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Giulio Genoino
Lettera anonima

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  • ATTO UNICO
    • Scena quindicesima. Rosina e Melita
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Scena quindicesima. Rosina e Melita

 

ROSINA
Io più nol veggo! Egli è partito! Il crudo!
Ebbe cor di lasciarmi?

MELITA
I guardi tuoi
forza non ha di sostener l'indegno.

ROSINA
E pure... In quel suo sdegno
fra i detti suoi, dal palpitar frequente
gli traspariva l'anima innocente!
Forse a torto l'offesi!

MELITA
Arte maligna
per illuderti è questa:
deh! tua virtù ridesta,
spezza sì ree catene,
alfin dimenticarlo a te conviene.

ROSINA
Dimenticarlo! E come?
Tanto eseguir poss'io!
Quando il credei già mio
l'amai con puro ardor:
quanto, or che il perdo, oh Dio!
Io non l'ho amato ancor.

MELITA
Ahi! sconsigliata! E puoi
volgere i pensier tuoi
a quell'infido oggetto
che con mentito affetto
t'insidiò l'onor!

ROSINA
E il pianto suo?

MELITA
Mendace,
colpevole è l'affanno.

ROSINA
E il giuramento?

MELITA
Inganno
per lacerarti il cor.

ROSINA
Soffrilo amica in pace io
non lo credo ancor.

MELITA
Soffrilo amica in pace par
che deliri ancor.

ROSINA
Fra i tristi momenti
Che in tanti tormenti
Mi fanno penar,
un raggio di spene
quest'anima viene
pietoso a calmar.

MELITA
(da se)
Fra i tristi momenti
che in tanti tormenti
la fanno penar,
quel raggio di spene
quest'anima viene
funesto a turbar.

ROSINA e MELITA
(Un/Quel) raggio di spene
quest'anima viene
pietoso a calmar
funesto a turbar.




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