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Bartolomeo Merelli
Zoraida in Granata

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Scena quarta. Coro di schiavi, indi Zoraida ed Ines con varie schiave

 

CORO
Vieni, ah vieni, o del sole più bella,
deh, ti mostra, o d'amor vago raggio:
di nostr'alme ricevi l'omaggio
chiama in viso il sorriso dei cor.
Per te tutto qui ride, e s'abbella,
qui si adorna di nuovo splendor.

ZORAIDA
Ah! di speme un raggio amico
Nel mio seno invan s'accende.
Fra l'orror di rie vicende
segua l'alma a palpitar.
Oggetto amabile che tanto adoro
In duolbarbaro te solo imploro
sol per te misero sospira il cor.
Tu le mie lagrime puoi solo tergere,
tu mi puoi rendere la pace al cor.
Tacete. Un breve istante
sola io bramo restar.
Ancor gran parte
(al coro che parte)
de'mali miei t'è ignota! ... In questi luoghi
tu sei straniera, e pochi giri il sole
fra noi ti scorse in schiavitude avvolta.

INES
Deh, ti spiega… mi narra

ZORAIDA
Ebben, m'ascolta.
Nella mia prima etade un pari affetto
al giovanetto Abenamet mi seppe
unir soavemente:
quella fiamma innocente
crebbe cogli anni, e l'approvò mio padre
grato all'eroe, che in libertà l'ha tratto.
Prigionier degl'Ispani il suo riscatto
chiedeva indarno il re Mulei; ma innante
vola a Gonzalvo Abenamet: se stesso
offre in cambio del padre, e sue catene,
con raro esempio di spezzare ottiene.

INES
Ah, sì: di ciò suonò la fama. Io stessa
so che il gran duce se lo strinse al petto,
sdegnò l'offerte, e gli promise affetto.

ZORAIDA
Una si bella prova
chiedea mercé: le nostre destre unite
esser doveano, condottier supremo
Abenamet fu scelto;
quando l'empio Almuzir, che un cieco ardore
per me nutria, distrusse
la nostra sperne, ed usurpando il soglio
del buon Mulci, trasse alla tomba, ahi crudo!
Il padre mio, che per crudel ferita
precedendo il suo re, lasciò la vita.

INES
Oh, che mi narri!

ZORAIDA
Abenamet depresso
fu da Almuzir. Di non vederlo il cenno
m'impose, il sai.

INES
Qual empietà! ... ma parmi...
a sì è desso, che vien.
(osservando)

ZORAIDA
Oh Dio!… si fugga.
Orribile, funesta
m'è la presenza sua.
(incamminandosi)




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