Scena settima. Sulima
dall'Alhambra e Alahor
SULIMA
La prima volta è questa
(non vede Alahor)
che di gioia un balen sul volto apparve
ognor languente di Zobeida.
ALAHOR
(Oh, cielo!)
(con premura)
Tu nomasti Zobeida: vive dunque
di Mohamed un figlio.
SULIMA
Sì, in Zobeida.
ALAHOR
Ella è in Granata, e non vi teme l'odio
che il rege un dì contro il suo padre accese?
SULIMA
D'Hassem tu parli? Ma straniero sei,
dunque in Granata tu, che ancor non sai
ch'ella con Hassem sta
onorata ed amata a un tempo istesso?
ALAHOR
(con ira)
Il ver tu narri! (Oh, padre mio, che orrore!
Col fratello d'Alì, col traditore?)
SULIMA
Di tutti ella è delizia,
ogn'infelice adora il nome suo.
ALAHOR
(Si tenti.) Dal mio esterno
ben t'avvedi, che misero son io,
che qui stranier; son questi
titoli grandi, onde la speme accolga
di parlar con Zobeida.
Tu mi conduci or dunque; e fin ch'io viva
d'un tal favore a te sarò ognor grato.
SULIMA
Ebben, segui i miei passi.
(s'incammina verso il palazzo)
ALAHOR
(Oh, me beato!)
Entrano.
Gran sala nell'Alhambra. In fondo grande apertura con
tenda tirata, dalla quale si deve vedere la sala del trono.
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