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P. Celestino Berruti
Lo spirito di S. A.M. de' Liguori

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  • Cap. 24 OPERE ASCETICHE DI S.ALFONSO
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Cap. 24

OPERE ASCETICHE DI S.ALFONSO

 

A piantare nel Cristianesimo le solide basi della vera pietà, a richiamare gli erranti nella via della salute, ad infervorare tutti nell'amor di Gesù Cristo, e nell'adempimento dei propri doveri, dirigendosi Alfonso ad ogni classe di persone, scrisse i suoi molti e dotti volumi. Nella lunga carriera del suo apostolato ebbe l'opportunità di scorgere il gran pericolo di quei cristiani, i quali dopo essersi ravveduti dei loro traviamenti non potrebbero lungamente serbare fedeltà al Signore senza un conforto spirituale di celeste dottrina, che li sostenga. Osservò ancora tante anime rette di cuore, e bramose di avanzarsi nella perfezione del loro stato; ma perché sono prive di positiva istituzione per incamminarsi, e perseverare nel sentiero della santità e della giustizia, vivono sempre languide o incerte nel divino servizio.

Or Alfonso inviato da Dio in un modo straordinario ai popoli della Chiesa di Gesù Cristo sentì intimarsi, come fu detto un giorno dal Signore al profeta Geremia: Ecce constitui te, ut evellas, et destruas, et aedifces, et plantes. Ascolto ubbidiente queste parole, che risuonarono sino al fondo dell'anima sua, ne comprese tutto il significato,.ne sentì tutto il valore, e decise di compiere con tutte le sue forze il divino comando.

Quindi a guisa di un industre agricoltore, il quale non pago di estirpare dal suo campo i bronchi e le spine, tutto si affatica a seminarvi, e coltivare il buon frumento; così Alfonso in edificazione del corpo mistico di Gesù Cristo non risparmiò travaglio, per isvellere le spine dei peccati, ed inserire in tutti le più belle e sode virtù. Fa stupore, giusta la Bolla della sua beatificazione, quali e quanto prodigiosi effetti abbiano prodotto, e producano nel cuore dei cristiani gli scritti presso che innumerabili di questo santo: Mirum quot devios ad rectum tramitem, ac etiam ad christianam perfectionem multiplicibus scriptis reduxerit.

 


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Ecco il motivo della sua intensa e continua applicazione nel comporre e dare alla luce libri utilissimi e adatti al bisogno di ciascuno. E per dir qualche cosa del gran travaglio, che a questo fine egli sostenne, riflettasi ai vari impieghi, e tutti onerosi, che la Provvidenza gli destinò nel lungo corso di sua vita; e ben si vedrà, che Alfonso per scrivere tanti volumi dovette assoggettarsi ad una fatica enorme, assidua, e da recare ammirazione a chicchessia.

Toglieva per lo più al sonno quel tempo, che impiegava nel riscontrare, e leggere i diversi autori, e nel segnare quelle massime eccellenti, che poi distendeva di proprio pugno, oppur dettava a qualche amanuense; imperocché nel corso della giornata preferiva sempre alle sue occupazioni letterarie il disbrigo dei suoi doveri di missionario, di fondatore e superiore della sua Congregazione di vescovo. Ma oltre a ciò in qualunque luogo si trovasse, o nelle missioni ed esercizi, o in diocesi, o nella santa visita, o in Napoli per gli affari del suo Istituto, sapeva approfittarsi di qualche spazio di tempo per vergare le sue pagine. Aggiungasi, che quantunque oppresso da frequenti incomodi di salute e dalle fatiche del  ministero, niun riposo concedeva giammai al suo corpo estenuato, per comporre sempre nuovi opuscoli; mentre lo zelo della divina gloria e del vantaggio spirituale delle anime gli suggeriva ognora nuove idee per illuminare ed ammaestrare i fedeli di qualunque condizione.

