I domestici di Don Ranuccio precedono festivi il duca
di Alziras al di cui fianco è don Ranuccio, e don
Antonio segue il corteggio del duca. Poi Papaccione
alla testa di altri domestici, infine Argilla con
Ghita, Manuelitta, ed altri zingari.
CORO
Feste, gioie, delizie, piaceri
cacce, pranzi, spumanti bicchieri...
serva tutto a mostrar qual contento
in noi desti sì lieto momento,
come ogni alma festiva, baccante
sia superba di tanto favor!
DUCA
Basta, o amici; ah, troppo grati
sono a me quei cari accenti!
Quai soavi, e bei momenti
fa gustarmi il vostro amor!
Se mi accoglie in queste mura
amistà leale, e pura,
sarò lieto in fra i piaceri
che mi appresta il suo candor.
RANUCCIO
Si, ti accoglie in queste mura
di amistade il bel candor.
CORO
Amistà leale, e pura!
Sei la gioia di ogni cor.
PAPACCIONE
(con caricatura)
Papaccione Cincorenza,
che i doveri non attrassa,
al magnifico eccellenza
or s'inchina, e '1 capo abbassa,
e ad un uom sì diffamato
viene il maggio a presentà.
A te in faccia il sole è un zero,
è la luna una ciantella;
sei dell'orbico emisfero
la lucerna, anzi la stella:
è il tuo core un mappamondo,
quella bocca un campo Eliso,
sei bislungo, anzi rotondo,
sei più bel del grande acciso;
che... cioè... ma mi confondo...
di più dir non son capace...
al silenzio mio loquace
supplirà la tua bontà.
CORO
Ah! ah! ah!
DUCA
Grazioso in vero!
ANTONIO
Compatite, è tutto solo.
PAPACCIONE
(Del sublime mio pensiero
stanno il merto ad ammirà)
ARGILLA
Se un cor magnanimo tu chiudi in petto,
dell'umil zingara soffri l'aspetto,
che lieti annunzi t'offre, o signor.
La gioia, il giubilo ti sieda allato,
gli astri benefici, oltre l'usato,
per te scintillino di alto splendor.
GHITA e MANUELITTA
Gli astri benefici...
DUCA
Gli auguri accetto, donna gentile,
e ti prometto il mio favor.
PAPACCIONE
(Ma vi sta zingara, comme se 'nficca!
Che mutria celebre! Che franco umor!)
RANUCCIO
Là sulle stanze andiamo,
siegui i miei passi, amico.
DUCA
Guidami a tuo piacere:
son tuo seguace ognor.
Accresca il mio contento
la rimembranza amica
dell'amicizia antica,
che strinse il nostro cor.
RANUCCIO
(Oh trista rimembranza!
I torti miei rammento
e frenar posso a stento
l'ascoso mio furor.)
ARGILLA
(L'alma perversa, e ria
medita un tradimento;
la vigilanza mia
farà svanirlo or or.)
ANTONIO
(La trista rimembranza
più i torti suoi rammenta,
mentre amistade ostenta
più pasce il suo livor.)
PAPACCIONE
(Me pareno mille anne,
che notte va scuranno,
che doppie, atta d'aguanno!
Saraggio un gran signor.)
GHITA, MANUELITTA e CORO
Per voi risplenda il sole
sgombro da nembo, o velo;
benigni influssi il cielo
a voi conceda ancor.
Di lieti flauti al suono,
nel brio di sì bel giorno
gioia respiri intorno,
lungi tristezza, orror.
Tutto il corteggio si avvia agli appartamenti.
Si cala il sipario.
|