ARGILLA
Donzelle! A penetrar
l'arcan del vostro cor;
zerbini! A disvelar
se fido è il vostro amor;
quel fervido desir,
che sospirar vi fa,
oh, vedove! A scovrir
con tutta libertà;
la zingara famosa,
Argilla la indovina:
la donna portentosa
per voi venuta è qua.
Discende in tutt'i cori
lo sguardo mio sicuro;
e il velo del futuro,
ombre per me non ha.
Mariti!... avvicinatevi,
è il labbro mio discreto;
sol vi dirò in segreto
la vostra infedeltà.
Mogli! Non dubitate,
io ben conosco il mondo;
saprò di obblio profondo
covrir la verità.
Su presto miei signori,
se il ver saper volete,
che piovano monete,
ma di oro, e in quantità.
Argilla, apprestati in questo giorno a fare vieppiù
brillare il tuo fervido ingegno, e se l'altrui credulità
ti ha finora accordato il titolo di famosa indovina,
oggi dalle tue ardite intraprese sia illusa in modo
da rispettarti, come l'oracolo del secolo.
Largo campo a te ne somministra l'arrivo
del duca di Alziras, e la protezione del padron
del castello, che ti permette di assistere alla festa.
Venite, o compagne: potete introdurvi liberamente.
Più a noi non è vietato l'accesso in tutto questo
recinto. Che cosa è? Vi veggo di trista cera?
Venite forse colle mani vuote?
GHITA
Vuotissime: spira un vento contrario, che disperde
tutti gli sforzi delle nostre furberie.
ARGILLA
Nessun merlotto?
MANUELITTA
Né merlotto, né galline.
GHITA
I merlotti sono pochissimi, e non hanno più penne
per noi. Hanno saputo prevenirci gli artigli delle
donne di città, che sono più rapaci de' nostri.
MANUELITTA
Basta comparire in piazza, e tutti si guardano di
noi. Le mamme prendono rapidamente in braccio
i bambini, si chiudono i forzieri, si caccian
via gli animali, insomma pare, che da per tutto
noi rechiamo il contagio.
GHITA
Abbiamo girato l'intero villaggio, senza guadagnare
almeno quanto basti ad estinguere il nostro appetito.
ARGILLA
Possibile! Con quei musetti, e colle astuzie tanto
a voi connaturali?
GHITA
Eppure è così: si crede poco alle zingare, e si
sanno a memoria le nostre filastrocche.
MANUELITTA
Appena si lucra una rara e bassa moneta da qualche
avido giovanetto che coglie questo pretesto per
stringermi la mano.
ARGILLA
Ma se voi volete essere zingare da dozzina! Imitate
il mio genio, e gli slanci del mio spirito
intraprendente, e sarete allora più fortunate.
Rammentatevi, che la fisonomia è il vero interprete
del core umano. Ci basti un solo sguardo per
penetrare l'altrui desiderio ed inclinazione, per
profittare di que' prestigi che l'arte somministra, e
per dare il colore di verità alla felicità dell'azzardo.
E’ questa rapida conoscenza, che ha finora
reso celebre il mio nome.
GHITA
Il cielo non è a tutti prodigo de' doni suoi.
MANUELITTA
Con tutta la tua celebrità ti assicuro, che io farei
piuttosto la dama che la zingara.
ARGILLA
Orsù spargetevi nel castello, ove sono tutti i
domestici in moto per l'imminente arrivo del duca
di Alziras, tanto amico dei castellano. Sappiate
insinuarvi, leggere nel loro core, far mostra dei
vostro talento, e rendervi così degne seguaci di
Argilla.
GHITA
Vieni sorella: facciamo girar la testa al primo, che
ci cade fra le unghie.
MANUELITTA
Misero lui! Tu colle parole, io colle occhiate...
basta: sarà schierato l'intero esercito delle nostre
astuzie, per render così contenta la nostra brava
maestra.
(si disperdono nel castello)
ARGILLA
Che sciocche! Si dolgono dei destino, e non già
della loro pigrizia. Ma viene Papaccione. Costui
è il capo de' domestici di Zappador.
La sua amicizia potrebbe giovarmi non poco.
Ho di lui saputo quanto basta per meritarmi la sua fiducia.
Si attenda all'agguato, e sia sorpresa la sua credulità
col brillante spaccio de' miei già meditati
indovini.
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