Or fra i libri dati in luce da Alfonso, altri riguardano i doveri particolari, che assistono coloro, i quali sono chiamati da Dio ad uno stato diverso nella società cristiana, ed i mezzi per la loro santificazione; ed altri rimirano i doveri generali di ogni fedele, le massime per istruirsi i sentimenti per compungersi, gli esercizi di pietà da praticarsi. Tutti però sono il frutto della sua continua lettura ed orazione, e del continuo suo pascolo sulle opere dei migliori ascetici.

Da tutti desumeva il meglio, quale ape ingegnosa, per servirsene opportunamente in ciascheduna materia. Son ripieni di testi scelti dalla scrittura e dai padri della Chiesa, e benché questi siano molteplici


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nell'idioma latino, non lasciano di essere mirabilmente adattati al soggetto, di cui tratta, ed all'intelligenza di tutt'i lettori. Potrà sembrare cosa superflua, che si faccia menzione qui delle tante opere ascetiche di Alfonso, giacché vanno per le mani di ognuno, ed ormai non vi è alcuno, cui siano ignote, sperimentandone un gusto particolare nel leggerle. Non ostante stimiamo esser molto opportuno il dare una breve idea delle medesime, per fare vieppiù risaltare lo spirito, che animava il nostro santo.

E per cominciare dalle opere, che riguardano i doveri particolari di alcune persone, mi si presentano quelle, che compose per santificare gli ecclesiastici, e renderli utili alla Chiesa nell'esercizio del loro ministero. Ed in rapporto a ciò, non parlo delle sue opere morali, essendosi detto abbastanza negli antecedenti capitoli della sua dottrina nel dirigere ed ammaestrare tutt'i confessori a ben amministrare il sacramento della penitenza, da cui dipende universalmente la salute degli uomini.

Ma volendo altresì istruirli nella predicazione della divina parola secondo lo spirito di Gesù Cristo, compendiò per comodo di tutt'i parrochi ed altri predicatori i discorsi morali per tutte le domeniche dell'anno, facendovi precedere alcuni avvertimenti necessari per annunziar con dignità e profitto la parola di Dio.

Presentò parimente agli ecclesiastici l'istruzione al popolo sopra i sacramenti, per allontanare in tal guisa l'ignoranza, che suol essere la fonte ordinaria di tutt'i peccati. In quest'operetta premette eziandio taluni avvertimenti molto importanti, affine di rendere più profittevole la detta istruzione.

Aveva sempre di mira lo stile semplice e chiaro nel predicare affinché la parola di Dio cadesse ad innaffiar le anime come una rugiada celeste; perciò aggiunse come altrettante appendici due lettere molto interessanti nella fine del suo domenicale: la prima è indirizzata ad un religioso, a cui inculcando di predicare Gesù Cristo crocifisso con apostolica semplicità, lo avverte a non trascurare in pari tempo l'arte oratoria, come quella che più conduce a questo genere di eloquenza: la seconda


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è diretta ad un vescovo novello, e lo avverte di non trascurare le sante missioni nella sua diocesi, che sono di tanto vantaggio ai popoli, rispondendo altresì a tutte le difficoltà, che sogliono opporsi contro l'esercizio delle missioni.

E qui è d'uopo ricordare la retorica da lui stampata per insegnare il modo di ben condurre le sante missioni. In essa espone in compendio le regole ed il modo di ben farle con vari esercizi pratici, che per istruzione e per modello v'inserisce, sia riguardo alla predica, sia riguardo agli altri sermoni, e sentimenti soliti a farsi nelle missioni, come pure le funzioni da eseguirsi, e la condotta, che debbono tenere i missionari.

Fra gli esercizi di carità e di zelo, che debbono occupare un sacerdote, merita ogni attenzione l'assistenza da prestarsi ai condannati a morte; ed anche in ciò volle Alfonso istruire i sacerdoti, stampando i suoi avvertimenti per ben assisterli. Oltre i vari mezzi, che suggerisce per conoscere le tentazioni, da cui sogliono essere assaliti in quel punto terribile questi miserabili, riporta altresì una quantità di sentimenti e di affetti propri ad ispirar loro motivi di confidenza nella divina misericordia ed atti di rassegnazione sincera e contrizione perfetta.

