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P. Celestino Berruti
Lo spirito di S. A.M. de' Liguori

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  • Cap. 30 GRANDE SPIRITO DI ORAZIONE IN ALFONSO.
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Cap. 30

GRANDE SPIRITO DI ORAZIONE IN ALFONSO.

 

Un cuore vuoto delle cose terrene è tutto disposto ad essere riempiuto delle grazie celesti; e quanto più abborrisce i diletti del senso, altrettanto si rende degna un'anima di assaporare le delizie del cielo. Perciò il divin Maestro accoppiò nel suo insegnamento la mortificazione all'orazione; giacché non potrebbe uno spirito ricevere le impressioni divine comunicando col Signore mercé dell'orazione, se non fosse distaccato dalle cose di questa terra, ed anche da medesimo coll'annegazione


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della sua volontà. Da ciò ben si vede, qual dovett'essere la vita di Alfonso, una vita cioè di continua, profittevole, e fervente orazione.

Il suo cuore non era trattenuto da alcun impaccio o distrazione terrena; il perché appena mettevasi alla divina presenza per far la sua orazione, che senza la minima difficoltà conversava familiarmente e confidentemente col Signore: quantunque possa dirsi senza tema di esagerazione, che Alfonso viveva sempre alla presenza di Dio, ed operando ogni cosa per la divina gloria, tutte le sue azioni erano una continuata conversazione col suo Dio, potendo di sé medesimo ripetere coll'apostolo: Nostra conversatio in coelis est.

Ma poiché questo genere di orazione appartiene piuttosto a quella mistica unione dell'anima con Dio, di cui parlar dovremo nel seguente capitolo, ci tratterremo nel presente a fare osservare, qual fosse lo spirito dell'orazione in Alfonso semplicemente considerata come mezzo per ottenere la salute eterna e la santificazione nel proprio stato. Alfonso attinse dal vangelo questa gran massima, che senza l'aiuto divino nulla si può operare per l'eterna salvezza, e che il Signore ha promesso questo suo aiuto a chi glielo domanda umilmente e costantemente.

Fissò pertanto questo dogma salutare della necessità assoluta di pregare continuamente sia per ottenere la grazia della conversione, sia per impetrare la perseveranza nel bene. Ecco su di che fondò il santo l'economia dell'eterna salute nel suo aureo libro del Gran mezzo della preghiera, ecco il mezzo infallibile, e che egli insegnava ai popoli nella sua predicazione ed a tutte le anime nella direzione delle coscienze; ecco finalmente il gran mezzo praticato da lui medesimo per la sua santificazione.

Parlando di questo suo libro sulla preghiera diceva, che quantunque avesse dato alla luce varie opere spirituali, tuttavia stimava di non aver fatto opera più utile di questa, per essere la preghiera un mezzo necessario e sicuro, affin di ottenere la salute e tutte le grazie, che ci bisognano. Quindi soggiungeva: "Io non ho questa possibilità: ma se potessi,


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vorrei di questo libretto stamparne tante copie, quanti sono i fedeli in tutta la terra, e dispensarle ad ognuno, affinché a ognuno intendesse la necessità, che abbiamo, di pregare per a salvarci".

L'orazione si distingue in due sorte, l'una vien detta vocale, e l'altra mentale; ed ambedue giusta il sentimento di s. Bernardo son necessarie per giungere alla sommità della scala della perfezione; imperciocché a nulla varrebbero le preghiere, che si fan colla bocca, se non fossero accompagnate dal sentimento interno dello spirito. Ora nella nostra religione santissima nulla è di più eccellente, di più utile, di più soave, di più sublime, quanto l'orazione. Essa ci eleva al di sopra delle basse cose di questa terra, le quali non possono contentare il cuore umano: essa ci congiunge soavemente col nostro Dio, il quale solo può appagare gli umani desideri; essa ci dispone al totale distacco dai beni terreni, dai quali è pur forza doversene distaccare un giorno.

Alfonso apprese queste verità fin da giovane in quelle sue prolungate orazioni, specialmente avanti il divin Sacramento dell'altare. Prevenuto dalla grazia negli anni suoi infantili, niuna opposizione aveva egli frapposto alle operazioni interne di questa bontà divina nel suo cuore: perciò fu a guisa di una verghetta di fumo, giusta l'espressione dei sacri cantici, la quale s'innalza liberamente, e giunge a rallegrare il cuor di Dio cogli aromi soavi dell'incenso e della mirra, cioè della mortificazione e dell'orazione.

