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Bartolomeo Merelli Zoraida in Granata IntraText CT - Lettura del testo |
Guerrieri abenceraghi, che si avanzano da un viale,
cercando Abenamet, che poi profondamente
oppresso si presenta dal fondo.
CORO
Dov'è, dov'è quel forte?
Su la cui spada orribile
la morte sta? Dov'è?
Tremendo, ed infallibile
è il colpo di sua mano.
Se pugna con l'ispano
la patria vincerà!
Ei vien ... gemente... pallido...
misero! ... fa pietà!
Guerrier, chi sei ricordati:
rammenta i tuoi trofei.
Piangere, no, non dèi:
il ciel si cangerà.
ABENAMET
No: non si cangia mai quando tiranno
ha giurato il destino
che un desolato cor manchi d'affanno.
Zoraida, anima mia, mia sola speme,
mio contento, mia vita,
chi da questo mio cor, chi t'ha rapita?
Un barbaro, un ingrato… ed io non corro,
io non volo a svenarlo? Ho cor che basta,
per farlo palpitar… ma che deliri!
che sogni, Abenamet?… Misero io sono;
quasi schiavo qui vivo, ed egli è in trono.
Era mia... mi amò... l'amai.
Giurò fede, e fé giurai.
Oh! momento di contento!
Oh! piacer ch'egual non ha!
(delirando)
Se Zoraida sarà mia
Non invidio un scettro, un soglio;
quella man, quel core io voglio,
sola mia felicità!
Ma che sogno... un empio... un perfido
sventurato oh Dio! mi fa.
(si abbandona sopra un sasso)
CORO
Ei delira... geme... palpita
più conforto in sen non ha.
ABENAMET
Che mi giovò l'alloro,
le palme, ed i trofei,
se il caro mio tesoro
perder dovea così?
Ah! fulminate, o Dei,
l'empio, che la rapì.
Dov'è l'amato bene?
Chi mai lo rende a me?
Di tante, e tante pene
capace il cor non è.
CORO
Che regga a tante pene
possibile non è.
ABENAMET
Lasciatemi, partite, Abenceraghi.
L'aver di me pietà sarà delitto
se lo scopre Almuzir. E’ dei tiranni
il barbaro tenore
punir gli affetti, che non hanno in core.
Il coro esce per parti opposte.