Lo strepito delle trombe fa
radunare sulla piazza il popolo.
Coro di Abenceraghi, che precede Hassem.
Mentre il coro canta, si avanzano in marcia le truppe
di Granata, poscia vedesi Hassem con l'olivo al crine,
accompagnato da Alamar, Ismaele, Grandi.
CORO
Pace, pace, degl'inni di pace
s'oda l'aura d'intorno echeggiar;
spenta è alfine di Marte la face,
riede il giorno sereno a brillar;
né dubbiose le madri e le spose
più vedremo di tema gelar.
HASSEM
Popolo, amici, sanguinosi allori
non cingono il mio crin; ostili schiere
io non fugai; ampi tesori e prede,
o a mille a mille schiavi a voi non reco:
pace fu guida a' passi miei; l'ottenni,
e con l'onor l'ottenni.
Popolo, amici, è questa la mia gloria,
è questa del re vostro la vittoria.
Ah! sì, da tanti affanni
respira omai, Granata,
i placidi suoi vanni
pace su te spiegò.
Più non vedrai bandiere
da lungi sventolar,
né le nemiche schiere
il suolo tuo calcar.
Non più dell'armi ibere
dovremo paventar.
(Ma quell'amabile pace dell'alma,
del sen la calma dove ne andò?
Ahi! che il più barbaro fra i numi amore
da questo core me la involò.
(a Zobeida)
Ma se mi arridono quei vaghi rai
a nuovo giubilo ritorna il cor.)
CORO
Di Marte alfine spento è il furor.
Le truppe in marcia si ritirano al suono di banda; il
coro le segue;
rimangono Alamar, Ismaele, Hassem,
Zobeida e Sulima.
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