Innamoratosi pertanto così di buon'ora del suo Dio, non poteva quest'anima singolare rinvenire il suo pascolo gradito, se non che nella conversazione col sommo Bene mercé del1'orazione. E Dio innamoratosi in contraccambio della fedeltà di questo servo, versando a larga mano i suoi doni su di esso, sempre più venne a stringerlo seco coi nodi soavi dell'amore. L'orazione adunque fu il cibo e nutrimento dell'anima di Alfonso; per mezzo di lei visse vita spirituale e perfetta a seconda della sublimissima vocazione da Dio ricevuta. Stabilì pertanto nel fondare la sua Congregazione, che per ben tre volte il giorno si facesse per una mezz'ora in ogni volta l'orazione


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mentale dai suoi congregati, oltre di aver prescritto la visita giornaliera del santissimo Sacramento, la recita del rosario a Maria santissima, l'esame di coscienza la mattina e la sera, ed altre vocali preghiere.

« Voi tutti, diceva in una sua esortazione, siete uomini di orazione, mentre la fate tre volte il giorno: vediamo, se vivete una vita perfetta. Vi sono tre classi di uomini, i quali fanno orazione: alcuni si rassomigliano alle mosche, che girano di qua e di sopra i fiori del giardino; altri alle canterelle, che si gettano sopra una rosa, e tanto ne mangiano, quanto basta al loro alimento; altri finalmente alle api, le quali succhiano il miele, e prendono la cera dai fiori per riporla nell'alveare. Noi dobbiamo rassomigliarci alle api, perché chiamati da Dio alla Congregazione non solo per la propria santificazione, ma per santificare le anime dei fedeli » .

Con questi sentimenti Alfonso ardeva continuamente di un gran desiderio di farsi grande nella santità per mezzo dell'orazione. Occupato indefessamente in tante opere della divina gloria, le quali di per sé erano una continua orazione, cercava nonostante di rubare ogni minuzzolo di tempo per trattenersi da solo a solo con Dio; e dell'istesso modo ammaestrava i suoi congregati proponendo loro l'esempio de' santi, e specialmente dello studente Blasucci testé defunto con gran fama d'innocenza e di santità.

Gli sembrava incredibile, che esercitandosi da tanto tempo nell'orazione, potesse alcuno dei nostri essere ancora imperfetto, essendoché facendosi bene l'orazione non possono mancare le divine grazie, e la corrispondenza alle medesime, la quale conduce all'avanzamento nella perfezione.

Ripeteva sovente a tutt'i suoi queste parole: « Dio ci ha fatto un gran beneficio col chiamarci alla Congregazione: è questo un motivo, che ci deve spingere a camminar sempre avanti. Anzi vi dico, che quando state freddi e svogliati nella orazione, pensiate al gran beneficio, che vi ha fatto Iddio col ritirarvi da mezzo al mondo, chiamandovi a vivere nella casa sua » .

Avendo egli pertanto stabilito nella sua regola la frequenza


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dell'orazione per fondamento di tutto l'edifizio della perfezione, invigilava attentamente, che da tutti i suoi congregati non solo si adempisse questa osservanza, ma voleva, che vi fosse nei suoi il vero spirito dell'orazione, come quello che mantiene ed accresce lo spirito apostolico.

Quindi spiegando i pregi e l'utilità dell'orazione mentale: « State attenti, diceva, di non lasciare mai per qualunque motivo l'orazione, né permettete che si rilasci nella Congregazione l'osservanza della meditazione tre volte il giorno, mentre essa porta a Dio le nostre preghiere, e ci riporta le sue grazie ».

Era egli tanto amante dell'orazione sia vocale, sia mentale, che anche allorquando per la sua decrepitezza era divenuto quasi immemore di ogni cosa, non obliava però le sue solite preghiere: perciò le ripeteva sovente nel suo letto, ed insisteva presso chi lo serviva per essere avvisato di talune preci, che per sua particolar divozione era solito recitare in ogni giorno.

Aveva poi tanta fiducia nella efficacia dell'orazione, che nei bisogni temporali soleva aumentare non solo le sue preghiere, ma rivolgersi agli altri per implorare il soccorso delle loro orazioni. Il che si è veduto praticare dal santo perennemente in tutt' i bisogni della sua Congregazione, ed in tutte le angustie, in cui trovossi per lo stabilimento e conservazione della medesima.

