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Bartolomeo Merelli
Zoraida in Granata

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Scena terza. Abenamet incatenato seduto sopra un sasso indi Almuzir con abito da soldato preceduto da un soldato zegro; dipoi sei zegri con faci

 

ABENAMET
Questo dunque è il mio brando? Il mio vessillo!
Vil pesante catena,
gelido sasso, ignoti
alla luce del giorno antri funesti,
premi dovuti al valor mio son questi?
Traditori!… A chi parlo? In queste oscure
taciturne di morte ombre profonde,
sola, al mio lamentar l'eco risponde.
Ma mi tolgan la vita
non mi tolgan Zoraida. Ella frattanto
per me si scioglie in pianto.
In pianto!… Ah! Forse…forse disperata
cede alla sorte, e sposa a quel crudele
Ma qual cupo, e indistinto
repentino fragor! ... Stridon le porte
finito ho di penar. Ora è di morte.

ALMUZIR
Abenamet, ascolta.

ABENAMET
Che pretendi,
venal soldato d'un tiranno! Taci,
vibra il tuo ferro, e tronca le mie pene.

ALMUZIR
Anzi io vengo a spezzar le tue catene.
(il soldato toglie le catene ad Abenamet)
Non brami libertà?

ABENAMET
Sì la sospiro;
ma sospetto è il suo dono.
Orgoglioso fra i ceppi ancora sono.
A viltà non son'uso;
se dono è d'Almuzir, io lo ricuso.

ALMUZIR
(Superbo!) No: t'inganni. E
dono di Zoraida.

ABENAMET
(sorpreso)
Di Zoraida,
tanto ella può?

ALMUZIR
Sovrana
regna su queste sponde.

ABENAMET
(Io gelo.)

ALMUZIR
Sposa è d'Almuzir.

ABENAMET
Che parli tu?

ALMUZIR
(risoluto con energia)
Sì; sposa...
Già nel tempio giurò; ma generosa
dal regnante consorte
implorò di spezzar le tue ritorte.
Il pietoso Almuzir che a torto insulti...

ABENAMET
Non mi parlar di lui... Segui.

ALMUZIR
Zoraida
ti torna in libertà; ma corri, fuggi,
di Zoraida son queste le parole:
non ti trovi in Granata il nuovo sole.

ABENAMET
Zoraida
a me spergiura! Ah! no: quel core non
conosce viltà. M'ama fedele,
m'amerà nella tomba.

ALMUZIR
Ah! delle donne tu non
conosci il cor.

ABENAMET
Quel di Zoraida
lo conosco, e mi basta.
Va, non ti credo.

ALMUZIR
In pegno
di quanto dissi, la sua gemma or vedi.
(mostra l'anello di Zoraida)

ABENAMET
Va: non ti credo ancor.

ALMUZIR
A me lo credi.
(batte le mani, entrano sei zegri, con faci accese,
si apre l'abito, e si svela)
nel tempio, innanzi al nume
mi giurò costanza, e amore;
e in compenso del suo cuore
la tua vita domandò.

ABENAMET
Sventurato! Oh, come sogna
Alle femmine chi crede!
Dove mai trovar più fede
se Zoraida m'ingannò.

ALMUZIR
Freme incerto!

ABENAMET
Che risolvo!

ALMUZIR
Insidioso è il dono mio.

ABENAMET
Senza dirle: ingrata! Addio!

ALMUZIR
Trema incauto.

ABENAMET
Che farò?
(Fingerò: finger conviene.
Le mie vesti mentirò.
La cagion di tante pene
cercherò,... ritroverò
e a suoi piedi poi morrò.)
(ciascuno da sé inarcato assai)

ALMUZIR
(Fingerò, finger conviene.
Tutto a lui mi fiderò.
Ma se non mi mantiene
veglierò... Lo scoprirò,
e mia vittima l'avrò.)

ALMUZIR
Che risolvi?

ABENAMET
Al fato io cedo.

ALMUZIR
Parti?

ABENAMET
Parto.

ALMUZIR
(Non ti credo.)
Tutto scorda.
(con finta preghiera)

ABENAMET
Tutto oblìo.
(con finta generosità)

ALMUZIR
Un amplesso.

ABENAMET
(Indegno!)
(abbracciandolo)

ALMUZIR e ABENAMET
Addio.
(L'ira mia più fren non ha
ma fra poco esulterà.)

ABENAMET
Più dell'usato rapidi
momenti, Oh Dio! volate
Furie, da quella perfida
i passi miei guidate.
Voglio chiamarla... barbara...
infida... e poi spirar.

ALMUZIR
Più dell'usato rapidi
momenti, oh Dio! volate
Furie, a quell'alma perfida
consigli rei spirate.
Tace sospeso il fulmine
ma lo saprò sfrenar.
(partono)

Boschetti di aranci, di mirti, di olivi, disposti in guisa,
che svelano in lontana prospettiva i palazzi, e i
monumenti architettonici di Granata. Dall'alto d'una
rocca si precipita una caduta d'acqua, che poi si perde
nei boschetti. Da un lato una pianta di rose, che è vicina
ad appassire: e sotto un sedile d'erba. Notte con luna.




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