Però non voleva Alfonso i sacerdoti soltanto buoni operai; li voleva principalmente perfetti e santi. Quindi diede loro ottime istruzioni sui propri doveri con la sua opera intitolata Selva di materie predicabili per dare gli esercizi ai preti. Questo libro deve servire agli ecclesiastici per lezione spirituale, e per formarsi dei sermoni adatti agli esercizi, che sogliono farsi al ceto ecclesiastico. Raduna il nostro santo una gran copia di sentenze ricavate dalla scrittura, dai padri e da altri ottimi autori: tratta delle virtù e della santità propria de' ministri del Signore, e mette in veduta i vizi ed i pericoli, da cui debbono guardarsi ed astenersi per corrispondere alla loro divina vocazione.

Avendo poi sommamente a cuore il divin culto nella celebrazione della messa compose anche su questa materia un'altra opera, affinché tutt'i sacerdoti potessero con facilità


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istruirsi delle sante rubriche. In questo libro, che si nomina Manuale dei sacerdoti, non solo tratta delle cerimonie da eseguirsi nel celebrare, ma eziandio della riverenza, che si richiede nel compiere un'azione così veneranda, e del dovuto apparecchio da premettersi e del rendimento di grazie. Inoltre fa osservare qual sia l'abuso di quei, che accettano gran quantità di messe, che non possono soddisfare nel tempo prefisso, rispondendo ancora ad un libro anonimo, il quale condanna l'onorario delle messe.

E per corredare sempre più i sacerdoti di mezzi, che li rendano degnamente disposti alla celebrazione di un tanto mistero, diede anche alla luce un estratto di un'opera francese sul sacrificio di Gesù Cristo con una breve dichiarazione sopra le preghiere della santa messa, dilucidandone i passi oscuri, ed eccitandone la stima e la divozione, acciò se ne ricavi il maggior frutto. Quest'opera è sommamente vantaggiosa non solo per chi celebra, ma per chi ascolta la messa. Da questo succinto ragguaglio dei libri composti da Alfonso per vantaggio de' sacerdoti risulta, che niuna parte del ministero sfuggì allo zelo di questo santo, il quale agognava sempre nei ministri di Dio la corrispondenza alla grazia della vocazione col fedele adempimento delle proprie obbligazioni; solito a dire, che un buon sacerdote basta a santificare tutto un popolo.

Ma se Alfonso coltivò coi suoi scritti lo spirito di Gesù Cristo negli ecclesiastici, in particolar modo ebbe sollecitudine per i vescovi, i quali sono i pastori destinati dal divin Redentore a pascere il gregge cristiano. Riflettete, che quantunque siansi scritti molti libri, in cui diffusamente si tratta degli obblighi dei vescovi, vescovo nondimeno egli stesso, e missionario per trenta e più anni, prima di essere elevato alla dignità vescovile, conobbe il bisogno preciso di un'opera quanto breve, altrettanto ripiena di salutari avvertimenti a tutt'i pastori della Chiesa cattolica.

Raccolse perciò, e diede alla luce le sue Riflessioni utili ai vescovi per regolar bene le loro chiese, e le mandò in dono a tutt'i vescovi di questo regno. In questo opuscolo dimostra, che la santificazione de' popoli dipende dallo


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zelo dei pastori; e poiché i vescovi santi hanno santificate le loro diocesi, così son responsabili innanzi a Dio quei pastori i quali o per negligenza trascurano di vegliare sulla condotta delle loro pecorelle, o per timore si astengono dal correggerle, o per qualunque altro motivo e pretesto non s'impegnano a tutto potere per richiamarle al sentiero della salute.

A coadiuvare vieppiù il loro zelo pel bene delle proprie diocesi, stampò ancora un regolamento pei seminari, ed altri avvertimenti analoghi alla buona condotta di quei giovani, i quali sono chiamati nella sorte del Signore. Era convinto il nostro santo che dalla buona direzione del seminario procedesse la riforma e il mantenimento nel bene di tutta la diocesi, giacché formandosi in questa scuola dei buoni ministri alla Chiesa, questi con la loro edificazione e col loro operare santificheranno poi la diocesi tutta.

