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Giacomo Ferretti
Il Furioso all’isola di Santo Domingo

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  • ATTO SECONDO
    • Scena quarta. Eleonora e Cardenio
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Scena quarta. Eleonora e Cardenio

 

ELEONORA
La mia vittima è qui! Cardenio! Oh, in quale
stato feral di morte! Ah! se sapessi
che a te prostrato accanto,
te il carnefice tuo bagna di pianto!
(alzandosi)

CARDENIO
Verrò.

ELEONORA
Cardenio!

CARDENIO
Sì: già l'ora estrema,
l'invocata ora estrema omai già piomba.
Si: ti riabbraccierò dentro la tomba.

ELEONORA
Ah! che mai dice?

CARDENIO
Il padre
t'uccisi è ver, ma vendicarlo io voglio.

ELEONORA
Che farò? S'ei mi scorge
s'addoppia il suo furor.

CARDENIO
Misero! E dove
trascino il passo incerto?...
Oscuro, ampio deserto,
immenso, immenso s'apre a me d'intorno.
(avanzandosi brancolando)
È per me spento il giorno; e brancolando
fra questa muta oscurità non sento
moversi, palpitar alcun oggetto,
fuor che l'empio dolor che cresce in petto!

ELEONORA
Morir mi sento!

CARDENIO
E in mezzo
a questo cupo orror, guida pietosa
chi scorterà fra l'ombre i passi miei?

ELEONORA
Io...

CARDENIO
Tu?

ELEONORA
Si.

CARDENIO
Tu? Dove sei tu? ... Chi sei?

ELEONORA
Un'infelice.

CARDENIO
No: solo infelice
sulla terra son io... Che! taci?... fuggi?
Fuggono tutti la sventura! Tutti!

ELEONORA
No, non ti lascio più: solo la morte
dividerci potrà. Parla: m'è legge,
m'è sacro il tuo voler.

CARDENIO
Voce soave
come mi parli al cor! Dolcezza ignota
mi scende per le vene,
e quasi scordo un secolo di pene!

ELEONORA
Se mi leggessi in cor, tu d'un'indegna
sentiresti pietà.

CARDENIO
Pietà! T'inganni.
Terribili, tiranni
sono gli affetti miei.
Non ho per me pietà, per te l'avrei?
Ma dimmi: esser mia guida
come puoi tu fra questa
profonda ombra funesta?

ELEONORA
Splende a mezzo del ciel limpido il sole...

CARDENIO
Splende?... E no 'l veggo!
Ah! dunque avaro il fato
tutto mi tolse! Della vista il dono
anche or m'invola.

ELEONORA
M'odi.

CARDENIO
Ah! cieco io sono!

ELEONORA
Apri il ciglio.

CARDENIO
Ah! invan!
ELEONORA
Non vedi?

CARDENIO
Tutto è notte e cupa e scura.

ELEONORA
Ei delira.

CARDENIO
La sventura
fin la luce m'involò!
Ah! dal che per l'infida
pace e speme, oh Dio! perdei,
come adesso gli occhi miei
cieco il cor già in me restò.
Ma tu piangi?

ELEONORA
Oh, come!

CARDENIO
Ah! sorgi.

ELEONORA
Al tuo piè convien ch'io mora.

CARDENIO
Che pretendi?

ELEONORA
Eleonora
non invan qui ti trovò.
Dai rimorsi in cor straziata,
se pentita al piè ti cade,
forse un raggio di pietade,
forse invan da te sperò?

CARDENIO
Ah! pian pian diradan l'ombre.
S'apre il ciglio ai rai del giorno.
Cara luce, io ti ritorno
finalmente a vagheggiar!

ELEONORA
Se non nieghi ai pianti suoi
di perdono un solo accento,
la speranza ed il contento
al tuo piè la fan spirar!

CARDENIO
Parla... perché quel pianto?
Che vuoi?

ELEONORA
Perdón!

CARDENIO
Perdóno?

ELEONORA
Ho il cor per doglia infranto.

CARDENIO
E tu saresti?
(mostrando di ricordarsi a poco a poco le sue
sembianze)

ELEONORA
Io... sono...
Io sono...

CARDENIO
Ah! taci... aspetta:
lontana rimembranza
d'un'empia, ma diletta,
mi torna la sembianza!

ELEONORA
(tendendogli le mani supplichevole)
Cardenio!

CARDENIO
Che?

ELEONORA
Cardenio!

CARDENIO
T'appressa... ancor t'appressa:
(facendola avvicinare, e dividendole i capelli
sulla fronte)
Eleonora!... è dessa!

ELEONORA
Sì, dessa; ma cangiata,
pentita, disperata.

CARDENIO
E m'ami ancor?

ELEONORA
S'io t'ami?
Più vivo amor non brami,
più amore il cor non sente;
come la fiamma è ardente,
immenso è come il mar.

CARDENIO
Vola al mio seno, stringimi,
e più non mi lasciar.

CARDENIO ed ELEONORA
Rapito in un'estasi
delira il mio core
fra care delizie,
fra sogni d'amore!
Lo sdegno sfidiamo
degli astri tiranni,
uniti scordiamo
le pene, gli affanni.
Per te voglio vivere,
morire con te.
Lasciarti è impossibile;
sei nato/nata per me.
(tenendosi per mano in piena tranquillità si avvicinano
verso la capanna; improvvisamente Cardenio staccandosi
da Eleonora colto da un nuovo pensiero)

CARDENIO
Tu al fianco mio?... Tradirmi,
sì! tu mediti ancora.
Mori.
(afferrando un bastone)

ELEONORA
Aita!




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