Claudio lacero nelle vesti,
con lunga
barba, in abito di schiavo.
CLAUDIO
In dura schiavitù
il fato mi dannò!
Il cor giammai provò
che sia contento!
ovunque io volgo il piè,
non trova il mio dolor,
che immagini di orror,
e di tormento!
Ah, Claudio sventurato!
Quando avranno un confin gli affanni tuoi?
Di dura schiavitù dopo venti anni
sull'affricano lido al patrio suolo
celere il passo io muovo,
misero me! non trovo
che pianto, che terror! perfida Emilia!
Tu la morte recasti
co' tuoi delitti infami
alla tua genitrice, e sposa mia!
Cielo! vendica il duol di un padre afflitto
che fulmin punitore del delitto!
Di una tradita madre
l'ombra tuttor sdegnata
non scenda invendicata
ne' regni dell'orror.
Ah no... che dissi mai!
Mi trasportò lo sdegno...
Cielo! sospendi il fulmine!
Lo implora il genitor.
S'è ver, che sei pentita
misera, afflitta figlia,
stendi le braccia tenere
a chi ti die' la vita,
e sulla muta cenere
noi spargeremo unanimi
lacrime di dolor.
Questa soave immagine
lieto mi rende il cor.
(esce)
Corridoio nel ritiro. Varie porte conducono a diverse celle.
|