Non meno zelante si mostro Alfonso per la perfezione delle claustrali con quell'opera esimia da lui intitolata La monaca santa, o la vera sposa di Gesù Cristo. Quanto sia utile questo libro alle religiose, ben può argomentarsi non solo dalle dottrine e dalle massime, che contiene, riguardanti le virtù che debbono praticarsi dalle medesime, i voti, che debbono osservare, ma ancora dall'avidità, con cui fu accolto dalle vergini consacrate al Signore e dai loro direttori.

Quest'opera può chiamarsi giustamente il succo de' più rinomati autori ascetici, che Alfonso aveva sempre per le mani, e leggeva con particolar gusto per il proprio avanzamento nella perfezione e per ammaestrare gli altri. In sua vita ebbe frequente occasione di coltivare colla predicazione e colla direzione lo spirito delle spose di Gesù Cristo sia nelle missioni, in cui non tralasciava giammai di dare gli esercizi ai monasteri, sia fuori di esse dimorando in Napoli, o nel suo Istituto, avvegnaché per comando de' vescovi, o per invito particolare si occupava con tutto lo zelo in santificare queste anime predilette al Signore: quindi conoscitore anche per esperienza dei loro bisogni, alle dottrine moltiplici e proprie aggiunse in questo libro una pratica


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singolare, per cui rintracciando i difetti, le tentazioni, i pericoli, cui possono andar soggette le sacre vergini dopo avere abbandonato il secolo, mirabilmente

s'impegna ad ovviarli, apportando i rimedi, e adducendo i mezzi per evitarli.

Lo stato verginale delle donzelle cristiane era per Alfonso uno stato di tanta venerazione e così invidiabile, che avrebbe desiderato di tirare al chiostro tutte le giovanette; perciò diresse alcuni avvertimenti ad una donzella sullo stato da eleggere, in cui dopo aver premesso l'esempio di tante verginelle cristiane, le quali voltando le spalle al mondo consacraronsi allo sposo celeste, e rinvennero la loro felicità e salute eterna, propone lo stato religioso in preferenza dello stato coniugale. Fa ponderare i pregi sommi della verginità, i pericoli frequenti, che s'incontrano nel mondo rapporto alla salute eterna, e la fiducia di salvarsi con maggiore facilità nel chiostro fondata sulle promesse di Gesù Cristo e sull'allontanamento dalle occasioni di peccare.

Né solo le giovanette avrebbe voluto strappare al mondo, ma eziandio i giovani. Compose perciò un altro opuscolo di avvisi spettanti alla vocazione religiosa con opportune considerazioni. Ben sapendo quanti ostacoli si oppongono dai propri parenti alla vocazione religiosa de' loro figli, li avverte che trattandosi di corrispondere alla divina chiamata debbono seguire l'ispirazione celeste, e superare tutte le difficoltà: dimostra l'eccellenza dello stato religioso come il più sicuro alla tranquillità dello spirito, alla salvezza dell'anima per i gran mezzi, che presenta per santificarsi, e suggerisce finalmente dei forti motivi per conservare la propria vocazione. Le considerazioni poi si raggirano sui grandi premi da Dio riservati a chi corrisponde fedelmente alla voce di Dio, non che sui castighi di quelli, che vi resistono. E volendo premunire i novizi di ogni Ordine religioso contro le tentazioni, che sogliono frastornarli, affinché abbandonino la carriera intrapresa, stampò benanche il conforto ai novizi per la perseveranza. In esso discopre gl'inganni e le illusioni, con che il demonio nemico della loro salute cerca di rompere il loro santo


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proposito, e presenta loro i mezzi opportuni a perseverare costantemente.

