FILINTO
Sposa! ...
ROSINA
Dagli occhi miei
fuggi, mi desti orror.
FILINTO
Quell'odio, quel furore,
anima mia, perché?
ROSINA e MELITA
Un mancator tu sei.
FILINTO
No: non è ver, v'inganna
Il labbro altrui mendace,
no, questo cor capace
d'infedeltà non è.
CONTE
Arma de pece greca
Si puo' necà, tu neca.
(gli dà il foglio e legge)
ROSINA e MELITA
Quel foglio ti condanna
lo vedi, iniquo?
FILINTO
Ohimè! ...
(gli cade il foglio di mano)
Qual rea calunnia!
Che tradimento!
Di rabbia accendermi
tutto mi sento,
con moti insoliti
mi batte il cor.
ROSINA
(da se)
Egli è colpevole
di un tradimento;
ma forse il gemito
del pentimento
con moti insoliti
gli batte il cor.
MELITA
(da se)
Son io colpevole
del tradimento,
ma il tardo gemito
del pentimento
con vani palpiti
mi batte il cor.
CONTE
Io sto per perdere
lo sentimento,
Il' uocchie s'appannano,
cchiù no 'nce sento,
'mpietto 'no pizzeco
s'è fatto il cor.
Ora addò mme stea stipata
chesta pessema jornata!
Ma pecché sta frenesia
de scasà la casa mia,
capitanio mancator?
(facendosi sotto minaccioso)
FILINTO
(con ira)
Signor conte! Io vi scongiuro
rispettate il mio dolor.
(il Conte fugge)
ROSINA
Minacciar di più spergiuro!
E non mori di rossor?
MELITA
(da se)
Poverino! Io mi figuro
la sua pena, il suo furor.
FILINTO
Io vi giuro che non mai
ho nutrito affetti rei,
e lo giuro a te che sei
(a Rosina con tenerezza)
il mio primo, e solo amor.
M'a nessun però perdono
(con dignità)
che mi offende nell'onor.
ROSINA
Agitata, oppressa io sono
Fra le smanie dell'affanno;
giusto ciel se questo è inganno,
deh! punisci il traditor.
FILINTO
Agitato, oppresso io sono
dalla rabbia, e dall'affanno,
giusto ciel di questo inganno
svela all'ira mia l'autor.
MELITA
Agitata, oppressa io sono
da i rimorsi, e dall'affanno,
giusto ciel! Di questo inganno,
deh! nascondi altrui l'autor.
CONTE
Agitato, oppresso io sono
'nfra lo triemmolo, e
l'affanno,
e non saccio 'nfra sto 'nganno
si sò muorto, o vivo ancor.
Rosina esce appoggiata a Melita. Filinto riprende
la
lettera a terra e la rilegge con ira.
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