Kaidamà dall'alto della rupe
di dentro, indi in iscena.
Escono alle sue grida molti coloni dalle capanne.
KAIDAMÀ
Aita, aita!
MARCELLA
Ciel!
CORO
Quai grida?
BARTOLOMEO
E Kaidamà.
(andando verso le falde della rupe)
KAIDAMÀ
(scende precipitoso dall'alto; e, giunto sull'innanzi del
teatro
si gitta affannato a sedere in terra; ma alla vista del
frustino,
sollevato in aria da Bartolomeo, salta
in piedi)
Per obbedirvi rapido...
ecco la storia mia.
Scelsi la via brevissima
verso la fattoria.
Correa per quello sdrucciolo
forte la gamba e lesta,
quando improvviso... punfete!
mi casca un pugno in testa.
Fermo, gridavo, e replica
piff, paff il pugno a un tratto;
bombe parean che sparano.
Mi volto...
CORO e BARTOLOMEO
Ed era?
KAIDAMÀ
Il matto.
CORO
Ah! ah!
KAIDAMÀ
Non v'è da ridere.
Triplice fu la botta.
Traverso al corpo afferrami
strillando: l'hai sedotta?
Empio! Delle mie lagrime
ti vieni a prender spasso?
Dice: le braccia s'aprono,
fa rotolarmi a basso.
M'alzo ammaccato e livido,
m'arrampico carpone,
e vedo il matto stringere
maiuscolo bastone,
e a lunghi passi correre
per ripiombar su me.
Eroe mi fa il pericolo,
mi raccomando ai piè.
Ma in dubbio ancor sto d'essere
il quondam Kaidamà...
Scannatelo, ammazzatelo,
o il matto mela fa.
MARCELLA
Quanto più infuria il misero,
più degno è di pietà.
BARTOLOMEO
Ad esser più sollecito
così t'imparerà.
CORO
I sassi ancor fai ridere,
ah! ah! ah! ah! ah! ah!
BARTOLOMEO
(a Kaidamà)
Verso la fattoria
tornar bisogna.
KAIDAMÀ
E il matto?
BARTOLOMEO
(agitando il frustino)
Mira il frustin.
KAIDAMÀ
Vo via...
|