Volgendo in seguito il suo sguardo sopra la classe indistinta de' fedeli, e bramando di santificare ognuno, e tutti condurre per le vie della salute, scrisse altri libri utilissimi non meno alla conversione delle anime, che a promuovere la vera e soda pietà nel cristianesimo. Tralascio di parlare di quelli da me già descritti diffusamente negli antecedenti capitoli, come sono la Visita al Sacramento, le Glorie di Maria santissima, le Riflessioni sulla passione di Gesù Cristo, e darò qui una breve enumerazione di altre opere in genere di meditazioni e di perfezione.

Scrisse di fatti il nostro santo sopra vari soggetti di meditazione, e compose La via della salute, ove trovansi le considerazioni per ogni tempo dell'anno, e per diversi tempi particolari, le Massime eterne, le Meditazioni per otto giorni di esercizi in privato, e l'Apparecchio alla morte. Scrisse vari trattati per le anime, che tendono alla perfezione, e compose la Quiete per le persone scrupolose, il Modo di conversare continuamente con Dio, l' Uniformità alla volontà di Dio, i Consigli di confidenza e sollievo per un'anima desolata, le Riflessioni su diversi punti di spirito, ed il Trattato della meditazione e contemplazione per insegnare a tutti il modo di ben farla.

Scrisse diverse novene per la comodità delle anime divote, cioè la novena del santo Natale duplicata, del sacro Cuore di Gesù, di s. Giuseppe, dello Spirito Santo, della Purificazione di Maria Vergine, di santa Teresa, de' fedeli defunti, e l'ottava del santissimo Sacramento. Diede alla luce vari soggetti di lettura spirituale oltre i tanti già riferiti secondo l'opportunità, un altro trattato sulla necessità della preghiera, varie operette sul Sacrifizio di Gesù Cristo, e sulla frequenza della santa comunione, la Pratica d'amar Gesù Cristo, un Trattato dell'amor divino, le Saette di fuoco, ossia considerazioni sopra l'amor di Gesù Cristo. Scrisse finalmente in meditazioni le Litanie Lauretane, la Coronella dei sette dolori di Maria Vergine, le Preghiere per ogni giorno della settimana a Maria


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santissima, l'Apparecchio e ringraziamento alla comunione con diversi affetti a Gesù Sacramentato, oltre tante altre preghiere e canzoncine spirituali per uso delle missioni dirette alla lode di Gesù Cristo e di Maria santissima, in cui si ammira sempre l'ingegno, la dolcezza, e l'amor del nostro santo.

Per tal modo questo eroe della religione divorato sempre dallo zelo dell'onor di Dio e della salvezza delle anime, lasciando alla Chiesa i monumenti preziosi del suo sapere e della sua carità ha procurato di parlare al cuore di tutt'i cristiani, facendo sentire la sua voce ricca in virtù e magnificenza, e perpetuando la sua missione per tutt'i secoli avvenire.

Che se innanzi al tribunale veridico di un Dio risulterà il bene, o il male, che avran prodotti i libri buoni o cattivi, e ne riceverà il premio corrispondente, o il castigo meritato chi n'è stato l'autore, o il promotore, qual gloria e qual mercede non sarà stata retribuita ad Alfonso per tante fatiche, e tanto zelo sostenuto nel comporre volumi ripieni di celeste dottrina; avvegnaché le opere di lui si son diffuse per tutte le parti del mondo cattolico, e come scuola di perfezione penetrano, dovunque la religione di Gesù Cristo va a piantare le sue tende?

Ma un tal premio abbondantissimo anche in questa terra il giusto retributore Iddio donò a questo santo, il quale avvalorato mirabilmente dal divino concorso non risparmiòstenti, né sudori, affin di promuoverne la gloria; e così si avvera in persona di lui, che chi erudisce per la via della giustizia il suo prossimo, risplenderà a guisa di stella nel firmamento eterno dei cieli, ed il suo nome sarà esaltato nella Chiesa militante qui in terra.

