IV.
43. Dai
monumenti dell'antichità cristiana, dalle preghiere della liturgia, dall'innata
devozione del popolo cristiano, dalle opere d'arte, da ogni parte abbiamo
raccolto espressioni e accenti; secondo i quali la vergine Madre di Dio
primeggia per la sua dignità regale; e abbiamo anche mostrato che le ragioni,
che la sacra teologia ha dedotto dal tesoro della fede divina, confermano
pienamente questa verità. Di tante testimonianze riportate si forma un
concerto, la cui eco risuona larghissimamente, per
celebrare il sommo fastigio della dignità regale della Madre di Dio e degli
uomini, la quale è stata «esaltata ai regni celesti,
al di sopra dei cori angelici ».53
44. EssendoCi poi fatta la
convinzione dopo mature ponderate riflessioni, che ne verranno
grandi vantaggi alla chiesa se questa verità solidamente dimostrata risplenda
più evidente davanti a tutti, quasi lucerna più luminosa sul suo candelabro,
con la Nostra autorità apostolica, decretiamo e istituiamo la festa di Maria regina, da celebrarsi ogni anno in tutto il mondo il
giorno 31 maggio. Ordiniamo ugualmente che indetto giorno sia rinnovata la
consacrazione del genere umano al cuore immacolato della beata vergine Maria. In questo gesto infatti è
riposta grande speranza che possa sorgere una nuova era, allietata dalla pace
cristiana e dal trionfo della religione.
45. Procurino dunque tutti
di avvicinarsi ora con maggior fiducia di prima, quanti ricorrono al trono di
grazia e di misericordia della Regina e Madre nostra, per chiedere soccorso
nelle avversità, luce nelle tenebre, conforto nel dolore e nel pianto, e, ciò
che conta più di tutto, si sforzino di liberarsi dalla schiavitù del peccato,
per poter presentare un ossequio immutabile, penetrato dalla fragrante
devozione di figli, allo scettro regale di sì grande Madre. I suoi templi siano
frequentati dalle folle dei fedeli, per celebrarne le feste; la pia corona del
Rosario sia nelle mani di tutti per riunire insieme, nelle chiese, nelle case,
negli ospedali, nelle carceri, sia i piccoli gruppi, sia le grandi adunanze di
fedeli, a cantare le sue glorie. Sia in sommo onore il nome di Maria, più dolce del nettare, più prezioso di qualunque gemma; e nessuno osi pronunciare empie
bestemmie, indice di animo corrotto, contro questo nome ornato di tanta maestà
e venerando per la grazia materna; e neppure si osi mancare in qualche modo di
rispetto ad esso.
46. Tutti si sforzino di
imitare, con vigile e diligente cura, nei propri costumi e nella propria anima,
le grandi virtù della Regina celeste e nostra Madre amantissima.
Ne deriverà di conseguenza che i cristiani, venerando e imitando sì grande Regina
e Madre, si sentano infine veramente fratelli, e,
sprezzanti dell'invidia e degli smodati desideri delle ricchezze, promuovano
l'amore sociale, rispettino i diritti dei poveri e amino la pace, Nessuno
dunque si reputi figlio di Maria, degno di essere
accolto sotto la sua potentissima tutela, se sull'esempio di lei non si
dimostrerà mite, giusto e casto, contribuendo con amore alla vera fraternità,
non ledendo e nuocendo, ma aiutando e confortando.
47. In molti paesi della
terra vi sono persone ingiustamente perseguitate per la loro professione
cristiana e private dei diritti umani e divini della libertà: per allontanare
questi mali nulla valgono finora le giustificate richieste e le ripetute
proteste. A questi figli innocenti e tormentati rivolga i suoi occhi di
misericordia, che con la loro luce portano il sereno allontanando i nembi e le
tempeste, la potente Signora delle cose e dei tempi, che sa placare le violenze
con il suo piede verginale; e conceda anche a loro di poter presto godere della
dovuta libertà per la pratica aperta dei doveri religiosi, sicché servendo la
causa dell'evangelo, con opera concorde e con egregie virtù, che nelle asprezze
rifulgono ad esempio, giovino anche alla solidità e al
progresso della città terrena.
48. Pensiamo anche che la
festa istituita con questa lettera enciclica, affinché tutti più chiaramente
riconoscano e con più cura onorino il clemente e
materno impero della Madre di Dio, possa contribuire assai a che si conservi,
si consolidi e si renda perenne la pace dei popoli, minacciata quasi ogni
giorno da avvenimenti pieni di ansietà. Non è ella
l'arcobaleno posto sulle nubi verso Dio, come segno di pacifica alleanza? (cf. Gn 9,13). «Mira l'arcobaleno
e benedici colui che l'ha fatto; esso è molto bello
nel suo splendore, abbraccia il cielo nel suo cerchio radioso e le mani
dell'Altissimo lo hanno teso» (Eccli 43,12-13).
Chiunque pertanto onora la Signora dei celesti e dei mortali - e nessuno si
creda esente da questo tributo di riconoscenza e di amore
- la invochi come regina potentissima, mediatrice di pace; rispetti e difenda
la pace, che non è ingiustizia impunita né sfrenata licenza, ma è invece
concordia bene ordinata sotto il segno e il comando della volontà di Dio: a
fomentare e accrescere tale concordia spingono le materne esortazioni e gli
ordini di Maria vergine.
49. Desiderando moltissimo
che la Regina e Madre del popolo cristiano accolga
questi Nostri voti e rallegri della sua pace le terre scosse dall'odio, e a noi
tutti mostri, dopo questo esilio, Gesù, che sarà la
nostra pace e la nostra gioia in eterno, a voi, venerabili fratelli, e ai
vostri fedeli, impartiamo di cuore l'apostolica benedizione, come auspicio
dell'aiuto di Dio onnipotente e in testimonianza del Nostro amore.
Roma, presso San Pietro, nella festività della
maternità di Maria vergine, l'11 ottobre 1954, XVI
del Nostro pontificato.
PIO PP. XII
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