KAIDAMÀ
Era indigesto il mar. Guarda che imbrogli
teneva nello stomaco!... Cospetto!
(andando pian piano verso Eleonora)
È femmina, mi pare,
o donna almen. Non le vuol manco il mare!
MARCELLA
Oh! come è cara!
Marcella ed i coloni alzano Eleonora e la conducono
sovra un sasso. Kaidamà, nel cavo della mano raccoglie
dell'acqua, e gliela spruzza nel viso.
KAIDAMÀ
Bell'animaletto!
MARCELLA
Soccorriamola.
KAIDAMÀ
Sì: ci vuol dell'acqua.
Lasciate fare a me. So quel che
dico.
In questi casi è il gran rimedio antico.
ELEONORA
(scuotendosi, aprendo gli occhi, e spaventandosi di
Kaidamà)
Misera! Dove son! Forse piombai
giù negli abissi?
KAIDAMÀ
Cosa ha detto?
MARCELLA
Vedi?
Ti crede Satanasso.
KAIDAMÀ
Bell'incontro!
MARCELLA
Fate cuor: siete viva.
ELEONORA
Io viva? Oh, affanno!
KAIDAMÀ
E non ci avete gusto?
ELEONORA
(guardando di nuovo Kaidamà, e gridando spaventata)
Ah!
MARCELLA
Tu le dai timor. Va' via. Va' via.
KAIDAMÀ
Che bell'effetto di fisonomia!
MARCELLA
Su, coraggio, signora.
ELEONORA
Oh! eccesso di tormento! Io vivo ancora!
Ah! lasciatemi, tiranni!
Troppi affanni io sento insieme!
Morte voglio. A un cor che
geme
è crudele la pietà.
MARCELLA, KAIDAMÀ e CORO
Là fra i vortici dell'onde
s'è sconvolto il suo cervello;
ogni idea le si confonde;
ragionar, parlar, non sa.
ELEONORA
Vedea languir quel misero
dell'età sua nel fiore;
io l'ingannava, ahi, perfida!
e gli giuravo amore.
Piangeva alle sue lagrime
qual tortora fedele,
e con la man crudele
poi gli squarciavo il cor.
Fuggì. L'amai. Terribile
amor mi sorse in petto.
Ardo d'un tardo affetto;
è mio supplizio amor.
MARCELLA
Chi può frenar le lagrime?
CORO
Quel pianto strazia il cor.
KAIDAMÀ
Così per farci piangere
v'è un'altra matta ancor.
ELEONORA
No, non piangete
ai miei lamenti:
goder dovete
de' miei tormenti:
degli astri merito
la crudeltà.
E intanto il misero
nelle sue pene
pietosa lagrima
non troverà!
MARCELLA e CORO
Consolatevi, sperate:
il destin si cangierà.
KAIDAMÀ
Se voi sempre sospirate,
presto il fiato vi uscirà.
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