quindi sforzaronsi almeno col rinunziare a tutti i diletti del senso di avvicinarsi a lui coll'amore e con la mortificazione.

 

 

Posizione Originale Nota- Libro V, cap. 6, pagg.52, 57




a Matt. c. 22



b Lett. Ined.






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