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Cap.
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Nella medesima città di Arienzo
ritrovavasi un uomo invischiato in una pratica scandalosa, il quale ad onta
delle molteplici ammonizioni paterne ricevute dal santo vescovo non volle mai
emendarsi. Ora infermatosi gravemente, i parenti di lui, e specialmente la
moglie, ricorsero alle preghiere del servo di Dio. Alfonso fece loro sentire,
che l'infermo non morirebbe; ma che quella malattia era una chiamata di Dio,
affinché avesse abbandonato lo scandalo, e gli mandò una immagine di Maria
santissima del Buon Consiglio, a cui l'infermo doveva raccomandarsi. Di fatti
risanò perfettamente dopo alcuni giorni, e memore sempre della predizione del
santo mai più ritornò al vomito; ma continuamente rendeva grazie al Signore che
per la preghiera di lui aveva ricuperato la sanità e la grazia di Dio.
Fra
le tante predizioni fatte da Alfonso al p. Imparati carmelitano, siccome di
sopra ho riferito, è da osservarsi una manifestazione singolare di cosa occulta
fattagli in una occasione, che andò a visitarlo. Lo ritrovò vicino alla porta
del coro nell'atto, che stava per uscirne, ed inginocchiatosi per baciargli la
mano, s'intese svelare a voce bassa un segreto del suo cuore noto solamente a
Dio ed a lui, senza che gliene avesse proferita parola.
Però
curioso deve dirsi il conoscimento soprannaturale, che ebbe in missione
rapporto ad un sotterfugio di D. Michele Zambadelli, presso cui abitava coi
suoi compagni. Il santo compose colà la sua canzone sul bambin Gesù, che
incomincia: Tu scendi dalle stelle. D. Michele lo pregò, appena l'ebbe terminata,
che gliela facesse copiare. Ma egli si negò dicendo, che non poteva
permettergli ciò, finché non si fossa stampata. Giunta l'ora della predica,
Alfonso andò alla chiesa, e lasciando il suo scritto nella stanza, D. Michele
confidentemente sel prese per copiare la canzoncina, e veramente fattane una
copia se la pose in saccoccia. Or Alfonso in quella sera appunto cantò la detta
canzoncina al popolo, perché correva il tempo del Natale di Gesù Cristo. Il
sacerdote frattanto stava nel coro - 329 -
ad ascoltare. Quando all'improvviso il santo dimenticandosi alcuni versetti di
detta sua canzoncina disse al chierico, che l'assisteva: Chiamate subito D. Michele Zambadelli, il quale sta nel coro, e tiene
in saccoccia lo scritto della mia canzoncina; ditegli, che me la porti, per
poterla proseguire. Arrossì D. Michele a questa intimazione; ma poiché
osservò che il santo essendosi sovvenuto proseguiva la canzoncina, non vi andò;
e neppure ardiva di presentarsi a lui la sera in casa. Ma il santo lo mandò a
chiamare, e gli disse per ischerzo di voler fare seco lui un contraddittorio
pel furto fattogli della canzoncina.
Congiunto
in amicizia col nostro santo vivea monsignor Albertini vescovo di Caserta.
Ammirandone e prezzandone la santità, andava di frequente a ritrovarlo in
Sant'Agata o in Arienzo, dipendeva da Alfonso pel regolamento della sua
diocesi, come un discepolo dal suo maestro. Ora essendo caduto gravemente
infermo il detto prelato, il santo interessossi grandemente di sua salute, e si
recò in Caserta a visitarlo. Ma mentre tutti i parenti, e specialmente la
cognata principessa di Cimitile, si auguravano la perfetta e prossima guarigione,
Alfonso predicando in Arienzo, all'improvviso invitò il popolo a pregare pel
felice passaggio all'altra vita di monsignor Albertini vescovo di Caserta.
Segnossi l'ora, e di fatti si seppe di poi, che il suddetto prelato era spirato
in quel momento stesso, in cui Alfonso conoscendolo supernamente l'aveva
annunziato al popolo.
Terminerò
pertanto questo paragrafo con quell'elogio, che sta registrato nei processi di
sua beatificazione: Prophetiae dono ditatus
praesentia quoque prorsus occulta, longeque remota novit a. Anzi penetrando
eziandio l'interno dei cuori con soprannaturale cognizione, scoprì ad
innumerevoli persone le loro ansietà di spirito, gli occulti pensieri, ed i
peccati medesimi: occulta etiam noscens
cordium scrutatione inclarescebat. Innumeris enim intimas cordis anxietates,
occultas cogitationes, - 330 -
ipsaque peccata secreta admonitione aperiebat b L'altissimo
Iddio a rendere sommamente proficua la missione di Alfonso diffuse sopra di lui
in gran copia i doni suoi, onde la dovuta gloria si tributi al suo infinito
potere, e vantaggio spirituale ne ridondi alle anime.
Posizione Originale Nota - Libro
V, cap. 32d, pagg. 329-330
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