Conte,
che si rassetta l'abito innanzi lo specchio,
e Giliberto che se gli presenta con tutta la corte in
gala.
GILIBERTO
Eccellenza permettete...
(inchinandosi con gli altri)
CONTE
Vi permetto: che cosa è?
GILIBERTO, CONTE
Il dover, la convenienza
qui ci guidano stamane.
CONTE
(da sé)
Tie'! Vi' quanta mangia
pane!
Vi' che
folla de lacchè!
Che ho di' sta vernia?
GILIBERTO
Come?
Questo è giorno di sponsali!
CONTE
Signorsì, tua no per me.
GILIBERTO
Ed è pure il vostro nome;
or può farvi meraviglia
se il rispetto a noi consiglia
di venire a farvi onor?
CORO
Il rispetto a noi consiglia
di venire a farvi onor.
CONTE
Onoratemi; padroni;
vi ringrazio del buon cor.
Ma però ve parlo chiaro
si venite per denaro
non ne tengo, mme Protesto ...
GILIBERTO
Non veniamo, no, per questo ...
CONTE
Manco male.
CORO
Ma sapete
che si fanno de' regali
nelle fauste occasioni
da un signor di qualità?
CONTE
E l'avite pe' 'na pressa.
Io pe' sta quieto, e sano,
aggio puosto tutto 'mmano
a nepótema contessa,
essa è domina, e patrona,
ne pò cchiù la mia perzona
ccà no ttecchete donà.
GILIBERTO e CORO
Torniam dunque al nostro posto,
(rattristati in atto di andare)
CONTE
Va', facite o fatto vuosto.
(tornando)
TUTTI
Questo tratto è un po' scortese
Ci disgusta in verità.
CONTE
Mo' ve manno a quel paese...
Mme volissevo zucà?
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