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P. Celestino Berruti Lo spirito di S. A.M. de' Liguori IntraText CT - Lettura del testo |
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Cap. 32/ 4
Nella medesima città di Arienzo ritrovavasi un uomo invischiato in una pratica scandalosa, il quale ad onta delle molteplici ammonizioni paterne ricevute dal santo vescovo non volle mai emendarsi. Ora infermatosi gravemente, i parenti di lui, e specialmente la moglie, ricorsero alle preghiere del servo di Dio. Alfonso fece loro sentire, che l'infermo non morirebbe; ma che quella malattia era una chiamata di Dio, affinché avesse abbandonato lo scandalo, e gli mandò una immagine di Maria santissima del Buon Consiglio, a cui l'infermo doveva raccomandarsi. Di fatti risanò perfettamente dopo alcuni giorni, e memore sempre della predizione del santo mai più ritornò al vomito; ma continuamente rendeva grazie al Signore che per la preghiera di lui aveva ricuperato la sanità e la grazia di Dio. Fra le tante predizioni fatte da Alfonso al p. Imparati carmelitano, siccome di sopra ho riferito, è da osservarsi una manifestazione singolare di cosa occulta fattagli in una occasione, che andò a visitarlo. Lo ritrovò vicino alla porta del coro nell'atto, che stava per uscirne, ed inginocchiatosi per baciargli la mano, s'intese svelare a voce bassa un segreto del suo cuore noto solamente a Dio ed a lui, senza che gliene avesse proferita parola. Però curioso deve dirsi il conoscimento soprannaturale, che ebbe in missione rapporto ad un sotterfugio di D. Michele Zambadelli, presso cui abitava coi suoi compagni. Il santo compose colà la sua canzone sul bambin Gesù, che incomincia: Tu scendi dalle stelle. D. Michele lo pregò, appena l'ebbe terminata, che gliela facesse copiare. Ma egli si negò dicendo, che non poteva permettergli ciò, finché non si fossa stampata. Giunta l'ora della predica, Alfonso andò alla chiesa, e lasciando il suo scritto nella stanza, D. Michele confidentemente sel prese per copiare la canzoncina, e veramente fattane una copia se la pose in saccoccia. Or Alfonso in quella sera appunto cantò la detta canzoncina al popolo, perché correva il tempo del Natale di Gesù Cristo. Il sacerdote frattanto stava nel coro ad ascoltare. Quando all'improvviso il santo dimenticandosi alcuni versetti di detta sua canzoncina disse al chierico, che l'assisteva: Chiamate subito D. Michele Zambadelli, il quale sta nel coro, e tiene in saccoccia lo scritto della mia canzoncina; ditegli, che me la porti, per poterla proseguire. Arrossì D. Michele a questa intimazione; ma poiché osservò che il santo essendosi sovvenuto proseguiva la canzoncina, non vi andò; e neppure ardiva di presentarsi a lui la sera in casa. Ma il santo lo mandò a chiamare, e gli disse per ischerzo di voler fare seco lui un contraddittorio pel furto fattogli della canzoncina. Congiunto in amicizia col nostro santo vivea monsignor Albertini vescovo di Caserta. Ammirandone e prezzandone la santità, andava di frequente a ritrovarlo in Sant'Agata o in Arienzo, dipendeva da Alfonso pel regolamento della sua diocesi, come un discepolo dal suo maestro. Ora essendo caduto gravemente infermo il detto prelato, il santo interessossi grandemente di sua salute, e si recò in Caserta a visitarlo. Ma mentre tutti i parenti, e specialmente la cognata principessa di Cimitile, si auguravano la perfetta e prossima guarigione, Alfonso predicando in Arienzo, all'improvviso invitò il popolo a pregare pel felice passaggio all'altra vita di monsignor Albertini vescovo di Caserta. Segnossi l'ora, e di fatti si seppe di poi, che il suddetto prelato era spirato in quel momento stesso, in cui Alfonso conoscendolo supernamente l'aveva annunziato al popolo. Terminerò pertanto questo paragrafo con quell'elogio, che sta registrato nei processi di sua beatificazione: Prophetiae dono ditatus praesentia quoque prorsus occulta, longeque remota novit a. Anzi penetrando eziandio l'interno dei cuori con soprannaturale cognizione, scoprì ad innumerevoli persone le loro ansietà di spirito, gli occulti pensieri, ed i peccati medesimi: occulta etiam noscens cordium scrutatione inclarescebat. Innumeris enim intimas cordis anxietates, occultas cogitationes, ipsaque peccata secreta admonitione aperiebat b L'altissimo Iddio a rendere sommamente proficua la missione di Alfonso diffuse sopra di lui in gran copia i doni suoi, onde la dovuta gloria si tributi al suo infinito potere, e vantaggio spirituale ne ridondi alle anime.
Posizione Originale Nota - Libro V, cap. 32d, pagg. 329-330
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a De donis supernat. n. 564 b De donis supernat. n. 575 |
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