Fidato nella potenza di Dio, il quale sa e può disperdere tutt'i consigli degli uomini a danno delle grandi opere di sua gloria, Alfonso si dirigeva alle comunità religiose, ai monasteri di sacre vergini, alle anime singolarmente pie, e specialmente ai suoi congregati medesimi, e da tutti chiedeva il soccorso delle preghiere per vincere il cuore di Dio. Ma egli sopra tutti in queste circostanze moltiplicava le sue orazioni, ed in tal guisa nella umiltà del suo spirito e nella confidenza del suo cuore faceva una dolce violenza al cuore di Dio.

Siccome però il nostro santo pregava sempre per puro spirito di onorare il suo Dio, ed impetrare dalla divina maestà le grazie opportune; non andava cercando nelle sue orazioni alcun gusto spirituale, ma solo il gusto di Dio e la gloria sua.

 


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Quelle anime difatti, che attendono all'orazione solo allora quando il Signore comunica ad esse consolazioni spirituali, e si arrestano da questo esercizio, quando veggonsi aride e desolate, danno a divedere la propria debolezza nella fede, e che nell'avvicinarsi al Signore cercano soltanto la propria soddisfazione. Alfonso robusto in fede fu sempre tenace del suo proposito: si avvicinò a Dio intieramente, e a Lui dedicossi senza riserva nel principio della sua conversione dal mondo, come egli per umiltà chiamava l'ubbidienza sua alla voce divina, né mai separossi per un istante da questo centro del vero ed unico bene.

Benché afflitto da mille contraddizioni, benché assalito dalle tentazioni infernali, benché angustiato dalle aridità e desolazioni di spirito, non si dié mai il caso, che tralasciato avesse di ricorrere colla preghiera fervente al suo Dio nel tempo stesso, che gli sembrava essere da questo Dio discacciato ed inviso agli occhi suoi.

Quindi ammaestrando i suoi congregati ad essere costanti in questo esercizio così si esprimeva: «Si trovano certe anime, le quali vorrebbero esser sempre consolate nell'orazione. Questo è inganno del demonio, il quale cerca per tal mezzo la loro irreparabile ruina.

Noi sappiamo, che le anime si mantengono in grazia di Dio per mezzo dell'orazione.

Nelle tentazioni e nelle aridità maggiormente deve farsi l'orazione, essendo allora più accetta e cara a Dio, e più profittevole per l'anima nostra.

Oltre che tali aridità possono esser cagionate dal demonio, o da noi stessi, o da Dio: se provengono dal demonio, è d'uopo disprezzarle, e raccomandarsi più caldamente al Signore; se da noi stessi, è d'uopo star vigilanti ad evitare le distrazioni, mentre diffondendosi nella conversazione cogli uomini è ben giusto che da noi si allontani il Signore; se da Dio, allora dobbiamo sommamente goderne, mentre ci tratta da figli, e ci vuole raffinare nella virtù. L'orazione fatta col sensibile della divozione ci distacca dalle creature, ma non da noi stessi, ma quando si patiscono aridità e desolazioni, benché ci paia esser lontani da Dio, e da lui abbandonati,


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pure siamo allora a lui più vicino, e ci distacchiamo non solamente dalle creature, ma anche da noi stessi. Il giorno è composto di luce e di tenebre; se fosse sempre giorno, o sempre notte, perirebbero tutte le cose. Sicché dobbiamo persuaderci, che la nostra vita deve essere intrecciata di consolazioni e travagli, a somiglianza della tela, che vien formata con un filo dritto ed un altro a traverso. I santi, che hanno conosciuto il pregio dell'orazione, l'hanno fatta sempre, non per dar gusto a sé stessi, ma a Dio ».

Questo spirito di orazione fu pertanto la vita di Alfonso e l'anima di tutte le sue azioni; per questo egli camminò indefessamente la via della perfezione; per questo egli toccò la meta di una esimia santità: poiché dall'orazione desumeva la forza necessaria per vincere tutti gli ostacoli, che si frapposero all'incremento della carità nel suo cuore; dall'orazione ricavò la cognizione perfetta di sé medesimo, ravvisando come in un chiaro specchio tutte le imperfezioni e miserie, cui poteva andar soggetto senza il divino soccorso; nell'orazione insomma si sollevò sopra sé stesso, sopra tutte le creature, e si unì intimamente con Dio, siccome ci resta a vedere nel seguente capitolo.




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