Mi rimane ora di rispondere ad alcuni critici intorno allo stile usato da questo santo nello scrivere le sue opere, e riguardo al metodo, che ha seguito. E per rapporto allo stile, molti si sono ingannati nel dare il loro giudizio sul merito letterario degli scritti di Alfonso Maria de Liguori, confondendo la semplicità, la schiettezza, la naturalezza, con la viltà e bassezza. Mentre giusta il parere di uomini sommi lo stile


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del santo possiede tutte le qualità, che s. Isidoro richiede nella lingua di un pastore della Chiesa: Huius sermo debet esse purus, simplex, plenus gravitatis et honestatis, plenus suavitatis et gratiae  a .

Ora lo stile di s. Alfonso è puro, semplice, chiaro, pieno di gravità e di convenienza, di unzione e di grazia, senza mancare di concisione e di forza. Le materie ascetiche sono da lui trattate con un tatto squisito, con un'arte mirabile tanto nella loro sostanza, quanto nella forma. Ma per poterle apprezzare non basta una lettura passeggiera: egli è d'uopo meditarle, giacché sono meditazioni per lo più scritte per il cuore. Tutti gli affetti divoti specialmente sparsi nelle sue opere sono il parto del suo cuore e l'espressione veridica degli affetti suoi. Egli concepiva questi sentimenti divoti e sublimi, ora contemplando, ora facendo l'orazione mentale, ora nelle sue visite e trattenimenti avanti il santissimo Sacramento.

Molte cose eccellenti sono quindi talvolta ristrette in poche parole, che formano una sentenza, ed ogni proposizione racchiude in sé stessa la sua dimostrazione. Perciò sovente non è Alfonso che parla, ma Dio medesimo, il quale parla per la penna di lui, perché il suo parlare contiene il succo del linguaggio divino della scrittura e dei padri. Questo santo sempre unito con Dio, e tutto animato dallo spirito di Dio, siccome viveva continuamente in Dio, così parlava e scriveva con un linguaggio ben differente dagli altri; e con questo riflesso si può spiegare, come il suo parlare sia così toccante: il che non si verifica degli altri autori.

In quanto poi al metodo usato dal santo nel comporre le sue opere ascetiche, è stato censurato da molti per aver inserito molti testi della scrittura, o dei padri della chiesa, o di altri autori nell'idioma latino. Queste citazioni sono più o meno frequenti: alle volte sono da lui tradotte nell'italiano, o parafrasate; altre volte sono analizzate, sviluppate, e talvolta


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vengono rapportate semplicemente nella loro sostanza. Or questo metodo è sembrato ad alcuni piuttosto proprio di chi scrive una selva, che di un autore, il quale deve discorrere con ordine seguendo il filo del suo argomento. Ma si rifletta, che il nostro santo ebbe in mira di scrivere per i dotti e per gl'ignoranti.

I dotti senza dubbio si compiacciono di avere i testi latini, avvegnaché su di essi possono fare le loro riflessioni, e servirsene nel loro modo di esprimersi, qualora vogliano, o debbano comunicare agli altri le verità della fede e i documenti della morale cristiana e religiosa. Gl'ignoranti niun detrimento vengono a soffrire, trovando le dette citazioni o spiegate, o parafrasate dall'autore medesimo. Si aggiunge, che Alfonso si propose di rendersi utile a tutti senza grossi volumi.

Quindi coi suoi testi ha formato un tessuto semplice ed ingegnoso, concatenato con ordine e varietà, con chiarezza e con forza: inoltre egli ne deduce i suoi ragionamenti, le sue riflessioni, i suoi affetti, le sue preghiere, e spesse volte quegli slanci, che sono affatto propri del suo cuore innamorato della virtù e nemico acerrimo del vizio.

Tale è stato il metodo di questo santo nel suo scrivere, per cui ha evitato la monotonia di un lungo discorso, ed ha giovato mirabilmente ad ogni classe di persone. Dirò pertanto a chicchessia: Gustate, et videte: spiritus et vita sunt.

 

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Posizione Originale  Nota - Libro V , cap. 24, pag. 236




a Lib, offic. ad S. Fulg. c. 5






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